lunedì 30 settembre 2019

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"Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee."

George Bernard Shaw




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Canto d'autunno di Charles Baudelaire



Canto d'autunno
I
Presto c’immergeremo nelle fredde tenebre;
addio, vivida luce di estati troppo corte!
Sento già cadere con un battito funebre
la legna che rintrona sul selciato delle corti.
Tutto l’inverno in me s’appresta a rientrare;
ira, odio, brividi, orrore duro e forzato
lavoro e, come il sole nel suo inferno polare
il cuore non sarà più che un blocco rosso e ghiacciato.
Rabbrividendo ascolto ogni ceppo che crolla;
non ha echi più sordi l’alzarsi di un patibolo.
Il mio spirito è simile alla torre che barcolla
ai colpi dell’ariete instancabile e massiccio.
Mi pare, cos’ cullato da questo tonfo monotono,
che una bara qui accanto si stia inchiodando d’urgenza.
Per chi? - E’ autunno: soltanto ieri era estate!
Questo suono misterioso sa di partenza.
II
Mi piace dei tuoi lunghi occhi la luce verdastra,
dolce beltà, ma oggi tutto per me è amaro,
e niente, nè il tuo amore, nè il fuoco, nè il tuo boudoir
mi compensa del sole che fiammeggia sul mare.
ma tu, tenero cuore, amami ugualmente!
Sii madre anche a un ingrato, anche a un perfido;
sorella o amante, sii la dolcezza effimera
di un autunno glorioso o d’un sole un tramonto.
Compito breve! La tomba aspetta: è avida!
Ah! lasciami, la fronte sulle tue ginocchia, gustare,
rimpiangendo l’estate bianca e torrida,
il giallo, dolce, ultimo raggio autunnale!

Charles Baudelaire



Proverbio del giorno


A combatter con il fango, che si vinca o che si perda, sempre ci si infanga.


30 settembre 1943 - Le quattro giornate di Napoli


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Le quattro giornate di Napoli furono un episodio storico di insurrezione popolare avvenuto nel corso della seconda guerra mondiale, tra il 27 ed il 30 settembre 1943. Nel corso dell'insurrezione i civili, con l'apporto di militari fedeli al Regno del Sud, riuscirono a liberare la città di Napoli dall'occupazione delle forze della Wehrmacht, coadiuvate da gruppi di fascisti locali.

L'avvenimento, che valse alla città il conferimento della medaglia d'oro al valor militare, consentì alle forze Alleate di trovare al loro arrivo, il 1º ottobre 1943, una città già libera dall'occupazione tedesca, grazie al coraggio e all'eroismo dei suoi abitanti ormai esasperati e allo stremo per i lunghi anni di guerra. Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, ad insorgere, e con successo, contro l'occupazione tedesca.

Per tutto il primo quadriennio di guerra 1940-1943, ci furono durissimi bombardamenti a Napoli da parte delle forze Alleate, che causarono ingenti perdite in termini di vite umane anche tra la popolazione civile. Si calcola che oltre 25.000 furono le vittime di questi attacchi indiscriminati alla città, per non menzionare i danni ingentissimi al patrimonio artistico e culturale (il 4 dicembre 1942 fu semi-distrutta la Basilica di Santa Chiara, mentre solo nel bombardamento del 4 agosto 1943 perirono oltre 3.000 persone; circa 600 morti e 3.000 feriti si ebbero invece per lo scoppio della nave Caterina Costa nel porto, il 28 marzo 1943).

Con l'avanzata degli Alleati nell'Italia meridionale, gli esponenti dell'antifascismo partenopeo (tra cui Fausto Nicolini e Adolfo Omodeo), iniziarono a stabilire più stretti contatti con i comandi Alleati richiedendo la liberazione della città.

A partire dall'8 settembre 1943, giorno dell'entrata in vigore dell'Armistizio di Cassibile con la lettura alla radio da parte del Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio del suo famoso "proclama", le forze armate italiane, come in tutto il paese, a causa della mancanza di ordini dei comandi militari si trovarono allo sbando anche a Napoli.

In città la situazione, già difficile per i bombardamenti subiti e per lo squilibrio delle forze in campo (oltre 20.000 tedeschi a fronte di soli 5.000 italiani, in tutta la Campania), ben presto divenne caotica per la diserzione di molti alti ufficiali, incapaci di assumere iniziative se non addirittura conniventi con i tedeschi, cui seguì lo sbando delle truppe, incapaci a loro volta di difendere la popolazione civile dalle angherie tedesche.

