Photo e video credit Henry Jun Wah Lee / Evosia caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons
domenica 30 settembre 2018
Dolomiti 8K
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Norvegia in 4K
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sabato 29 settembre 2018
Giorno d'autunno di Rainer Maria Rilke
Signore: è tempo. Grande era l'arsura .
Deponi l'ombra sulle meridiane,
libera il vento sopra la pianura.
Fa' che sia colmo ancora il frutto estremo;
concedi ancora un giorno di tepore,
.che il frutto giunga a maturare, e spremi
nel grave vino l'ultimo sapore.
Chi non ha casa adesso, non l'avrà.
Chi è solo a lungo solo dovrà stare,
leggere nelle veglie, e lunghi fogli
scrivere, e incerto sulle vie tornare
dove nell'aria fluttuano le foglie.
Deponi l'ombra sulle meridiane,
libera il vento sopra la pianura.
Fa' che sia colmo ancora il frutto estremo;
concedi ancora un giorno di tepore,
.che il frutto giunga a maturare, e spremi
nel grave vino l'ultimo sapore.
Chi non ha casa adesso, non l'avrà.
Chi è solo a lungo solo dovrà stare,
leggere nelle veglie, e lunghi fogli
scrivere, e incerto sulle vie tornare
dove nell'aria fluttuano le foglie.
Rainer Maria Rilke
Indonesia: un violento terremoto ha causato uno tsunami
Il primo bilancio provvisorio parla di 48 morti e 356 feriti, ma numerosi sono i dispersi.
Nelle prossime ore ci sarà più chiarezza, ma si teme una tragedia molto pesante.
Come tutti ricorderanno, nel dicembre 2004, un terremoto di magnitudo 9.1 al largo dell'isola di Sumatra, aveva causato uno tsunami che comportò 230mila morti.
Video credit Катаклизмы и катастрофы природы. caricato su YouTube
venerdì 28 settembre 2018
Le mode gastronomiche dagli anni cinquanta al duemila
Forse, non c'è argomento più aggregante e nello stesso tempo più
scindibile del cibo; stavolta vorrei soffermarmi sulle mode gastronomiche degli
ultimi anni.
Noi italiani, abbiamo una
peculiarità; nonostante la grande varietà di materie prime, guardiamo sempre
all'estero e quindi qualsiasi pietanza, abbia un certo non so che di estero o
esotico, per noi è mangiabile. In effetti, abbiamo avuto mode gastronomiche più
che encomiabili e altre decisamente da dimenticare.
Negli anni '50, si affacciavano
i primi cibi in scatola; ma tutto sommato, per chi non poteva permettersi
questi prodotti industriali, resisteva una buona e robusta cucina casalinga con
le innumerevoli varianti regionali, come per esempio: polpette, timballi di
pasta, agnolotti, involtini di carne, coda alla vaccinara, torta di mele e
tartufi al cioccolato.
Durante il boom economico, cioè
negli anni sessanta; vi è un totale cambiamento del modo di mangiare, grazie
anche all'aumento delle possibilità economiche delle famiglie. Quindi via
libera a svariati antipasti come: cocktail di scampi, vol-au-vent,
capesante gratinate, sandwich, fettuccine a doppio burro, tagliatelle paglia e
fieno condite con prosciutto e pecorino, insalata di carne in scatola, insalata
russa, tiramisù, profiterol e dall'America la Banana Split.
Siamo arrivati agli anni
settanta e dalla Francia è appena nata la nouvelle cuisine, basata
su una cucina leggera e con cotture veloci, che forse rivoluzionerà tutta la
gastronomia mondiale. Grazie a questa nuova moda, da noi arriveranno: aspic di
ogni genere, tartare di salmone, anatra all'arancia, gamberoni flambè e come
dessert pesca Melba, la torta foresta nera e il salame di cioccolato.
Dopo il minimalismo anni '70,
arriva tutta l'opulenza degli anni ottanta, pieni di eccessi e la
colesterofobia, ancora molto lontana. Si parte dagli antipasti tartine al
caviale e uova sode ripiene per i primi, risotto alla fragola, tortellini panna
e prosciutto, penne alla vodka, lacerto con purè e piselli, salmone affumicato,
filetto al pepe verde e come dessert uva caramellata, senza dimenticare
il Mont Blanc.
