Profondo rosso è un film horror del 1975 diretto da Dario Argento.
Attenzione: il seguente articolo contiene spoiler del film!
Trama
Durante una conferenza sul paranormale, la sensitiva tedesca Helga Ulmann percepisce la presenza di un omicida tra il pubblico e, spaventata, è costretta a interrompere la seduta. Impaurita, dice a un collega, lo psichiatra
Giordani, di sapere chi è la persona da lei percepita, scoperta che le
sarà fatale in quanto quella sera il killer, che era rimasto nascosto
nel teatro e aveva sentito le parole della sensitiva, entra in casa sua e
la uccide brutalmente dopo averla colpita diverse volte con una mannaia. L'assassinio è preceduto dalla registrazione di un'inquietante ninna nanna per bambini, che la stessa sensitiva aveva percepito durante la conferenza.
Il pianista jazz
Marc Daly, che abita nello stesso stabile di Helga, ha appena finito di
provare con la sua orchestra e si trova nella piazza sotto casa sua con
l'amico Carlo, anch'egli abile pianista, ma con gravi problemi di alcolismo.
Qui i due sentono le grida della vittima e Marc la vede mentre viene
scaraventata contro il vetro della finestra dalla quale stava chiedendo
aiuto. Precipitatosi nell'appartamento può solo constatare la morte di
Helga. Il commissario Calcabrini interroga Marc più come sospettato che
come testimone e non sembra interessarsi molto delle parole dell'uomo.
Quando torna a casa a notte inoltrata, Marc trova l'amico Carlo ancora
in piazza, pesantemente ubriaco, e gli confida di aver notato un quadro
entrando nell'appartamento del delitto, quadro che poi è misteriosamente
scomparso. Carlo commenta che quel quadro forse è stato fatto sparire
perché nascondeva qualcosa di importante.
Anche la giovane giornalista Gianna Brezzi è interessata alle
indagini sull'omicidio, dal quale spera di ricavare un buon articolo, e
inizia a indagare con Marc, che inizialmente mal sopporta il
comportamento spregiudicato e disinvolto della ragazza che, al
contrario, sembra fin da subito attratta dal pianista.
Marc si reca dalla madre di Carlo, un'ex-attrice teatrale con segni di demenza,
che lo indirizza da un amico del giovane. Questi, dichiaratamente
omosessuale, ha un rapporto molto ambiguo con Carlo, il quale si
dichiara come non eterosessuale. Marc parla ancora con l'amico riguardo
al quadro sparito, incuriosito dalle sue parole. Carlo tuttavia dà la
colpa al suo stato di ubriachezza e gli consiglia di dimenticare questa
brutta storia e fuggire per non essere preso di mira dall'assassino. La
sera stessa, mentre Marc si esercita al pianoforte, l'assassino riesce a
entrare in casa sua. Marc avverte la sua presenza sentendo la stessa
canzoncina che aveva preceduto la morte di Helga: sta per essere
aggredito, ma una telefonata di Gianna gli permette di barricarsi nella
sala approfittando dell'effetto sorpresa. Il killer fugge, non prima di
averlo minacciato di morte.
Il giorno seguente, Giordani dichiara che si tratta probabilmente di un paziente schizofrenico,
che si serve della ninna nanna per ricreare il clima di un precedente
omicidio. Il brano tra l'altro avrebbe un collegamento con la "leggenda
della villa del bambino urlante", come riportato nel saggio Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna.
Attraverso il libro, Marc risale all'autrice Amanda Righetti, ma
l'assassino, che sembra spiare i suoi movimenti, la rintraccia prima di
lui. La sventurata scrittrice viene brutalmente assassinata in casa sua e
il suo volto viene ustionato nell'acqua bollente della vasca da bagno.
Marc troverà il cadavere qualche ora dopo. Avvertita Gianna, inizia a
temere che si possa sospettare di lui; la giornalista gli consiglia di
scappare, ma Marc non ne vuole sapere e tra il pianista e la giornalista
inizia a nascere qualcosa. Marc avverte Giordani, che il giorno
successivo, in un sopralluogo sulla scena, riesce con un'intuizione a
ricostruire la dinamica della morte di Amanda: prima di morire, la donna
aveva scritto sul muro il nome di chi l'aveva uccisa sfruttando il
vapore prodotto dall'acqua calda.
Marc riesce a rintracciare la villa della leggenda, disabitata da
molti anni, facendosi dare le chiavi da Rodi, il custode che vive nelle
vicinanze, e vi trova nascosto in una parete un disegno infantile.
