lunedì 31 ottobre 2022

Apologia del fascismo


Per maggiori informazioni: Apologia del fascismo

La sfida cinematografica: scegli il tuo film preferito



V'invito a scegliere il vostro film preferito, tra questi cinque del sondaggio; inoltre voglio ricordare a tutti, che si può esprimere una sola preferenza e attendo anche i vostri commenti.


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"E' cosa 'e niente"




"Che vuoi fare: è cos'e nient", dice la moglie. E Eduardo risponde: "Pure questa è cos'e nient. È sempre cos'e nient. Tutte le situazioni le abbiamo sempre così risolte. È cos'e nient. Non teniamo che mangiare: è cos'e nient. Ci manca il necessario: è cos'e nient. Il padrone muore e io perdo il posto: è cos'e nient. Ci negano il diritto della vita: è cos'e nient'. Ci tolgono l'aria: è cos'è nient, che vvuò fa. Sempre cos'e nient. Quanto sei bella. Quanto eri bella. E guarda a me, guarda cosa sono diventato. A furia di dire è cos'e nient siamo diventati cos'e nient io e te. Chi ruba lavoro è come se rubasse danaro. Ma se onestamente non si può vivere, dimmi, dimmi "vabbuò è cos'e nient. Non piangere è cos'e niente. Se io esco e uccido a qualcuno è cos'e nient. E se io impazzisco e finisco al manicomio e ti chiedono perché vostro marito è impazzito tu devi dire: è impazzito per niente. È cos'e nient. È niente". 


Tratto dallo sceneggiato televisivo Peppino Girella, diretto da Eduardo De Filippo.


Luiz Inácio Lula da Silva viene eletto presidente del Brasile

Lula em Porto Alegre · 19/10/2022 · Porto Alegre (RS)


Articolo da World Politics Blog

La vittoria di Lula strappa il Brasile dalle mani dell’estrema destra, ma restituisce anche il quadro di un Paese spaccato a metà e fortemente polarizzato.

Il verdetto del secondo turno delle elezioni presidenziali brasiliane è rimasto incerto fino all’ultimo, quando è stata proclamata la vittoria del candidato di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva, con il 50,90% delle preferenze. Al contrario, il presidente uscente Jair Bolsonaro non è andato oltre il 49,10%, con un’affluenza alle urne che ha raggiunto il 79,41% degli aventi diritto.

Il verdetto vede dunque il successo del candidato del Partito dei Lavoratori (Partido dos Trabalhadores, PT), che torna alla presidenza per un terzo mandato dopo i due consecutivi tra l’inizio del 2003 e la fine del 2010. Dal prossimo 1º gennaio, Lula tornerà ad essere il presidente operaio del Brasile, dopo i quattro anni bui del governo di estrema destra di Jair Bolsonaro, mentre il suo alleato Geraldo Alckmin, leader del Partito Socialista Brasiliano (Partido Socialista Brasileiro, PSB), sarà vicepresidente. Questo risultato non deve però lasciare spazio ai trionfalismi, visto che ci dice anche che quasi la metà del Paese sostiene ancora Bolsonaro, nonostante i risultati disastrosi del suo quadriennio presidenziale, ad iniziare dalle centinaia di migliaia di morti per Covid-19.

Lo scarto davvero minimo tra i due candidati assume una dimensione leggermente maggiore se si considera che il Brasile occupa il settimo posto tra i Paesi più popolosi del mondo, e che quindi la differenza effettiva di voti tra i due candidati supera i 2,1 milioni. Ma resta il fatto che il Brasile presenta oggi una società fortemente divisa e polarizzata, in cui le aree più povere esprimono una chiara preferenza per Lula, così come quelle più ricche restano orientate verso Bolsonaro ed il suo Partito Liberale (Partido Liberal, PL).

Ora spetterà a Lula il compito di “riportare il Paese alla normalità“, come egli stesso ha promesso alla vigilia della giornata elettorale del 30 ottobre. Il leader del PT ha anche ricordato che, durante i suoi precedenti mandati alla guida del Paese, il Brasile era divenuto una potenza economica emergente con un peso crescente nell’arena internazionale. Ricordiamo infatti che Lula fu tra i promotori dei BRICS e dell’integrazione regionale sudamericana, e che nel corso della sua presidenza riuscì a tessere relazioni positive con tutti i principali Paesi della regione e del mondo. Al contrario, sotto la presidenza Bolsonaro il Brasile ha visto il suo ruolo economico e politico decisamente ridimensionato, perdendo prestigio internazionale anche a causa dei continui scandali e della pessima gestione della pandemia. Lavoro, salute, istruzione, ambiente, lotta all’inflazione, alloggi e diritti umani saranno i temi in cima all’agenda del nuovo governo, a partire dal prossimo gennaio.

Come detto, Lula e il PT dovranno soprattutto evitare i trionfalismi, visto che l’estrema destra non rinuncerà al potere molto facilmente. Bolsonaro e i suoi seguaci hanno già iniziato a parlare di brogli elettorali sin da prima del voto, tentando forse di imitare la tattica utilizzata da Donald Trump alle ultime presidenziali statunitensi. Come dimostrato dalla storia di altri Paesi della regione, l’estrema destra latinoamericana è pronta a fare ricorso a tutti i mezzi, anche a quelli illegali, per riconquistare il potere.

