lunedì 31 agosto 2015

Il sistema delle case popolari di Londra sta pericolosamente crollando

Robin Hood Gardens, Robin Hood Lane - geograph.org.uk - 1517729

Articolo da Global Voices

Tra il 2013 e il 2014 ho lavorato come organizzatore della comunità in un'agenzia di case popolari a Londra sud. Se non avete mai visto la povertà del “primo mondo”, probabilmente penserete che non sia così male essere poveri in occidente. Londra è una città molto cara dove vivere, per cui se avete un salario basso che si accumula alle faccende domestiche, agli impegni lavorativi e alla crescita dei figli, dovreste essere incredibilmente organizzati e attenti con il denaro per riuscire a sostenere i pagamenti in tempo e anche a richidere tutti i sussidi ai quali avreste diritto.

La vecchio sistema delle case popolari [it] a Londra sta cadendo a pezzi. Sin da quando il governo Thatcher iniziò ad incoraggiare gli affittuari a comprare le proprie case (popolari) negli anni '80, le offerte per queste case sono crollate, e il denaro che il governo ha ricevuto per gli acquisti delle abitazioni non è stato riutilizzato [en, come tutti gli altri link] per la costruzione di nuove unità abitative che avrebbero dovuto rimpiazzare quelle acquistate. Dagli anni '80, quindi, i governi lavorano con la convinzione che il settore privato sia in grado di supplire alla domanda.

Tuttavia, esso non può. Le aziende private cercano un profitto economico, ma i margini di profitto a breve termine per le case popolari sono minimi. Al contrario, il settore privato degli affitti ha avuto un boom, mentre il costo dei sussidi che il governo deve per le case popolari si è impennato. Invece di dare abitazioni ai cittadini bisognosi di proprio conto, come faceva il governo, ora il settore privato incanala il denaro nelle mani dei proprietari degli immobili. Alcuni dei politici che hanno appoggiato queste norme sono, a loro volta, grandi proprietari privati.

In tutta Londra il costo della vita si sta alzando, in particolar modo per gli affittuari, i quali cadono sempre di più oltre la soglia della povertà, incapaci a tenere il passo. La situazione si è aggravata con l'introduzione della cosiddetta Tassa sulla Camera da Letto, che taglia il 25% dei sussidi a coloro che hanno diritto alla casa popolare se questi hanno una o più stanze non occupate. Durante un incontro pubblico a cui ho partecipato al municipio di Brixton, una donna ha raccontato che i suoi sussidi sono stati tagliati dopo che le fu diagnosticato una forma di cancro terminale, poiché sua figlia aveva lasciato la sua camera per andare a studiare all'università, ora in casa gli figurava una stanza libera. La sua agenzia immobiliare le avrebbe offerto alloggio in una città lontana a diverse ore da Londra.

Casi del genere stanno accadendo in tutta Londra, in un movimento che il popolo ha denominato “pulizia sociale“. Quando il denaro affluisce in aree più vicine al centro della città, coloro che vivono di salari bassi sono spinti sempre più verso la periferia dai ricchi investitori che comprano proprietà nei loro distretti (molti acquisti del genere sono del tipo con “valuta di riserva internazionale” attraverso la quale viene pulito il denaro illegale). Questo problema è ampiamente riconosciuto, rappresentato da equivoci ufficiali dei governi stranieri provenienti dalle dittature ancora esistenti nel mondo, che fanno sparire i loro guadagni di dubbia origine tramite enormi investimenti immobiliari, molti dei quali rimangono sfitti.

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Fonte: Global Voices


Autore: scritto da John Lubbock - tradotto da Giulia Tavoni

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Articolo tratto interamente da
Global Voices

Photo credit Stephen Richards [CC BY-SA 2.0], via Wikimedia Commons

Vita da pendolare



Legambiente ha voluto analizzare la situazione vissuta ogni giorno da migliaia di persone, con un dossier sulla situazione e le proposte del Trasporto Pendolare in Emilia Romagna.

Credits:

Legambiente Emilia-Romagna

Per maggiori informazioni: Dossier sul trasporto pendolare in Emilia Romagna



Video credit Legambiente Emilia-Romagna caricato su YouTube - licenza: Creative Commons

Da domani Google Chrome smetterà di riprodurre automaticamente le pubblicità in Flash


Articolo da PuntoInformatico.it

Roma - Google ha stabilito il primo settembre 2015 come data fatidica dell'inizio della fine (questa volta reale, forse) di Flash, almeno per quanto riguarda l'advertising: in un paio di giorni Chrome tratterà i contenuti "secondari" in formato .flw come "click-to-play", inibendo l'apertura tramite plug-in Flash integrato a meno di un intervento manuale da parte dell'utente.

L'adozione della politica di click-to-play per i componenti Flash su Chrome non importanti era già stata decisa da tempo, con Google impegnata a rimarcare i vantaggi che sarebbero derivati in fatto di interoperabilità - Flash sui gadget mobile non ha ragion d'essere - riduzione dei consumi energetici, sicurezza e tutto quanto.

Per quanto riguarda la questione dell'advertising, poi, la corporation statunitense si è già impegnata a convertire i banner pubblicitari distribuiti tramite il proprio network da Flash ad HTML5: dal primo settembre tale conversione - o l'adozione di formati differenti - sarà di fatto imposta anche ai pubblicitari attivi su reti distributive di terze parti.

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Fonte: PuntoInformatico.it


Autore: Alfonso Maruccia

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Articolo tratto interamente da PuntoInformatico.it

I liberi pensatori



"I Liberi Pensatori sono coloro che sono disposti a usare le loro menti senza pregiudizio e senza timore di comprendere cose che si scontrano con le proprie usanze, privilegi, o credenze. Questo stato d'animo non è comune, ma è essenziale per il pensiero giusto. Dove è assente, la discussione tende a diventare peggio che inutile." 

Lev Tolstoj
 
 

I sommersi e i salvati



Articolo da Zeroviolenza

Stefano Galieni, Zeroviolenza29 agosto 2015

Scrivo queste battute, in maniera inusuale forse, in prima persona. Stufo un po' di sentir parlare in astratto di modelli "multiculturali" che falliscono mentre le modalità di convivenza umana, concretamente, si realizzano, seppur fra molte difficoltà, preferisco partire da considerazioni individuali che interconnettono due questioni,
quella del modello economico che si è imposto e che ormai è divenuto dogma e quello della mutazione in chiave interculturale di questo, come di altri paesi.

Utilizzo il termine “interculturale” non per vezzo ma in quanto la presenza stabile di alcuni milioni di persone, provenienti dai 4 angoli del pianeta (in Italia non si è mai affermata una immigrazione omogenea dal punto di vista delle nazionalità), ha prodotto sì il proliferare di comunità suddivise in base alla provenienza ma, con il passare del tempo, anche una costante mutazione delle identità precedenti. Chi è qui oggi non è più ciò che era quando è partito, nella lingua, nei tempi e nei ritmi di vita, nella relazione con la società ospitante.

