giovedì 30 aprile 2020

Proverbio del giorno


Chi più semina, più raccoglie.


A Genova posata l'ultima campata del nuovo ponte


Articolo da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

Genova, giovedì 30 aprile 2020

Per adesso lo si chiama "Ponte per Genova", o come lo definisce Fincantieri, il "ponte-nave". È stata infatti posata l'ultima campata del nuovo ponte sul torrente Polcevera, che andrà a sostituire il Ponte Morandi, crollato nell'agosto 2018. Al "varo" di quest'ultima campata hanno presenziato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, il presidente della Liguria, Giovanni Toti e il sindaco di Genova, Marco Bucci.

Il ponte, progettato dall'architetto Renzo Piano, è stato realizzato appunto da Fincantieri Infrastructure e Salini Impregilo ed è lungo 1 067 metri, poco meno di un centinaio di metri in meno rispetto al Viadotto Polcevera. Il ponte tuttavia non è ancora concluso, mancando infatti il rivestimento. L'azienda ha inoltre annunciato che al completamento dell'infrastruttura, saranno aggiunti dei particolari sensori sviluppati, dalle divisioni Seastema e Cetena, che renderanno il ponte il primo "smart bridge" d'Europa.

Fonte: Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto 

Autori: vari

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Articolo tratto interamente da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto 



30 aprile 1950 - Eccidio di Celano


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

L'eccidio di Celano è un duplice omicidio avvenuto in Italia la sera del 30 aprile 1950, quando furono esplosi alcuni colpi di arma da fuoco contro un gruppo di braccianti radunati in piazza IV Novembre a Celano, in provincia dell'Aquila; oltre ai morti ci furono diversi feriti. Il crimine rimase senza colpevoli.

La fine della seconda guerra mondiale pose l'Italia davanti allo sforzo della ricostruzione e della ripresa economica. Nella Marsica la situazione dei contadini e dei braccianti era disastrosa: il latifondo del Fucino apparve abbandonato dalla famiglia Torlonia nell'arretratezza economica e sociale così come denunciò nel romanzo Fontamara lo scrittore Ignazio Silone. Le risorse agricole e finanziarie venivano infatti perlopiù sfruttate per alimentare lo zuccherificio di Avezzano e la banca di proprietà del principe Alessandro Torlonia. Organizzati dalla CGIL e dai partiti della sinistra i braccianti portarono avanti una protesta iniziata decenni prima che puntò ad ottenere l'intervento del governo rivendicando l'imponibile di manodopera. Alla fine del 1949 venne fondato il "comitato centrale per la rinascita della Marsica" che presidiò tutti i comuni del Fucino. Il giornalista antifascista Franco Caiola fu tra i fautori dell'associazionismo contadino e tra i primi a raccontare le lotte contadine attraverso le pagine del giornale anarchico Umanità Nova. Il 6 febbraio 1950 i sindacati organizzarono lo "sciopero alla rovescia": i lavoratori scesero dai centri abitati alla piana iniziando a lavorare alle opere di manutenzione delle strade e dei canali di irrigazione. Alla lotta partecipò tutto il popolo marsicano, compresi i fittavoli e gli artigiani. Anche le donne e i bambini svolsero nella particolare protesta un ruolo logistico fondamentale. La sommossa ebbe successo tanto che l'amministrazione Torlonia fu costretta ad impegnarsi a pagare 350 000 giornate di lavoro per la manutenzione dei canali e delle arterie fucensi.