In particolare ci fu la fuga, in abiti borghesi, dei Generali Riccardo Pentimalli ed Ettore Deltetto, cui era affidata la responsabilità militare della provincia di Napoli. Gli ultimi atti di Ettore Deltetto furono proprio la consegna della città all'esercito tedesco e la stesura di un manifesto che, vietando gli assembramenti, autorizzava i militi a sparare sulla folla in caso di inadempienza.

Sporadici ma cruenti tentativi di resistenza si ebbero tuttavia alla Caserma Zanzur, alla Caserma dei Carabinieri Pastrengo e al 21º Centro di Avvistamento di Castel dell'Ovo.

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sabato 28 settembre 2019

I cambiamenti climatici corrono più rapidamente del previsto


Articolo da Unimondo

In questi giorni di importanti mobilitazioni per il clima, vogliamo dare voce alla scienza.  Cosa ci dice la scienza sui cambiamenti climatici in atto? L’ente più accreditato a cui rivolgersi è il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) che periodicamente, su commissione delle Nazioni Unite, fa il punto della situazione. È di agosto 2019 il Rapporto speciale sull’uso del suolo, frutto di due anni di lavoro che hanno coinvolto oltre 100 scienziati di tutto il mondo.

Il rapporto esamina l’impatto delle attività di sfruttamento del suolo e delle foreste sugli eventi climatici estremi e rileva che circa 4,9 miliardi ettari di suolo, pari a un terzo delle terre emerse del pianeta, sono oggi utilizzati per l’agricoltura. L’aumento della popolazione globale è una delle motivazioni utilizzate per giustificare la persistenza di un modello di agricoltura intensivo ma su questo punto non ci possono essere equivoci: nel mondo circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo non vengono utilizzate, e producono il 25-30% delle emissioni di gas serra.

L’uso eccessivo di fertilizzanti e pesticidi sta provocando una diffusa erosione dei suoli e in diverse aree agricole italiane questo fenomeno è già evidente dalla Lombardia alla Puglia, dalla Campania alla Sicilia.  Il rapporto conclude che per invertire i cambiamenti climatici in atto dovremmo rivedere il modo di coltivare, evitando l’agricoltura intensiva, ad esempio optando per un modello di agroecologia e in generale sistemi alimentari a bassa produzione di gas serra, senza l’utilizzo di diserbanti e pesticidi.

Tra i suggerimenti, si sottolinea la necessità di ridurre la produzione di carne del 65%. Ciò infatti potrebbe portare ad una diminuzione della produzione mondiale di soia, utilizzata principalmente come mangime per gli allevamenti(a questo uso è infatti destinato l’85% del raccolto mondiale) e il terreno potrebbe essere convertito in aree boschive, tutelando così il suolo dall’erosione e dalla desertificazione.

Gli scienziati sottolineano come vaste aree di foreste continuino ad essere sradicate per lasciare spazio a coltivazioni di olio di palma, soia, allevamento di bestiame, cotone e bioenergia (eucalipto, pioppo, robinia). Al ritmo attuale ben 13 milioni di ettari di foreste (pari a 43 “Italie”), ogni anno, vengono convertite in piantagioni e aree di allevamento. Eppure, le foreste sono in grado di ritenere e trasformare gran parte dell’anidride carbonica responsabile del riscaldamento globale.

I dati parlano anche di come il surriscaldamento globale colpirà diversamente il Nord e Sud del mondole popolazioni che risiedono nelle zone aride esposte allo stress idrico aumenteranno tra i 35 e 522 milioni. E questi paesi ne sono coscienti. È di luglio la notizia che ha fatto tanto scalpore per cui l’Etiopia ha fatto piantare circa 350mila alberi per affrontare i cambiamenti climatici.

A fine settembre l’Ipcc ha pubblicato un nuovo rapporto, anticipato dal magazine Wired, relativo alle conseguenze del surriscaldamento globale sulle risorse idriche mondiali. Secondo il rapporto, se il riscaldamento globale non si interrompe a 1,5 gradi, il livello del mare si innalzerà abbastanza da costringere 280 milioni di persone a migrare nell’entroterra. In Europa in pericolo sono i Paesi Bassi, che si trovano al di sotto del livello del mare con il punto più profondo a 6.7 metri. L’innalzamento del livello del Mediterraneo, invece, riguarderebbe tutte le regioni italiane bagnate dal mare. Lo scorso luglio, l’Enea, l’ente pubblico di ricerca nei settori dell’ambiente e dell’energia, ha aggiornato la tabella con ulteriori 7 aree costiere a rischio inondazione .