E questo vale maggiormente nei giovani, cresciuti nel sistema scolastico italiano anche se fra mille contraddizioni come per chi si è costruito proprie forme di cittadinanza sociale che lo mettono in relazione con gli autoctoni (il sindacato nel mondo del lavoro dipendente ad esempio) o spazi di inevitabile condivisione come condomini, uffici, negozi e autobus. Tutto risolto allora? Affatto e non solo per i rigurgiti xenofobi, per gli allarmismi sociali, per le forme diverse di autoesclusione, per una legislazione ancora indietro rispetto alla società. C’è secondo me una semplice verità poco esplorata ma terribilmente significativa.

L’Italia, come gran parte dell’Occidente, ha ormai reso strutturale un apartheid di classe, se vogliamo utilizzare un termine desueto, che non separa le persone su base etnica ma di condizione sociale. Per chi ha redditi dignitosi, vive in un quartiere o in una provincia dotata di servizi, paga meno di altri gli effetti della crisi, non si manifesta una distinzione così netta e crudele verso la presenza migrante. Si manifesta una pratica segregazionista verso i poveri, gli esclusi dal ciclo produttivo, i drop out che popolano le città.

Certo in queste fasce sociali la presenza di cittadini provenienti da altri paesi è maggiore e certamente per una parte consistente dei lavori a bassa qualifica, che mantengono in condizione di precarietà e indigenza sono impiegati per lo più uomini e donne non autoctoni. Ma il vero fallimento del modello sociale, depauperato da gran parte delle forme di welfare, ed economico, dove le riforme della Troika- in Italia inghiottite senza colpo ferire – è nell’aver alimentato gerarchie destinate a durare. Inutile sbraitare misere frasi come “prima gli italiani”, non solo razzista ma soprattutto inutile.

Come fanno ad esempio gli “italiani” ad arrivare prima quando l’edilizia popolare da noi è ferma con una media di disponibilità del 4% quando quella europea è del 16%? Le case ci sono e restano invendute o affittate a canoni che solo (autoctoni o migranti) con un buon reddito si possono permettere, gli altri non hanno possibilità. Ed è patetico sentir dire che le “case popolari vanno agli immigrati”, vanno a chi in graduatoria ha un posto più alto, un bisogno maggiore per fragilità e presenza di soggetti vulnerabili ma il problema è che le case popolari sono poche e quelle inutilizzate, lasciate a marcire in attesa di trarne rendita, una enormità.

Posti negli asili nido, grazie ai tagli effettuati ai bilanci, stessa situazione, incentivi all’occupazione, neanche a parlarne. Il lavoro nero prospera come condizione “normale” fra migranti e italiani doc. Certo, restano le leggi infami che permettono espulsione dal territorio per chi non ha un contratto regolare di lavoro, certamente, chi è migrante, gode di meno diritti e spesso subisce vessazioni non solo dallo Stato ma dagli Enti Locali, ma è questo a far fallire un modello meticcio? Ad essere “schiavi del nostro benessere” come giustamente ricorda Bauman non siamo soltanto noi di antica stirpe italica, come piacerebbe dire a qualcuno.
 
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Fonte: Zeroviolenza

Autore:
Stefano Galieni

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Articolo tratto interamente da Zeroviolenza

 

Proverbio del giorno



Il buon dì si conosce dal mattino.
 
 

Il balcone di Charles Baudelaire


Il balcone

Madre delle memorie, amante delle amanti,
fonte d'ogni mia gioia e d'ogni mio dovere,
ricorderai le tenere nostre ebbrezze, davanti
al fuoco, e l'incantesimo di quelle lunghe sere,
madre delle memorie, amante delle amanti!

Le sere accanto al palpito luminoso dei ceppi,
le sere sul balcone, velate d'ombre rosee...
Buono il tuo cuore, e dolce m'era il tuo seno: oh, seppi
dirti, e sapesti dirmi, inobliabili cose,
le sere accanto al palpito luminoso dei ceppi.

Come son belli i soli nelle calde serate,
quanta luce nel cielo, che ali dentro il cuore!
Chino su te sentivo, o amata fra le amate,
alitar del tuo sangue il recondito odore...
Come son belli i soli nelle calde serate!

Un muro era la notte, invisibile e pieno.
Io pur sapevo al buio le tue pupille scernere,
e bevevo il tuo fiato, dolcissimo veleno,
e i piedi t'assopivo, entro mani fraterne.
Un muro era la notte, invisibile e pieno.

Io so come evocare i minuti felici,
e rivivo il passato, rannicchiato ai tuoi piedi:
è infatti nel tuo mite cuore e nei sensi amici
tutta chiusa la languida bellezza che possiedi.
Io so come evocare i minuti felici...

O promesse, o profumi, o baci senza fine,
riemergerete mai dai vostri avari abissi,
come dal mare, giovani e stillanti, al confine
celeste i soli tornano dopo la lunga eclissi?
- O promesse, o profumi, o baci senza fine!


 Charles Baudelaire

sabato 29 agosto 2015

Citazione del giorno



"Chi non scavalca il muro del pregiudizio, non riuscirà mai a vedere oltre."

Youness Khalk
 
 

29 agosto 2005 – L'uragano Katrina comincia ad abbattersi su New Orleans: ucciderà in tutta l'area più di mille persone


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'uragano Katrina è stato uno tra i cinque uragani più gravi della storia degli Stati Uniti, il più grave in termini di danni economici e uno dei più gravi dal punto di vista del numero di morti.

È stato il sesto uragano atlantico più forte mai registrato e il terzo più forte che abbia mai raggiunto le coste degli Stati Uniti. Katrina si è formato il 23 agosto durante la stagione degli uragani atlantici 2005 ed ha causato devastazioni lungo buona parte della regione che comprende gli stati confinanti con il Golfo del Messico, cioè la Costa del Golfo degli Stati Uniti. Le maggiori perdite di vite e di danni alle infrastrutture sono avvenuti a New Orleans, in Louisiana, che è stata inondata quando il sistema di argini si è rivelato catastroficamente inutile, in molti casi ore dopo che la tempesta si è spostata verso l'interno. L'uragano ha causato gravi distruzioni attraverso l'intera costa del Mississippi e in Alabama, fino a 160 km dal centro della tempesta.

Katrina è stata l'undicesima tempesta tropicale, il quinto uragano, il terzo uragano maggiore e il secondo uragano categoria 5 della stagione degli uragani atlantici 2005.

Si è formato sopra le Bahamas il 23 agosto 2005, ed ha attraversato il sud della Florida come moderato uragano di categoria 1, causando alcuni morti ed allagamenti in quei luoghi prima di rafforzarsi rapidamente nel Golfo del Messico e diventando uno dei più forti uragani mai registrati in mare. La tempesta si è indebolita prima di addentrarsi come tempesta di categoria 3 il mattino del 29 agosto prima nel sud della Louisiana e poi al confine di stato tra Louisiana e Mississippi.

