lunedì 30 agosto 2021

Lo scopo della nostra vita...


"Scopo della nostra vita è incontrarci, confrontarci con gli altri, metterci in gioco. Essere aperti ad ogni possibile soluzione. Dialogare senza la presunzione di avere sempre ragione. Ascoltare le ragioni dei nostri interlocutori, consapevoli che un confronto di idee è l’esatto opposto della competizione. Se la discussione diventa una gara nessuno ne esce vincitore, perché è del tutto inutile discutere per dimostrare che si ha sempre ragione. E’ bello cambiare idea quando le ragioni dell’interlocutore sono più convincenti delle nostre. E’ noi non usciamo sconfitti da quella discussione, bensì arricchiti, quindi vincitori."

Agostino Degas



Pioggia d'agosto di Guido Gozzano


Pioggia d'agosto

Nel mio giardino triste ulula il vento,
cade l'acquata a rade goccie, poscia
più precipite giù crepita scroscia
a fili interminabili d'argento...
Guardo la Terra abbeverata e sento
ad ora ad ora un fremito d'angoscia...

Soffro la pena di colui che sa
la sua tristezza vana e senza mete;
l'acqua tessuta dall'immensità
chiude il mio sogno come in una rete,
e non so quali voci esili inquete
sorgano dalla mia perplessità.

"La tua perplessità mediti l'ale
verso meta pi˘ vasta e pi˘ remota!
tempo che una fede alta ti scuota,
ti levi sopra te, nell'Ideale!
Guarda gli amici. Ognun palpita quale
demagogo, credente, patriota...

Guarda gli amici. Ognuno già ripose
la varia fede nelle varie scuole.
Tu non credi e sogghigni. Or quali cose
darai per meta all'anima che duole?
La Patria? Dio? l'Umanità? Parole
che i retori t'han fatto nauseose!...

Lotte brutali d'appetiti avversi
dove l'anima putre e non s'appaga...
Chiedi al responso dell'antica maga
la sola verità buona a sapersi;
la Natura! Poter chiudere in versi
i misteri che svela a chi l'indaga!"

Ah! La Natura non Ë sorda e muta;
se interrogo il lichene ed il macigno
essa parla del suo fine benigno...
Nata di sé medesima, assoluta,
unica verità non convenuta,
dinnanzi a lei s'arresta il mio sogghigno.

Essa conforta di speranze buone
la giovinezza mia squallida e sola;
e l'achenio del cardo che s'invola,
la selce, l'orbettino, il macaone,
sono tutti per me come personae,
hanno tutti per me qualche parola...

Il cuore che ascoltò, più non s'acqueta
in visioni pallide fugaci,
per altre fonti va, per altra meta...
O mia Musa dolcissima che taci
allo stridìo dei facili seguaci,
con altra voce tornerò poeta! -

Guido Gozzano



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domenica 29 agosto 2021

Citazione del giorno


"Anche se il timore avrà più argomenti, scegli la speranza e metti fine alla tua angoscia."

Seneca


martedì 24 agosto 2021

Altra piccola pausa

 


Questo blog resterà chiuso per un periodo di vacanze, dal 25/08 al 29/08 (salvo complicazioni).


Auguro a tutti una serena settimana!



Ricordo a tutti, che i commenti saranno pubblicati al mio ritorno.


lunedì 23 agosto 2021

Siamo fatti...


"Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni
Vorrei essere una nuvola bianca in un cielo infinito per seguirti ovunque e amarti ogni istante
Se sei un sogno non svegliarmi."


Autore incerto


Brutte notizie dal Polo Nord



Articolo da Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova

Quest’anno il ghiaccio artico segna un nuovo record negativo: soli 8,867 chilometri quadrati di copertura. Lo riportano le misurazioni effettuate il 5 luglio 2021 dal Nsdic, Nations Show & Ice Data Center. Questo scioglimento massiccio in realtà non era per nulla atteso, data la primavera relativamente fresca, con notevoli nevicate nella zona artica, condizioni che solitamente attenuano lo scioglimento estivo. Il 2021 sorpassa quindi quello che finora era stato considerato “l’anno nero”,  quello del 2012, quando il ghiaccio artico aveva segnato il minimo storico dal 1979, anno in cui i satelliti hanno iniziato a monitorare la zona.