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Fonte: Unimondo

Autore: 
Lia Curcio

Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da 
Unimondo.org



venerdì 27 settembre 2019

Voi tutti...



"Voi tutti venite da noi giovani per la speranza. Come osate? Voi avete rubato i miei sogni e la mia infanzia, con le vostre parole vuote. La gente soffre. La gente muore. Interi ecosistemi stanno collassando. Siamo all’inizio di una estinzione di massa, e tutto ciò di cui potete discutere sono i soldi, e le favole di una eterna crescita economica. Come osate? Da oltre 30 anni la scienza è chiara, cristallina: come osate continuare a guardare da un'altra parte? Voi ci state tradendo. Ma i giovani hanno cominciato a capire il vostro tradimento. Gli occhi di tutte le future generazioni sono su di voi e, se sceglierete di tradirci, vi dico che non vi perdoneremo mai."

Greta Thunberg


Terra

Earth from Gabrien Symons on Vimeo.

Photo e video credit Gabrien Symons caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


La nostra natura

Our nature - Nuestra naturaleza from AVIS PRODUCTIONS - PRODUCCIONES on Vimeo.

Photo e video credit AVIS PRODUCTIONS - PRODUCCIONES caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons



Pollice su e giù della settimana


Buone notizie, per la prima volta calano i nuovi casi di tumore: 371mila nel 2019 tratto da Globalist





Francia, domato l'incendio di Rouen, residenti preoccupati. Associazioni difesa ambientale: "Incrostazioni ovunque" tratto da La Repubblica







giovedì 26 settembre 2019

Citazione del giorno


"Si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi"

 Antoine de Saint-Exupéry


lunedì 23 settembre 2019

Comunicato ANPI: preoccupazione per la risoluzione del Parlamento Europeo che equipara nazifascismo e comunismo


Comunicato da ANPI

22 Settembre 2019


Buon inizio d'autunno


"Come un sentiero d'autunno: appena è tutto spazzato, si copre nuovamente di foglie secche." 

Franz Kafka

Auguro un buon inizio d'autunno a tutti gli amici e lettori di questo blog.


domenica 22 settembre 2019

C'erano schiavi un tempo...


"C'erano schiavi un tempo
Oggetti di carne
Animali con due piedi
che nascevano e morivano
servendo bestie con due piedi

c'erano schiavi un tempo
che in vita
li teneva la speranza
della Libertà

Anni e anni sono passati
e adesso
quegli schiavi non esistono più

Ma è nato
un nuovo genere di schiavi
Schiavi pagati
Schiavi saziati
Schiavi che ridono
Schiavi che vogliono
Rimanere schiavi

Questo è il Progresso."

Alekos Panagulis - Il progresso


Muoversi liberamente nella città del futuro


Articolo da Rete della Conoscenza

Gli ultimi due rapporti dell’IPCC dell’ONU e la mobilitazione di Fridays for Future hanno rilanciato l’allarme sulla catastrofe climatica a cui andiamo incontro, ma le scelte delle classi politiche mondiali sono tutt’altro che adeguate a salvare il nostro futuro. L’obiettivo dell’UE al 2030 consiste nella riduzione del 40% di emissioni climalteranti – obiettivo insufficiente – tramite l’approvazione da parte di ogni Stato membro di un Piano nazionale Energia e Clima che programmi dettagliatamente una serie di misure settoriali per la riduzione delle emissioni. Tra i settori interessati, quello dei trasporti è uno dei più importanti, poiché circa un quinto delle emissioni di gas serra europee deriva dal trasporto su strada. Il pericolo del cambiamento climatico deve essere l’occasione per immaginare un nuovo modello di città, caratterizzata da zero emissioni climalteranti e da maggiore benessere per i cittadini. La mobilità in una società interconnessa, oggi ma ancor più in futuro, è un diritto fondamentale per accedere alla cultura, al lavoro, determina le possibilità di autodeterminazione. Potersi muovere nel territorio e fuori dal proprio territorio, senza necessariamente abbandonare la propria terra, è un diritto che può essere garantito con l’utilizzo del progresso tecnico al servizio di tutte e tutti. Nella città del futuro che vogliamo, ciascuno può avere accesso libero e gratuito ad un trasporto pubblico ecologico e capace di connettere le aree urbane e i territori, eliminando i confini tra aree interne e metropoli, tra centri e periferie.

L’Italia è immobile, diamo una spinta alla storia.