L'aumento del livello delle acque causato dall'onda di tempesta ha causato gravi danni lungo la Costa del Golfo degli Stati Uniti, devastando le città del Mississippi Waveland, Bay St. Louis, Pass Christian, Long Beach, Gulfport, Biloxi, Ocean Springs e Pascagoula. In Louisiana, il sistema di prevenzione delle inondazioni non ha funzionato in più di 50 punti differenti. In quasi tutti gli argini dell'area metropolitana di New Orleans si sono create delle brecce non appena l'uragano Katrina è passato ad est della città, inondando conseguentemente l'80% dell'area metropolitana e molte aree delle vicine parrocchie per settimane.

Almeno 1 836 persone hanno perso la vita a causa dell'uragano Katrina e per i conseguenti allagamenti causati, rendendolo il più grave negli Stati Uniti dal punto di vista del numero dei morti dopo l'uragano Okeechobee del 1928. Si stima che la tempesta abbia causato danni per 81,2 miliardi di dollari, diventando il più grave disastro naturale della storia degli Stati Uniti in termini economici. Il catastrofico fallimento della protezione contro le inondazioni a New Orleans ha portato a rivedere l'organigramma del corpo degli ingegneri dell'esercito, poiché questa agenzia era l'unica, per mandato del Congresso, ad avere la responsabilità della progettazione e della realizzazione del sistema di protezione.

Diffuse sono state anche le critiche alla reazione dei governi federale, statali e locali, che hanno portato ad una investigazione da parte del Congresso degli Stati Uniti ed alle dimissioni di Michael D. Brown, direttore della Federal Emergency Management Agency. Al contrario, il National Hurricane Center e il National Weather Service sono stati largamente encomiati per le loro previsioni accurate.

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venerdì 28 agosto 2015

Ora basta!



 

Ogni giorno mi sveglio e leggo solo cronaca che non vorrei mai leggere. In un tir abbandonato lungo un'autostrada austriaca vicino al confine con la Slovacchia e l'Ungheria, hanno trovato più di settanta corpi senza vita, tra cui donne e bambini. Oggi altri due barconi carichi di migranti sono affondati nel Mediterraneo, al largo delle coste libiche con oltre 200 morti.

Sono numeri che girano da mesi e mentre l'Europa e l'Italia alzano muri, vite umane si spezzano durante i viaggi della speranza. La speranza, questo termine che spesso si usa, ma pochi realmente conoscono il vero significato. Viviamo in un’epoca di egoisti e falsi buonisti, senza pietà verso la povera gente e adulatrice dei potenti, veri carnefici del mondo.

Sono stanco di leggere commenti che fanno vomitare dai fans di Salvini e Casapound, parlano sempre d'invasione, ma d'altronde quando uno ha la pancia piena e non vive in paesi dove si muore, non può capire nulla.

Tutti vogliono un cambiamento, ma come sarà mai possibile se uno non inizia a cambiare prima dentro di se?

Prima dei beni materiali vengono le persone, essere migrante non è un reato, anzi dovrei essere libero di vivere in tutto il mondo in qualsiasi luogo.
I confini sono stati inventati dagli uomini, ma la natura non li riconosce e se non si ha rispetto verso gli altri e il pianeta stesso, sicuramente presto ci estingueremo.

L'odio porterà alla distruzione del mondo e non si può pretendere diversamente, ora fermiamoci un po' a riflettere e diciamo basta a tutte le forme di discriminazione.

Cupido di Johann Wolfgang Goethe


Cupido

Cupido, monello testardo!
m'hai chiesto un riparo per poche ore,
e quanti giorni e notti sei rimasto!
Adesso il padrone in casa mia sei tu!

Sono scacciato dal mio ampio letto;
sto per terra, e di notte mi tormento;
il tuo capriccio attizza fiamma su fiamma nel fuoco,
brucia le scorte d'inverno e arde me misero.

Hai spostato e scompigliato gli oggetti miei,
io cerco, e sono come cieco e smarrito.
Strepiti senza ritegno, e io temo che l'animula
fugga via per sfuggire te, e abbandoni questa capanna.

 Johann Wolfgang Goethe
 
 

giovedì 27 agosto 2015

Chi lotta contro...




"Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te."

Friedrich Nietzsche
 
 

Come disattivare la riproduzione automatica dei video su Facebook


L'ultimo aggiornamento di Facebook ha portato in dote una novità che non è piaciuta a tutti, in altre parole l'avvio in automatico dei video.

Oggi vi spiego come disattivare questa funzione:


1) Andate in alto a destra e cliccate sulla freccia verso il basso.

2) Si aprirà un menù a tendina e cliccate sulla voce "impostazioni".


3) Una volta nella schermata, andate nella colonna a sinistra e cliccate sulla voce "video".


4) Ora dovete scegliere la voce "disattiva/o" e salvare.

 
Per la guida alla versione mobile, vi rimando qui.
 
Post originale pubblicato il 20 maggio 2014
 
 


Il valore umano





Un dipendente di un impresa futuristica si confronta con il suo capo, cercando di capire le ragioni del suo licenziamento…

Credits:

Diretto da Federico Agnello

Produzione Laborafilm

Sito web: Laborafilm

Pagina Facebook: Laborafilm



Video credit Laborafilm - Casa di Produzione caricato su YouTube - licenza: Creative Commons

Questo blog sostiene il Copyleft, se vuoi pubblicare un tua opera con una licenza libera e indipendente, basta contattarmi via e-mail.




Non è un film quello che scorre intorno

https://www.flickr.com/photos/ifrc/20681184025/in/album-72157655105553363/
 
Articolo da GlobalProject
 
Migliaia di migranti da settimane stanno arrivando in massa al confine tra la Grecia e la Macedonia per fuggire verso l'Europa del Nord. Dopo essersi imbarcati in territorio turco, arrivano sulle isole greche e da qui si dirigono verso il nord dei Balcani. La scorsa settimana è stata particolarmente caotica per lo stato macedone. La piccola cittadina di Gevgelija, al confine con il territorio greco, si è trovata alle prese con migliaia di uomini e donne che cercano la salvezza in Occidente scappando dalla guerra in Medio Oriente.  I pochi e vecchi treni lungo la linea Salonicco-Skopje venivano letteralmente presi d'assalto dai profughi, che si accavalcavano gli uni sopra gli altri e entravano dai finestrini pur di salire sulle poche carrozze disponibili. Di fronte alla grande presenza di migranti e alla fortissima pressione ai suoi confini, la Macedonia ha così deciso di dichiarare lo stato d'emergenza, chiudere il confine e inviare l'esercito. 
 