L'Italia nel 1950 era ancora un paese che faticava a riprendersi dalle ferite della guerra e di vent'anni di dittatura fascista. Erano gli anni del "doppio Stato", in cui formalmente si andava verso la costituzione dello stato di diritto, ma contemporaneamente con la forza si cercava di contenere il pericolo di sommosse popolari che si andavano alimentando tra le fasce più deboli della popolazione. L'economia italiana era in ripresa anche grazie alla riconversione di molte industrie belliche e la società si incamminava verso i nuovi consumi e i nuovi costumi del boom economico che arriverà dieci anni più tardi. Tuttavia ampie sacche di arretratezza, anche sociale e culturale, si registravano nelle aree agricole del centro Italia e del meridione. In Sicilia, in Calabria, in Puglia e in diverse altre regioni d'Italia i braccianti, coordinati dai partiti della sinistra, dai sindacati e dalle organizzazioni di categoria, invadevano e occupavano le terre dei latifondisti protetti prima dal fascismo e in seguito dalla Democrazia Cristiana. La reazione del governo risultava ferma e sanguinosa: il VI governo De Gasperi, per opera del ministro degli interni Mario Scelba e degli agenti della celere, inasprì la repressione contro ogni forma di agitazione politica organizzata. Fecero scalpore prima la strage di Portella della Ginestra, in cui la reazione agraria non esitò a usare la mafia contro i contadini, e poi, dalla fine del 1949, le stragi di Melissa, Torremaggiore e Montescaglioso.

Tuttavia la repressione non fermò la protesta e le rivendicazioni contadine che spinsero il governo a mettere in cantiere la riforma agraria nazionale che, varata nel 1950 (legge n. 841 del 21 ottobre 1950 detta Legge Stralcio), portò all'istituzione dell'ente per la colonizzazione della Maremma Tosco-Laziale e del territorio del Fucino avvenuta il 28 febbraio 1951[12] a cui seguì pochi mesi dopo l'espropriazione terriera fatta in anticipo ai danni dei Torlonia che a seguito del prosciugamento del lago, avvenuto nella seconda metà del XIX secolo, diventarono proprietari per 99 anni di circa 14000 ettari sugli oltre 16000 dei terreni emersi e successivamente bonificati.

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mercoledì 29 aprile 2020

Odio gli indifferenti



Odio gli indifferenti. Credo che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare.
Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia.
Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti,
il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare... lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo.
Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile.
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo?
Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano. I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze.
Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti.
Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere. Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto.
E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.

Vivo, sono partigiano.

Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.


Antonio Gramsci

Testo tratto da “la Città futura”-11 febbraio 1917 ; pp. 1-1 Raccolto in SG, 78-80.

Video credit  caricato su YouTube


Lumina

Lumina from Aaron Keigher on Vimeo.

Photo e video credit Aaron Keigher caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


La pioggia di meteoriti Lyrid

LYRID METEOR SHOWER 2020 | 4k Time-lapse film | from Michael John Suttill on Vimeo.

Photo e video credit Michael John Suttill caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


martedì 28 aprile 2020

Basta morti sul lavoro!


Ogni giorno un lavoratore non torna a casa e muore sul lavoro...

V'invito a riflettere su questi dati:

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro



Video credit 451Fahrenheit451 caricato su YouTube


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La felicità di Giovanni Pascoli


La felicità

Quando, all'alba, dall'ombra s'affaccia,
discende le lucide scale
e vanisce; ecco dietro la traccia
d'un fievole sibilo d'ale,

io la inseguo per monti, per piani,
nel mare, nel cielo: già in cuore
io la vedo, già tendo le mani,
già tengo la gloria e l'amore.

Ahi! ma solo al tramonto m'appare,
su l'orlo dell'ombra lontano,
e mi sembra in silenzio accennare
lontano, lontano, lontano.

La via fatta, il trascorso dolore,
m'accenna col tacito dito:
improvvisa, con lieve stridore,
discende al silenzio infinito.

Giovanni Pascoli 


Citazione del giorno


"La cura di tutte le cure è quella di cambiare il proprio punto di vista, le proprie idee e credenze e con questa rivoluzione interiore dare un proprio contributo per un mondo migliore. Guardiamo il mondo in un altro modo."


Tiziano Terzani


lunedì 27 aprile 2020

Annunciata la fase 2


Articolo da Voce di Napoli

“Siamo nella fase2. Grazie a tutti i cittadini che hanno fatto i dovuti sacrifici per evitare che il contagio si diffonda. Ma non è esclusa una nuova ondata di contagi. Quindi la nuova fase di convivenza sarà basata sulle norme di sicurezza sanitarie“.