Non è solo un problema di copertura, il ghiaccio dell’Artico sta anche diventando meno spesso. A rivelarlo è uno studio delle università di Washington, Seattle, Toronto e pubblicato sulla rivista Communication Earth and Environment. Gli studiosi hanno analizzato lo spessore del ghiaccio marino in una particolare zona del Polo Nord, chiamata “the Last Ice”, l’ultimo ghiaccio, che finora è stata considerata stabile e non interessata dallo scioglimento del ghiaccio durante il periodo estivo. Invece anche questo ultimo baluardo di ghiaccio perenne viene assottigliato significativamente durante l’estate. Le misurazioni degli studiosi risalgono all’estate del 2020, effettuate appunto nel mare di Wandel, a nord della Groenlandia e delle isole canadesi, quasi per caso. Infatti i ricercatori si trovavano nei paraggi per altri motivi scientifici e, dopo essersi accorti che a occhio nudo il ghiaccio era più sottile, hanno deciso di effettuare le misurazioni. Durante l’estate è normale una riduzione della copertura e un certo assottigliamento del ghiaccio, infatti le condizioni delle calotte, quella artica come quella antartica, a seconda della stagione possono presentare dei cambiamenti significativi. “Nello studio quindi hanno cercato di verificare quanto fosse eccezionale questa particolare annata” spiega la professoressa Claudia Agnini, paleoclimatologa del dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova, “perché chiaramente quello che non si può fare in questi casi è prendere per buono un record di un anno, che invece può essere relativamente poco significativo”. Gli studiosi hanno anche cercato di capire cosa ha portato questo “thinning”, l’assottigliamento, e quanto conta, per esempio, il livello soglia. Durante la primavera del 2020 c’era poco ghiaccio, ma nei due anni precedenti il livello in primavera era stato ancora più basso, fatto che però non si è tradotto in un assottigliamento così ampio come nell’estate 2020. Di conseguenza ci sono altre variabili da tenere presente, non conta solo il livello del ghiaccio prima dell’estate. In questo sistema complesso occorre considerare anche la circolazione oceanica e la circolazione atmosferica. Ma mette in guardia la professoressa Agnini: “quando si fa vedere una serie storica si vede chiaramente che c'è un assottigliamento che mostra un chiaro trend”.

Continua la lettura su Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova

Fonte: Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova

Autore: 
Elisa Speronello

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.


Articolo tratto interamente da 
Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova


La dolcezza di quel viso di John Keats



La dolcezza di quel viso


Lo sfavillio del suo sguardo splendente

E quel seno, terrestre paradiso.


Mai più felice sarà la vista mia,

Ché ha perso il visibile ogni sapore:

Perduto è il piacere della poesia,

L’ammirazione per il classico nitore.


Sapesse lei come batte il mio cuore,

Con un sorriso ne lenirebbe la pena,

E sollevato ne sentirei la dolcezza,

La gioia, mescolata col dolore.


Come un toscano perduto in Lapponia,

Tra le nevi, pensa al suo dolce Arno,

Così sarà lei per me in eterno

L’aura della mia memoria.


John Keats


Três Picos

Três Picos from Flávio Varricchio on Vimeo.

Photo e video credit Flávio Varricchio caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


New York Jazz City

New York Jazz City from Clara on Vimeo.

Photo e video credit Clara caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


In memoria di Sacco e Vanzetti






Ferdinando Nicola Sacco (Torremaggiore, 22 aprile 1891 – Charlestown, 23 agosto 1927) e Bartolomeo Vanzetti (Villafalletto, 11 giugno 1888 – Charlestown, 23 agosto 1927).

Giustiziati innocentemente sulla sedia elettrica negli Stati Uniti il 23 agosto 1927.
 

"Ho da dire che sono innocente. In tutta la mia vita non ho mai rubato, non ho mai ammazzato, non ho mai versato sangue umano, io. Ho combattuto per eliminare il delitto. Primo fra tutti: lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo. E se c'è una ragione per la quale sono qui è questa, e nessun'altra. Una frase, una frase signor Katzmann, mi torna sempre alla mente: “Lei signor Vanzetti, è venuto qui nel paese di Bengodi per arricchire”. Una frase che mi dà  allegria. Io non ho mai pensato di arricchire. Non è questa la ragione per cui sto soffrendo e pagando. Sto soffrendo e pagando per colpe che effettivamente ho commesso. Sto soffrendo e pagando perché sono anarchico. E mi sun anarchic! Perché sono italiano... e io sono italiano. Ma sono così convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e io per due volte potessi rinascere, rivivrei per fare esattamente le stesse cose che ho fatto. Nicola Sacco... il mio compagno Nicola! Sì, può darsi che a parlare io vada meglio di lui. Ma quante volte, quante volte, guardandolo, pensando a lui, a quest'uomo che voi giudicate ladro e assassino, e che ammazzerete... Quando le sue ossa signor Thayer non saranno che polvere, e i vostri nomi, le vostre istituzioni non saranno che il ricordo di un passato maledetto, il suo nome, il nome di Nicola Sacco, sarà  ancora vivo nel cuore della gente. (Rivolgendosi a Sacco) Noi dobbiamo ringraziarli. Senza di loro noi saremmo morti come due poveri sfruttati. (Tornando a rivolgersi alla Corte) Un buon calzolaio, un bravo pescivendolo, e mai in tutta la nostra vita avremmo potuto sperare di fare tanto in favore della tolleranza, della giustizia, della comprensione fra gli uomini. Voi avete dato un senso alla vita di due poveri sfruttati!"



Discorso tratto dal film Sacco e Vanzetti 


Video credit Accabadora caricato su YouTube 


Il blog riprende le pubblicazioni


Questo blog riprende la normale pubblicazione. Grazie a tutti per i vostri commenti nel post precedente.



sabato 14 agosto 2021

Blog in ferie

 



Questo blog resterà chiuso per un periodo di sospirate vacanze, dal 15/08 al 23/08 (salvo complicazioni).


Auguro buone vacanze a chi parte e delle serene giornate a chi resta.



Ricordo a tutti, che i commenti saranno pubblicati al mio ritorno.


Citazione del giorno

 

"Qualsiasi felicità è un capolavoro: il minimo errore la falsa, la minima esitazione la incrina, la minima grossolanità la deturpa, la minima insulsaggine la degrada."