Lo scorso venerdì, a soli due giorni dalla giornata elettorale, Reginaldo Camilo dos Santos, detto “Zezinho”, candidato come deputato federale del PT per lo Stato di San Paolo, è stato brutalmente assassinato con colpi di arma da fuoco. Il 51enne, che sosteneva Lula per la presidenza e Fernando Haddad per il governo dello Stato di San Paolo, sarebbe stato ucciso da sostenitori di Bolsonaro, secondo quanto riferito dal deputato federale Jilmar Tatto: “Testimoni hanno riferito che una persona è passata inneggiando a Bolsonaro, lui ha risposto urlando il nome di Lula e la persona ha estratto la pistola e ha sparato tre colpi. Tutto indica che sia stata l’azione di un simpatizzante di Bolsonaro in questo clima di intolleranza nel Paese“, ha detto Tatto.

La vittoria di Lula è stata accolta positivamente da tutti i governi e i partiti politici progressisti della regione latinoamericana. Il presidente eletto ha infatti ricevuto numerosi messaggi di congratulazioni, come quello del presidente cubano Miguel Díaz-Canel, che ha pubblicato un messaggio attraverso il suo account sul social network Twitter: “Celebriamo la tua grande vittoria a favore dell’unità, della pace e dell’integrazione latinoamericana e caraibica“, ha scritto il leader dell’isola caraibica. “Hanno ritardato la tua vittoria con metodi atroci, ma non hanno potuto impedirti di vincere con il voto popolare. Torna Lula, torna il PT, tornerà la giustizia sociale“.

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Articolo tratto interamente da World Politics Blog


Photo credit Mídia NINJA caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons



All'Autunno di John Keats


All'Autunno

Stagione di nebbie e morbida abbondanza,
Tu, intima amica del sole al suo culmine,
Che con lui cospiri per far grevi e benedette d'uva
Le viti appese alle gronde di paglia dei tetti,
Tu che fai piegare sotto le mele gli alberi muscosi del casolare,
E colmi di maturità fino al torsolo ogni frutto;
Tu che gonfi la zucca e arrotondi con un dolce seme
I gusci di nòcciola e ancora fai sbocciare
Fiori tardivi per le api, illudendole
Che i giorni del caldo non finiranno mai
Perché l'estate ha colmato le loro celle viscose:
Chi non ti ha mai vista, immersa nella tua ricchezza?
Può trovarti, a volte, chi ti cerca,
Seduta senza pensieri sull'aia
Coi capelli sollevati dal vaglio del vento,
O sprofondata nel sonno in un solco solo in parte mietuto,
Intontita dalle esalazioni dei papaveri, mentre il tuo falcetto
Risparmia il fascio vicino coi suoi fiori intrecciati.
A volte, come una spigolatrice, tieni ferma
La testa sotto un pesante fardello attraversando un torrente,
O, vicina a un torchio da sidro, con uno sguardo paziente,
Sorvegli per ore lo stillicidio delle ultime gocce.
E i canti di primavera? Dove sono?
Non pensarci, tu, che una tua musica ce l'hai -
Nubi striate fioriscono il giorno che dolcemente muore,
E toccano con rosea tinta le pianure di stoppia:
Allora i moscerini in coro lamentoso, in alto sollevati
Dal vento lieve, o giù lasciati cadere,
Piangono tra i salici del fiume,
E agnelli già adulti belano forte dal baluardo dei colli,
Le cavallette cantano, e con dolci acuti
Il pettirosso zufola dal chiuso del suo giardino:
Si raccolgono le rondini, trillando nei cieli.

John Keats

Dipinto del giorno


La lattaia
di Jan Vermeer


31 ottobre 2002 - Terremoto del Molise: una potente scossa di magnitudo 5.4 della Scala Richter, alle ore 11,32, provoca il crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia uccidendo 27 bambini e una maestra

Panorama S.Giuliano di P.(CB)


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Il terremoto del Molise del 2002 è stato un sisma verificatosi tra il 31 ottobre e il 2 novembre 2002, con epicentro situato in provincia di Campobasso tra i comuni di San Giuliano di Puglia, Colletorto, Santa Croce di Magliano, Bonefro, Castellino del Biferno e Provvidenti.

La scossa più violenta, alle 11.32 del 31 ottobre, ha avuto una magnitudo di 6,0 gradi della magnitudo momento, con effetti corrispondenti all'VIII-IX grado della scala Mercalli[1]. Durante il terremoto crollò una scuola a San Giuliano di Puglia: morirono 27 bambini e una maestra. Le indagini giudiziarie, portate a compimento dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Larino, Nicola Magrone, e sfociate in un processo, hanno stabilito che il crollo della scuola era stato determinato da responsabilità umane: costruttori, progettisti, tecnico comunale e sindaco dell'epoca sono stati definitivamente condannati dalla corte di cassazione il 28 gennaio 2010[2].