Ha esordito così il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante la conferenza stampa di oggi. Il Premier ha ribadito che il Governo farà di tutto per monitorare la situazione evitando che i contagi vadano fuori controllo. “Nelle prossime settimane porremo le basi per il nostro futuro“. Ha detto Conte.

DAL 4 MAGGIO, L’ECONOMIA – Saranno fissati i prezzi delle mascherine. Per le aziende ci sarà un piccolo margine di guadagno e saranno esentate dal pagamento dell’Iva. Il Premier ha poi parlato del Recovery Found, il piano economico varato dall’Unione Europea. Conte ha illustrato quelle che sono state e saranno le iniziative economiche per l’Italia. La novità potrebbe essere il rinnovo automatico dei bonus per chi li ha chiesti.

FINO AL 18 MAGGIO – Confermati per la gran parte le attuali norme relative agli spostamenti. La novità è rappresentata dalla possibilità di visite a parenti stretti. Restano gli attuali divieti per gli assembramenti. Via all’apertura di parchi pubblici sempre nel rispetto delle attuali norme di distanziamento sociale. Maggiore autonomia ai sindaci nel gestire la situazione. Può ripartire l’attività sportiva all’aperto. Consentite le sessioni di allenamenti per i professionisti. Questi allenamenti dovranno essere svolti in modo individuale. Il cibo d’asporto è consentito ma resterà vietato consumare al banco. Riaprirà l’intero settore manifatturiero. Ovviamente anche per questi casi sarà obbligatorio il rispetto delle norme di sicurezza. Le aziende avranno tempo e modo di adeguare la propria struttura rispetto alle regole.

LE REGIONI – Conte ha auspicato un continuo e collaborativo rapporto con le regioni. Gli enti locali dovranno inviare ogni giorno al Governo i dati in merito al monitoraggio del contagio.


DAL 18 MAGGIO – Riapriranno i negozi al dettaglio, musei, mostre e ci sarà la possibilità di allenamenti per sport collettivi. A giugno arriverà il turno di bar, parrucchieri, barbieri e centri estetici.

CIBO E SPORT – Il governo va verso la riapertura del cibo da asporto dal 4 maggio. E’ quanto si apprende da fonti partecipanti alla cabina di regia tra esecutivo e enti locali che confermano, così, l’ipotesi emersa nelle ultime ore. Da 4 maggio, inoltre, dovrebbe essere permessa l’attività motoria ma solo individuale (a meno che non si tratti di minori o di persone diversamente abili) e la ripresa degli allenamenti per gli sport professionistici.

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Fonte: Voce di Napoli

Autore: redazione Voce di Napoli


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Articolo tratto interamente da 
Voce di Napoli



domenica 26 aprile 2020

Diritto alla privacy


"Alcuni potrebbero dire "Non mi interessa se violano la mia privacy perché io non ho nulla da nascondere." Occorre fargli capire che stanno fraintendendo il concetto fondamentale dei diritti umani. Non occorre giustificare il motivo per cui si ha "bisogno" di un diritto: il carico della giustificazione ricade su chi cerca di infrangere quel determinato diritto. Ma anche se fosse, non puoi cedere i diritti altrui perché a te non sono utili. Ad esempio, la maggioranza non può votare contro i basilari diritti di una minoranza.
Affermare che non si è interessati al diritto alla privacy perché non si ha nulla da nascondere è come dire che non si è interessati alla libertà di parola perché non si ha nulla da dire."

Edward Snowden


Addio a Giulietto Chiesa


E' morto il giornalista  Giulietto Chiesa.

Link diretto: https://fortebraccionews.wordpress.com/2020/04/26/e-morto-giulietto-chiesa-il-cordoglio-di-vauro-un-uomo-capace-di-piangere-per-lorrore-della-guerra/




Avignone

Avignon, ville en confinement from Droneeffect on Vimeo.

Photo e video credit Droneeffect caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


Kuwait

Alkout Lights Kuwait from Ali Younis on Vimeo.

