mercoledì 22 febbraio 2023

Respingimenti e abusi alle frontiere europee



Articolo da Open Migration

Respingimenti e abusi sistematici: questo è il modus operandi che, seppur illegale, è stato tacitamente adottato dagli stati membri dell'Unione Europea, che continuano a privare le persone migranti dei loro diritti. Il network Prab ha pubblicato un nuovo rapporto che documenta violazioni gravissime. Ce ne parla Oiza Q. Obasuyi.

L’approccio securitario e repressivo della cosiddetta “Fortezza Europa” è stato più volte denunciato da un numero considerevole di Ong ed esperti di diritti umani per via dei maltrattamenti e degli abusi che le persone migranti subiscono ogni giorno ai confini esterni dei Paesi membri dell’Unione Europea (Ue). L’ultima denuncia proviene dal network inter-europeo Protecting Rights at Borders (Prab) che nel suo ultimo rapporto, Beaten, punished and pushed back, descrive la sistematicità con cui le persone migranti vengono violentemente pestate e respinte.

Secondo il monitoraggio effettuato dal network, nel 2022 tra il 1° gennaio e il 31 dicembre, gli episodi di respingimento hanno coinvolto 5.756 persone. Queste pratiche rientrano nei meccanismi di controllo delle frontiere dei Paesi, nonostante siano in netto contrasto con il diritto dell’Ue stesso: “a molte di queste vittime”, si legge nel rapporto, “non è stato semplicemente impedito di attraversare un confine. I dati raccolti dai partner Prab […] spiegano come [le persone migranti] siano state “accolte” alle porte dell’Ue con un diniego di accesso alle procedure di asilo; l’arresto o la detenzione arbitrari; abusi fisici o maltrattamenti; furto o distruzione di proprietà”. Tra le persone respinte, prevalgono principalmente quelle di nazionalità afghana, siriana e pakistana: “nel 12% degli incidenti registrati sono stati coinvolti bambini. Questi dati sono purtroppo solo la punta dell’iceberg”.

Nonostante i push-back (respingimenti) alla frontiera siano illegali, il rapporto afferma che tale pratica è ormai generalizzata: sul caso della Croazia, per esempio, è stato sottolineato che nonostante, nel 2022, sia stato istituito un meccanismo di monitoraggio delle frontiere, non solo i dati raccolti dal Prab hanno dimostrato che tale meccanismo si sia rivelato totalmente inutile ma che i provvedimenti contro chi trasgredisce le norme sui diritti umani alle frontiere non vengono presi. Due richiedenti asilo originari del Bangladesh hanno affermato di essere stati brutalmente picchiati dalle autorità di frontiera croate, insieme ai loro compagni di viaggio: 

Ci hanno ordinato di sdraiarci. Dopodiché, ci hanno ordinato di metterci in fila […]. Ci hanno colpito con i manganelli. Ci hanno chiesto se avevamo telefoni, powerbank, denaro o qualsiasi altra cosa in nostro possesso. Abbiamo dovuto mettere tutto in una borsa e mentre altri poliziotti ci hanno perquisito prendendoci anche accendini o buste di carta. Poi ci hanno ordinato di andare al loro veicolo […].

Dopo averli riportati in Bosnia, sono stati lasciati in una località remota, senza acqua né cibo. Alla richiesta di restituire i loro effetti personali, le autorità si sono rifiutate rincorrendoli per respingerli ulteriormente. La legittimazione dei respingimenti è un dato di fatto: “appare evidente”, riporta il Prab “che gli Stati membri dell’Ue continuano a rendere l’accesso alla protezione internazionale il più difficile possibile erigendo nuove recinzioni (come ai confini con la Bielorussia) o utilizzando tecnologie per rilevare e fermare gli attraversamenti invece di fornire assistenza […]”.

Nel rapporto vengono citati anche Francia e Italia: a Ventimiglia e Oulx in Italia, l’associazione Diaconia Valdese ha registrato i respingimenti, rispettivamente, di 2.703 persone e 2.583 persone. Rispetto ad altre statistiche disponibili, sono stati registrati numeri di respingimenti ancora più alti ai confini tra Italia e Francia nel 2022: a Ventimiglia, in Italia, almeno 17.7491 persone sono state respinte dalle autorità francesi, mentre ad Oulx, in Italia, erano almeno 3.6902. Inoltre, l’accesso alla protezione internazionale, all’interno dell’Ue, è tutt’altro che salvaguardato, non solo a causa di un uso sistematico dei respingimenti o la riluttanza a far sbarcare i migranti salvati in mare, ma anche a causa dei piani d’azione promossi dall’Ue stessa. 

A fine 2022, la Commissione Europea ha proposto un Piano d’azione per il Mediterraneo centrale e un Piano d’azione per i Balcani occidentali. Questi due piani, sottolinea il rapporto, nonostante si pongano l’obiettivo di arginare i “movimenti irregolari”, formalizzano le pratiche illegali che i Paesi membri hanno adottato ormai da anni. I respingimenti dall’Italia alla Libia, per esempio, sono proseguiti durante tutto l’anno 2022 – e proseguiranno anche con il recente rinnovo del Memorandum d’Intesa, volto a finanziare la cosiddetta guardia costiera libica che cattura le persone migranti per poi rinchiuderle nei centri di detenzione del Paese nordafriacano. Inoltre, l’Italia continua a sostenere la Tunisia nelle attività di pattugliamento delle frontiere e nella lotta al traffico di migranti. Per contrastare il significativo aumento degli arrivi dalle coste tunisine, il governo italiano ha accelerato le procedure di rimpatrio delle persone tunisine.

Nel corso del 2022 sono stati registrati anche respingimenti dall’Italia verso Grecia e Albania. Attraverso il monitoraggio attività svolte dall’Asgi (uno dei partner del Prab) e dalle organizzazioni della Rete dei Porti adriatici, sono state raccolte testimonianze di respingimenti e riammissioni dai porti adriatici verso Grecia e Albania anche per richiedenti asilo e minori non accompagnati. Dalle testimonianze raccolte emergono trattamenti disumani, come ad esempio la confisca e la distruzione di effetti personali, svestizione forzata ed esposizione a condizioni meteorologiche estreme.

“Il governo italiano cerca di negare che ciò stia accadendo, ma la situazione sembra peggiorare” ha affermato Erminia Rizzi, esperta Asgi. Dai Balcani alla Grecia, il modus operandi rimane sempre lo stesso: “in Grecia, i respingimenti alle frontiere terrestri e marittime sono diventati de facto una politica generale”, ha affermato Felipe Gonzales Morales, lo Special Rapporteur delle Nazioni Unite sui diritti umani dei migranti in un rapporto pubblicato nel giugno 2022. L’Unhcr ha registrato quasi 540 casi durante il periodo 2020-2021, in cui almeno 17.000 persone sarebbero state rimpatriate con la forza, in modo informale, in Turchia.

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Fonte: Open Migration


Autore: 
Oiza Q. Obasuyi

Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da 
Open Migration



1 commento:

  1. L'Europa è un continente ipocrita, parlano tanto di diritti, ma nessuno li rispetta.

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