Altre due persone morirono in circostanze diverse in occasione del terremoto. Circa 100 furono i feriti e 3.000 gli sfollati in provincia di Campobasso. Anche nella provincia di Foggia ci furono numerosi sfollati e una decina di comuni riportarono danni di rilievo a edifici storici e abitazioni. 

Nella notte tra il 30 e il 31 ottobre erano già state avvertite tre scosse di terremoto, di cui la più forte alle ore 3.27 (magnitudo 3,5 della scala Richter, IV-V grado della scala Mercalli).

La scossa più forte si ebbe alle ore 11.32 di giovedì 31 ottobre 2002 nella zona del basso Molise, situata a nord-est della provincia di Campobasso e compresa tra i Monti Frentani e la valle del Fortore: ebbe una durata di 60 secondi e fu avvertita distintamente nell'intero Molise, in Capitanata, in provincia di Chieti, e venne percepita fino nelle Marche,[3] a Pescara, Roma, Napoli, Bari, Benevento, Matera, Brindisi, Potenza, Salerno e Taranto.

A San Giuliano di Puglia, comune vicino all'epicentro (localizzato tra Campobasso, Larino e l'Appennino Dauno, in provincia di Foggia), durante la scossa il solaio di copertura di parte dell'edificio scolastico "Francesco Jovine" che comprendeva scuola materna, elementare e media crollò sulla parte sottostante: sotto le macerie rimasero intrappolati 57 bambini, 8 insegnanti e 2 bidelli. 

Durante la stessa giornata si ebbero altre due scosse (V grado della scala Mercalli). La terra continuò a tremare anche nella mattinata del giorno successivo.

Alle 16:02 del 1º novembre si verificò una seconda forte scossa (magnitudo momento 5,7, VIII grado della scala Mercalli), con epicentro tra i comuni di Sant'Elia a Pianisi, Casacalenda e Colletorto, anch'essa della durata di circa 60 secondi e avvertita in tutta l'Italia centrale e meridionale. Seguì una seconda scossa meno intensa (magnitudo 4,1). Le nuove scosse provocarono il crollo di altri edifici, già danneggiati dal sisma del giorno precedente, tra i quali un campanile a Castellino del Biferno. Il viadotto della Trignina riportò seri danni. Furono evacuati diversi edifici pubblici ed ospedali, tra i quali il palazzetto dello sport di San Giuliano, dove era stata allestita la camera ardente per le vittime, e la prefettura di Campobasso, dalla quale venivano coordinate le operazioni di soccorso.

Una terza scossa (magnitudo 4,2 della scala Richter, VI grado della scala Mercalli) si verificò alle 18.21, provocando danni alle abitazioni in particolare in alcuni comuni abruzzesi.

 I soccorsi furono inizialmente prestati da volontari del posto, e quindi dal Corpo Forestale dello Stato, dai vigili del fuoco, giunti da tutta la regione e dalle regioni limitrofe. Ad essi si aggiunsero i volontari delle Misericordie, della Croce Rossa Italiana, i militari e scout dell'Agesci e dell'Assoraider, per portare assistenza alle popolazioni vittime del sisma. Giunsero anche fondi e mezzi meccanici per agevolare le ricerche dei sopravvissuti tra le macerie, ma le operazioni di soccorso furono ostacolate dal ripetersi di altre scosse.

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Photo credit Alfaveyron, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons


domenica 30 ottobre 2022

È fantastico ripercorrere il passato...



"È fantastico ripercorrere il passato quando vieni da molto in basso e sai che tutto quel che sei stato, che sei e che sarai non è altro che lotta."

Diego Armando Maradona 



Autunno in Cerdagne e Capcir

Automne en Cerdagne & Capcir 4K from Benjamin Ziegler on Vimeo.

Photo e video credit Benjamin Ziegler caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Le cascate del fiume Fiora

Le Cascate lungo il Fiora from Ricordi Ripresi on Vimeo.

Photo e video credit Ricordi Ripresi caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


Strage alla festa di Halloween a Seoul



Articolo da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

La festa di HalloweenWikipedia-logo-v2.svg organizzata a SeoulWikipedia-logo-v2.svg è stata funestata dalla morte di almeno 149 persone con un centinaio di feriti. 

Il tutto si è tragicamente consumato tra le vie del quartiere ItaewonWikipedia-logo-v2.svg: durante i festeggiamenti c'era la presenza di circa centomila persone e, ancora non è stata diffusa una versione ufficiale sulle cause dell'accaduto, ad un certo punto in una via su cui si trova uno degli ingressi della stazione di Itaewon la pressione della folla ha cominciato a crescere e centinaia di persone sono rimaste schiacciate o calpestate. Le immagini ed i video sui social sono raccapriccianti, decine di corpi stesi a terra e moltissimi soccoritori impegnati a prestare soccorso praticando manovre di rianimazione. Un responsabile dei Vigili del Fuoco locali, ha fatto sapere che i corpi delle vittime sono stati trasferiti in una palestra non lontano dal luogo della tragedia, per essere identificati. La televisione locale ha mostrato decine di ambulanze al Soon Chun Hyang University Hospital, dove sono state portati alcuni dei feriti e il timore è che il bilancio possa aggravarsi ulteriormente.