Photo e video credit Ali Younis caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 




Proverbio del giorno


I libri e gli anni rendono saggio l’uomo.

Proverbio spagnolo


Ritornano gli Evanescence

Evanescence at The Wiltern theatre in Los Angeles, California 08

Articolo da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

Sabato 25 aprile 2020

È stato pubblicato ieri il nuovo singolo della band statunitense Evanescence, dal titolo Wasted on You, con annesso videoclip su YouTube. La band aveva annunciato che nel corso del 2020 sarebbe uscito il loro quinto album, The Bitter Truth, di cui Wasted on You è il primo singolo estratto. Il brano è disponibile in formato digitale e streaming sulle maggiori piattaforme.

Il video musicale, come rivela la didascalia su YouTube, è il risultato di un collage tra video registrati dai membri della band, costretti come molti altri a rimanere in casa.

Gli Evanescence avrebbero dovuto avere un anno di fuoco con il 2020 visto l'inizio del Worlds Collide Tour con i Within Temptation che avrebbe attraversato diversi paesi europei a partire dal Belgio proprio in questo mese. Tuttavia a causa delle misure restrittive adottate per arginare l'espandersi della pandemia di COVID-19 il tour è stato rimandato a data da destinarsi. 

Fonte: Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto 

Autori: vari

Licenza: Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 2.5 Generic License.

Articolo tratto interamente da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto 


Photo credit Justin Higuchi / CC BY


Solo per oggi gratis su Giveaway of the Day - Ashampoo Burning Studio 2020


Oggi il sito Giveaway of the Day offre per ventiquattro ore, un programma per masterizzare i dati su CD, DVD e Blu-ray.

Vi ricordo di leggere le condizioni e l'uso nel sito, inoltre nel readme scaricato, troverete le spiegazioni per l’attivazione.


Note sul software

Troverete i dettagli delle funzioni a questo indirizzo:

https://www.ashampoo.com/en/usd/pin/5510/burning-software/burning-studio-20


Sito web: Giveaway of the Day

Pagina download qui





sabato 25 aprile 2020

25 aprile sempre!




Oggi come ieri, 25 aprile sempre! 


Anpi: la grande piazza virtuale del 25 aprile


25 aprile: ecco i film e i documentari messi a disposizione online



Articolo da Storie in Movimento

25 aprile 2020. 75 anni dopo la Liberazione, abbiamo sfogliato i cataloghi di siti e portali per consigliarvi qualche film. Tanti, tantissimi, probabilmente troppi quelli che vengono in questi giorni resi disponibili online, su piattaforme di vario tipo, documentari e film di finzione, indipendenti e mainstream. Ecco una piccola guida con alcune proposte, non limitandoci solo alla Resistenza ma allargando lo sguardo a dopoguerra, colonialismo, Shoah e Seconda guerra mondiale in generale.

Un percorso che può partire da un film sul colonialismo e le sue conseguenze, If Only I Were That Warrior di Valerio Ciriaci, che dal monumento al maresciallo Graziani costruito nel comune di Affile si snoda tra Etiopia, Italia e comunità italoamericane e etiopiamericane. Sempre su colonialismo e effetti sul presente, segnaliamo il video dello spettacolo teatrale Acqua di colonia di e con Elvira Frosini e Daniele Timpano. In questo periodo di sale chiuse, sono per ora pochissimi i film che stanno uscendo in modi alternativi – cioè online. Tra questi The Forgotten Front: la Resistenza a Bologna di Paolo Soglia e Lorenzo K. Stanzani, documentario con una selezione straordinaria di materiali d’archivio inediti, distribuito in streaming su MYmovies: rimane “in sala” fino al 25 aprile, e alle 19 ogni giorno ne discutono esperti, storici e i registi.

