mercoledì 12 settembre 2018

La riforma del copyright è stata approvata dal Parlamento Europeo


Articolo da Wired

La riforma del copyright è stata approvata dal Parlamento Europeo. Axel Voss, il relatore per il Parlamento, si dice soddisfatto tra i molto applausi dell’aula. Tutto bene dunque no? No.

Da diverso tempo vi parliamo della riforma del copyright, ieri in particolare abbiamo mostrato quali erano le varie opzioni presentate dai diversi gruppi parlamentari. Purtroppo hanno prevalso le visioni più conservatrici, più orientate ad ascoltare le richieste di editori e produttori discografici e cinematografici che non quelle della società civile, del mondo accademico e di realtà importanti come Wikipedia.

Cosa non va in questa riforma

La riforma vuole regolare due problemi in particolare: il controllo sulla circolazione delle informazioni online e quello sul caricamento di contenuti coperti da copyright senza autorizzazione. Il problema esiste ma in questo caso la toppa è peggio del buco.

L’art. 11, conosciuto come link tax, è stato venduto dai quotidiani come l’unico mezzo per permettere agli editori di riottenere quegli introiti persi con l’avvento di internet a vantaggio dei grandi player della Silicon Valley. Gli editori lamentano che Google e Facebook incassano anche dal fatto che sul web gli utenti pubblicano link alle notizie dei giornali (sia chiaro: link, non i testi degli articoli, che è già illegale) e questo rende Facebook un bel posto, dove gli utenti spendono più tempo con conseguente aumento degli introiti.

Lo stesso per aggregatori di notizie come Google News, le persone vanno lì, l’edicola digitale, e Google incassa.

Benché il racconto di Davide contro Golia faccia sempre breccia, qui il racconto è falsato e potrebbe avere un finale inaspettato. E a dirlo sono anche i piccoli editori e gli editori online puri che vivono di condivisione di link, di comunità di lettori nate online. Questa norma è una scommessa che parte dal presupposto che poiché i giganti del web hanno i soldi, pagheranno sicuramente. Ma se Facebook e Google (News) non pagano, come già successo in alcuni paesi europei, circoleranno meno notizie perché mancheranno le “edicole virtuali”. La conseguenza diretta sarà minor traffico e meno introiti per quegli editori che tanto hanno voluto questa norma invece di trovare soluzioni vere per un nuovo giornalismo online e di carta.

L’art. 13, ribattezzato dagli attivisti per i diritti online censorship machineimpone alle piattaforme di mettere un filtro quando si caricano i contenuti online, come su YouTube. Finora era il produttore o l’artista che dovevano segnalare se un loro video era online senza consenso. Si vuole con questa norma di fatto invertire l’onere di trovare e rimuovere questi video. In questo caso le richieste sono più comprensibili visto che ogni ora sono caricati milioni di ore di video online nel mondo.


Il problema è che se persino il filtro  di YouTube, che ha una tecnologia simile già in funzione (Content ID) da alcuni anni, si è sbagliato più di una volta rimuovendo ingiustamente video del tutto leciti, ci chiediamo come potranno gli altri evitare errori di questo tipo. Errori che non hanno un call center da chiamare per essere risolti in un paio d’ore. Perché il copyright è materia complicata e richiede degli specialisti. In caso contrario il risultato sarà una minore libertà online e potremmo accorgercene troppo tardi.

Julia Reda del partito dei pirati e sostenitrice di una riforma ben lontana da quella adottata, ha pubblicato il risultato di chi ha votato per l’adozione dei filtri mostrando quanto sia ancora evidente una forte spaccatura anche all’interno degli stessi gruppi parlamentari.

Per l’art. 3 non sono passate le eccezioni sul text and data mining. Questo vuol dire che le imprese non potranno liberamente prendere dati da dare in pasto alle macchine di Intelligenza Artificiale. Con buona pace della competizione con Cina e Stati Uniti sulla next big thing.