Fonte: Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto 


Autori: vari

Licenza: Creative Commons License
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Articolo tratto interamente da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto


sabato 29 ottobre 2022

Il verme conquistatore di Edgar Allan Poe


Il verme conquistatore

Guardate! È una serata di gala
In questi ultimi anni desolati!
Uno stuolo d'angeli alati!
Tra i veli e sommersi dal pianto,
A teatro siede a vedere
Un dramma di speranze e timori,
L'orchestra emette a tratti in sordina
La musica delle sfere.

Parodiando Iddio nel cielo, i mimi,
Sottovoce borbottano, sussurrano
E si gettano qua e là. Marionette
Soltanto che vengono e vanno
Al cenno di cose immense informi
E spostano gli scenari avanti e indietro
Scuotendo dalle loro ali di Condor
L'invisibile Affanno!

Un dramma così variegato, non temete,
Non sarà scordato!
Col suo Fantasma per sempre inseguito
Da una folla che mai non l'afferra,
In un cerchio che sempre ritorna
Nello stesso identico punto,
E molta Pazzia, e ancor più Peccato,
E Orrore animano la trama.

Ma guardate, tra la ridda dei mimi,
S'insinua una forma strisciante!
Una cosa rossosangue si snoda
Sbucando dalla scena deserta!
Si snoda! Si annoda! Tra spasmi mortali
Suo cibo diventano i mimi,
Singhiozzano i serafini ai denti del mostro
Di sangue rappreso imbevuti.

Spente, spente le luci, tutte spente!
E sopra ogni forma fremente,
Funebre sudario il sipario
Vien giù con fragor di tempesta,
E gli angeli pallidi esangui,
Levandosi, svelandosi, dicono
Che quella è la tragedia "L'Uomo",
E il Verme Conquistatore, l'eroe.

Edgar Allan Poe


Proverbio del giorno


Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero.

Proverbio arabo


In viaggio verso l'ignoto



Articolo da Africa Is a Country

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Africa Is a Country

La migrazione delle donne africane all'interno dei loro paesi di origine è una pratica antica, in particolare tra le donne rurali che per sopravvivere dipendono dall'agricoltura e/o dall'allevamento. In tutto il continente, queste donne migrano spesso stagionalmente, alla ricerca di opportunità di sostentamento nelle fattorie, nei settori industriali o come domestiche nelle città vicine o nei centri urbani più grandi. Di solito tornano ai loro villaggi per continuare a coltivare le loro terre. Tuttavia, con l'aumento della siccità e del cambiamento climatico, nonché della povertà, dei conflitti armati e della violenza, migliaia di donne si sono trasferite con le loro famiglie nei centri urbani dove vivono nelle baraccopoli e nelle periferie delle principali città e paesi, di fatto come sfollate interne persone (IDP).

La migrazione delle donne africane oltre i confini dei loro paesi è diventata un fenomeno particolare negli ultimi decenni. Oltre a rifugiarsi nei paesi africani vicini e in altri, un gran numero di donne africane sono emigrate all'estero nei paesi del Golfo, in Europa, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada, ad esempio. Accompagnano i mariti, che hanno ottenuto lo status di rifugiato o di lavoro, oppure migrano attraverso procedure di ricongiungimento familiare facilitate dagli uffici dell'UNHCR in alcuni paesi come Egitto ed Etiopia. Ma ci sono anche donne che si sono trasferite in modo indipendente, seguendo gli stessi schemi dei loro colleghi maschi. Spesso, il mezzo più sicuro per farlo è attraverso opportunità istituzionali, come impiego, formazione o borse di studio. Quando arrivano, spesso chiedono asilo e non fanno più ritorno.

Tuttavia, la maggior parte della migrazione delle donne (autorizzate e non autorizzate) è guidata dalla discriminazione di genere e dalla violenza di genere, dalle crisi politiche e dalle guerre. Le leggi sullo status personale, che generalmente enfatizzano la subordinazione delle donne agli uomini, la mancanza di protezione, la mancanza di libertà di espressione, la censura da parte dei tutori, e la legislazione e le leggi interne hanno rafforzato gli stereotipi e gli atteggiamenti negativi nei confronti delle donne, facilitando la violazione dei loro diritti e assoggettandole alla violenza sessuale e all'umiliazione.

Ad esempio, in Sudan, la violazione dei diritti delle donne durante il regime di Inghaz (1989-2019) è stata istituzionalizzata dalla legge sull'ordine pubblico,che limitavano la libertà di espressione e le opportunità di lavoro e di viaggio delle donne se non autorizzate o accompagnate da tutori. Sono stati posti sotto sorveglianza per i loro comportamenti e vestiti e sottoposti a reclusione e frustate arbitrarie per aver indossato i pantaloni. Le donne nelle zone di guerra sono state vittime di stupri e violenze sessuali. Casi simili di violenza di genere sono esistiti anche in altri paesi, come la Somalia, dove il conflitto armato iniziato nel 1991 è stato associato a flagranti violazioni dei diritti delle donne, tra cui violenza di genere, rapimenti, matrimoni forzati e stupri di ragazze e donne nei campi e durante la raccolta di legna da ardere o il lavoro. Le donne erano vulnerabili agli attacchi dall'interno dei propri clan così come da altri clan. Queste condizioni sono state esacerbate dal collasso economico, dai leader corrotti, dalla povertà e dall'insicurezza alimentare.