Su Open Dbb Distribuzioni dal basso, «la prima rete distributiva di produzioni indipendenti in Europa», molti i film sulla Resistenza inclusi nello “streaming di comunità” (gratuito, con un palinsesto organizzato per orari specifici): Partizani. La Resistenza italiana in Montenegro di Eric Gobetti, prodotto dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Istoreto) (che potete scaricare, con donazione, anche da qui), Bandite di Alessia Proietti sulle combattenti partigiane (anche visibile qui), Pane & Partigiani di Marino Marini sul cibo durante la Resistenza (qui), Rino. La mia ascia di guerra di Andrea Zambelli sul rapporto tra il regista e un anziano partigiano (qui), Dalle belle città date al nemico di Bernardo Iovene, filmato in occasione del 50ennale della Liberazione (qui) e Uova di Garofano di Silvano Agosti, su un ritorno nei luoghi d’infanzia e della Resistenza (con Lou Castel, il film è del 1991). La memoria degli ultimi di Samuele Rossi, su sette ex-partigiani che si raccontano, è invece in download con un contributo minimo di 4 euro.

È un film sul post anche Dal ritorno di Giovanni Cioni, uno dei più importanti documentaristi indipendenti italiani, che dà voce a Silvano Lippi, ex sergente che depose le armi e fu deportato a Mauthausen. È sul sito del cinema Postmodernissimo di Perugia, dove si trovano anche tanti altri film non a tema Resistenza. Memorie. In viaggio verso Auschwitz di Danilo Monte è invece su Fuorinorma, il sito del cinema neosperimentale italiano.

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Autore: Luca Peretti

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Articolo tratto interamente da Storie in Movimento



E quando anche l’ultimo di noi non ci sarà più...



“E quando anche l’ultimo di noi non ci sarà più, se racconteranno altre storie, se tenteranno di manipolare i fatti, beh! resistete per noi...Nessun passo indietro!
Toccherà a voi. Sarete voi i testimoni di una storia e una speranza che i vostri padri e i vostri nonni hanno chiamato Italia.
Siate testimoni della resistenza, testimoni dell’ANPI.
L’orgoglio e la libertà portateli con determinazione nelle strade, nelle piazze, tra gli affetti e nei rapporti di lavoro.
A me, Zaccaria Verucci questa grande forza e questo immenso credo me lo hanno lasciato in eredità i miei compagni caduti resistendo nelle azioni dei gruppi partigiani. Me lo hanno lasciato in eredità quelli che nell’Italia liberata hanno continuato insieme a me a testimoniare le atrocità della guerra e del fascismo.
Per tenere viva la memoria, ancora, per gli anni che verranno spero che un posto per loro possa continuare ad esserci ancora nella vostra anima e nel vostro cuore.”

Zaccaria Verucci


La Resistenza taciuta delle Donne



Oggi voglio postarvi un video che mostra le donne che hanno aiutato a liberare l'Italia dal nazifascismo.



Video credit Marcia Silenziosa della Dignità caricato su YouTube


Ora e sempre Resistenza di Piero Calamandrei


Ora e sempre Resistenza

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
Più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

Piero Calamandrei


La Resistenza vive nella lotta


Articolo da la Sinistra quotidiana

Buon 25 aprile! Cominciamo così, con un po’ di entusiasmo e ricordandoci che la parola “liberazione” in Italia si scrive prima di tutto come nome proprio di un evento straordinario che ha percorso la Penisola da Napoli a Roma, da Firenze a Bologna, Genova, Torino, Milano, Venezia, passando per tanti piccoli paesini che hanno ospitato le prime “repubbliche partigiane” e che sono state il preannuncio di un Paese libero dalla persecuzione fascista prima e nazi-fascista dopo, nella fase finale della Seconda guerra mondiale.

Liberazione e aprile sono sinonimi in Italia. Aprile comincia con gli scherzi sotto l’emblema di un pesce e finisce con una Festa nazionale che è il frutto di una Resistenza antifascista clandestina nei primi anni del regime instaurato da Mussolini, divenuta nuova lotta politica e militare subito dopo la caduta del fascismo in quel 25 luglio 1943 quando la monarchia e i gerarchi che avevano subodorato che, nonostante i proclami del duce, non sarebbe finita poi così bene viste le sconfitte tedesche nel Nord Africa e quella che è stata il principio della fine del terrore nazista in Europa: Stalingrado.