Marguerite Yourcenar



Notte d'Estate di Antonio Machado



Notte d'Estate

È una bella notte d'estate
Tengono le alte case
aperti i balconi
del vecchio paese sulla vasta piazza
Nell'ampio rettangolo deserto,
panchine di pietra, evonimi ed acacie
simmetrici disegnano
le nere ombre sulla bianca arena.
Allo zenit la luna, e sulla torre
la sfera dell'orologio illuminata.
Io in questo vecchio paese vo passeggiando
solo come un fantasma.

Antonio Machado


14 agosto 2018 – A Genova crolla il viadotto autostradale Polcevera, provocando 43 vittime e quasi 600 sfollati dalle abitazioni sottostanti

Il Ponte Morandi dopo il crollo, visto da Est, panoramica


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Alle ore 11:36 del 14 agosto 2018 la sezione del ponte che sovrasta la zona fluviale e industriale di Sampierdarena, lunga 250 metri, è improvvisamente collassata insieme al pilone di sostegno numero 9, provocando 43 vittime tra le persone a bordo dei mezzi che transitavano sul ponte e tra gli operai al lavoro nella sottostante isola ecologica dell'AMIU, l'azienda municipalizzata per la raccolta dei rifiuti.

Il crollo del ponte ha determinato la chiusura al traffico del raccordo fra A7 e A10 e di numerose strade sottostanti, oltre che della linea ferroviaria di raccordo con il porto, nonché la necessità di evacuare per motivi precauzionali 566 persone residenti nelle case presenti sotto il pilone n. 10.

Il Consiglio dei ministri, il 15 agosto, ha dichiarato lo stato di emergenza nel territorio del comune di Genova per la durata di dodici mesi e ha successivamente nominato il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, commissario straordinario per l'emergenza.

Il 18 agosto è stato decretato un giorno di lutto nazionale e, nella stessa data, sono stati celebrati i funerali di Stato per solo 19 delle 43 vittime all'interno del padiglione Blu della Fiera di Genova trasformato in camera ardente celebrati dal cardinale di Genova Angelo Bagnasco e dall'imam di Genova Salah Hussein per le due vittime albanesi alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, del Presidente della Camera Roberto Fico, del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dei ministri, del sindaco di Genova Marco Bucci, assieme alle alte cariche politiche, civili e militari; alle esequie erano presenti 8000 persone dentro e fuori la struttura.

A fine agosto sono stati consegnati i primi alloggi ad alcune centinaia di persone residenti nella "zona rossa", obbligate cautelativamente ad abbandonare le proprie abitazioni nei giorni successivi al crollo. Il comune di Genova e la regione Liguria hanno dichiarato di attendere il via libera dal Consiglio dei Ministri per firmare col dipartimento della Protezione Civile l'ordinanza nazionale che, per i nuclei famigliari che hanno deciso di provvedere privatamente alla ricerca di una nuova abitazione, stanzia un contributo mensile a titolo di rimborso del canone di locazione. A inizio settembre, vi sono state proteste davanti alla sede del consiglio regionale.

La dimensione e la gravità dei fatti hanno spinto il Governo a prendere in considerazione un processo di revisione globale del sistema delle concessioni da parte dello Stato, ipotizzando anche la revoca, la risoluzione, la decadenza o il recesso della concessione ad Autostrade per l'Italia. Sono inoltre stati pubblicati, il 27 agosto 2018, gli allegati economici e finanziari, fino a quel momento segreti, relativi a tutte le concessioni autostradali, mentre in precedenza erano stati pubblicati solo i testi privi dei dati monetari: secondo i termini di tale Convenzione, la revoca della concessione comporterebbe l'esborso di una penale di circa 20 miliardi.Tuttavia, più recenti interpretazioni ministeriali evidenziano che il crollo del ponte è configurabile come "grave inadempimento" della Convenzione di affidamento, in quanto il bene affidato (il ponte) avrebbe dovuto essere restituito integro: pertanto l'affidamento sarebbe revocabile senza forti risarcimenti.

Il crollo inoltre ha sollevato dubbi sulla sicurezza di diversi altri ponti e viadotti in Italia, come il viadotto della Magliana a Roma e il ponte San Michele sull'Adda tra le province di Lecco e Bergamo, con conseguenti chiusure per verifiche e interventi di manutenzione.

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Photo credit Michele Ferraris, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons


venerdì 13 agosto 2021

Oggi in Italia...

Gino Strada 2010

"Oggi in Italia, secondo il Censis, 11 milioni di persone non si curano più come dovrebbero perché non riescono a farcela economicamente, e il sistema sanitario è lì che si preoccupa del pareggio di bilancio.
E’ successo che si sono spalancate le porte al profitto. A me fa veramente schifo trarre profitto dal fatto che qualcuno soffra perché credo che la medicina debba essere pubblica, di alta qualità e gratuita per tutti."

Gino Strada


Photo credit Matteo Masolini (Gino Strada #3) [CC BY-SA 2.0], attraverso Wikimedia Commons 


E' morto Gino Strada

gino strada


 Articolo da NewsTown

“Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra. Se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi”.

E' morto Gino Strada, fondatore di Emergency, medico e chirurgo.

Aveva 73 anni.