In Italia ci sono più di 37,2 milioni di automobili private in circolazione (Pendolaria 2018) e il 58,6% dei trasporti totali avviene in automobile, ma gli ultimi Governi non hanno adottato un piano per la transizione alla mobilità sostenibile. La rivendicazione di una politica industriale sulla produzione e diffusione dell’auto elettrica viene troppo spesso utilizzata per nascondere il problema centrale del nostro stile di vita: siamo troppo dipendenti dai veicoli privati. L’Italia dovrebbe stabilire per legge la messa al bando dei veicoli diesel entro il 2025, ma pensare di sostituire tutto lo stock attuale con automobili elettriche avrebbe un impatto dannoso sull’ambiente, per via del consumo di risorse necessarie alla produzione e carica elettrica. Seppure riteniamo importante lo sviluppo della mobilità privata elettrica, per tutelare i lavoratori del settore dell’automotive e rilanciare la riconversione delle industrie inquinanti, pensiamo che lo Stato debba concentrarsi soprattutto sull’investimento nella mobilità elettrica pubblica. Dovremmo affrontare un cambio di paradigma sul diritto alla mobilità, investendo sul trasporto pubblico, rendendolo capace di soddisfare i bisogni di ogni cittadino con risparmio di risorse e tutelando l’ambiente. Tuttavia nel nostro Paese persino la mobilità su ferro continua ad essere arretrata, sia rispetto all’efficienza del servizio che all’impatto ambientale del trasporto ferroviario. Solo il 68,7% della rete ferroviaria italiana nel 2017 era elettrificata, con casi di grave arretratezza come in Molise, dove 205km su 265km totali di ferrovia funzionano ancora con motori diesel. Serve un piano industriale che risponda alle rivendicazioni dei lavoratori, con investimenti sulla produzione di veicoli ecosostenibili per il trasporto pubblico, come nel caso di Industria Italiana Autobus.

Il costo dei carburanti sempre più elevato, in un Paese attraversato da sempre maggiori disuguaglianze, ha portato ad un aumento dei pendolari. I cittadini che usufruiscono quotidianamente del trasporto ferroviario regionale sono 2,8 milioni nel 2017, segnando un aumento di passeggeri del 6,8% rispetto al 2010, a fronte di un aumento dell’offerta del 0,2% nello stesso periodo. I passeggeri che ogni giorno utilizzano la metropolitana – presente in sole 7 città italiane – sono 2,7 milioni, ma più della metà (1,7 milioni) riguardano la sola metro di Milano. Eppure il 42% della popolazione italiana vive nelle città metropolitane e gli studi demografici sono unanimi nel prevedere in futuro una ulteriore concentrazione della popolazione nelle città. La dimensione dei collegamenti metropolitani, tramviari e ferroviari suburbani dell’Italia è nettamente inferiore a quella di Paesi come Francia e Germania. Nei territori in cui sono stati fatti investimenti sulla qualità del servizio su rotaia – treno, tram e metro – i passeggeri sono aumentati notevolmente (ex: triplicati in Alto Adige tra 2011 e 2017). Questi dati dimostrano che i cittadini sarebbero disposti a cambiare abitudini, ma non ci viene garantito un servizio di qualità per unire maggiore benessere ad un modello più ecologico di mobilità.

L’età media dei treni in tutta Italia è di 16,8 anni, mentre al Sud è di oltre 19 anni contro i 12 anni del Nord. Al Sud gli investimenti in nuovi treni non sono sufficienti a rinnovare una flotta sempre più antiquata. I dati annuali tra 2009 e 2017 sul numero di passeggeri che utilizza il treno dimostrano come in alcune Regioni, prevalentemente al Nord, i passeggeri siano quasi raddoppiati (in Emilia-Romagna da 106.500 a 205.000) mentre in altre Regioni, soprattutto al Sud, siano drasticamente diminuiti (in Sicilia da 50.300 a 37.600). Nella sola Lombardia ci sono più corse ferroviarie giornaliere che in tutte le Regioni del Sud Italia.

Anche nei territori in cui gli investimenti sul trasporto ferroviario sono stati relativamente maggiori, la qualità del servizio non è comunque adeguata alla domanda: è il caso della Lombardia, in cui i pendolari lamentano sempre maggiori disagi e disservizi, come nel caso della frequentatissima tratta Milano-Bergamo via Treviglio.

Redistribuire la ricchezza per il diritto alla mobilità sostenibile

La spesa media delle Regioni per il servizio di trasporto ferroviario è dello 0,45% del bilancio annuale. In seguito ai tagli dello Stato centrale sui finanziamenti alle Regioni per il trasporto pubblico locale, alcune Regioni hanno compensato con maggiori fondi regionali, mentre altre hanno permesso la riduzione delle risorse destinate al servizio.