Sfide in arrivo ea destinazione

L'emigrazione all'estero non è considerata un'opzione o un esercizio facile o comodo, tanto meno quando si tratta di traversate marittime illegali. La maggior parte delle donne inizia il viaggio migratorio recandosi nei paesi vicini, ma le sfide abbondano. Spesso incontrano atteggiamenti culturali ostili alla loro identità e autonomia e quindi subiscono umiliazioni, abusi sessuali e sfruttamento. Ciò può essere esacerbato dalla mancanza di qualsiasi comunità che possa fornire una rete di sicurezza o guidarli e proteggerli.

In Egitto, ad esempio, l'UNHCR facilita il ricongiungimento familiare e il reinsediamento dei rifugiati nei paesi occidentali e in altri paesi attraverso un processo lungo e complesso. L'impazienza e il mancato rispetto dei criteri di ammissibilità possono indurre molte donne a migrare attraverso rotte che rappresentano un grande rischio per il loro benessere fisico e mentale. Un migrante arrivato nel Regno Unito ha raccontato la sua traversata nel Mediterraneo su una piccola barca dall'Egitto in rotta verso l'Italia: una donna a bordo aveva un figlio malato, che alla fine è morto in mare. La madre è stata sopraffatta dal dolore e si è aggrappata al suo bambino. Uno degli uomini a bordo le strappò il bambino morto dalle ginocchia e lo gettò in mare. Le donne sposate che intendono emigrare possono scegliere di assumere nomi falsi associati alle altre mogli o partner del marito (reali o inventati), già iscritti nel sistema. Adottare un'identità che può facilitare il passaggio e la permanenza altrove può anche rendere le donne che lo fanno vulnerabili alle accuse di frode, potenzialmente criminalizzandole nel paese d'origine e nel paese ospitante e mettendo a rischio i loro figli. Questo crea un enorme stress e può portare ad altri problemi di salute mentale.

Nonostante le sfide, i pericoli e le minacce al benessere, le donne africane continuano a migrare. Sono necessari cambiamenti politici nei paesi di origine per aumentare il potenziale per le donne di evitare le scelte spesso pericolose poste dalla migrazione. A livello nazionale, i paesi possono influenzare la migrazione attraverso politiche volte a migliorare il benessere delle donne, come fornire assistenza sanitaria, approvvigionamento idrico accessibile, istruzione adeguata nelle zone rurali, miglioramento delle infrastrutture stradali e dei trasporti e fornire e facilitare l'accesso ai finanziamenti attraverso prestiti. Costruire la capacità delle donne attraverso competenze generatrici di reddito, investimenti in microimprese, coinvolgimento di giovani donne e uomini nella pianificazione e nell'esecuzione di interventi di sviluppo della comunità e creazione di unità di sicurezza e protezione nelle aree rurali, insieme alla fornitura e all'accesso all'assistenza legale per i sopravvissuti alla violenza di genere è anche imperativo. Gli uomini e le donne delle zone rurali devono essere parte integrante dei negoziati e degli accordi di pace per porre fine a guerre e crisi umanitarie. L'Unione africana deve svolgere un ruolo più attivo nel garantire che i governi rispettino le leggi internazionali e regionali sulla sicurezza e la protezione delle donne e delle famiglie. Nei paesi di destinazione, le leggi sull'immigrazione devono essere coerenti con i trattati delle Nazioni Unite e trattare le donne immigrate come indipendenti dagli uomini e proteggerle dallo sfruttamento da parte delle società di reclutamento di manodopera che le considerano dipendenti domestici all'ingrosso indipendentemente dalle capacità o dalle qualifiche che possiedono. Gli uomini e le donne delle zone rurali devono essere parte integrante dei negoziati e degli accordi di pace per porre fine a guerre e crisi umanitarie. L'Unione africana deve svolgere un ruolo più attivo nel garantire che i governi rispettino le leggi internazionali e regionali sulla sicurezza e la protezione delle donne e delle famiglie. Nei paesi di destinazione, le leggi sull'immigrazione devono essere coerenti con i trattati delle Nazioni Unite e trattare le donne immigrate come indipendenti dagli uomini e proteggerle dallo sfruttamento da parte delle società di reclutamento di manodopera che le considerano dipendenti domestici all'ingrosso indipendentemente dalle capacità o dalle qualifiche che possiedono. Gli uomini e le donne delle zone rurali devono essere parte integrante dei negoziati e degli accordi di pace per porre fine a guerre e crisi umanitarie. L'Unione africana deve svolgere un ruolo più attivo nel garantire che i governi rispettino le leggi internazionali e regionali sulla sicurezza e la protezione delle donne e delle famiglie. Nei paesi di destinazione, le leggi sull'immigrazione devono essere coerenti con i trattati delle Nazioni Unite e trattare le donne immigrate come indipendenti dagli uomini e proteggerle dallo sfruttamento da parte delle società di reclutamento di manodopera che le considerano dipendenti domestici all'ingrosso indipendentemente dalle capacità o dalle qualifiche che possiedono.

