Articolo da Voci Globali
Colonizzazione: siamo troppo abituati a pensarla in termini di storia
del passato, di storia che riguarda certi territori e certi popoli. Di
spazi e luoghi. Troppo adagiati in quello che abbiamo imparato da
documentari, libri, articoli di giornale per riflettere sull’altro
modello di colonizzazione, quella che riguarda la mente. Una
colonizzazione invadente e silenziosa di cui nella maggior parte dei
casi non siamo consapevoli.
È quella che ci rende incapaci di pensare in modo differente, che
schiavizza le nostre scelte e necessità, che indirizza i nostri
desideri. Che ci fa desiderare, appunto, quello che tutti desiderano. È
il conformismo di un unico sistema, una linea continua dal termine
capitalismo al termine
globalizzazione.
Dove il paradosso sta nel globalizzare (rendere agevole) il movimento
di merci e capitali ma nel controllare, sempre più, lo spostamento delle
persone.
È il conformismo che ha generato il pensiero unico che aliena la
diversità e che provoca panico nell’incontrarla. E in questo termine
diversità
va messo tutto: l’economia, la scuola, la famiglia, la sessualità.
Tutte quelle scelte differenti che vorremmo fare – che sentiamo di dover
fare – ma che ci sembrano troppo lontane dalla norma. Così poco
rassicuranti rispetto a quando già previsto.
Ed è anche il conformismo di chi “usa” gli errori e il dramma della
passata colonizzazione politica e dei territori per non farsi
responsabile della propria vita. Come chi – nel continente africano per
esempio – continua a contare unicamente sugli aiuti allo sviluppo per
migliorare l’economia e il welfare del Paese o, a livello di singoli
individui, chi continua a “incolpare” la colonizzazione se è povero e
non riesce a trovare un lavoro o i mezzi per sopravvivere.
La colonizzazione della mente gioca brutti scherzi, ci fa pensare e
agire per schemi e teorie. Ci fa rimanere immobili. O affondare in acque
torbide. Come liberarsi da tutto questo? Il Buddha
esortava così i suoi discepoli:
diventate padroni (o maestri) della vostra mente e non lasciate che la mente diventi la vostra padrona. Che è poi la strada per la libertà, diventare eretici, nel senso etimologico del termine –
haeretĭcus, αἱρετικός, “che sceglie”.
Ci vengono proprio dall’Africa i richiami più appassionati – e
motivati – a liberarsi dalle catene della colonizzazione mentale. E a
scegliere nuove strade. “
L’arma più potente nelle mani degli oppressori è la mente degli oppressi” diceva
Steve Biko.
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Fonte: Voci Globali
Autore: Antonella Sinopoli
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Articolo tratto interamente da Voci Globali