Tra il 2009 e il 2014 le risorse dello Stato centrale per il trasporto ferroviario sono calate del 20,4% mostrando il totale disinteresse della nostra classe politica per un piano di transizione ecologica della mobilità. Il Governo Conte con la Legge di Stabilità 2019 ha tagliato di 56 milioni il finanziamento statale per il trasporto pubblico regionale: una scelta inaccettabile che sacrifica sull’altare dell’austerità il progresso del trasporto pubblico italiano e la riduzione delle emissioni climalteranti.

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Fonte: Rete della Conoscenza


Autore: redazione Rete della Conoscenza


Licenza: 

Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.


Articolo tratto interamente da
 Rete della Conoscenza 



Immagine del giorno

autumn leaf

Foglia autunnale

Photo credit carlo fritzsch caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons


sabato 21 settembre 2019

27 Settembre 2019: terzo sciopero mondiale per il clima



Comunicato da Fridays for future

4 anni dopo la firma dell'Accordo di Parigi, le promesse che ci sono state fatte devono ancora trasformarsi in azioni. Dobbiamo accelerare la transizione verso un’Italia a 0 emissioni. L'obiettivo è farcela entro il 2030, ma la strada sembra ancora lunga e tortuosa, vista l'indifferenza della politica nei confronti della crisi climatica.

Sono sempre più numerosi i cittadini che vogliono aria più pulita, meno plastica nei nostri oceani, più energia da fonti rinnovabili, un futuro sostenibile per i bambini, in breve più risolutezza politica per il clima!

A Settembre faremo appello per una politica climatica più ambiziosa a livello globale, europeo e nazionale. Gli scienziati sottolineano che l'aumento della temperatura media globale non deve superare un massimo di 1,5°C rispetto all'era pre-industriale al fine di evitare disastri naturali senza precedenti.

Insieme a centinaia di paesi in tutto il mondo, organizzeremo la Climate Action Week dal 20 al 27 Settembre, ovvero una intera settimana di mobilitazione per portare il tema della crisi climatica al centro dell'attenzione. A conclusione di questa settimana, il 27 Settembre, organizzeremo il 3° Global Strike For Future, durante il quale riempiremo tutte le piazze italiane per ribadire a gran voce le nostre istanze.

Un gran numero di paesi e organizzazioni già richiedono misure senza precedenti, in modo che questo limite possa essere rispettato. Ovviamente, l'intera transizione deve essere socialmente giusta, su misura per tutte le persone. Scendiamo in piazza per la giustizia climatica, in Italia e nel mondo.

Sarà un evento storico, un evento per studenti e professori, un evento per famiglie, un evento pacifico e non violento. Saremo tutti uniti per il clima!

Fridays For Future Italia

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Rimini

RIMINI from Tomás Arencibia on Vimeo.

Photo e video credit Tomás Arencibia caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


Le Gole del Biedano

Le Gole del Biedano / The Biedano River gorge from Ricordi Ripresi on Vimeo.

Photo e video credit Ricordi Ripresi caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


Autunno romantico di Giosuè Carducci


Autunno romantico

Di sereno adamantino su 'l vasto
Squallor d'autunno il cielo azzurro brilla,
Come di sua beltà nel conscio fasto
La tua fredda pupilla.

Come a te velo tenue le membra
Nel risorger del tuo bel giorno a l'opre,
Nebbia la terra, che addormita sembra,
Argentea ricopre.

Ed immoti per essa ergon le cime
Irte ed umide i grigi alberi muti,
Quai nel pensier cui la memoria opprime
I dolci anni perduti.

E via sovr'essi indifferente il sole,
Che al bel maggio rideva entro la folta
Fronda, ora fulge e non riscalda. O Jole,
Amiam l'ultima volta.

Giosuè Carducci


Pollice su e giù della settimana


Salva bimbo caduto dal balcone: "L'ho preso al volo, ma non chiamatemi eroe" tratto da La Repubblica





 L'Aifa ritira farmaci con ranitidina per "presenza di impurità potenzialmente cancerogena" tratto da Rai News 














giovedì 19 settembre 2019

Siamo nel bel mezzo di una crisi sistemica


Articolo da Italia che Cambia

La notizia che Donald Trump ha deciso di non concedere ai cittadini delle Bahamas sfollati dall'uragano Dorian lo status temporaneo di soggiorno apre a riflessioni e interrogativi più ampi. Le migrazioni di masse saranno infatti sempre più frequenti con l'aggravarsi di una crisi climatica che, come ormai evidente a molti, non può essere slegata dalla profonda crisi sociale in atto. Siamo nel bel mezzo di una crisi sistemica, una “tempesta perfetta”. Come uscirne?