Tra la Grecia e la Macedonia, nella cosiddetta “terra di nessuno”, ormai da settimane sono sorti accampamenti e tendopoli dove intere famiglie aspettano nell'attesa di attraversare il confine e prendere il treno per la Serbia e poi continuare verso l'Ungheria ovvero nell'Europa della libera circolazione. Più passano i giorni più però la tensione sale, mancano vestiti, acqua e cibo. C'è chi addirittura cerca di guadagnare sulla miseria, vendendo panini e bibite a prezzi salatissimi. Ci sono per fortuna anche i volontari delle ONG e delle associazioni macedoni che offrono prima assistenza ai migranti. Dopo la dichiarazione dello stato d'emergenza, lo scorso venerdì tutto il mondo ha assistito alla brutalità della polizia macedone. Di fronte a migliaia di persone, di cui tantissimi bambini anche molto piccoli, che cercavano di superare il confine anche buttandosi sulle reti del filo spinato, la polizia ha sparato lacrimogeni e bombe urticanti. Nonostante le pesanti cariche, qualche centinaio di persone sono riuscite ad aggirare il blocco della polizia mentre tanti genitori letteralmente buttavano i figli oltre il filo spinato per farli proseguire il viaggio, sperando che qualcuno li porti in salvo. La scena più raccapricciante è stata quella di un poliziotto che manganellava un uomo con in braccio il figlioletto di 4 o 5 anni. 
 
Dopo questa giornata di sangue con decine di feriti, il governo macedone ha prima deciso di far passare solo donne e bambini mentre due giorni fa, non riuscendo più a gestire la situazione con i suoi pochi mezzi, ha aperto il confine a tutti. I migranti hanno raggiunto così il sud della Serbia dove sono stati caricati su circa 70 autobus e portati a Belgrado. Circa 7 mila persone sono entrate in Serbia nella notte tra sabato e domenica. Il numero ovviamente continuerà a crescere giorno dopo giorno perché le persone continuano ad arrivare prima dalla Grecia e poi dalla Macedonia. La Croce Rossa che opera nel campo di Presevo, all'estremo sud dello stato serbo, dichiara che le scorte di acqua e cibo bastano solo per un giorno ancora e chiedono un disperato aiuto. In questo campo i profughi ottengono dal governo di Belgrado un permesso temporaneo, valido 72 ore che consente loro da arrivare al nord e continuare il viaggio verso l'Ungheria. Qui però, il governo guidato dal nazionalista Orban sta accelerando la costruzione di un reticolato di 175 km, proprio per impedire a queste persone di raggiungere l'Europa di Schengen. 
 
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Fonte: GlobalProject

Autore: Marko Urukalo


Licenza: Creative Commons (non specificata la versione)


Articolo tratto interamente da GlobalProject   
 
Photo credit International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons

mercoledì 26 agosto 2015

Continuità di Walt Whitman



Continuità

Nulla è mai veramente perduto, o può essere perduto,
nessuna nascita, forma, identità - nessun oggetto del mondo,
né vita, né forza, né alcuna cosa visibile;
l'apparenza non deve ingannare, né l'ambito mutato confonderti il cervello.
Vasti sono il tempo e lo spazio - vasti i campi della Natura.
Il corpo lento, invecchiato, freddo - le ceneri rimaste dai fuochi di un tempo,
la luce degli occhi divenuta tenue, tornerà puntualmente a risplendere;
il sole ora basso a occidente sorge costante per mattini e meriggi;
alle zolle gelate sempre ritorna la legge invisibile della primavera,
con l'erba e i fiori e i frutti estivi e il grano.

 Walt Whitman

Citazione del giorno


"Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in sè genialità, magia e forza. Comincia ora."
 
Johann Wolfgang von Goethe
 
 

martedì 25 agosto 2015

Miracolo a Milano: recensione del film


Miracolo a Milano è un film del 1951 diretto da Vittorio De Sica.

Trama

Il film si sviluppa come una favola ed ha per protagonista un ragazzo orfano che sogna un mondo dove «Buongiorno voglia davvero dire buongiorno».

Finirà per fare amicizia con dei barboni, si fidanzerà con Edvige e sarà lui a guidarli nel finale in una piazza del Duomo affollata di netturbini a cui ruberanno le scope per volare via a cavallo delle stesse, verso quel paese immaginario tanto desiderato.

Curiosità sul film

Il decollo delle scope ha ispirato Steven Spielberg con la scena dei ragazzini sulle biciclette volanti nel film E.T.

Tratto dal romanzo Totò il buono di Cesare Zavattini, Miracolo a Milano nasce dalla lunga collaborazione tra Zavattini e De Sica, a cui si debbono altri film del periodo neorealista come Umberto D., Sciuscià e Ladri di biciclette. Il romanzo, edito da Bompiani nel 1943, dopo essere uscito a puntate sul settimanale Tempo, era lo sviluppo di un soggetto di tre pagine, scritto a quattro mani da Zavattini e Antonio de Curtis nel 1940. Le riprese furono effettuate tra il febbraio e il giugno del 1950. Il titolo di lavorazione del film era I poveri disturbano, titolo che fu cambiato in seguito alle pressioni dei produttori e di alcuni politici che vedevano il neorealismo come un cattivo biglietto da visita per l'Italia all'estero.

La mia opinione

Questo capolavoro della cinematografia italiana, racconta le varie realtà quotidiane di tutti quelli che vivono ai margini della società. Una favola che fa riflettere!

Voto: 7,5

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Se lo sciopero diventa un referendum