Stupisce sempre la capacità di adattamento del popolo italiano, o meglio dire la sua facile adesione a quel “trasformismo” che è storia del Regno d’Italia appena formatosi a fine ‘800 fino alle soglie della Grande guerra. Nelle mode linguistiche moderne e odierne, si direbbe che gli italiani sono facilmente “resilienti“. Il che non significa fregiarsi di qualche nuova forma di virtù che ci rende migliori davanti agli occhi del mondo: semmai vuol dire seguire il corso degli eventi e lasciare che altri lo modellino per noi e che chi ha visto per tempo le storture di una dittatura sia stato vilipeso nel migliore dei casi, picchiato a sangue e ucciso nel peggiore.

Confino ed esilio erano le altre alternative per chi avrebbe voluto esercitare il diritto molto liberale di critica verso il regime fascista e s’è reso conto ben presto che non vi era posto nell’Italia di Mussolini per l’opposizione, per un briciolo di dissenso, per qualunque manifestazione di stigmatizzazione tanto delle parole quanto dei fatti che la dittatura veniva facendo.

La Resistenza è durata tanto quanto il regime totalitario delle camicie nere. La Resistenza è divenuta evidente quando si è potuta manifestare al popolo italiano che in larga parte attendeva la fine del fascismo, soprattutto dopo l’emanazione, nel 1938, delle leggi razziali contro gli italiani di fede ebraica (rivendicate dal fascismo con parole che Mussolini aveva pronunciato fin dal 1919, come titolavano i principali quotidiani nazionali), controfirmate senza alcuna rimostranza da Vittorio Emanuele III. Quelle leggi furono anticipate di pochi mesi dal “Manifesto della Razza“: un preambolo assolutamente degno dell’infamia normativa seguente e conseguente.

Caduto il regime nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 sulla scia dell’Ordine del Giorno proposto dal gerarca Dino Grandi (e firmato, tra gli altri, anche da Galeazzo Ciano, conte, marito di Edda, la primogenita di Mussolini), il teatro del colpo di Stato si spostò da Palazzo Venezia a Villa Savoia dove il Re e Imperatore ebbe un colloquio molto poco cordiale col duce e ne accettò le dimissioni da capo del governo italiano.

Da quel momento, l’Italia scoprì d’un tratto d’essere non più fascista ma nuovamente monarchica e liberale. I ritratti di Badoglio e del Re vennero issati nei cortei, in tutte le piazze dove giacevano a terra i fasci littori scardinati dai palazzi, i busti di Mussolini presi a martellate e le bandiere nere del fascio bruciate. Tanto tempo era occorso all’ex-duce, quando ancora era un membro del Partito Socialista Italiano e direttore del prestigioso quotidiano “Avanti!“, per passare dalle posizioni pacifiste contro la strage di proletari mandati al fronte nella Prima guerra mondiale a quelle cosiddette “interventiste” proclamate sul nuovo quotidiano “Il Popolo d’Italia“. Ventiquattro ore al massimo.

Forse anche meno. Questo è il tempo in cui gli italiani maturano l’opposto delle precedenti convinzioni granitiche che avevano: le relegano nell’angolo di un dimenticatoio preparato a bella posta e dimenticano, non creano una coscienza dalla memoria, ma preferiscono non imparare dai loro errori e li riconvertono, di decennio in decennio, in nuovi macroscopici abbagli che hanno penalizzato e penalizzano tutt’ora le classi sociali più povere, indigenti e sfruttate.


A farsi turlupinare sono soprattutto coloro che sono privi di una adeguata difesa in termini culturali: non è una colpa, ma non è nemmeno una scusa per accampare il diritto di libertà di opinione quando si è letteralmente impossibilitati a formarsene una in base a dati che dovrebbero essere evidenze e non al sentito dire o alla propaganda dei moderni fascisti chiamati bellamente “sovranisti“.