Qualche giorno fa Donald Trump, intervistato da un reporter di fronte alla Casa Bianca, ha indirizzato la sua quotidiana dose di odio contro gli sfollati che fuggivano alla furia devastatrice dell’uragano Dorian per trovare riparo negli Stati Uniti: “Non voglio permettere a persone che non dovrebbero nemmeno trovarsi nelle Bahamas – ha affermato – di venire negli Stati Uniti, comprese alcune persone molto cattive pericolosi membri di gang e spacciatori”.

Il giorno precedente era scoppiata la polemica quando 119 sfollati non erano potuti partire con un traghetto che da Freeport li avrebbe portati a Fort Lauderdale, in Florida, perché privi di visto per gli Stati Uniti. Il giorno successivo invece, alle dichiarazioni del Presidente sono seguiti i fatti: gli Stati Uniti – ha riferito a NBC News un funzionario dell’amministrazione – hanno deciso di non concedere ai cittadini delle Bahamas sfollati dall’uragano Dorian lo status temporaneo di soggiorno, che consentirebbe loro di lavorare e vivere negli Stati Uniti fino a quando non sarà ritenuto sicuro tornare a casa. Poco importa se Grand Bahama, l’isola principale dell’arcipelago, è completamente rasa al suolo e centinaia di persone non sanno dove dormire.

Al di là dello sdegno che può generare l’atteggiamento incurante e un tantino spaccone del presidente Usa di fronte a catastrofi di questa portata, la notizia apre a riflessioni e domande ben più ampie. I cambiamenti climatici e più in generale la crisi ecologica in corso causeranno eventi catastrofici sempre più frequenti e renderanno intere aree del pianeta non più abitabili: di conseguenza le migrazioni di massa saranno sempre più numerose e frequenti.

Secondo l’IPCC, il panel internazionale che studia i cambiamenti climatici, ciò che ci aspetta da qui al 2050 sarà la migrazione di almeno 200 milioni di persone a causa del surriscaldamento globale. Come pensano i paesi più ricchi di fronteggiare questa crisi? Quali politiche si stanno attuando a livello mondiale per limitarne gli effetti? Come si può immaginare le risposte a queste domande sono piuttosto desolanti.

E l’uragano Dorian non è certo il primo caso in cui un evento naturale mette allo scoperto la ferita purulenta dell’apartheid climatico. In un rapporto uscito nel giugno scorso,  Philip Alston, relatore speciale delle Nazioni Unite sull’estrema povertà e diritti umani, cita un altro caso indicativo: “Quando l’uragano Sandy ha causato il caos a New York nel 2012, lasciando i newyorkesi a basso reddito e più vulnerabili senza accesso alla corrente elettrica e all’assistenza sanitaria, il quartier generale di Goldman Sachs è stato protetto da decine di migliaia di sacchi di sabbia e alimentato dall’energia dal suo generatore”.

Secondo Alston l’apartheid climatico è uno scenario “in cui i ricchi pagano per sfuggire al surriscaldamento, alla fame e ai conflitti mentre il resto del mondo è lasciato a soffrire”. Ed è quello che sta succedendo. I paesi più poveri sopporteranno circa il 75% dei costi della crisi climatica nonostante la metà più povera della popolazione mondiale sia responsabile solamente del 10% delle emissioni di anidride carbonica.

In questo scenario, sempre secondo Alston, “la democrazia e lo stato di diritto, nonché una vasta gamma di diritti civili e politici sono tutti a rischio. Il rischio di malcontento della comunità, di crescente disuguaglianza e di livelli ancora più elevati di privazione tra alcuni gruppi, probabilmente stimolerà le risposte nazionaliste, xenofobe, razziste e altre. Mantenere un approccio equilibrato ai diritti civili e politici sarà estremamente complesso”.

Che la crisi ambientale non possa essere slegata dalla crisi sociale, e che dunque, come ci ricorda Guido Viale su Comune-Info,  “la salvaguardia e il rispetto della Terra, non può essere disgiunta dalla giustizia sociale, cioè dal riscatto degli oppressi, degli sfruttati e degli esclusi” è ormai evidente a molti, dai movimenti come Fridays for Future e Extinction rebellion, ad alcuni esponenti politici di spicco come Alexandria Ocasio-Cortez e Bernie Sanders, a Papa Francesco che aveva posto questo nesso al centro della sua enciclica Laudato si’. Non ha più senso parlare di diritti sociali e umani senza inserirli nel contesto di crisi climatica in atto. E a ben vedere non lo ha mai avuto, visto che in quel sistema estremamente complesso chiamato mondo che si trova attorno a noi, tutto è collegato con tutto e ha effetti su tutto.