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Fonte: Africa Is a Country


Autore: 
Suad Musa

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.


Articolo tratto interamente da 
Africa Is a Country


A mano a mano...




A mano a mano ti accorgi che il vento
Ti soffia sul viso e ti ruba un sorriso 
La bella stagione che sta per finire
Ti soffia sul cuore e ti ruba l’amore
A mano a mano si scioglie nel pianto
Quel dolce ricordo sbiadito dal tempo
Di quando vivevi con me in una stanza
Non c’erano soldi ma tanta speranza.

Rino Gaetano 


Tratto dal brano A mano a manoscritto da Riccardo Cocciante, Marco Luberti interpretata da Rino Gaetano

Stanotte torna l'ora solare






Stanotte si lascerà l’ora legale per tornare all'ora solare. Le lancette si dovranno spostare dalle 3 alle 2 e con il risultato che si dormirà un'ora in più.

Vi ricordo che questi cambiamenti d'orari non sono indolori, questo cambio d'orario si ripercuote a livello di salute, portando in dote: stress, stanchezza, spossatezza, inappetenza, problemi d'umore e difficoltà di concentrazione.

L'ora legale tornerà nell'ultima domenica di marzo.


Onu: necessari tagli ai gas serra per evitare la catastrofe climatica



Articolo da Wikinotícias

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Wikinotícias

Un rapporto delle Nazioni Unite avverte che la finestra per evitare la catastrofe climatica si sta rapidamente chiudendo. L'ultimo rapporto sul divario delle emissioni del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente richiede riduzioni senza precedenti delle emissioni di gas serra e una rapida trasformazione delle società per evitare il peggio.

Il rapporto delle Nazioni Unite conclude che il mondo è molto al di sotto dell'accordo sugli obiettivi climatici di Parigi, senza un percorso credibile per limitare l'aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius entro la fine del secolo.

Il direttore esecutivo dell'UNEP Inger Andersen ha affermato che i progressi compiuti dalla conferenza sui cambiamenti climatici dell'anno scorso, la COP 26 a Glasgow, in Scozia, sono stati terribilmente inadeguati. Ha detto che i paesi non hanno mantenuto i loro impegni per ulteriori tagli alle emissioni.

Ha osservato che le emissioni di gas serra devono essere ridotte del 45% entro il 2030 per fermare il cambiamento climatico. Tuttavia, invece di stabilizzare le temperature globali a 1,5 gradi sopra il livello preindustriale, ha affermato che è probabile che le temperature aumentino di 2,4-2,6 gradi entro il 2100.

“Stiamo passando dalla crisi climatica al disastro climatico. Questo rapporto ci sta inviando un messaggio molto, molto chiaro. Se prendiamo sul serio il cambiamento climatico, dobbiamo iniziare subito una trasformazione a livello di sistema. Serve una profonda riprogettazione del settore elettrico, dei trasporti, delle costruzioni e dei sistemi alimentari”.

Inoltre, ha affermato che i sistemi finanziari devono essere riformati in modo che possano finanziare le trasformazioni necessarie. Dice che le modifiche incrementali non sono più un'opzione.

Il segretario generale dell'Organizzazione meteorologica mondiale, Peterri Talaas, ha definito fattibili i cambiamenti trasformativi. Ha osservato che l'IPCC, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, all'inizio di quest'anno ha riferito che i prezzi delle soluzioni energetiche rispettose del clima sono in calo.

“Oggi è più economico investire nell'energia solare o eolica che nell'energia fossile. E la buona notizia è che 32 paesi hanno ridotto le proprie emissioni negli ultimi 15 anni, mentre le loro economie sono cresciute. Quindi non esiste una connessione automatica tra crescita economica e crescita delle emissioni”.

Ha citato i paesi europei, gli Stati Uniti, il Giappone e Singapore come alcuni dei paesi che sono riusciti a far crescere le proprie economie e ridurre le emissioni.

Gli esperti ambientali stimano che una trasformazione globale verso un'economia a basse emissioni richiederà investimenti da almeno $ 4 trilioni a $ 6 trilioni all'anno. Chiedono alle nazioni che parteciperanno alla COP27 della prossima settimana a Sharm el-Sheikh, in Egitto, di accettare di pagare il conto e aumentare i loro impegni per ridurre le emissioni di gas serra.

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Fonte: Wikinotícias


Autori: vari

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Articolo tratto interamente da 
Wikinotícias


Addio a Jerry Lee Lewis



Articolo da OndaRock

Addio a una delle ultime leggende del rock'n'roll: Jerry Lee Lewis è morto a 87 anni, nella sua casa a sud di Memphis. Era malato da tempo e tre giorni fa il sito di gossip Tmz ne aveva annunciato prematuramente la morte per poi correggersi rapidamente.