Proprio stamane, su La Stampa, è stato pubblicato un articolo a sua firma sulla situazione in Afghanistan. "Ho vissuto in Afghanistan complessivamente 7 anni: ho visto aumentare il numero dei feriti e la violenza, mentre il Paese veniva progressivamente divorato dall’insicurezza e dalla corruzione. Dicevamo 20 anni fa che questa guerra sarebbe stata un disastro per tutti. Oggi l’esito di quell’aggressione è sotto i nostri occhi: un fallimento da ogni punto di vista", le sue parole accorate. "Oltre alle 241 mila vittime e ai 5 milioni di sfollati, tra interni e richiedenti asilo, l’Afghanistan oggi è un Paese che sta per precipitare di nuovo in una guerra civile, i talebani sono più forti di prima, le truppe internazionali sono state sconfitte e la loro presenza e autorevolezza nell’area è ancora più debole che nel 2001. E soprattutto è un Paese distrutto, da cui chi può cerca di scappare anche se sa che dovrà patire l’inferno per arrivare in Europa. E proprio in questi giorni alcuni Paesi europei contestano la decisione della Commissione europea di mettere uno stop ai rimpatri dei profughi afgani in un Paese in fiamme. Per finanziare tutto questo, gli Stati Uniti hanno speso complessivamente oltre 2 mila miliardi di dollari, l’Italia 8,5 miliardi di Euro. Le grandi industrie di armi ringraziano: alla fine sono solo loro a trarre un bilancio positivo da questa guerra. Se quel fiume di denaro fosse andato all’Afghanistan, adesso il Paese sarebbe una grande Svizzera. E peraltro, alla fine, forse gli occidentali sarebbero riusciti ad averne così un qualche controllo, mentre ora sono costretti a fuggire con la coda fra le gambe. Ci sono delle persone che in quel Paese distrutto cercano ancora di tutelare i diritti essenziali. Ad esempio, gli ospedali e lo staff di Emergency - pieni di feriti - continuano a lavorare in mezzo ai combattimenti, correndo anche dei rischi per la propria incolumità: non posso scrivere di Afghanistan senza pensare prima di tutto a loro e agli afghani che stanno soffrendo in questo momento, veri 'eroi di guerra'".

Il medico, attivista per i diritti umani e filantropo era nato il 21 aprile 1948 a Sesto San Giovanni; dopo aver terminato gli studi superiori presso il Liceo classico Carducci, conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università Statale di Milano nel 1978, specializzandosi in Chirurgia d'Urgenza. Durante gli anni della contestazione era stato tra gli attivisti del Movimento Studentesco.

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Fonte: NewsTown


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Articolo tratto interamente da NewsTown 

Photo credit nuk nuk caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons 


giovedì 12 agosto 2021

I grandi pensatori distopici



Articolo da NuovAtlantide.org

Distopìa [comp. di dis- e (u)topia * 1985] s. f. forma di società caratterizzata da aspetti negativi e indesiderabili, dovuti a fattori come lo sviluppo tecnocratico o l’eccesso del controllo statale.

Jeremy Bentham e l’Utilitarismo

Jeremy Bentham (1748 – 1832) fu un intellettuale inglese che inaugurò la filosofia utilitaristica, ponendosi però anche come sostenitore radicale dei diritti umani e degli animali, proponendo una serie di riforme socio-economiche che promuovessero un rinnovamento che avrebbe potenzialmente portato ad un miglioramento delle condizioni di vita degli individui dell’era industriale, nella quale l’Inghilterra era, ai suoi tempi, entrata a pieno regime. Insieme ai sui discepoli John Stuart Mill e Robert Owen, diffuse questa suo sviluppo dell’ideologia utilitaristica in tutta Europa, simboleggiata dal cosiddetto Panopticon, un carcere circolare rigidamente strutturato e sorvegliabile che sarà definito da Michel Foucault (autore di Sorvegliare e Punire) come paradigma degli istituti penitenziari del XIX secolo.

La maggior felicità del maggior numero di uomini è il fondamento della morale e della legislazione. Con questa massima può essere riassunto a grandi linee il pensiero di Bentham. La morale si fonderebbe, secondo gli utilitaristi di una certa corrente (esistendo all’interno dello stesso movimento una serie innumerevole di linee di pensiero non totalmente convergenti venutesi a creare durante varie epoche storiche in funzione dell’evoluzione socio-politica delle realtà in cui vissero i vari esponenti), non tanto su di una visione drasticamente dottrinale ed opinabilmente asettica, guidata da un determinato stile di vita imposto da pochi sui molti come promuovevano in molti sin dalla notte dei tempi, ma sull’idea di piacere collettivo, vale a dire che non esiste un modo giusto o sbagliato di agire che non rechi con se rispettivamente piacere o dolore a seconda dei casi. Bentham, nel riproporre quest’idea, si rifà a pensatori di epoche vicine e lontane a lui, siccome già dai tempi dei greci esisteva la formula καλὸς καὶ ἀγαθός (kalos kai agathòs, bello e buono), idea di cui, tra gli altri, Platone fu un grande estimatore ed esponente. Questa venne poi ripresa, ad esempio, da Francis Hutcheson, che nell’opera An Inquiry into the Original of Our Ideas of Beauty and Virtue, formula un vero e proprio sistema matematico per il calcolo del piacere ricavato dalle azioni “belle e buone”, formula che verrà ripresa ed estesa dallo stesso Bentham.