Negli anni novanta invece, s’inizia
a prestare più attenzione all'alimentazione e la forma fisica, prediligendo
alimenti light o quasi, mangiavamo: bresaola con rucola e grano, tagliata di
manzo con rucola e pomodorini, insalata di riso, paella, conchiglioni ripieni,
torta allo yogurt e panna cotta.
Avvicinandoci agli anni
duemila, nascono nuovi concetti culinari come la cucina molecolare e si ha
l'avanzata di un nuovo salutismo. Quindi poca carne rossa e si riscopre una
cucina un po' più contadina: insalate e zuppe di legumi, la riscoperta di grani
antichi tipo avena, kamut, farro e il khorasan. L'arrivo di piatti sempre più
esotici con la moda"ancora imperante" del sushi e della cucina
coreana/vietnamita e il cous cous; invece per i dessert la cheesecake, cupcake,
macarons, pancake e come non dimenticare i muffin nella variante dolce e salata.
Siamo giunti alla fine di questo lungo viaggio, nel vasto mondo delle mode culinarie; sicuramente avrò dimenticato qualche pietanza e vorrei chiedervi a voi, quale vi è rimasta nel cuore e quale avete odiato? A voi la parola...
Autore: Mariangela B.
Coautore: Cavaliere oscuro del web
Scossa di terremoto di 4.2 in Calabria
Una scossa di terremoto di magnitudo 4.2 è stata registrata alle 7.24 al largo della costa calabrese. L'epicentro è stato localizzato vicino Palmi, ad una profondità di circa 11 km. Il sisma è stato molto superficiale, quindi è stato avvertito in diverse zone, fino a Messina.
Sospeso per precauzione il traffico ferroviario sulla linea tirrenica tra le stazioni di Reggio Calabria e Rosarno, per consentire una verifica degli impianti.
L'amica blogger Santa Spanò, abita nella zona colpita, questo è il suo post pubblicato su Facebook, pochi minuti dopo la scossa:
Sono le 7:30 di venerdì: #TERREMOTO.
Questa volta non ho le allucinazioni...
Paura e chiudo!
*Aggiornamento delle 8:26 - Scossa di 4.2 a 11 km di profondità e 7 km dalla Costa Viola. Per fortuna non ci sono danni.
Buongiorno e una buona giornata a tutti.
Questa volta non ho le allucinazioni...
Paura e chiudo!
*Aggiornamento delle 8:26 - Scossa di 4.2 a 11 km di profondità e 7 km dalla Costa Viola. Per fortuna non ci sono danni.
Buongiorno e una buona giornata a tutti.
mercoledì 26 settembre 2018
Jobs act: la Consulta boccia criterio su indennità licenziamento
Articolo da Radio Città Fujiko
La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l'articolo 3, comma 1 del Jobs Act, che per i licenziamenti senza giusta causa calcolava l'indennità al lavoratore solo sulla base dell'anzianità. "Norma contraria ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza e contrasta con il diritto e la tutela del lavoro". Il commento di Marta Fana.
La Corte Costituzionale ha dato ragione al Tribunale del
Lavoro di Roma, definendo incostituzionale il calcolo delle indennità al
lavoratore previsto dal Jobs Act. L'articolo 3, comma 1 del
Jobs Act prevedeva infatti un indennizzo pari a due mensilità
dell'ultima retribuzione di riferimento per ogni anno di servizio, da un
minimo di 4 mensilità ad un massimo di 24. Il recente Decreto
Dignità a firma Di Maio ha alzato i limiti previsti per il numero di
mensilità, portandoli ad un minimo di 6 e ad un massimo di 36, ma senza
intaccare i criteri definiti illegittimi nell'odierna sentenza della
Corte Costituzionale.
Continua la lettura su Radio Città Fujiko
Intervento audio su Radio Città Fujiko
Fonte: Radio Città Fujiko
Autore: redazione Radio Città Fujiko
Licenza:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported.
Articolo tratto interamente da Radio Città Fujiko
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Fonte: Radio Città Fujiko
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Articolo tratto interamente da Radio Città Fujiko
Nun c’è niente de più bello...
"Nun c’è niente de più bello de na persona in rinascita. Quanno s’ariarza dopo na caduta, dopo na tempesta e ritorna più forte e bella de prima. Con qualche cicatrice in più ner core sotto la pelle, ma co la voglia de stravorge er monno, anche solo co un sorriso."