Grattando via la parete, scopre che il disegno raffigura un bambino
armato di un coltello insanguinato. Nel frattempo Giordani, dopo la sua
scoperta, forse temendo per la sua vita, scrive appunti e tenta di
avvisare Marc. Il killer però riesce a ucciderlo dopo averlo spaventato
con un manichino mobile usato per distrarlo, colpendolo alle spalle e
finendolo con un grosso tagliacarte.
Scosso per la morte di Giordani e convinto di essere il prossimo
obiettivo dell'assassino, Marc decide di lasciare la città invitando
Gianna, con la quale ha iniziato una relazione, a partire per la Spagna,
ma, osservando meglio una foto della villa, nota che una finestra è
stata murata. Cerca di avvisare Carlo e lascia un messaggio a Gianna e
si reca nuovamente nell'inquietante struttura, abbattendo a colpi di
piccone un muro e scoprendo una stanza segreta dove giace un corpo
mummificato. Sconvolto, Marc indietreggia e viene tramortito. Quando si
risveglia è all'esterno, Gianna è al suo capezzale mentre la residenza è
in fiamme. Recatisi in casa del custode, i due notano un disegno
identico a quello nella villa eseguito dalla figlia Olga, la quale
confida di essersi ispirata a un altro, rinvenuto nell'archivio della
sua scuola. Giunti sul posto, Gianna decide di avvertire la polizia dopo
aver sentito un rumore, ma viene chiamata da una voce. Non vedendola
tornare, Marc la va a cercare e scopre che è stata pugnalata. Egli poi
realizza chi è l'autore del disegno, risalente al 1950: Carlo, allora
bambino. Questi, giunto sul posto, gli punta una pistola e gli rinfaccia
di non avergli dato retta quando gli aveva detto di scappare, così ora è
costretto a ucciderlo, pur volendogli bene. L'arrivo delle forze
dell'ordine mette in fuga il giovane, ma una volta in strada questi
muore investito da un'auto, dopo essere stato trascinato per diversi
metri da un camion.
Dopo aver saputo che Gianna è fuori pericolo nonostante la
coltellata, Marc torna a casa: camminando per la piazza si rende conto
dell'estraneità di Carlo all'omicidio della sensitiva, in quanto si
trovava con lui in quel momento. Gli tornano in mente le parole
dell'amico riguardo al quadro scomparso, sicché torna sulla scena del
delitto, per rendersi conto che non c'è mai stato un quadro in quel
punto, ma uno specchio, e che quello che Marc aveva visto era il volto
dell'assassino, ovvero l'anziana madre di Carlo, che lo ha seguito e
appare davanti a lui per ucciderlo. La donna, malata di mente, aveva
assassinato suo marito, che voleva riportarla in clinica contro la sua
volontà, davanti al loro figlioletto, per poi murare il cadavere nella
villa; Carlo l'aveva coperta in tutti quegli anni, ma rimasto
traumatizzato al contempo aveva realizzato i disegni raffiguranti il
delitto. Marc tenta la fuga ma viene raggiunto dalla donna, che lo
ferisce alla spalla con una mannaia.
Durante la colluttazione, il medaglione di lei s'impiglia
nell'inferriata dell'ascensore. L'uomo, sanguinante, preme il pulsante
di rimando, e la cabina, tirando con sé la collana, decapita la donna,
ponendo fine alla catena degli efferati omicidi.
L'ultimo fotogramma, su cui parte la sigla di coda, mostra
l'immagine di uno sgomento Marc riflessa nella pozza di sangue
conseguente alla decapitazione della donna: il "profondo rosso" che dà
il nome a tutta la pellicola.
Curiosità sul film
Le riprese si sono svolte dal 9 settembre 1974 al 19 dicembre dello stesso anno. Il film è formalmente ambientato a Roma e dintorni, ma le scene esterne sono state girate in prevalenza a Torino, e alcune a Roma e Perugia.
La famosa colonna sonora del film, composta ed eseguita dal gruppo rock progressivo dei Goblin, formato da Claudio Simonetti, Walter Martino, Maurizio Guarini, Massimo Morante e Fabio Pignatelli e integrata da musiche jazz-rock di Giorgio Gaslini, fu scelta da Argento come ripiego: il regista, infatti, avrebbe voluto addirittura i Pink Floyd per comporla. Il gruppo declinò gentilmente l'invito, perché troppo impegnato nella composizione del nuovo album Wish You Were Here, quindi la produzione si rivolse a Gaslini, che aveva già lavorato con Argento ne Le cinque giornate.
La mia opinione
Profondo Rosso è un film che va oltre il semplice genere horror. È un'opera d'arte visiva, un'esperienza sensoriale che ti coinvolge a livello emotivo. Se ami i thriller psicologici e le atmosfere inquietanti, questo film è assolutamente da vedere.
Voto: 7,5