Lascia evergreen spacca-classifiche come “Whole Lotta Shakin' Goin’ On” e "Great Balls Of Fire" (entrato anche nella colonna sonora di "Top Gun"), che gli erano valsi il soprannome di "The Killer". Ha vinto anche quattro Grammy, tra cui un Grammy alla carriera e due Grammy Hall of Fame Awards. nel 1986 era stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame.

 Nato in Louisiana in una famiglia poverissima che aveva ipotecato la casa per comprargli il primo pianoforte, Jerry aveva imparato da solo a suonare e a 14 anni si era esibito per la prima volta in pubblico in un concessionario di auto locale. Da bambino frequentava una scuola evangelica: ne fu cacciato per aver suonato una versione boogie-woogie di "My God is Real" considerata irriverente.

Il debutto vero e proprio fu a 21 anni quando si presentò ai Sun Studios di Memphis chiedendo un'audizione. Sun Records aveva appena venduto l'anno prima alla Rca il contratto di Elvis e aveva bisogno di una nuova star per completare una rosa di astri nascenti come Carl Perkins, Johnny Cash e Roy Orbison.

Il suo primo disco fu una versione energica di "Crazy Arms" di Ray Price. Con "Whole Lotta Shakin' Goin' On" del 1957, la Sun Records ottenne la hit che cercava e "Great Balls Of Fire" nel novembre di quello stesso anno consolidò il trionfo di Lewis. Altrettanto sfrenate erano sue le performance: Lewis saliva sul palco "come fosse posseduto dalla musica del demonio", secondo le sue stesse parole.

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Fonte: OndaRock 


Autore: r
edazione di OndaRock



Articolo tratto interamente da 
OndaRock


venerdì 28 ottobre 2022

Il fascismo si è presentato...


"Il fascismo si è presentato come l’anti-partito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano."

Antonio Gramsci


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Ottobre di Vladimir Majakovskij



Ottobre

Aderire o non aderire?

La questione non si pone per me.

È la mia rivoluzione.

Vladimir Majakovskij


Il fascismo è l’annullamento dei diritti degli altri


"Col mio avversario politico posso avere un dialogo o uno scontro ma sarà sempre un momento di crescita per entrambi, ma col fascista non può esserci dialogo perché il fascismo è l’annullamento dei diritti degli altri."

Sandro Pertini



28 ottobre 1922: i fascisti marciavano su Roma


Articolo da la Sinistra quotidiana

Dalla marcia su Roma a piazzale Loreto non è un attimo, anche se il Novecento è il “secolo breve“.

Più di vent’anni, quasi venticinque se si considerano anche gli antefatti del movumento fascista e le conseguenze della fine della guerra. In mezzo c’è la trasformazione primitivamente radicale di un Paese che è proiettato nella bidimensionalità temporale e immaginifica di una romanità da rivivere e far rivivere dai “colli fatali” dell’Urbe, rinverdeggianto il mito di Augusto come figlio di dio, come quel uno che valeva tutto e non solo sé stesso.

Mussolini è, a piedi, a cavallo, sugli aerei e sulle navi, sui trattori e sui carri armati, il novello Cesare. Anche se con il Divo Giulio a ben poco da spartire: la dittatura perpetua è la pietra di inciampo in cui il nuovo padre della patria romana incappa quando pensa di poter fare imporre riforme tali da mettere da parte l’oligarchico potere senatorio della gens aristocratica, ledendo le tradizioni, portando Roma da res publica alle soglie del principato.

Mussolini e i quadrumviri decidono nel 1922 che è l’ora di dare la spallata alla debilitata democrazia liberale.

La prima ora delle decisioni irrevocabili arriva proprio per la debolezza delle istituzioni, della vecchia classe dirigente, dell’intero impianto burocratico che reggeva un regno non ancora del tutto unificato nella sua conformazione geo-antropologica. Gli italiani bisogna continuare a farli, perché, dal Risorgimento al primo dopoguerra, ciò che li ha fatti sentire uniti è soltanto la contrarietà verso il nemico e non la solidarietà reciproca interna e interregionale.

L’amor di patria è alimentato dal conflitto, dal nemico alle porte, dalla frontiera minacciata. Mussolini e il suo partito sono la quinta essenza di un futurismo bellicista che è anche repubblicano, che osteggia la monarchia dei Savoia e che ha pessimi rapporti con la Chiesa cattolica. Non parliamo poi delle altre forze politiche, in particolare socialisti e comunisti: non fosse altro che per rivalsa personale, il futuro duce inizia la sua narrazione nel 1919 proprio dall’avversione nei confronti del bolscevismo.

La marcia su Roma, che deve avere i connotati della “rivoluzione italiana” viene preparata parallelamente ad una soluzione “legale” per la presa del potere da parte dei fascisti. Nei mesi che precedono la calata delle camicie nere verso la capitale, non viene mai esclusa l’ipotesi di un accordo con Giolitti e Salandra per arrivare ad equilibrio intersettoriale tra i poteri: dalla corona alla grande borghesia.

