"Hai mai pensato di andare via e non tornare mai più?
Scappare e far perdere ogni tua traccia, per andare in un posto lontano e ricominciare a vivere, vivere una vita nuova, solo tua, vivere davvero.
Ci hai mai pensato?"
TUSCANY REVISITED - A Travel Compilation from Alan Cross on Vimeo.
Photo e video credit Alan Cross caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons
GLAZ - Marées en Bretagne from Tanguy Louvigny on Vimeo.
Photo e video credit Tanguy Louvigny caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons
"Chi non osa afferrare le spine non dovrebbe mai desiderare la rosa."
Anne Brontë
Articolo da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto
Milano, giovedì 27 maggio 2021
Si è spenta nella sua Milano all'età di 84 anni la ballerina italiana Carla Fracci, da tempo impegnata in una lotta contro un tumore. Di umili origini, iniziò a studiare danza nel 1946 all'età di 10 anni, per poi diplomarsi nel 1954 e diventare, quattro anni dopo, prima ballerina del teatro alla Scala del capoluogo meneghino. Nella sua lunga carriera ha ballato con alcuni tra i più celebri come Rudol'f Nureev, Michail Baryšnikov e anche Roberto Bolle. Celebri sono state le sue interpretazioni di ruoli drammatici e romantici come Giselle, La Syphide, Giulietta o Medea. La grazia di Fracci ispirò perfino il poeta Eugenio Montale, allora critico musicale del Corriere della Sera, che le dedicò la poesia La danzatrice stanca, pubblicata nel Diario del '71 e del '72.
Diversi i messaggi di cordoglio da parte della politica a partire dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ne ricorda "le straordinarie doti artistiche e umane, che hanno fatto di lei una delle più grandi ballerine classiche dei nostri tempi a livello internazionale." Anche il Ministro della cultura Dario Franceschini la ricorda in un tweet definendola:
« La più grande. Divina ed eterna. Piena di amore per la danza, di nuovi progetti, di idee per tutta la vita, con l’entusiasmo di una ventenne. L'Italia della cultura ti sarà grata per sempre, immensa #CarlaFracci » | |
Il cordoglio è arrivato anche dal mondo dello spettacolo e in particolare da Virginia Raffaele, sua imitatrice in chiave comica. In un post su Instagram Raffaele ripercorre il profondo legame di amicizia che si era venuto a creare tra le due ricordandone la "sua grande autoironia, la sua disponibilità, la sua educazione e il suo amore per la danza e per lo spettacolo.
Fonte: Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto
Autori: vari
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Articolo tratto interamente da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto
Articolo da Fata Morgana Web
Robert Allen Zimmerman, chi era costui? Nel 1967 l’esordiente Gian Pieretti (armato di armonica a bocca sul modello di Bob Dylan e John Lennon) e il francese Antoine presentano a Sanremo – in piena fenomenologia di Mike Bongiorno – il brano Pietre, attribuito a Ricky Gianco, che ottiene popolarità grazie al suo motivetto quasi alla Jannacci: «Tu sei buono e ti tirano le pietre / sei cattivo e ti tirano le pietre / qualunque cosa fai dovunque te ne vai / tu sempre pietre in faccia prenderai». Evidentemente i selezionatori del 17° festival della canzone italiana, poi vinto dall’accoppiata Claudio Villa/Iva Zanicchi, non hanno ancora ascoltato l’album doppio di Bob Dylan Blonde on blonde, che si apre proprio con la stessa marcetta felliniana condita di armonica e con un testo (misteriosamente intitolato Rainy day women # 12 & 35) in cui la nuova star della musica americana denuncia la lapidazione a cui è quotidianamente sottoposto da parte dei fan e dei media: «Well they’ll stone you when you’re trying to be so good / they’ll stone you like they said they would».
Un evidente caso di mancato aggiornamento professionale, visto che Dylan è ben noto in Italia fin dai tempi di Blowin’ in the wind, il brano d’apertura dell’epocale 33 The freewheelin’ (1963) che viene tradotto dal giovane Mogol (prima della collaborazione con Lucio Battisti, un cantautore il cui look di partenza risente molto di quello dylaniano) e poi registrato, col titolo La risposta è caduta nel vento e con un arrangiamento piuttosto infelice, da Luigi Tenco (il cui suicidio si colloca proprio in quel Sanremo numero 17). Perché qualcosa sta succedendo qui ma tu non sai che cos’è, vero, signor Mike?