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Fonte: Italia che Cambia


Autore: 


Licenza: Copyleft 



Articolo tratto interamente da Italia che Cambia



mercoledì 18 settembre 2019

Proverbio del giorno


Se si sogna da soli, è solo un sogno. Se si sogna insieme, è la realtà che comincia.

Proverbio africano

Comunicazione di servizio: ripartono le interviste





Voglio informare gli amici e lettori di questo blog, che presto tornerò a pubblicare interviste su diversi temi.

Se vuoi essere intervistato, basta contattarmi via mail, cliccando sul banner "Contatti".

martedì 17 settembre 2019

Il momento...


"Il momento in cui si sveglia al mattino è il più bello delle ventiquattro ore. Non importa quanto stanco o triste ci si possa sentire, si possiede la certezza che, durante il giorno che si trova davanti a voi, qualsiasi cosa può accadere. E il fatto che non sia sempre così, non importa un bel niente. La possibilità è sempre lì."

Monica Baldwin


lunedì 16 settembre 2019

“Emozionati e vivi” di Giusy Schiavello, disponibile in versione completa





Ricevo e pubblico:

Titolo: EMOZIONATI E VIVI
Autore: Giusy Schiavello
Genere: Poesia
Prezzo ebook: 3,61 EURO , disponibile in esclusiva su Amazon.
Prezzo cartaceo: Non disponibile in formato cartaceo
Data pubblicazione: 14 Settembre   2019
Pagine: 25
Serie: autoconclusivo


Trama:

Uno sguardo attento sulla realtà sa andare oltre le apparenze, guardare  al di là di quelle maschere che spesso la società ci costringe a portare.
" Emozionati e vivi " è un piccolo viaggio in versi, nel corso del quale avrete la possibilità di  rivedere voi stessi, rivivendo  gioie,  passioni e paure  ,che hanno caratterizzato momenti della vostra vita.  Buon viaggio a tutti quei coraggiosi esploratori di nuovi mondi, che avranno il coraggio di intraprendere quest'avventura.


Biografia autrice:


Giusy Schiavello è una giovane ragazza calabrese, nata in provincia di Reggio Calabria. Diplomatasi presso il Liceo Scientifico, decide di proseguire i suoi studi presso  la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Messina.
Appassionata di materie umanistiche e grande osservatrice della realtà, dedica parte del proprio tempo libero alla stesura di poesie, nelle quali esprime in versi osservazioni e stati d’animo.


Fonte: inviato via mail dall'autore e pubblicato su diversi blog/siti
 

Autore: Giusy Schiavello

Licenza: pubblicato e concesso su richiesta dell'autore

Photo credit Giusy Schiavello

Quest’articolo è stato condiviso e segnalato dal suo autore. Se vuoi pubblicare i tuoi post in questo blog, clicca qui. 


Emozioni veneziane

Venetian emotions from Andrea Patruno on Vimeo.

Photo e video credit Andrea Patruno caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Notti ancestrali

SKYGLOWPROJECT.COM: ANCESTRAL NIGHTS from Harun Mehmedinovic on Vimeo.

Photo e video credit Harun Mehmedinovic caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


giovedì 12 settembre 2019

Indovina la parola



Inserirò tre immagini e delle lettere, tocca a voi indovinare la parola giusta.



Lettere:

A-Y-B-T-E-L-S-O-L-D-I-F-R-O-L-M-Z-Q-N-M



Vi segnalo (notizie dal web)



Oggi vi consiglio:

Docenti precari, mai così tanti: l’Unione europea pronta a sanzionare l’Italia tratto da La Tecnica della Scuola

Troppi precari!


Per la prima volta è stato scoperto vapore acqueo nell’atmosfera di un pianeta simile alla Terra.


Corto Maltese sarà presto in un disco.


Vi ricordo l'iniziativa poesie e racconti dal web




Voglio ricordare a tutti gli amici e lettori di questo blog, l'iniziativa poesie e racconti dal web. Se siete interessati alla pubblicazione di una vostra opera su questo blog, inviatemi la vostra richiesta via mail.


Citazione del giorno


"Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso."