Articolo da InfoAut

Il massacro delle ultime garanzie sociali rimaste in Italia continua imperterrito nel torpore estivo. Il copione è sempre lo stesso: si prende un episodio insignificante, lo s'ingigantisce, si descrive chi ha ancora la faccia tosta di usare i propri diritti come un privilegiato e/o un irresponsabile e poi si prepara il provvedimento ad hoc.
Che nel mirino ci fosse il diritto di sciopero era chiaro già a fine luglio, quando la macchina mediatica e la classe politica tutta (Renzi e Salvini uniti nella lotta) avevano dato una rilevanza nazionale a un episodio tutto sommato banale, la mancata apertura degli scavi di Pompei in ragione di un'assemblea sindacale. Il ministro Franceschini aveva allora parlato di "danno incalcolabile" causato dalle due ore di chiusura e Matteo Renzi aveva parlato di "rabbia incontenibile" contro l'assemblea. Per giudicare la malafede dem è bastato osservare il loro silenzio solo una settimana dopo, quando lo stesso Franceschini aveva inaugurato in pompa magna la Palestra grande degli scavi per poi richiuderla di soppiatto, tra la delusione dei turisti, fino almeno a metà ottobre vista la mancanza di personale causata dai loro tagli.
Se dopo quest’episodio il premier aveva già annunciato che è venuto il democraticissimo momento di "proteggere il sindacato da sé stesso" (!) oggi si delinea con più chiarezza l'ennesimo piano di smantellamento delle conquiste sociali del governo più "anti-labour" della storia della repubblica.
Al centro del dibattito - se di dibattito si può parare visto che il sottosegretario  Pierpaolo Baretta ha già messo in chiaro la riforma "s’ha da fare" e che se non ci sarà l'accordo coi sindacati "diventerà inevitabile un intervento ex-caetedra" del governo - ci sarà la rappresentanza dei lavoratori e la rappresentatività del sindacato.
La sinistra e la destra democratica, nelle vesti di Cesare Damiano e Pietro Ichino, propongono di mettere uno sbarramento al 5% d’iscritti tra i lavoratori per poter chiedere di sedersi al tavolo delle contrattazioni. Una sorta di democrazia sindacale limitata quindi. In effetti, Damiano si dice "contrarissimo" a una rappresentanza unica perché crede fortemente nel "pluralismo sindacale" purché, ovviamente, lasci fuori i sindacati più piccoli, magari quelli di base e più combattivi. Il momento è scelto bene, dopo la diffusione ieri dei dati catastrofici sulle iscrizioni alla CGIL che mostrano che la classe politica e la classe sindacale, se non altro, hanno sicuramente in comune il fatto di non rappresentare più che un costoso orpello completamente sconnesso da ciò che succede sui luoghi di lavoro.
Ancora più inquietante è la proposta di snaturare il diritto di sciopero, trasformandolo in una sorta di referendum preventivo che dovrebbe ricevere l'approvazione "dal 30% o 40% dei lavoratori". Un'ipotesi che, a causa di limiti legali, sembra per ora limitata al settore pubblico ma, come ben si sa, quando si tratta di mangiarsi le conquiste delle lotte dei lavoratori dei decenni scorsi l'appetito vien mangiando.
Insomma, questa sorta di malattia senile del progressismo che è il democratismo cerca anche di spuntare le ultime armi in mano a chi lavora, con degli effetti che potrebbero essere catastrofici nel contesto di tagli e licenziamenti dei prossimi mesi.
Innanzitutto si completa quella trasmutazione della natura del sindacato cominciata nel grande riflusso degli anni '80. Da strumento di organizzazione e di lotta il sindacato diventa definitivamente un mero terminale di delega ed erogatore di servizi - e anche quest'ultimo punto sembra essere sempre più in dubbio visti i tagli ai patronati approvati a gennaio scorso con la legge di stabilità.


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Fonte: InfoAut


Autore: redazione InfoAut

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Articolo tratto interamente da InfoAut

In Italia oltre 4 milioni di indigenti

 
Articolo da ActionAid

Il rapporto pubblicato dall'Istat mostra come nel 2014 la povertà assoluta in Italia sia stabile rispetto agli anni precedenti. Un dato positivo che però deve fare i conti con un numero altissimo di persone indigenti, oltre 4 milioni, residenti soprattutto nel Mezzogiorno. "È un'Italia che prova a ripartire, ma lascia ancora indietro qualcuno".

Nel nostro Paese, nel 2014, sono state 1 milione 470mila le famiglie in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102mila persone. Di queste, 1 milione 866 mila risiedono nel Mezzogiorno, il che si traduce in un'incidenza dell'8,6%, quasi il doppio rispetto al Centro e al Nord. Sono i dati pubblicati dall'Istat nel suo rapporto "La povertà in Italia". Rispetto ai due anni precedenti, nei quali i numeri erano in aumento, lo scorso anno l'incidenza della povertà assoluta si è mantenuta stabile. Tanto è bastato per fare dire al premier Matteo Renzi che "l'Italia ha oggettivamente svoltato", anche se, ammette, "c'è ancora tanto da fare".

"Sicuramente c'è un miglioramento - spiega Damiano Sabuzi, di ActionAid Italia - il fatto che la povertà non cresca sia a livello relativo che assoluto è un dato positivo. Il problema è che rimangono oltre 4 milioni di persone in una condizione acuta di povertà. Un fatto grave, in un'Italia che prova a ripartire ma lascia indietro qualcuno". Sul fatto che il nostro Paese abbia "cambiato verso", in questo senso, Sabuzi non sembra essere d'accordo: "Sembra quasi che i vari governi che si sono susseguiti abbiano sempre puntato a una crescita del paese a costo di lasciare indietro qualcuno. Il problema attuale è che non c'è una reale politica di contrasto alla povertà, e queste persone rimarranno sempre indietro".

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Fonte:
ActionAid

Autore: redazione ActionAid


Licenza:

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Articolo tratto interamente da
ActionAid 

Troyes in Motion


Troyes in Motion from Serge Collana on Vimeo.

Photo e video credit Serge Collana caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

Cathedral Rock Lapse


Cathedral Rock Lapse from CEBImagery.com on Vimeo.

Photo e video credit CEBImagery.com caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Solo per oggi gratis su Giveaway of the Day - PowerDirector 12 LE


Oggi il sito Giveaway of the Day offre per ventiquattro ore, un programma per l’editing dei video. Vi ricordo di leggere le condizioni e l'uso nel sito, inoltre nel readme scaricato, troverete le spiegazioni per l’attivazione.

Nota:

  • PowerDirector 12 LE supporta solo le funzioni base di editing video, come ritaglio, divisione, mix e sottotitoli;
  • Non supporta Blu-ray, 3D, AVCHD, MPEG-1, MPEG-2, MKV, FLV e 4K.

  • Note sul software

    Troverete i dettagli delle funzioni a questo indirizzo:

    http://www.cyberlink.com/stat/edms/Giveaway/PDR_Giveaway/index.jsp?affid=2581_-1_809

    Sito web: Giveaway of the Day

    Pagina download qui


    Trova il tempo...

     
     
     
    Trova il tempo di riflettere,
    è la fonte della forza.
    Trova il tempo di giocare,
    è il segreto della giovinezza.
    Trova il tempo di leggere,
    è la base del sapere.
    Trova il tempo di essere gentile,
    è la strada della felicità.
    Trova il tempo di sognare,
    è il sentiero che porta alle stelle.
    Trova il tempo di amare,
    è la vera gioia di vivere.
    Trova il tempo d’esser contento,
    è la musica dell’anima.