Anna Magnani
Il ‘reato di solidarietà’ si moltiplica in Europa
Articolo da Global Voices
Undici persone che erano state arrestate e accusate [en] di tratta di esseri umani nell'ottobre 2017 sono apparse in tribunale a Bruxelles il 6 settembre scorso, alla prima udienza di un processo che secondo gli attivisti è l'ennesimo caso in Europa di “criminalizzazione della solidarietà”.
Gli imputati avrebbero assistito lo scorso anno 95 migranti privi di documenti, tra cui 12 minori, nel tragitto dal Belgio al Regno Unito, ospitandoli nelle loro case, prestando loro il telefono o aiutandoli a salire a bordo dei camion diretti dall'altra parte del canale.
Il giorno del processo, trecento persone hanno protestato [fr, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] davanti al tribunale. I manifestanti sostengono che si tratti di un processo politico che mira a dissuadere la popolazione dall'aiutare i migranti, creando un precedente giudiziario di natura intimidatoria.
Gli imputati sono due giornaliste belghe, un assistente sociale belga di origini marocchine, un uomo tunisino residente legalmente in Belgio e sette persone che sono essi stessi migranti privi di documenti. Otto degli imputati sono in carcere dal momento dell'arresto.
La legge belga prevede che ci debba essere una transazione monetaria perché un atto sia inquadrato come tratta di esseri umani, cosa che gli imputati negano sia mai accaduta. Tuttavia, il rapporto tra i migranti e chi li aiuta sembra rientrare in una zona grigia dal punto di vista giuridico e si teme che il campo di applicazione della legge venga impropriamente esteso in modo da colpire gli attivisti.
Myriam Berghe, una delle due giornaliste, ha dichiarato in un'intervista alla RTBF (l'emittente pubblica belga) di aver ricevuto denaro per conto di un migrante che ospitava. Dice Berghe che al migrante in questione era stato inviato denaro dall'estero tramite Western Union, ma che non aveva modo di ritirarlo in mancanza di documenti. Quello che secondo la giornalista era semplicemente un atto di gentilezza, agli occhi delle autorità rappresenta il pagamento per tratta di migranti.
Nella stessa intervista spiega che, nonostante alcune delle persone che ha ospitato siano essi stessi contrabbandieri, lei non li considererebbe “trafficanti di esseri umani”:
Sì, ho ospitato dei contrabbandieri. Ma occorre capire di quale realtà stiamo parlando. Le 12 persone coinvolte in questo caso non hanno nulla a che fare con ciò che la legge chiama “trafficanti di esseri umani”. Sono giovani abbandonati che cercano di sopravvivere diventando piccoli contrabbandieri per il tempo necessario a pagarsi un passaggio.
Fonte: Global Voices
Autore: scritto da Melissa Vida - tradotto da Paola Forti
Licenza:
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Articolo tratto interamente da Global Voices
martedì 25 settembre 2018
Comunicato Arci su decreto sicurezza
Una pagina nera per la nostra democrazia, che avrà conseguenze negative anche per le amministrazioni locali.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità il testo che ha unificato i due provvedimenti su immigrazione e sicurezza. Già ci sarebbe molto da dire sull’abbinamento sicurezza-migranti che lascia intendere come questi ultimi siano comunque considerati dal governo un problema di ordine pubblico. E coerentemente con questa convinzione, il decreto riduce drasticamente i diritti di chi chiede o ha ottenuto protezione, eliminando di fatto quella umanitaria ed elencando una serie di condizioni che possono portare alla revoca dell’asilo e della cittadinanza.
Fortemente ridimensionato risulta poi il sistema d’accoglienza Sprar, l’unico che abbia garantito una gestione trasparente e l’integrazione degli stranieri ospitati, innanzitutto nella comunità in cui è situato il centro.
Con questo decreto gli Sprar potrebbero essere aperti solo a minori e a titolari di permesso di soggiorno, riducendone drasticamente l’efficacia e il numero di accolti.
Si preferisce puntare sui grandi centri e sulla gestione privata affidata alle gare d’appalto delle Prefetture e non dei Comuni. Centri che già hanno dato risultati pessimi sul piano della trasparenza, dell’integrazione e del rispetto dei diritti e della dignità dei migranti accolti, oltre che sull’impatto sulle comunità e sui territori. Viene riproposto l’allungamento a 180 giorni dei tempi della detenzione amministrativa, nonostante ne sia già stata dimostrata l’inefficacia per i fini che si propone.