Sotto alcuni aspetti si può, però, notare una certa qual controversia e non linearità dell’ideologia promossa dal filosofo, non tanto dal punto di vista economico quanto giuridico. Si ritrova, infatti, ad affermare la validità dei diritti umani per la sicurezza dell’individuo ma, allo stesso tempo, denuncia il fatto che, se fossero tutti rispettati alla lettera, il governo non riuscirebbe a dare al cittadino quella sicurezza che deve garantire, definendoli quindi come non strettamente necessari al proseguimento pacifico della società. Non risulta estremamente semplice dirimere questa controversia, dal momento che Bentham dedicò estesi saggi alla libertà di parola e di commercio, ai diritti delle donne, all’abolizione della schiavitù, alla difesa e depenalizzazione dell’omosessualità, al diritto al divorzio, all’abolizione delle torture fisiche ed ad innumerevoli altri argomenti che non sembrerebbero presagire completamente la sua idea generale di controllo da parte dello Stato di ogni aspetto della vita comune per garantire una vita dignitosa a tutti. A grandi linee si potrebbero paragonare l’idea di controllo statale di Bentham con il Leviatano di Hobbes, secondo cui gli uomini, che sono lupi per gli altri uomini, devono cedere i loro diritti al Leviatano, grande mostro i cui tentacoli avvolgono il mondo, in modo da permettere una convivenza civile all’ombra della potenza assoluta del sovrano. Ovviamente, Bentham non si spinge a definire gli uomini pericolosi per gli altri uomini, ma paventa solamente il fatto che, senza controllo, non è possibile garantire il massimo del benessere per il massimo numero di individui.

Un esempio lampante della teoria del controllo sviluppata da Bentham è il Panopticon, prigione da lui stesso ideata. Il nome dice già tutto: pan (tutto) opticon (controllo). I detenuti di questa istituzione carceraria dovevano essere costantemente controllati senza che però capissero quando erano realmente sorvegliati o meno. Questo principio è stato sviluppato ed analizzato anche da altri filosofi e scrittori di epoche successive. Tra gli altri troviamo Zygmunt Bauman, Michel Foucault (il quale riconosceva in quella struttura lo Stato che non comanda più dall’alto ma che pervade da dentro la società) e George Orwell, che ricreerà il controllo attuato del Panopticon nel suo romanzo 1984 con il principio della psicopolizia orwelliana iniziato proprio in quel romanzo. Essenzialmente, Bentham definiva la sua creazione come un nuovo modo per ottenere potere mentale sulla mente, in maniera e quantità mai vista prima, dichiarando apertamente lo scopo di controllo pervasivo ed invisibile per il quale l’aveva ideata. Casi celebri di panottici sono, ad esempio, il carcere (ormai dismesso) sull’isola di Santo Stefano a Ventotene, in cui vennero rinchiusi moltissimi dissidenti durante il periodo fascista (tra cui anche Umberto Terracini e Sandro Pertini), l’ospedale psichiatrico di Siena (dismesso), l’ex-carcere Le Nuove di Torino e alcuni altri. Oggi non ne esistono praticamente più in funzione.

John Stuart Mill

John Stuart Mill (1806 – 1873) fu un filosofo britannico che aderì all’utilitarismo di Bentham, anche se si distaccò dal consequenzialismo e propose un approccio più liberale e molto più aperto a livello sociale rispetto alla linea originaria, considerando i diritti individuali come fondamentali per lo sviluppo effettivo della società. A parte i trattati sulla logica e sull’economia politica (nel quale promuoveva le teorie liberali di Adam Smith e condannava il protezionismo se non in caso di industrie appena nate, per le quali esso era necessario a far sì che crescessero abbastanza per potersi poi buttare nel mercato della concorrenza internazionale), nel trattato On Liberty descrive la sua teoria di libertà e la confronta con l’ingerenza del potere.

Nel trattato, Mill afferma che la libertà è raggiungimento individuale della felicità, senza imposizioni esterne. L’unico caso in cui il potere può effettivamente imporsi sugli individui è il momento in cui una persona prevarica e danneggia altre persone. Solo e soltanto allora si potrà intervenire limitando in qualche modo la libertà a favore del benessere collettivo. Da questo punto di vista, la teoria di Mill può essere considerata come una versione blanda del Leviatano di Hobbes, con la differenza essenziale che, per Mill, l’uomo non è intrinsecamente pericoloso e non c’è bisogno di privare tutti completamente della libertà per poter convivere. Scrive: “Supponiamo che il governo faccia davvero tutt’uno col popolo, e che non gli venga mai in mente di esercitare un potere coercitivo se non in completo accordo con quella che ritiene l’opinione del popolo. Ecco: io contesto che il popolo abbia il diritto di esercitare questa coercizione, non importa se in proprio o tramite il governo. È quel potere in sé a essere illegittimo. Il migliore dei governi non ne ha maggior titolo di quanto ne abbia il peggiore.” Mill sostiene dunque l’illegittimità dell’iniziativa ingiustificata del governo per mantenere saldo il suo potere a scapito della libertà individuale. Il limitare la possibilità di esprimere la propria opinione è sempre un crimine, poiché, non essendoci verità assolute, ed esistendo solo la relatività dell’esistenza umana, la varietà delle opinioni è una condizione assolutamente auspicabile. Mill, inoltre, incoraggia l’anticonformismo come forma di espressione della libertà individuale. In generale, lo si può considerare, come è stato fatto da grandi filosofi (ad esempio, Norberto Bobbio), il padre del Liberalsocialismo, sia per le sue idee in campo economico sia in campo sociale.