Nel 1967 il futuro cabarettista Pippo Franco incide il 45 giri Vedendo la foto di Bob Dylan, probabilmente la prima canzone che mette nel titolo il nome del menestrello di Duluth, in largo anticipo sulla Song for Bob Dylan inserita da David Bowie nell’album Hunky Dory (1971). Il testo è ovviamente parodistico, configurandosi come la crisi di un giovane balbuziente la cui aspirazione a far parte della cultura beat si scontra con un’interdizione che affonda nel complesso edipico: «Vedendo la foto di Bob Dylan / my father mi ha detto che gli sembra / un individuo da clinica psichiatrica».
Nell’arco di soli quattro anni (1962/66), in cui il ventenne erede di Woody Guthrie ha prodotto sette album con cui ha traghettato il folk revival sulle sponde elettriche del rock (guadagnando alla sua icona un posto sulla storica copertina del Sgt Pepper dei Beatles), Bob Dylan passa da rappresentante della controcultura a monumento da abbattere; ma le sue innovazioni fanno scuola a distanza. Sul lato B della sanremese L’arca di Noè (1970) Sergio Endrigo mette Dall’America, una sorta di lettera aperta a Dylan e Joan Baez: «Caro amico Bob e amica Joan / dall’America voi cantate / la speranza e la paura / di chi vuole una nuova libertà / questa voce è una rosa che vivrà». Le profezie della fine, aumentate con lo shockante incidente motociclistico del 1966, si intrecciano con le procedure di beatificazione in vita.
Se esistesse un’americanizzazione cattiva e un’americanizzazione buona, e non la pura e semplice omologazione che Pasolini vedeva nella mutazione antropologica dell’Italia, Bob Dylan dovremmo considerarlo come un influencer che ha svecchiato la cultura italiana – e non soltanto in campo musicale. Ai livelli minimi abbiamo la moda dell’armonica a bocca (Edoardo Bennato ne fa un logo che appare su molte copertine) in associazione con la chitarra elettrica (una versione drammatizzata è quella di Morricone per C’era una volta il West, il cui protagonista è soprannominato Armonica) nonché la dilatazione della durata dei brani (Dylan è il primo a riempire un’intera facciata di LP con una composizione, Sad eyed lady of the lowlands nel già citato Blonde on blonde; il primo in Italia è Alan Sorrenti con Aria nel 1972). Ai livelli alti abbiamo una innovazione profonda nella scrittura dei testi, tanto nei temi quanto nella libertà poetica spinta fino all’ermetismo; lo stesso Lucio Battisti nella metacanzone Registrazione confessa: «Da Paul McCartney ho imparato a cantare / da Dylan a dire quello che mi pare».
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Articolo da Quotidiano Piemontese
Un drammatico incidente è accaduto poco prima di pranzo sulla funivia che collega Stresa al Mottarone. Una cabina si è staccata precipitando al suolo. A bordo c’erano 15 persone, 13 delle quali sono decedute. Due bambini sono stati elitrasportati a Torino al Regina Magherita.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e personale del Soccorso alpino per raggiungere il luogo dove la cabina è caduta ed estrarre i corpi. Tutti i feriti sono già stati recuperati.
La fune si è staccata quasi all’arrivo, dove le cabine viaggiano all’altezza dal suolo maggiore.
La storia della funivia Stresa-Mottarone
Aggiornamento
Il presidente Cirio ha comunicato: Sono in viaggio verso Stresa. Siamo sconvolti per l’incidente avvenuto oggi sulla funivia del Mottarone. Ci stringiamo forte alle famiglie delle vittime e preghiamo per i due bambini feriti con ogni speranza possibile nel cuore. È una tragedia enorme che ci toglie il fiato. La Protezione civile regionale è sul posto per aiutare i soccorsi e dare tutto il proprio sostegno.
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Fonte: Quotidiano Piemontese
Autore: redazione Quotidiano Piemontese
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Articolo tratto interamente da Quotidiano Piemontese
Photo credit Mbdortmund, CC BY-SA 3.0 DE, attraverso Wikimedia Commons
Articolo da Inside Music
Doppietta: dopo aver trionfato a Sanremo, con lo stesso pezzo, parzialmente rivisitato in vista dell’occasione, i Maneskin si portano a casa anche l’Eurovision Song Contest 2021, oltre al premio per il Miglior Testo.