Articolo tratto interamente da la Sinistra quotidiana 


venerdì 24 aprile 2020

La nostra Terra sta male!


"La nostra Terra sta male, è arrivata a 1 grado di surriscaldamento ed è come se avesse 38 di febbre. È sicuro che a breve arriverà a 39 gradi (2 gradi di surriscaldamento) e solo ed esclusivamente se corriamo da oggi seriamente ai ripari riusciremo a fare in modo che la sua febbre non aumenti ulteriormente. Se la situazione dovesse peggiorare raggiungeremmo 5 gradi di surriscaldamento. Una situazione disastrosa e irrecuperabile che penalizzerà i nostri figli e nipoti."

Luca Mercalli


Pollice su e giù della settimana


Si è chiuso il più grande buco dell'ozono mai rilevato al Polo Nord tratto da Euronews Italiano





Quasi 50mila morti negli Usa. Proposta shock di Trump:" Iniezioni di disinfettante contro virus" tratto da RaiNews







giovedì 23 aprile 2020

La sfida musicale: scegli la tua canzone preferita



V'invito a scegliere la vostra canzone preferita tra le cinque del sondaggio, inoltre voglio ricordare a tutti, che si può esprimere una sola preferenza e attendo anche i vostri commenti.

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Sonetto 23 di William Shakespeare


Sonetto 23

Come un pessimo attore in scena
colto da paura dimentica il suo ruolo,
oppur come una furia stracarica di rabbia
strema il proprio cuore per impeto eccessivo,
anch'io, sentendomi insicuro, non trovo le parole
per la giusta apoteosi del ritual d'amore,
e nel colmo del mio amor mi par mancare
schiacciato sotto il peso della sua potenza.
Sian dunque i versi miei, unica eloquenza
e muti messaggeri della voce del mio cuore,
a supplicare amore e attender ricompensa
ben più di quella lingua che più e più parlò.
Ti prego, impara a leggere il silenzio del mio cuore
è intelletto sottil d'amore intendere con gli occhi.

William Shakespeare



La NASA ha presentato una proposta per costruire un telescopio sulla faccia nascosta della Luna


Articolo da AstronautiNEWS.it

È sempre vivo l’interesse che la comunità scientifica ha nei confronti della Luna, un’attenzione rivolta a un possibile sfruttamento delle sue risorse ma anche alle sue peculiarità. Così, la NASA ha deciso di finanziare la proposta di costruire un telescopio a maglie all’interno di un cratere situato sull’emisfero nascosto del nostro satellite naturale.

La faccia nascosta della Luna è perennemente non osservabile dalla Terra e come tale potrebbe offrire una visione rara del cosmo, non ostacolata dalle nostre interferenze radio e dai riflessi luminosi dell’atmosfera del nostro pianeta.

Il radiotelescopio a lunghezza d’onda ultra lunga (ultra-long-wavelength), sarebbe chiamato Lunar Crater Radio Telescope e potrebbe avere vantaggi non indifferenti rispetto a qualsiasi altro telescopio del nostro pianeta ma anche rispetto ai telescopi spaziali come Hubble. L’idea nasce dalla mente di Saptarshi Bandyopadhyay, un esperto di robotica del Jet Propulsion Laboratory della NASA.

L’Innovative Advanced Concepts Program della NASA sta assegnando 125.000 dollari allo studio di Fase 1, per comprendere la fattibilità di un tale telescopio.


Il telescopio, progettato come una rete metallica del diametro di 1 km, verrebbe allungato e appoggiato sulle pareti interne di un cratere largo da 3 a 5 chilometri dai DuAxel Rover della NASA, robot in grado di muoversi su pareti ripide e scoscese.

Se costruito, il Lunar Crater Radio Telescope sarebbe il più grande radiotelescopio ad apertura piena del sistema solare. Un radiotelescopio ad apertura piena è un telescopio che utilizza una singola parabola per raccogliere dati anziché molte parabole.

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Fonte: AstronautiNEWS.it

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Articolo tratto interamente da AstronautiNEWS.it