    Antica ballata irlandese

    lunedì 24 agosto 2015

    Manifestazione contro le trivellazioni il 26 agosto a Barletta

    Comunicato da No Triv Barletta

    L’ennesimo attacco all’ambiente e alle comunità del territorio si sta consumando sotto i nostri occhi, ad opera di un governo che, in perfetta continuità con quelli precedenti, persiste nella sua opera di spoliazione dei beni comuni e delle risorse naturali. Un territorio come quello pugliese, già pesantemente segnato da innumerevoli crisi ambientali grazie a un modello di “sviluppo” miope e obsoleto, si ritrova ora a difendersi dalle disposizioni nate dal Decreto Sblocca Italia e dal Decreto Sviluppo del 2012.
    Negli ultimi mesi il governo italiano ha deciso di autorizzare la ricerca di petrolio e la sua estrazione in mare attraverso 14 permessi rilasciati dal Ministero dell’Ambiente di cui ben 9 riguardanti le coste pugliesi.
    Assisteremo quindi alla nascita di piattaforme di trivellazione in mare aperto e ovvie conseguenze: la deturpazione del paesaggio, la flora e la fauna marina a serio rischio di sopravvivenza e il danneggiamento di attività economiche locali che dal mare traggono la propria ragion d’essere come la pesca e il turismo.
    E tutto ciò in un quadro complessivo dove il Sud Italia è visto solo come semplice area da sfruttare senza tener conto dei diritti delle popolazioni locali di scegliere un modello di sviluppo a lungo termine compatibile con il rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali.
    Il piano di sviluppo pensato per il Sud vedrà la devastazione dei territori interessati con pesanti ricadute in termini di costi ambientali, sanitari, sociali ed economici attraverso opere che potranno essere decise e attuate senza alcun coinvolgimento delle amministrazioni locali e dei governatori regionali.
    Negli ultimi mesi da più parti si è cercato di far pressione sulle amministrazioni interessate affinché ricorressero al TAR per bloccare i permessi di ricerca e sfruttamento degli idrocarburi entro le 12 miglia. Tali permessi potrebbero essere definitivamente revocati attraverso una consultazione referendaria per l’abrogazione dell’art. 35 del Decreto Sviluppo che è possibile avviare, tramite l’adozione da parte di almeno cinque consigli regionali di una apposita delibera.
    In realtà l’ambiguità e l’immobilismo degli enti coinvolti su questi provvedimenti ci convincono ulteriormente della necessità di costruire dal basso e autonomamente una resistenza popolare e partecipata a questo insano progetto.
    Ovunque in questi mesi movimenti e attivisti si sono organizzati per fare informazione ed esprimere il proprio dissenso attraverso proposte sostenibili e alternative a una politica energetica e industriale dissennata.
    Anche qui a Barletta come movimenti, associazioni e singoli cittadini abbiamo deciso di attivarci per esprimere concretamente la nostra opposizione alle trivellazioni nell’Adriatico e altrove convocando un’assemblea pubblica il 26 Agosto alle ore 19.30 in Piazza Caduti.
    Tutte le realtà e i cittadini della Provincia sono invitati per cercare di far fronte comune e informare la cittadinanza su ciò che sta avvenendo.
    Questa assemblea servirà anche a lanciare la manifestazione del Coordinamento No Triv Terra di Bari il 18 Settembre presso la Fiera del Levante, data in cui sarà convocata la Conferenza delle Regioni del Sud sul tema delle trivellazioni.

    Mercoledì 26 Agosto, ore 19.30
    Piazza Caduti, Barletta

    No Triv Barletta

    Per maggiori informazioni:

    Pagina evento Facebook: https://www.facebook.com/events/105290116490336/


    La filiera dello sfruttamento

     
    Articolo da DinamoPress

    Storie di caporali, fattore, silenzi e complicità
    Leggi anche Nuovi Schiavi di G. De Monte

    Arcangelo ha 42 anni e lotta per la vita all’ospedale San Carlo di Potenza. È in coma profondo dal 5 Agosto dopo essere stato colpito da aneurisma celebrale, mentre era impegnato nella raccolta dell’uva, nelle campagne di Metaponto. Ironia della sorte, l’uomo abita a poche case di distanza dall’abitazione di Paola Clemente, la bracciante morta nelle campagne di Andria lo scorso 13 luglio, il cui decesso è stato archiviato in un primo momento come naturale dal pubblico ministero competente che non aveva predisposto l’autopsia, e la cui salma, invece, sarà riesumata martedì prossimo. Come si ricorderà, la notizia della morte della donna, accompagnata dalla denuncia sulle relative incongruenze nella dinamica, fu data soltanto il 3 Agosto dalla Flai Cgil Puglia. Nessuno ne aveva parlato prima.

    Intanto, la pagina facebook di Arcangelo in queste ore è inondata di messaggi di speranza e affetto. La solidarietà corre in rete; un po’ meno nelle strade e nelle piazze di San Giorgio Jonico, popoloso comune alle porte di Taranto, dove in pochi vogliono parlare, ora. A cominciare dalla famiglia, trincerata dietro un rigoroso silenzio.

    "Non c’è nessuno", dicono alcuni vicini di casa mentre mi avvicino all’abitazione. "Non vogliamo parlare", mi dice la sorella aprendo la porta della casa. C’è uno strano silenzio anche attorno a questa storia. Che si è appresa soltanto il 20 agosto. Solo dopo che il pubblico ministero della Procura di Trani, Alessandro Pesce ( titolare dell’inchiesta sulla morte di Paola Clemente) ha dato l’annuncio di un’altra inchiesta avviata dalla procura di Matera sul malore dell’uomo, la notizia è rimbalzata. Gli stessi sindacati ne erano all’oscuro.

    Avanza sospetti (anche in questo caso) sull’uso massiccio dei fitofarmaci in agricoltura, il segretario generale della Flai Cgil Puglia, Giuseppe De Leonardis che raccogliendo le testimonianze di alcuni braccianti ha fatto scoppiare il bubbone del nuovo caporalato. E fatto venir fuori quel sistema che avrebbe ucciso Paola Clemente, per esempio. Ci spiega come funziona: “il contratto di Paola era a tutti gli effetti regolare, nonostante lavorasse per 2 euro l’ora. Era stata assunta dall’agenzia interinale Infogroup, una delle società leader del settore insieme alla Quanta (che fino allo scorso anno gestiva circa ventimila rapporti di lavoro in agricoltura e che ora in seguito a denunce ed ispezioni subite ne gestisce più o meno la metà) ma di fatto il suo rapporto di lavoro era gestito da Ciro Grassi, colui che è ritenuto da tempo uno degli intermediari del settore più importanti della provincia di Taranto e che ora è indagato dalla Procura di Trani, insieme al titolare dell’azienda Ortofrutticola meridionale di Andria, dove la donna lavorava”.