L’avevano detto e l’hanno fatto: hanno “spaccato” il palco e si sono “presi ciò che meritavano” e senza bisogno dei voti di connazionali, questa volta.
Non doveva succedere ma è successo, e in fondo loro un po’ ci credevano, come avevano dichiarato, e noi anche, ci speravamo e ci credevamo pure, e forse anche più dei Maneskin stessi, che hanno riportato a casa un premio che mancava da 31 anni.
Hanno vinto un Festival quest’anno caratterizzato da una qualità complessiva più elevata ma sempre partecipato da artisti sideralmente distanti anni luce dal genere di musica e di performance portato in scena dalla giovane rockband romana, che, nonostante i pronostici favorevoli e il fatto di essere stati i più ascoltati in Europa fra i partecipanti prima dello show finale (non un dettaglio ma nemmeno un indice così necessariamente significativo), partivano, oggettivamente, sfavoriti dal fatto di essere un po’ dei “pesci fuor d’acqua”.
E invece, per fortuna, questa volta i pronostici hanno avuto ragione, e i Maneskin hanno agguantato una meritatissima vittoria, surclassando, al televoto, la raffinata e altra superfavorita francese e il tecnicissimo svizzero, con un pezzo rock cantato in italiano, eseguito perfettamente e supportato da un look glam anni ’70 che ha impreziosito un’esibizione che sarebbe stata comunque di altissimo livello.
La nostra vita naviga su un mare
La nostra vita naviga su un mare
Mai attraversato, le cui onde,Rabindranath Tagore
"Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore, dalle ossessioni delle tue manie. Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale, ed io avrò cura di te."
Franco Battiato
Tratto dal brano La cura
Articolo da OndaRock
Franco Battiato si è spento questa mattina nella sua residenza di Milo. Era nato a Jonia il 23 marzo del 1945. La notizia è stata resa nota dalla famiglia che precisa la volontà di svolgere i funerali in forma privata.
Ci sono tre cose che non torneranno mai più: la freccia scoccata, le parole che tu dici, l’opportunità persa.
Proverbio tibetano
Siamo un gruppo di giovani ebree ed ebrei italiani.
In questo momento drammatico e di escalation della violenza sentiamo il bisogno di prendere la parola e dire #NotInOurNames, unendoci ai nostri compagni e compagne attivisti in Israele e Palestina e al resto delle comunità ebraiche della diaspora che stanno facendo lo stesso.
Abbiamo già preso posizione come gruppo quest’estate condannando il piano di annessione dei territori della Cisgiordania da parte del governo israeliano e il nostro percorso prosegue nella sua formazione e autodefinizione.
Diciamo #NotInOurNames:
– agli sfratti a Sheikh Jarrah e la conseguente repressione della polizia
– agli ultimi episodi repressivi sulla Spianata delle Moschee
– al governo israeliano che pretende di parlare a nome di tutti gli ebrei, in Israele e nella diaspora
– ai giochi di potere (di Netanyahu, Hamas, Abu Mazen) che non tengono conto delle vite umane
– ai linciaggi e agli atti violenti che si stanno verificando in molte città israeliane
– al bombardamento su Gaza
– al lancio di razzi indiscriminato da parte di Hamas
– alla riduzione del dibattito a tifo da stadio
– all’utilizzo strumentale della Shoah sia per criticare che per sostenere Israele
– alle posizioni unilaterali e acritiche degli organi comunitari ebraici italiani
– agli eventi di piazza organizzati dalle comunità ebraiche con il
sostegno della classe politica italiana, compresi personaggi di estrema
destra e razzisti
– alla narrazione mediatica degli eventi in Medio Oriente che non tiene conto di una dinamica tra oppressi e oppressori
– a qualunque iniziativa e discorso che veicoli rappresentazioni islamofobe e antisemite
La situazione attuale rappresenta l’apice di un sistema di disuguaglianze e ingiustizie che va avanti da troppi anni: l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi e l’embargo contro Gaza incarnano l’intollerabile violenza strutturale che il popolo palestinese subisce quotidianamente. Condanniamo le politiche razziste e di discriminazione nei confronti dei palestinesi.