Fëdor Dostoevskij




martedì 10 settembre 2019

Facebook ha oscurato le pagine di CasaPound e Forza Nuova


Articolo da Wired

Mentre la Camera era assediata dal fracasso di Matteo Salvini, di Giorgia Meloni e dei saluti romani fra teste rasate e croci celtiche, Facebook purgava Casapound, Forza Nuova e le loro propaggini giovanili o locali. Oltre ai profili di responsabili e dirigenti, chiamiamoli così, da Gianluca Iannone a Simone Di Stefano fino a Roberto Fiore. Non è stata una decisione improvvisa ma il frutto di un lungo lavoro di approfondimento nato non solo dalle segnalazioni degli utenti e dalle denunce ma anche dalle numerose inchieste (giornalistiche e no) che negli ultimi anni hanno portato a galla la mappa dell’avvelenamento neofascista online. Contraltare delle attività di questi gruppi offline, fuori dal social network. Dunque, stesso trattamento che era toccato ad Alba Dorata in Grecia o ad altre formazioni britanniche (British National Party e Britain First fra queste): si chiude.

Fiore, già condannato per banda armata e associazione sovversiva, parla con piglio da autore di romanzi distopici di “polizia politica di Zuckerberg”. Di Stefano di “censura e abuso”. Tutti pronti a scomodare la libertà d’espressione di fronte a chi esplicitamente si rifà all’ideologia fascista, a chi ha condotto attacchi e aggressioni (per Forza Nuova 240 denunce e dieci arresti fra 2011 e 2016), a chi persegue l’odio e la discriminazione come grammatica pseudopolitica e spesso manifesto di azione concreta. Il punto è che il fascismo non è un’opinione. Ma qui, addirittura, non si arriva neanche a quel tipo di giudizio: si resta sul metodo, più che sul merito, garantisce la piattaforma per spiegare le sue decisioni.

Al contrario, il messaggio che la galassia nera cerca di far passare è che il colosso hi-tech fa quello che vuole, intervenendo nella vita politica e democratica di un paese e compromettendola. Ma nelle parole, nelle attività e nelle scelte di quei gruppi non c’è nulla di democratico. C’è, al contrario, la rispondenza molto precisa all’identikit di chi non è ben accetto su Facebook secondo gli Standard della comunità perché appunto incita all’odio: “Qualsiasi associazione di almeno tre persone organizzata con un nome, un segno o simbolo e che porta avanti un’ideologia, dichiarazioni o azioni fisiche contro individui in base a caratteristiche come la razza, il credo religioso, la nazionalità, l’etnia, il genere, il sesso, l’orientamento sessuale, malattie gravi o disabilità”. Insomma, mettetevi l’anima in pace: il social non sta facendo come gli pare. Sta solo applicando le sue regole in modo più preciso e pervasivo. Il problema è che non l’ha fatto per troppo tempo. E continua a non farlo con tutti.

Non fasciatevi la testa da garantisti costituzionali, non ci sarà nessuno più avanti a subire lo stesso trattamento, non c’è nessun tecnoregime digitale all’orizzonte. Dopo, non toccherà a nessun altro, sempre che non incroci quei temi e non li esponga in quei termini. Facebook non può senz’altro essere considerata un’azienda come un’altra, su questo non c’è alcun dubbio: per molti mercati è il luogo dove si forma un bel pezzo dell’opinione pubblica. E la discrezionalità di cui dispone il gruppo è da tempo al centro dei crucci dei regolatori: può davvero agire da sola nella gestione dei contenuti, come e in che misura può rinunciare alle sue responsabilità editoriali? E chi dovrebbe fornirle il perimetro in cui agire senza precipitare nella censura?

Le questioni che rimangono aperte sono tre. E in qualche modo è proprio il blitz contro quelle pagine e quei profili a sollevarle in modo lampante. La prima: serve più trasparenza. Facebook dovrebbe rilasciare un rapporto completo che indichi con chiarezza chi, cosa e perché è stato chiuso. Possiamo immaginarlo, ovviamente, ma per tenere l’operazione su un fronte strettamente legato ai contenuti d’odio, più che all’ideologia di partenza (che pure non meriterebbe cittadinanza, in questo paese), servirebbe un approccio più preciso.

La seconda: all’ideologia di partenza dovrebbe invece pensarci lo Stato, sciogliendo quelle organizzazioni come prevedono la Costituzione e le leggi Scelba e Mancino, d’altronde confortate da una quantità di sentenze di condanna ma anche, ahinoi, da una giurisprudenza bifronte che ha concesso ampio margine di manovra a gruppi e gruppuscoli intorno al principio del “rischio concreto” di ricostituzione del Partito nazionale fascista.

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Fonte: Wired

Autore: 
Simone Cosimi

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Articolo tratto interamente da Wired