Un elenco di provvedimenti che nella pratica cancellano molto delle iniziative positive e sostenibili che sono state messe in piedi i questi anni e che hanno visto protagonisti i sindaci e le comunità locali.
Il profilo di illegittimità è palese. La contrarietà ai principi della nostra Costituzione è evidente. Le persone in cerca di protezione continueranno ad arrivare: i conflitti proliferano e i profughi ne sono una diretta conseguenza. L’attuale instabilità in Libia ne è un’ulteriore prova.
L’ARCI esprime la sua netta contrarietà agli interventi previsti nel Decreto Legge.
Si appella al Presidente della Repubblica, massimo garante del rispetto dei principi costituzionali, affinché non firmi un simile provvedimento.
Chiama alla mobilitazione per ribadire la necessità di rafforzare il diritto d’asilo in Italia, non di cancellarlo, e di sostenere i percorsi di inclusione sociale garantiti dalla rete d’accoglienza Sprar e non di abolire ogni buona prassi favorendo la ghettizzazione dei richiedenti asilo, il business di soggetti incompetenti e la corruzione che ne deriva.
Citazione del giorno
"Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti."
Martin Luther King
In questo blog lo spam non è ammesso
Voglio ricordare a tutti, che in questo blog lo spam non è ammesso. Quindi evitate di lasciare commenti con proposte commerciali e pubblicità, oltre a link cliccabili. Non è mia abitudine cestinare, ma il rispetto viene prima di tutto.
lunedì 24 settembre 2018
Proverbio del giorno
Chi semina cardi raccoglie spine.
I colori dell'autunno
Photo e video credit Thomas Rasel caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons
Dolomiti
Photo e video credit Sabrina Binkert caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons
domenica 23 settembre 2018
Un autunno da scoprire
"Voglio un autunno rosso come l’amore, giallo come il sole ancora caldo nel cielo, arancione come i tramonti accesi al finire del giorno, porpora come i granelli d’uva da sgranocchiare. Voglio un autunno da scoprire, vivere, assaggiare."
Stephen Littleword
sabato 22 settembre 2018
Aggressione fascista a Bari al termine del corteo antirazzista
Esprimo la mia solidarietà ad Eleonora Forenza, Antonio Perillo, Claudio Riccio e a tutte le vittime dell'aggressione squadrista e fascista, subita al termine della manifestazione antirazzista, che si è svolta ieri sera a Bari.
Per maggiori informazioni e la cronaca:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/09/22/bari-aggressione-al-corteo-antirazzista-contro-salvini-picchiati-dai-fascisti-due-feriti-casapound-noi-provocati/4642725/
E vien l'autunno di Angiolo Silvio Novaro
E vien l'autunno
I fiori e l’erbe
si seccarono sui loro steli,
e venne l’autunno,
e riprese il vento a mugghiare
precipitandosi per le gole
mentre i nuvoloni bigi
si accavallavano per il cielo
e gli uccelli fuggivano impauriti
gettando uno strido,
e qualche foglia d’ulivo
si staccava e ondeggiava per l’aria
prima di scendere,
quasi rabbrividisse
di dovere toccar terra.
Angiolo Silvio Novaro
Tanzania: naufragio nel lago Vittoria provoca oltre 130 morti
Articolo da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto
21 settembre 2018
Un traghetto è naufragato nel lago Vittoria, il più grande lago del continente africano, nei pressi dell'isola Ukerewe in Tanzania, causando la morte di almeno 136 persone. Le operazioni di soccorso e di recupero dei corpi sono ancora in corso. Si teme che le vittime possano essere più di duecento.
La nave, secondo le prime ricostruzioni fornite dai media tanzani, sarebbe stata sovraccarica: pare che il traghetto avesse a bordo circa 400 passeggeri, nonostante la sua capacità massima fosse di 100 persone. Ma sono ancora in fase di accertamento le cause dell'incidente.
Il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella ha espresso il propiro cordoglio per la tragedia al presidente tanzano John Pombe Joseph Magufuli: "In questa tragica circostanza l’Italia è vicina all’amico popolo tanzaniano, con sentimenti di profonda partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime e dei dispersi. Il nostro pensiero va anche ai feriti, cui auguriamo un pronto e completo ristabilimento.".