In un discorso al Parlamento inglese del 1868, Mill utilizzò per la prima volta il termine distopia, riferendosi alla politica del governo sullo sfruttamento delle terre in Irlanda. Aggiungendo al termine utopia il prefisso negativo, la connotazione negativa del termine opposto al non-luogo ideale era già stata espressa da Bentham con il termine cacotopia (anche questo significante non-utopia). Con questi termini si inaugurava la definizione di quella condizione che noi chiameremmo post-apocalittica o ritraente una situazione contraria a quella che noi definiremmo di benessere comune, e dando il via ad una stagione di analisi e teorizzazione della distopia che porterà al proliferare di opere, soprattutto a carattere narrativo, con questi stati non ideali come sfondo.

Thomas Hobbes e il Leviatano

Thomas Hobbes (1588 – 1679), fu un filosofo inglese parte di quella corrente razionalista e sensista che ebbe, tra gli altri esponenti, Locke, Bacon e, in qualche misura, anche Newton. Dobbiamo ricordare, infatti, che non sono mai esistite le categorie stagne con cui oggi incaselliamo la figura del filosofo, ma ogni intellettuale si dedicava a più ambiti di ricerca (filosofia, astronomia, astrologia, teologia, …). Hobbes, tra le tante cose, si è occupato di ragione, di conoscenza, ma soprattutto di politica, campo su cui ha avuto una notevolissima influenza.

Per Hobbes, innanzitutto, l’etica non ha un carattere assoluto. Riprendendo il discorso fatto per Bentham in precedenza, l’etica e il bene comune non appartiene a quella coscienza morale imposta dalla dottrina soprattutto cristiana ma religiosa in generale. Rientra invece in un ambito soggettivo in cui, secondo Hobbes, il bene è ciò che ognuno di noi desidera ed il male ciò che è avverso a quello che reputiamo bene. La volontà, di conseguenza, non è libera, ma guidata solo da movimenti dell’animo che tendono verso la cosa desiderata, ed è libertà solo la possibilità di portare avanti senza problemi quanto deciso. Gli uomini, quindi, sono esseri guidati solo dal loro egoismo, dal loro bisogno individuale a scapito anche degli altri individui. Per questo Hobbes usa la formula homo hominis lupo, vale a dire che ogni uomo è un predatore per gli altri uomini.

Per ovviare all’anarchia ed alla violenza più totali, Hobbes formula la teoria del Leviatano, un enorme mostro marino che, con i suoi tentacoli, attanaglia tutto il mondo e lo controlla. Gli uomini, per poter vivere in pace, devono privarsi completamente della loro libertà e consegnarla al Leviatano, despota per eccellenza, che, con il suo infinito potere, permette il mantenimento dell’ordine sociale. Il sovrano è al di sopra di tutto e di tutti, ma è soggetto alla legge di natura, unico limite al suo potere. La figura a cui Hobbes fa riferimento per il Leviatano è l’Inghilterra dei suoi tempi, grande potenza marittima e coloniale che stava estendendo i suoi domini conquistando terre via via più vaste e numerose. Essendo vissuto sotto Giacomo I Stuart, noto per essere stato particolarmente dispotico ed affidarsi al principio della discendenza per diritto divino, è quasi scontato che proprio questa figura abbia in qualche modo ispirato il filosofo. 

Questa teoria del controllo di Hobbes è facilmente correlabile con altre figure, tra tutti Bentham, come già visto, ed Orwell, il cui Grande Fratello rappresenta esattamente il modello del Leviatano moderno, che pervade le vite di tutti privando gli individui della fondamentale libertà in favore dell’ordine tanto bramato da pochi che temono di perdere il loro privilegio.

La Narrativa Distopica

Per quanto riguarda la distopia, più che una vera e propria narrazione storica abbiamo un filone letterario di narrativa che si è estesamente occupato dell’argomento. La distopia letteraria nasce già sul finire dell’Ottocento, con autori del calibro di Herbert George Wells, Robert Hugh Benson (autore de Il Padrone del Mondo) e Jack London, meglio conosciuto per romanzi come Zanna Bianca, ma che si dedicò anche alla stesura de Il Tallone di Ferro. Questi autori si rifacevano all’atmosfera di totale fiducia nel progresso scientifico espressa dal positivismo, che portava all’abbandono totale nelle mani della tecnica. Si ponevano quindi la questione di quanta fiducia potesse essere realmente posta in essa e cosa sarebbe potuto accadere se, per caso, un tiranno tecnocrate fosse giunto al governo.

Dopo le due guerre mondiali, il filone distopico ha essenzialmente intrapreso due strade: quello politico ambientato in un regime dittatoriale (di qualunque stampo), rappresentato principalmente da George Orwell  e dai suoi romanzi 1984 e La fattoria degli animali, basato essenzialmente sull’idea di controllo totale della società e delle coscienze da parte di quello che è il sistema, e meglio rappresentato dalla psicopolizia, mentre un altro filone si sviluppa a partire dall’idea di mondo post apocalittico sviluppata anche da Enrico Fermi ed il suo paradosso post apocalittico. Anche prima, però, dell’invenzione delle armi atomiche, fattore da cui nacque la maggior parte dei romanzi e dei film ambientati in un futuro disastroso, abbiamo testimonianze di testi simili, uno tra tutti La peste scarlatta di Jack London, capostipite di questo genere. 