    Non chiamatemi caporale, io ho tutte le carte in regola" ha spiegato a La Repubblica Ciro Grassi, l'uomo indagato per l'omicidio di Paola Clemente. E in effetti è così. Già, perché dimenticatevi il vecchio caporale alla guida di malconci pulmini Ducato, qui interviene una delle mutazioni antropologiche subite dal settore agricolo negli ultimi anni. È il sistema del nuovo caporalato: Grassi di mestiere ufficialmente fa il tour operator ma ha come clienti unici le aziende di compravendita del lavoro e come passeggeri soltanto contadini. È l’istituzionalizzazione della filiera dello sfruttamento: i grandi proprietari terrieri si rivolgono alle agenzie per reclutare i braccianti e questi ultimi ai nuovi caporali, che sono sempre quelli vecchi che controllavano la manodopera dell’agricoltura pugliese, ma “ripuliti”, sotto lo schermo di una presunta legalità, grazie alla disponibilità di costosi autobus gran - turismo e alla presenza dei contratti di servizio stipulati con le agenzie interinali. Funziona così - come è venuto fuori già da diverse inchieste giudiziarie – non soltanto nelle province di Bari e Taranto, ma anche in molte zone di Calabria, Campania, Emilia-Romagna e Lazio. Si viene assunti con contratti regolari. Di fatto affidati alla mercé di caporali locali, che trattengono parte del salario dei lavoratori, pretendendo indietro ogni mese circa la metà di quanto loro versato con gli assegni circolari. Alle volte il caporale è donna, la cosiddetta fattora. I suoi compiti non cambiano: contattare e reclutare manodopera, gestire braccia e giornate. Governare le vite di chi lavora in campagna. Lo fanno in cambio di soldi, di percentuali.
      
    Il sistema appariva perfettamente logico e normale, fino a quando il bollettino delle morti sul lavoro che, almeno in Puglia, si sta aggiornando continuamente, non fa scoppiare il caso, portandolo alla ribalta nazionale. Se ne accorge anche il Governo che per bocca del Ministro dell’agricoltura Maurizio Martina annuncia “un vertice nazionale con il Ministro del Lavoro e le parti sociali, il 27 agosto, sui temi del caporalato”. E l’intenzione di istituire “una task force territoriale con controlli mirati e più serrati per contrastare il fenomeno”. Sempre lo stesso Ministro Martina aveva dichiarato in una nota che: “bisogna combattere il caporalato come la mafia”. E giù tutto un profluvio di dichiarazioni giunte da ogni parte politica - più o meno dello stesso tono - sul “dovere da parte di tutti di contrastare lavoro nero e sfruttamento”.

    Comunque, ad ascoltare le voci di alcuni sfruttati e i commenti a mezzo stampa a queste drammatiche vicende, che giungono dalle istituzioni locali e nazionali, si comprende quanto ci troviamo di fronte ad un problema di ordine politico–culturale, atavico. Per fare un esempio, il sindaco di San Giorgio Jonico, Giorgio Grimaldi, di Sel, ha dichiarato ad alcuni giornali locali di aver parlato con alcuni braccianti del luogo che gli hanno confermato che il caporalato, in quella zona, non esiste. Salvo poi (contattato telefonicamente) correggere il tiro, spiegando “di essere figlio di contadini e come tale sensibile alla questione, ma d’altronde - lascia intendere - qualcuno dovrà pure accompagnarle al lavoro… le donne”.

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    Fonte: DinamoPress

    Autore: Gaetano De Monte


    Licenza: Licenza Creative Commons
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    Articolo tratto interamente da DinamoPress
     
     

    Proverbio del giorno


    Ogni sorriso ti rende più giovane di un giorno.

    Proverbio cinese
     
     

    24 agosto 79 d.C. – Data tradizionale, ma errata, dell'eruzione del Vesuvio che, durata circa diciannove ore, seppellirà Pompei, Ercolano e Stabiae


    Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

    L'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. è il principale evento eruttivo verificatosi sul Vesuvio in epoca storica. L'eruzione, che ha profondamente modificato la morfologia del vulcano, ha provocato la distruzione delle città di Ercolano, Pompei e Stabia, le cui rovine, rimaste sepolte sotto strati di pomici, sono state riportate alla luce a partire dal XVIII secolo.

    La data dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. è attestata da una lettera di Plinio il Giovane a Tacito. Nella variante universalmente ritenuta più attendibile del manoscritto, si legge nonum kal. septembres cioè nove giorni prima delle Calende di settembre, data che corrisponde al 24 agosto.

    Questa data era stata accettata come sicura fino ad oggi, ma alcuni dati archeologici via via emersi mal si accordano con una data estiva. Ad esempio, il ritrovamento di frutta secca carbonizzata, di bracieri, usati all'epoca per il riscaldamento, di mosto in fase di invecchiamento trovato ancora sigillato nei contenitori (dolia) e, soprattutto, di una moneta ritrovata sul sito archeologico, che riferisce della quindicesima acclamazione di Tito ad imperatore, avvenuta dopo l'8 settembre del 79, lasciano supporre che l'eruzione sia avvenuta in autunno, probabilmente il 24 ottobre di quell'anno.

    I primi eventi sismici ebbero già inizio nel 62 d.C., con il crollo di diverse case che furono poi ricostruite negli anni successivi. Solo alcuni anni dopo, nel 79 d.C., il Vesuvio iniziò il suo ciclo eruttivo che porterà poi al seppellimento di alcune zone di Stabia, Pompei, Ercolano e molte città a sud-est dal Vesuvio.

    Intorno all'una del pomeriggio con un boato terribile il Vesuvio eruttò. Le sostanze eruttate per prime dal Vesuvio furono fondamentalmente pomici, quindi rocce vulcaniche originate da un magma pieno di gas e raffreddato. Mescolate alle pomici si trovano parti di rocce di altra natura che furono trasportate dal magma. La maggior parte dei cadaveri a Pompei sono rimasti intrappolati al di sopra delle pomici, avvolti nelle ceneri. I residui piroclastici della eruzione sono stati rintracciati in un'area ampia centinaia di chilometri quadrati. Secondo una stima di Plinio il Giovane, testimone del fenomeno, l’altezza della nube indicata secondo le moderne unità di misura può aver raggiunto i 26 chilometri.

    Per quanto riguarda la composizione chimica delle sostanze eruttate nel 79 d.C., questa è diversa da quella delle lave eruttate nel periodo che va dal 1631 al 1944; infatti i magmi pliniani hanno mostrato di possedere una maggiore ricchezza di silice, di sodio e di potassio e una minore quantità di calcio e magnesio; gli specialisti giustificano queste differenze con il fatto che, nel caso delle lave pliniane, il magma si sarebbe fermato per alcune centinaia di anni (circa 700) ad una profondità di qualche chilometro, nella camera magmatica, dove si sarebbe raffreddato fino a 850 °C e si sarebbe attivata la cristallizzazione.

    La testimonianza più rilevante su ciò che accadde in quei giorni è data da Plinio il Giovane, che si trovava in quei giorni a Miseno con la sua famiglia. Trent'anni dopo descrisse l'evento all'amico Tacito:


    « Si elevava una nube, ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna [si seppe poi che era il Vesuvio]: nessun'altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la forma. Infatti slanciatosi in su in modo da suggerire l'idea di un altissimo tronco, si allargava poi in quelli che si potrebbero chiamare dei rami. »

    In questa lettera Plinio il Giovane riferì anche le testimonianze sulla morte dello zio Plinio il Vecchio. Lo zio si era diretto ad Ercolano per andare ad aiutare la famiglia dell'amico Cesio Basso: egli provò a raggiungere la località vesuviana via mare, ma dovette cambiare rotta a causa del ritiro improvviso delle acque, per cui si diresse verso Stabia dove approdò, facendosi ospitare da Pomponiano (Pomponianus). Tuttavia, anche questa cittadina venne colpita dalle ceneri e lapilli del vulcano e, soffocato dai vapori tossici, Plinio il Vecchio vi trovò la morte.