Fonte: Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto
Autori: vari
Licenza:
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 2.5 Generic License.
Articolo tratto interamente da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto
venerdì 21 settembre 2018
A 80 anni dalle leggi razziali: la storia di Árpád Weisz
Articolo da Centro Studi Sereno Regis
Il 1938 è stato uno degli anni più bui della storia
italiana. Anzi, diciamolo in modo meno vago e più esplicito, quell’anno
ha visto materializzarsi l’evento più vergognoso, perlomeno sul versante
della politica interna, da quando nel 1861 l’Italia è diventata uno
stato unitario, vale a dire la cancellazione di alcuni diritti
fondamentali di una parte della popolazione, responsabile agli occhi di
chi governava il Paese di una cosa soltanto: essere di «razza ebraica».
Così suona l’espressione che si può leggere nel testo dei provvedimenti
legislativi che in quell’anno sancirono le basi di questa
discriminazione legale (dalla quale, per particolari benemerenze, alcune
famiglie ebraiche furono escluse, ad esempio quelle con un componente
caduto in guerra o iscritto al Partito Nazionale Fascista prima del
1923).
Queste si possono considerare le tappe principali: il 5 settembre apparve il decreto legge Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola italiana, che impedì ai ragazzi ebrei la frequentazione della scuola pubblica; il 7 dello stesso mese un altro decreto, Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri,
sancì per questi ultimi l’impossibilità di prendere dimora in Italia e
tolse la cittadinanza a quanti l’avevano ottenuta negli anni precedenti,
a partire dal 1919. Il 6 ottobre la Dichiarazione sulla razza del
Gran Consiglio del Fascismo aumentò il fardello delle discriminazioni
nei confronti della popolazione ebraica. Infine il 17 novembre del 1938
un decreto legge intitolato Provvedimenti per la difesa della razza italianadiede una prima sistematizzazione alle disposizioni del Gran Consiglio e ai decreti legge apparsi nei mesi precedenti.
Nella prima parte dell’anno, quando le leggi vere e
proprie non erano ancora state formulate, si poté assistere al
progressivo insorgere di un clima ostile nei confronti degli ebrei, in
gran parte fomentato dalla propaganda antisemita dei mezzi di
informazione. Il documento noto come Manifesto della razza rappresenta
forse il momento più significativo ed emblematico di questa lugubre
temperie culturale che andava formandosi; apparso per la prima volta il
14 luglio su «Il Giornale d’Italia» venne ripreso nei giorni seguenti da
altri giornali e riviste.
L’avvio di questa discriminazione razziale costituirà la premessa della devastazione della Shoahche, dopo l’8 settembre del 1943, comincerà a funestare anche il territorio italiano. Le deportazioni verso i lager nazisti
furono l’atto estremo e l’esito mortale di quella barbarie antisemita a
cui nel 1938 il fascismo, qui da noi, aveva dato il via.
Non è facile, anche per chi sia dotato delle
migliori intenzioni, riuscire a far agire su se stessi il ricordo di
eventi di tale smisurata grandezza. Come si può abbracciare una memoria
di sofferenza così vasta? La sola Italia conta circa 7.000 morti nei
campi di concentramento e 6.000 ebrei costretti, negli anni tra il 1938 e
il 1941, a dolorosi esili forzati. La vita quotidiana di oltre 40.000
persone, caricata di angoscia e disperazione, venne stravolta quasi da
un giorno all’altro. Allora dopo aver ricordato la vicenda in modo
collettivo, per provare ad accostarsi a tanta sofferenza può essere
indicato riversare la propria attenzione su una sola di queste vite
oppresse, seguire una singola traiettoria esistenziale capace di
rivelarci meglio il senso dell’intero. La storia che si è scelto di
raccontare è quella di un uomo di sport, lo sport più popolare in
Italia, il calcio.
Nato in Ungheria alla fine del secolo, Arpad Weisz è
stato prima un buon giocatore, arrivato sino alla nazionale del proprio
Paese, poi un allenatore, la cui carriera si è svolta quasi interamente
in Italia. Non un allenatore fra i tanti però, bensì uno dei padri
riconosciuti del calcio moderno. Del 1930 è un manuale, Il giuoco del calcio,
da lui scritto assieme ad Aldo Molinari, che sarebbe ben presto
divenuto un testo di riferimento in materia. Un libro che proprio
quest’anno, in occasione del Giorno della Memoria, è stato ripubblicato
dalle Edizioni Minerva. All’epoca uscì con un’introduzione elogiativa di
Vittorio Pozzo, a sua volta destinato a diventare una leggenda del
calcio italiano grazie ai due campionati del mondo vinti
consecutivamente nel 1934 e nel 1938.