Ma la fanatizzazione dei quadri del PNF avrà il suo ineludibile ruolo nella decisione di marciare su Roma per imporsi come nuovo status politico, come nuova soluzione dell’ordine e della pacificazione nazionale e del ristabilimento delle regole. Quali, poi, saranno loro a deciderle, mediando con sé stessi nella prima parte del colpo di Stato. La monarchia viene lasciata in disparte, tenuta a latere, non considerata un avversario tanto quanto lo sono le forze parlamentari, quelle sindacali e quelle cultural-sociali.

C’è bisogno di Vittorio Emanuele III se si vuole arrivare al governo dell’Italia e, così, si sfruttano tutte le contraddizioni possibili per accelerare un assenso anche tacito del sovrano all’arrivo della marmaglia fascista nella capitale. Da molto tempo le squadracce di Mussolini imperversano in tutta Italia: bruciano, devastano le case del popolo, le sedi delle organizzazioni di categoria dei lavoratori, eppure si dicono movimento vicino alle istanze sociali.

Dispensano bastonate e botte tanto ai militanti di base dei partiti operai quanto ai loro dirigenti. I morti si contano a centinaia dal 1919 alla data della marcia su Roma: forse la prima vittima, di cui si ha una contezza storica verificabile, è un’operaia milanese, Teresa Galli, che il 15 aprile di quell’anno sta sfilando con un corteo anarchico. L’incrocio con una colonna di fascisti e futuristi è fatale.

L’Italia del 1922 vorrebbe una normalizzazione, la fine delle violenze. La monarchia vorrebbe più garanzie sul suo futuro e gli industriali altrettanto sul terreno ovviamente economico e finanziario.

Ce n’è abbastanza per pensare di allontanre dallo spettro dell’immediato futuro una guerra civile: più di tutto, i padroni e il re temono la reazione dei “rossi“. L’immagine vivida dell’occupazione delle fabbriche, del biennio operaio e la crescente potenza sovietica ad est, oltre ai tumulti scatenatisi in mezza Europa dopo la fine della guerra, sono sufficienti a cedere.

A cedere il potere ad un movimento che, ingannandosi, credono – primo fra tutti Giolitti, che non è esattamente uno sprovveduto, politicamente parlando – di poter controllare parlamentarmente, gestire istituzionalmente e condizionare con le ingenti risorse confindustriali, del mondo degli agrari, di quello della media borghesia sia settentrionale sia romana.

Alla fine il re si rifiuterà di firmare lo stato d’assedio della capitale, propostogli dal Presidente del Consiglio Facta, e permetterà ai fascisti di arrivare al potere con un tratto bivalente: rivoluzionario – golpista da un lato e legalitario dall’altro. L’opportunismo della corona sarà spesso ricordato dai biografi agiografici dei Savoia come un chiaro tratto distintivo di lungimiranza nel disporre in quel momento ciò che pareva essere la migliore tutela del bene della nazione.

Si rivelerà, invece, uno degli errori più clamorosi tanto della monarchia quanto delle forze politiche liberali che ritennero di poter fronteggiare quell’estremismo violento, quella prevaricazione mussoliniana che tuonò davanti a 40.000 fascisti riuniti a Napoli: «O ci daranno il governo o lo prenderemo calando su Roma». Proprio come i barbari.

L’Ordine nuovo” gramsciano, a proposito della giornata epocale, di quella marcia che solo i quadrumviri avevano guidato, lasciando Mussolini nella penombra delle trattative istituzionali (chissà quanto vere, chissà quanto finte…) ne scrisse con acume, titolando: “La farsa è finita“, adducendo un tratto simbolico all’evento, non sottovalutandone la portata ma concludendo l’editoriale con un troppo precipitoso, e forse autoconvincente, giudizio su un fascismo che stava avviandosi verso una fase di debolezza strutturale.

E’ probabile che l’istituzionalizzazione del movimento fascista spingesse a considerare tutti i lacci e lacciuoli a cui si sarebbe dovuto legare per gestire il potere, lasciando credere che sarebbe stato in qualche modo frenato nella sua dismisura, nei suoi eccessi e nella sua carica potenziale di rappresentanza tanto delle classi sociali più deboli, del proletariato scontento e sempre più impoverito dalla lunga scia del paperismo post-bellico, quando della borghesia padronale.

Il fascismo sarà, invece, il più grande evendo dissimulatorio del Novecento italiano: come il nazionalsocialismo che lo seguirà nella Germania della crisi di Weimar, sarà un totalitarismo di menzogne a sorreggere un potere tutto da stabilizzare, da costruire fin nei gangli più reconditi del precario Stato italiano ormai sempre più post-liberale e post-democratico.

Piccoli gruppi di industriali e grandi masse di sfruttati crederanno allo stesso tempo di avere a che fare con un qualsiasi episodio della vita politica nazionale, accantonabile al primo fallimento conclamato. Bisogna riscriverlo: dalla marcia su Roma a piazzale Loreto non è un attimo.

Articolo tratto interamente da la Sinistra quotidiana