Tutti i romanzi di questo genere sono accomunati da uno sguardo pessimista sul futuro dell’uomo, prospettando disastri, dittature e una finale estinzione degli esseri umani, che sopravviveranno solo grazie alla prevaricazione del più forte e lo sterminio dei più deboli. Un esempio di questo principio è descritto nella nota trilogia di Suzanne Collins The Hunger Games, in cui i giovani dei vari distretti venivano mandati in un’arena dove l’unica regola era uccidere o essere uccisi, e al termine delle gare solo uno poteva sopravvivere. 

H. G. Wells

Herbert George Wells (1866 – 1946) fu uno scrittore e saggista inglese annoverato, insieme a Jules Verne, tra i padri della fantascienza. Nei suoi romanzi descrive realtà future nelle quali le innovazioni tecnologiche hanno portato ad uno sviluppo non sempre positivo, arrivando però a teorizzare macchine che oggi per noi sono normali nel bene o nel male, come aerei, viaggi spaziali, carri armati, armi atomiche, televisione satellitare e molto altro. Fu un forte sostenitore del socialismo, sostenuto soprattutto nelle opere dell’ultima fase della sua vita, nei quali si espose anche a favore del pacifismo contro i disastri causati dalle guerre. I suoi romanzi più noti sono La Guerra dei Mondi, La Macchina del Tempo, L’uomo invisibile e molti altri.

La Macchina del Tempo (The Time Machine), pubblicato nel 1895, che inaugurò la narrativa basata sulla possibilità di viaggiare nel tempo. Wells, nella prima parte del romanzo, fa sviluppare all’inventore che ha viaggiato nel tempo la teoria secondo la quale, come è possibile spostarsi nello spazio, che ha tre dimensioni, così ci si può spostare nel tempo, che non è altro che una quarta dimensione. Creando la sua macchina, in quarzo e avorio, capace di viaggiare nel tempo ma non nello spazio, l’inventore riuscì a raggiungere l’anno 802.701, momento in cui l’umanità si divide in Eloj e Morlock, due specie che vivono in simbiosi. I Morlock vivono sotto terra, all’ombra, ma sono la classe dominante, che “accudisce” gli Eloj per poi cibarsene. Viaggiando ancora più avanti nel tempo, l’inventore si ritroverà in un momento in cui, dopo un’eclisse, il mondo non esisterà praticamente più. Dopo essere tronato indietro ed aver raccontato la sua storia ad un uditorio di conoscenti increduli, deciderà di ripartire, senza fare più ritorno. “Non rimane che chiederci se un giorno ritornerà. Può darsi che si sia diretto in un’età in cui gli uomini sono ancora uomini, ma gli enigmi della nostra epoca e sui suoi penosi problemi sono risolti?”. 

Solo due anni dopo l’uscita de La Macchina del Tempo, Wells pubblicò un altro romanzo, L’uomo Invisibile (The Invisible Man). Griffin, fisico, riesce ad inventare un sistema per rendersi invisibile, e, dopo alcuni tentativi di rinvertire il processo, si accorgerà dell’utilità della sua condizione, dando vita ad una tirannia del terrore destinata, però, a non durare. Celeberrima opera rielaborata in numerosissimi film, alcuni dei quali prodotti quando l’autore era ancora in vita, il quale fu soddisfatto del suo lavoro e dell’influenza che esso ebbe sulla cultura di massa, anche se non apprezzò molto l’eccessiva enfasi posta sulla follia del protagonista. 

Forse il più noto romanzo di Wells, La Guerra dei Mondi (The War of the Worlds), può essere brevemente riassunto come la lotta tra extraterrestri e terresti per il controllo del pianeta Terra. Pubblicato nel 1898, divenne celebre per una lettura radiofonica del 1938 di Orson Welles che, secondo una leggenda metropolitana, causò il panico per le strade di alcune città. Tanto realistica era la lettura che, a quanto pare, alcuni la presero come un annuncio radiofonico di un’invasione aliena.

Dopo questa breve carrellata dei romanzi maggiori di Wells, è d’obbligo una riflessione sull’influenza diretta che ebbero i romanzi sulle generazioni a venire, ma anche gli influssi che si imposero sulla stesura dei romanzi stessi. Innanzitutto, le creazioni fantascientifiche di Wells segnarono un punto di svolta nel genere, dando spunti anche dal taglio molto cinematografico imposto dal realismo delle sue descrizioni, ma anche per lo sviluppo delle teorie sul viaggio nel tempo e sul destino ultimo dell’umanità governata dalla tecnica. Non lo possiamo definire esattamente uno scrittore distopico, in quanto realizza non tanto una prospettiva realistica in sé del futuro quanto un’ipotesi che pare reale solo per il numero di dettagli impressi sulla pagina. Ad esempio, se dovessimo paragonare Wells e Orwell, sicuramente le distopie del secondo paiono ad un passo dall’essere attuabili, se non addirittura già messe in atto da molti regimi dittatoriali, mentre il primo si pone nei confronti del futuro in un modo che è molto più vicino, se non identico, all’approccio che ebbe Verne nei suoi romanzi. Inoltre, più che dal positivismo in sé, Wells è influenzato dalle teorie del darwinismo sociale, ben rintracciabili soprattutto ne La Machina del Tempo, per cui esistono due classi sociali, gli Eloj (che rappresenterebbero gli operai sfruttati) ed i Morlock (la borghesia industriale sfruttatrice), interdipendenti l’una dall’altra. Ma qui si può ravvisare anche la stessa dialettica Hegeliana del servo-padrone, per cui la classe che comanda si ritrova ad essere sottomessa alla classe sfruttata, ma, soprattutto, a vivere nell’ombra. 