Weisz è un innovatore, nella tattica di gioco e nel
metodo di allenamento, e la sua maestria trova conferma nei molti
trionfi ottenuti. Ad oggi resta il più giovane allenatore ad aver vinto
un campionato italiano, quello del 1929-30, che vide per la prima volta
la serie A strutturata con un girone unico. Weisz aveva allora 34 anni e
guidava l’Internazionale, squadra costretta dal fascismo a mutare il
proprio nome in Ambrosiana per evitare possibili ammiccamenti alla
galassia socialista. All’Inter fece esordire in prima squadra il
diciassettenne Giuseppe Meazza, uno dei più forti calciatori italiani di
sempre. Altri due scudetti arriveranno con il Bologna, nel 1936 e nel
1937, anno in cui vinse anche il Trofeo dell’Esposizione a Parigi, una
competizione antesignana dell’odierna Champions League.
Nel 1938 Weisz (da tempo divenuto Veisz, causa
l’allergia del regime a quella lettera iniziale di matrice straniera)
può dunque ritenersi un uomo all’apice della sua carriera professionale,
un maestro di calcio stimato, abituato a comparire sui giornali
sportivi, benvoluto dai propri giocatori, con una moglie affascinante, a
quanto riportano le testimonianze dell’epoca, e due bambini di 8 e 4
anni. Ma la vita della famiglia Weisz è sul punto di essere stravolta,
di sprofondare nel baratro senz’altra ragione che quella di essere
formata da un uomo e una donna di «razza ebraica» e da due figli che,
anche se battezzati come cattolici, le leggi antisemite assimilano in
tutto ai genitori: «è di razza ebraica colui che è nato da genitori
entrambi di razza ebraica, anche se appartenga a religione diversa da
quella ebraica».
Razzisti convinti o meno a non pochi italiani la
discriminazione fa semplicemente e cinicamente comodo, si liberano dei
posti da occupare, si crea maggiore spazio per delle carriere
professionali. Gli ebrei vengono accusati di essere presenti in modo
sproporzionato, rispetto al loro numero complessivo, in alcuni ruoli
sociali di rilievo. Ad allenare in serie A, ad esempio, sono 2 in un
campionato a 16 squadre. Troppi, secondo il nuovo sentire. Il collega di
Weisz, Ernö «Egri» Erbstein, è ungherese anche lui e come lui un nome
di rilievo nella storia dell’Italia calcistica, sarà direttore tecnico e
allenatore del Grande Torino. Più fortunato di Weisz, riuscì con i suoi
famigliari ad attraversare indenne l’abisso della Shoah. Ma
anche per «Egri» il destino avrà in serbo una scomparsa prematura,
morirà con tutta la sua squadra nello schianto di Superga il 4 maggio
1949.
Dunque Weisz e la sua famiglia, in quel 1938, si
eclissano. Il 26 ottobre è costretto a lasciare l’incarico di allenatore
del Bologna; a suo figlio Roberto, il maggiore, viene impedita
l’iscrizione alla terza elementare. È l’ingresso in un cono d’ombra, i
giornali sportivi che tanto spazio gli avevano dedicato e con i quali
aveva talvolta collaborato riservano al suo congedo una semplice riga:
«Quanto a Veisz, sembra che lascerà l’Italia a fine anno», così il
«Calcio illustrato», che soltanto l’anno prima l’aveva celebrato come
«un’intelligenza purtroppo non comune nei nostri allenatori».
Le tracce di Arpad Weisz per molti decenni sono
sembrate perdersi, nemmeno la sua morte nel genocidio ebraico poteva
considerarsi un dato certo, anche se era supposta per l’assenza di
notizie documentate e per il mancato rientro in Italia. Con una sola
eccezione, negli anni Sessanta quando il Bologna guidato dal grande
Fulvio Bernardini, che di Weisz era stato allievo, conquistò il suo
ultimo titolo sulla rivista della squadra comparirono alcune notizie
precise sulla sorte dell’allenatore ungherese e della sua famiglia.