"Se non ti mobiliti per difendere i diritti di qualcuno che in quel momento ne è privato, quando poi intaccheranno i tuoi, nessuno si muoverà per te. E ti ritroverai solo."
Harvey Milk
Tratto dal film Milk
Fiori segreti
È amore una luce per me? Un’assidua luce,
una lampada dentro il cui pallido stagno io sogno
su vecchi libri d’amore? Oppure un barlume,
una lanterna che mi viene incontro da lontano
sotto una cupa montagna? È una stella, l’amor mio?
Ahimè! Così alta nell’alto, così gelidamente splendida!
Il fuoco danza. È l’amor mio un fuoco
che rimbalza rubicondo e ardito nella penombra?
No, no, ne avrei paura. Son troppo fredda
per il rapido ardente amore. C’è un oro,
nitido su questi petali di fiore che si ripiegano,
ch’è più fedelmente mio, più conforme alla mia brama.
I petali di fiore si ripiegano. Essi dal sole
sono dimenticati. In ombrosa foresta essi crescono.
Dove gli alberi cupi s’innalzano
e si allontanano e si accostano
ombrosamente ondeggianti. Chi li vigilerà, luminosi,
quando il mio sogno avrò sognato? Ah, carissimo mio,
tu ritrovali, e per me raccoglili, ad uno ad uno.
Katherine Mansfield
ORCHIDS - a macro portrait in 4k from Alan Cross on Vimeo.
Photo e video credit Alan Cross caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons
Sunset & Stars at French Creek, Pennsylvania from Nick Sullivan on Vimeo.
Photo e video credit Nick Sullivan caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons
"Il popolo palestinese sta resistendo da 50 anni; sta resistendo alla colonizzazione di Israele, che l’ha ridotto in un Bantustan sul modello sudafricano e da anni il popolo palestinese mette in campo questa sua lotta, sotto lo sguardo di una comunità internazionale insensibile. Israele non ha una costituzione, non ha mai dichiarato i propri confini e non cerca la pace."
Moni Ovadia
Comunicato da Medici Senza Frontiere
Dopo i violenti scontri a Gerusalemme in cui sono rimasti feriti centinaia di palestinesi, compresi bambini, riteniamo inaccettabile l’uso della forza da parte della polizia israeliana e lanciamo l’allarme sull’impatto devastante della violenza nella Striscia di Gaza.
I bombardamenti israeliani sono incredibilmente pesanti e più intensi rispetto al passato. Hanno distrutto molte case ed edifici intorno a noi. Le persone sono intrappolate, perché non è sicuro né uscire né restare all’interno delle proprie abitazioni. Gli operatori sanitari stanno correndo rischi incredibili, se pur necessari, per muoversi”. Hellen Ottens-Patterson Capomissione MSF nei Territori palestinesi
I morti sono decine, tra cui almeno 17 bambini, e centinaia i feriti per gli attacchi aerei israeliani. Le autorità israeliane hanno denunciato ieri la morte di 7 persone a seguito di razzi lanciati da Gaza.
I recenti attacchi aerei su Gaza seguono giorni di violenza a Gerusalemme. Le nostre équipe hanno supportato la Mezzaluna Rossa palestinese nella presa in carico di centinaia di pazienti feriti dalla polizia israeliana, la maggior parte con ferite da proiettili di gomma, granate assordanti e oggetti contundenti.
I nostri team hanno dovuto curare gravi ferite causate dalla polizia israeliana a uomini, donne e bambini. Hanno assistito bambini di 12 anni feriti da proiettili di gomma. È stata la peggiore violenza a cui le nostre équipe hanno assistito a Gerusalemme da anni”. Hellen Ottens-Patterson Capomissione MSF nei Territori palestinesi
Da 4 giorni i rifornimenti per Gaza sono completamente bloccati per ragioni di sicurezza, impedendo così anche l’arrivo degli aiuti umanitari.
Non è la prima volta che siamo testimoni delle devastanti conseguenze della violenza nell’area. I precedenti scontri militari tra Israele e Gaza hanno provocato il ferimento e la morte di molte migliaia di civili palestinesi, tra cui tanti bambini.
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