    In una seconda lettera a Tacito descrisse ciò che accadde a Miseno. Egli racconta delle scosse di terremoto avvenute giorni prima, e la notte dell'eruzione le scosse «crebbero talmente da far sembrare che ogni cosa [...] si rovesciasse». Inoltre, pareva che «il mare si ripiegasse su se stesso, quasi respinto dal tremare della terra», così che «la spiaggia s'era allargata e molti animali marini giacevano sulle sabbie rimaste in secco».

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    domenica 23 agosto 2015

    Un sogno di Edgar Allan Poe


    Un sogno

    In visioni di notturna tenebra
    spesso ho sognato svanite gioie
    mentre un sogno, da sveglio, di vita e di luce
    m’ha lasciato col cuore implacato.
    Ah, che cosa non è sogno in chiaro giorno
    per colui il cui sguardo si posa
    su quanto a lui è d’intorno con un raggio
    che, a ritroso, si volge al tempo che non è più?

    Quel sogno beato - quel sogno beato,
    mentre il mondo intero m’era avverso,
    m’ha rallegrato come un raggio cortese
    che sa guidare un animo scontroso.

    E benchè quella luce in tempestose notti
    così tremolasse di lontano -
    che mai può aversi di più splendente e puro
    nella diurna stella del Vero?

     Edgar Allan Poe
     
     

    Voglio ricordare i profili sociali di questo blog

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    In memoria di Sacco e Vanzetti




    Ferdinando Nicola Sacco (Torremaggiore, 22 aprile 1891 – Charlestown, 23 agosto 1927) e Bartolomeo Vanzetti (Villafalletto, 11 giugno 1888 – Charlestown, 23 agosto 1927).
    Giustiziati innocentemente sulla sedia elettrica negli Stati Uniti il 23 agosto 1927.
     

    "Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra — non augurerei a nessuna di queste ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un radicale, e davvero io sono un radicale; ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano."


    Tratto dal discorso di Vanzetti del 19 aprile 1927, a Dedham, Massachusetts


    sabato 22 agosto 2015

    La patente (commedia): recensione teatrale



    La patente è una commedia in un atto scritta da Luigi Pirandello nel 1917 con il titolo 'A patenti.

    Trama

    « ...Rosario Chiarchiaro s'è combinata una faccia da jettatore che è una meraviglia a vedere. S'è lasciato crescere su le cave gote gialle una barbaccia ispida e cespugliuta; s'è insellato sul naso un pajo di grossi occhiali cerchiati d'osso che gli danno l'aspetto di un barbagianni; ha poi indossato un abito lustro, sorcigno, che gli sgonfia da tutte le parti, e tiene una canna d'India in mano col manico di corno. »

    È con questa maschera da menagramo che Chiarchiaro si presenta in tribunale, poiché è così che lo vedono tutti quelli che terrorizzati lo incontrano facendo nel contempo gesti scaramantici; e dunque, se così deve essere, è meglio corrispondere a quello che gli altri credono che tu sia come tutti credono.

    Se tu mi vedi come uno jettatore per quanto io faccia non riuscirò a cambiare la tua opinione e dunque sarò come tu mi vuoi ma che almeno possa trarne un vantaggio.

    Il giudice D'Andrea, seriamente convinto che la jella non esista, vuole rendere giustizia al pover'uomo così ingiustamente messo al bando dalla società per una sciocca superstizione ed è quindi disposto a condannare il figlio del sindaco e un assessore, contro i quali s'è querelato per diffamazione Chiarchiaro a seguito degli scongiuri che quelli hanno pubblicamente e sfacciatamente fatti al suo passaggio. Ma il giudice viene a sapere dallo stesso querelante che questi è andato a fornire prove e testimonianze certe della sua capacità jettatoria agli stessi avvocati dei querelati. Dunque sarebbe lui che vuole essere condannato.

    Eppure Chiarchiaro ha diversi motivi per chiedere giustizia: a causa della cattiva fama costruita su di lui la sua famiglia s'è rinchiusa in casa, le sue belle figliole non trovano più nessuno che voglia sposarle, lui stesso ha perduto il lavoro e fa la fame. Ma proprio per questo il presunto jettatore vuole che non ci siano più dubbi sulle sue doti di autore di malefici: chi li teme dovrà pagare una piccola somma per evitarli e perché questo non appaia come un'estorsione egli pretende che il giudice gli dia, condannandolo, un attestato, una patente per esercitare legalmente la sua professione di jettatore. Come il giudice con la sua laurea può esercitare la sua professione così Chiarchiaro potrà scrivere sul suo biglietto da visita: "di professione jettatore" e così, apertamente, potrà far pagare una tassa anti-jella ai superstiziosi.

    Il giudice naturalmente si rifiuta, quando, proprio mentre Chiarchiaro pretende ad alta voce la sua patente di jettatore, un colpo di vento fa cadere la gabbia dove, ormai morto per la caduta, cantava un cardellino, unico ricordo della defunta cara mamma del giudice.

    I giudici del collegio giudicante hanno assistito muti e sbigottiti all'accaduto: pagano in silenzio il loro obolo a Chiarchiaro, che lo accetta sghignazzando: da adesso potrà ufficialmente esercitare la sua professione.
     
    Analisi della commedia


    Emergono alcune tematiche care a Pirandello come gli intrecci relazionali fra gli uomini, resi alterati, inquinati dai pregiudizi e dai preconcetti e soprattutto dalle proiezioni che vengono applicate sui soggetti bersaglio in base alle apparenze, alle esteriorità, ai giudizi superficiali e di convenienza. L'uomo per sopravvivere è costretto a crearsi delle apparenze, sia su se stesso sia sugli altri, in parte per deresponsabilizzarsi, per tranquillizzarsi e per esorcizzare i misteri della vita, della morte e dell'uomo. L'etichetta, la maschera, il ruolo plasmati dagli altri sono talmente penetranti da risultare incancellabili e talvolta pure inalterabili. Una delle tragedie dell'uomo è proprio quella di doversi aggrappare, per sopravvivere, proprio a queste maschere fino al punto da immedesimarsi completamente in esse, da restarne assorbito fino alla scarnificazione della propria personalità. Ed ecco che il protagonista della Patente si ricuce su misura gli abiti dello iettatore, e non contento ancora delle nuove sembianze, rivendica il diritto di rifondare, come un nuovo Noè, le basi dei tessuti sociali, troppo orribili per essere conservate. L'insoddisfazione del protagonista si può accomunare a tutti gli uomini morti, viventi un'epoca di svolte, di incertezze e privi di un doveroso e profondo senso della vita.

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