Null’altro. Persino Enzo Biagi, che negli anni Trenta abitava a Bologna e
tifava per la squadra della città, era all’oscuro di tutto, in Novant’anni di emozioni accennò a Weisz soltanto per dire che «era molto bravo ma anche ebreo e chi sa come è finito».
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Fonte: Centro Studi Sereno Regis
Fonte: Centro Studi Sereno Regis
Autore: Massimiliano Fortuna
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Oggi è la Giornata internazionale della pace
"Rifiuto di accettare l'idea che l'uomo sia un semplice relitto galleggiante nel fiume della vita, incapace di influenzare gli avvenimenti che lo circondano. Mi rifiuto di accettare la concezione per la quale l'umanità sia così tragicamente legata alla mezzanotte stellata del razzismo e della guerra che l'alba brillante della pace e della fratellanza non possa mai diventare realtà (…) Credo che anche se viviamo tra i mortai e gli spari delle pallottole di oggi, c’è ancora speranza per un domani più brillante."
21 settembre 1943 - Insurrezione della città di Matera contro il nazifascismo e strage di Matera
Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La strage di Matera, detta anche strage della milizia, fu un eccidio avvenuto in Italia durante la seconda guerra mondiale in cui morirono 15 persone, quattro delle quali ignote, compiuto durante l'insurrezione della città avvenuta il 21 settembre 1943; nel corso dell'insurrezione di quella giornata persero la vita altri 11 cittadini. Matera fu la prima città del Mezzogiorno a insorgere contro il nazifascismo.
Dopo il proclama Badoglio dell'8 settembre 1943 che annunciava l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile, i fascisti abbandonarono il Palazzo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale che fu temporaneamente occupato dai soldati tedeschi appartenenti al Primo Battaglione della Prima Divisione Paracadutisti e capeggiati dal maggiore Wolf Werner Graf von der Schulenburg, che in un rapporto redatto dal capitano inglese R.L. Stayer per conto del War Crime Group di Padova, verrà inserito in un elenco di nazisti da "rintracciare e catturare" in quanto responsabile della strage di Matera e dell'eccidio di Pietransieri, un'altra strage compiuta dall'esercito tedesco il 21 novembre 1943 nel comune di Roccaraso.
Con il passare dei giorni la situazione si fece sempre più tesa e cominciarono i rastrellamenti e gli arresti di civili e militari rinchiusi dai tedeschi nel Palazzo della Milizia, tra cui Natale Farina e Pietro Tataranni, due soldati materani di ritorno dal fronte arrestati nel primo pomeriggio del 21 settembre.
Immediatamente prima di abbandonare la città i nazisti fecero saltare in aria il Palazzo della Milizia, ormai divenuto una prigione, con al suo interno sedici persone: i civili Francesco Farina, intervenuto per chiedere la liberazione del figlio Natale e che invece fu imprigionato insieme a quest'ultimo, l'altro soldato materano di ritorno dal fronte Pietro Tataranni imprigionato poche ore prima insieme a Farina, il sedicenne Vincenzo Luisi catturato dai tedeschi davanti alla prefettura, quattro uomini di Martina Franca catturati dai tedeschi mentre si recavano a Matera per una causa in tribunale ed accusati di essere spie degli inglesi, e otto militari imprigionati nei giorni precedenti e accusati di diserzione e tradimento.
Nell'esplosione morirono quindici persone, cioè tutti coloro che si trovavano all'interno dell'edificio eccetto un soldato di nome Giuseppe Calderaro, classe 1922, nativo di San Donato, piccolo paese della Provincia di Lecce, estratto dalle macerie il giorno seguente dai Vigili del Fuoco, gravemente ustionato ma ancora vivo. Proprio Calderaro nella sua deposizione affermerà con certezza che all'interno dell'edificio si trovavano in tutto sedici persone, sebbene i cadaveri ritrovati furono solamente undici, di cui dieci identificati e uno classificato come sconosciuto, probabilmente un bersagliere.
Un elemento inquietante a sostegno della testimonianza dell'unico sopravvissuto è che al cimitero di Matera, oltre alle bare contenenti i cadaveri, furono consegnate altre due casse contenenti resti umani ma non fu mai chiarito se essi appartenessero ad altre persone o erano parti dei corpi recuperati tra le macerie.
Documenti dell'eccidio sono stati celati nell'armadio della vergogna.
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