In Wells troviamo però anche un pensiero utopico, sebbene con le sue ambiguità e prospettive di realizzabilità. Wells credeva nella possibilità e nell’auspicabilità della creazione di uno Stato Mondiale che avrebbe permesso, entro il 2000, di assicurare la pace totale. Nel saggio del 1900 Anticipations of the Reaction of Mechanical and Scientific Progress upon Human Life and Thought, prevedeva come vi sarebbe stata una nuova unità tra i paesi anglofoni, che avrebbero portato ad una repubblica mondiale che si sarebbe poi estesa su tutto il territorio mondiale, assicurando appunto la “pace finale”. Ora, l’idea di Wells, per quanto abbia uno scopo finale nobile, non pone limiti nel controllo che quest’entità deve esercitare sui cittadini per mantenere l’ordine, portando sia alla possibilità di una repubblica pacifica, ma anche alla creazione di un Leviatano hobbesiano, che controlla ogni aspetto della vita dell’individuo. L’interconnessione tra Hobbes, Orwell ed i sistemi di sorveglianza dei regimi totalitari sono tutti applicabili a quest’idea si Stato Mondiale non ben chiara e definita. Tra l’altro, lo stesso Orwell criticò l’idea di Wells nel saggio del 1941 Wells, Hitler and the World State.

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Fonte: 
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Autore: 
Eleonora Gabutti


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L'inquinamento da plastica degli oceani


Articolo da LSWN - Le Scienze Web News

Anche se la consapevolezza sull'inquinamento da plastica sta crescendo purtroppo si sta facendo ben poco per risolvere il problema. Andando avanti di questo passo, entro il 2050, alcuni esperti prevedono che gli oceani del mondo conterranno più plastica che pesci.

Un rapporto delle Nazioni Unite, commissionato dal G20, ha analizzato in maniera dettagliata tutto ciò che il mondo dovrebbe fare per impedire che ciò che hanno previsto alcuni ricercatori diventi la nostra realtà in un futuro non molto lontano. Non stiamo facendo abbastanza per evitare che tale scenario si concretizzi realmente.

Attualmente circa 11 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei nostri oceani ogni anno. Secondo un modello del 2020 di SYSTEMIQ e The Pew Trusts entro il 2040 la quantità di rifiuti di plastica che riempirà i nostri oceani potrebbe quasi triplicare, i ricercatori hanno infatti previsto che la quantità di plastica riversata negli oceani arriverà a toccare circa 29 milioni di tonnellate.

Nel frattempo, le promesse da parte delle aziende e le politiche dei governi ridurranno i rifiuti di plastica nell'ambiente marino solo del 7%.

Tale valore non è affatto vicino al valore che sarà necessario ottenere per raggiungere gli obiettivi della Osaka Blu Ocean Vision del G20, iniziativa che cerca di impedire l'aumento dell'inquinamento da plastica negli oceani entro il 2050.

Per arrivarci, i ricercatori dell'ONU sostengono che il mondo ha bisogno di un "cambiamento radicale nell'economia della plastica". Abbiamo bisogno che l'industria delle materie plastiche passi da un "sistema lineare e dispendioso" a uno circolare e rinnovabile, in pochi decenni.

Secondo il rapporto delle Nazioni Unite si tratta di un obiettivo nobile ed è l'unico modo per raggiungere gli obiettivi della Osaka Blu Ocean Vision. Se i rappresentanti del G20 hanno veramente a cuore il rispetto degli impegni allora le nazioni leader dovranno fare dell'inquinamento da plastica la più grande delle priorità del prossimo futuro.

Il rapporto ONU dipende in gran parte da un modello pubblicato nel 2020. I risultati dimostrano che se il mondo decidesse di intraprendere un'azione ambiziosa e urgente sull'inquinamento da plastica potremmo essere in grado di ridurre i rifiuti plastici, destinati a essere riversati nei nostri oceani, dell'82% nel 2040 utilizzando le attuali tecnologie e metodologie.

Per ottenere tutto questo le nazioni di tutto il mondo dovranno agire all'unisono, cosa che finora non è avvenuta. Probabilmente siamo già in grado di capire il percorso migliore per arrivarci, questo potrebbe consentirci di creare una tabella di marcia da seguire per tutti i Paesi.

«È tempo di arrestare cambiamenti isolati in cui ci sono nazioni che fanno cose casuali che a prima vista sembranno avere un impatto positivo ma che in realtà non fanno alcuna differenza», scrive il dott. Steve Fletcher dell'Università di Portsmouth. 

«Le intenzioni sono buone ma bisogna riconoscere che cambiare una parte del sistema in isolamento non cambierà magicamente tutto il resto».

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Fonte: LSWN - Le Scienze Web News

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