Ma non è finita qui. Neanche la Libertà di Panorama è passata. Ovvero non potremo fare liberamente foto a monumenti, palazzi e paesaggi e pubblicarli sui social.

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Fonte: Wired

Autore: 
Vincenzo Tiani

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported.

Articolo tratto interamente da Wired



20 commenti:

  1. L'art.13 è terribile. Se iniziano a sparire le canzoni su Youtube..che tristezza..

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    1. Si poteva creare una buona legge, invece siamo piombati nel Medioevo.

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  2. Buongiorno,per noi che abbiamo un blog cosa cambia?

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    1. La legge in teoria può colpire tutti, compreso un piccolo blog.

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  3. Non mi piace per niente questa nuova riforma del web, non mi è piaciuta fin da subito e mi piace ancora meno ora che è stata fatta, a mio avviso in modo sbagliato e con il solo scopo di avere soldi . . .
    Non sono riuscita tuttavia a capire che cosa vuole dire per noi blogger. In Tv hanno detto che sono escluse le piccole piattaforme, Che cosa vuole dire piccole piattaforme e quali sono ? Questo significa che un blog non potrà più postare immagini o link senza dover pagare ...... anceh se si tratta di un blog senza alcun scopo di lucro come i nostri due ?

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    1. La riforma è fatta male, il nobile diritto d'autore è diventato puro business. Gli articoli proposti sono vaghi, come molte leggi già attuate in passato. Allo stato attuale non riesco ad escludere nulla. Nei prossimi mesi ci saranno altri incontri, prima dell'approvazione definitiva.

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    2. Secondo Wired, che la sà lunga, "Blog, Forum e Wikipedia sono stati giustamente risparmiati dalla nuova normativa, al pari delle vignette satiriche". Ma quello che si posta sui Social Network potrà facilmente essere censurato dal momento in cui questa normativa entrerà in vigore. Chi vivrà vedrà Vincenzo . . . .

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  4. Caro Vincenzo, non so se mi sbaglio, ma io faccio i conti sul mio blog e credo che per me non cambia nulla! sicuro per molti blog che fanno vari articoli e certi post forse cambierà.
    Ciao e buon pomeriggio con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. La riforma è poco chiara, non si riesce a capire se i piccoli blog senza lucro, siano esclusi.

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    2. arriveremo a citare la fonte senza mettere i link, scrivere la notizia con le nostre parole quindi di fatto non potendo essere tacciati di violare la norma ma certo è che di notizie ne gireranno meno, sui video ci sono i rischi che hai citato. Sulle foto secondo me se sono dell'autore non ci dovrebbero essere problemi già più complicato se io o te per es. postassimo con il suo consenso una foto per es di Patricia Moll o Mirtillo 14. Cmq una legge schifosa che spero possa ancora essere fermata o quantomeno modificata tra un anno come accennava la Reda

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    3. Una legge che ci porta indietro, tra l'altro nessuna indicazione verso la promozione di licenze Copyleft.

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  5. Non so cosa dire, non capisco se toccherà in qualche modo i nostri blog . Staremo a vedere quali saranno le conseguenze, nel prossimo futuro. Un saluto.

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  6. Aspettavo questo tuo articolo e so che ci dirai qualcosa nel caso dovessero chiarire meglio le normative sui blog come il mio, mi riferisco alle immagini e ai video musicali che rilevo con il codice di incorporamento e che pubblico sul blog. Grazie Cavaliere. Buona continuazione di giornata.
    sinforosa

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  7. Buon pomeriggio Cavaliere
    ieri avevo condiviso il tuo link e poi su richiesta di due follower ti avevo citato. Ti avevo chiamato in causa perchè tu, meglio di me sicuramente, potevi spiegare questa cosa. Se hai voglia e tempo passa a commentarmi più che altro per spiegare cosa accadrà, e magari dirmi se ciò che ho scritto (capito) è pertinente. Questa riforma comunque è pessima! un saluto

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    1. Oggi riesco a passare, purtroppo in questi giorni sono poco al PC.

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