giovedì 30 settembre 2021

Dieci morti sul lavoro in due giorni: una strage infinita



Articolo da Il Manifesto


In un giorno e mezzo almeno dieci morti sul lavoro. Una vera mattanza che alza la media giornaliera dei tre decessi dall’inizio dell’anno, certificati dall’Inail, in costante aumento rispetto all’anno scorso.
La lunga striscia di sangue ieri ha colpito particolarmente la Puglia dopo che a cavallo fra agosto e settembre si era concentrata in Toscana. Il settore delle costruzioni si conferma quello più a rischio con i sindacati che non si stancano di chiedere la «patente a punti» per garantire più sicurezza, fermando le imprese inadempienti.

Si chiamava Pietro Vittoria, aveva 47 anni, era sposato e aveva due figli l’operaio della ditta Edil San Felice di Nola (Napoli) morto ieri mattina dopo essere stato investito da un tir mentre stava effettuando alcuni lavori sull’autostrada A14 Bologna-Taranto, nelle vicinanze del casello di San Severo (Foggia). A investire il 47enne, originario di Maddaloni (Caserta), è stato un camionista brindisino che subito dopo aver travolto con il proprio mezzo l’operaio si è fermato per soccorrerlo.

Sempre in Puglia ma a Mesagne, in provincia di Brindisi, un muratore di 42 anni, Benito Branca, è morto mentre stava ristrutturando una palazzina. L’uomo si trovava sul marciapiedi quando sono crollati l’impalcatura, il balcone e parte del solaio le cui macerie lo hanno schiacciato. Verso le ore 12, mentre erano in corso lavori di manutenzione dello stabile, si è verificato il cedimento della struttura. In pochi istanti si è creato un cumulo di macerie: i presenti hanno iniziato a scavare con le mani. Ma non sono riusciti a salvare il muratore.

Ieri pomeriggio un operaio è morto precipitando da un’impalcatura in un cantiere in viale America all’Eur a Roma. Da una primissima ricostruzione della polizia, sembra che il 47enne sia precipitato dall’impalcatura all’undicesimo piano. Inutili i soccorsi.

Il quarto incidente mortale sul lavoro si è verificato in Alto Adige. A Rifiano, in Val Passiria, nella zona di Merano, un agricoltore di 50 anni è morto schiacciato dal trattore che stava guidando in un frutteto quando improvvisamente il mezzo si è ribaltato, rimanendo incastrato sotto e morendo sul colpo.
Anche il premier Mario Draghi è rimasto colpito dalla mattanza di martedì e ha iniziato la sua conferenza stampa di ieri leggendo nome, cognome ed età delle vittime ed esprimendo «il più sentito cordoglio» suo e del governo. «La questione delle morti sul lavoro assume sempre più i contorni di una strage che funesta l’ambiente economico e psicologico del paese», annunciando «pene più severe e immediate e collaborazione all’interno dell’azienda per individuare precocemente le debolezze in tema di sicurezza lavoro».

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Fonte: Il Manifesto

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Articolo tratto interamente da Il Manifesto


Vignetta del giorno

 



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Lo splendore dell'amicizia di Ralph Waldo Emerson


Lo splendore dell'amicizia

Lo splendore dell’amicizia
non è la mano tesa
né il sorriso gentile
né la gioia della compagnia:
è l’ispirazione spirituale
quando scopriamo
che qualcuno crede in noi
ed è disposto a fidarsi di noi.

Ralph Waldo Emerson





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Ho giurato...



"Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre schierarci. La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima. Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato."

Elie Wiesel


martedì 28 settembre 2021

I berlinesi votano a favore per l’esproprio delle case alle grandi compagnie immobiliari

 


Articolo da Berlino Magazine

“Deutsche Wohnen & Co enteignen”: con il 56,4% dei voti i berlinesi hanno votato a favore dell’esproprio degli appartamenti ai grandi gruppi immobiliari.

All’indomani di una delle giornate più attese per il futuro della politica, i berlinesi si sono recati alle urne per esprimere il loro voto in merito al referendum popolare promosso da “Deutsche Wohnen & Co enteignen”. Il 56,4% degli elettori ha infatti espresso il proprio consenso per l’espropriazione dei grandi gruppi immobiliari, mentre il 39% si è dichiarato contrario. Il quorum minimo necessario di un quarto degli elettori è stato così raggiunto, anche se il voto non è vincolante per la politica, considerando che non si  tratta di un disegno di legge. Secondo il testo della risoluzione, il Senato di Berlino è pertanto tenuto ad applicare tutte le misure necessarie per trasferire le proprietà immobili in proprietà comune ed elaborare una legge che ascolti la volontà dei berlinesi. È giunto così il momento di dare una spinta concreta alla politica degli affitti. Secondo Wibke Werner, lo Stato deve considerare l’alloggio come un servizio di interesse generale, lontano dall’influenza delle logiche del mercato.

Il testo del referendum

Secondo il testo del referendum, il nuovo Senato dovrà ora redigere una legge per la socializzazione di 240’000 appartamenti, che costituiscono circa il 15% degli immobili in affitto a Berlino. Gli immobili dovranno essere espropriati in cambio del pagamento di un indennizzo e trasferiti a un’istituzione di diritto pubblico. Il progetto, unico in Germania, interessa al momento una dozzina di società immobiliari che detengono più di 3’000 proprietà. “Deutsche Wohnen & Co enteignen”, promotore del referendum, crede che attraverso una socializzazione degli immobili si possa fermare la crescita vertiginosa del costo degli affitti a Berlino e rendere la città più accessibile ai propri cittadini. Secondo una prima stima, i costi di compensazione si aggirano tra i 29 e i 36 miliardi di euro, compensabili non in denaro bensì in obbligazioni, da ripagare in 40 anni attraverso i redditi di locazione.

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Fonte: Berlino Magazine

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Articolo tratto interamente da 
Berlino Magazine

Citazione del giorno

 

"Non dire mai che i sogni sono inutili, perché inutile è la vita di chi non sa sognare."

Jim Morrison



Intervallo autunnale



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Cade una foglia di Grazia Deledda



Cade una foglia 

Cade una foglia che pare

tinta di sole, che nel cadere

ha l’iridescenza di una farfalla;

ma appena giunta a terra

si confonde con l’ombra, già morta.

Grazia Deledda



Elezioni federali in Germania: la Spd ha vinto



Articolo da Sinistra in Europa

Il principale partito del centro-sinistra tedesco, secondo quelli che sono i principali exit pool, guadagnerebbe oltre 5 punti percentuali ed una cinquantina di seggi in più rispetto al 2017, attestandosi al 25,7% e portando a casa 206 parlamentari.

Per la Cdu il crollo è impietoso: il 18,9% incassato ieri significa una contrazione di 7 punti percentuali rispetto alle scorse elezioni, mentre i 151 parlamentari guadagnati oggi pongono il partito centrista, anche considerandolo insieme alla sua storica costola bavarese della Csu (in leggero calo al 5,2%), in una posizione chiaramente subalterna rispetto al centro-sinistra, anche in un ottica di rinnovo della grande coalizione, che diventa a questo punto solamente una delle ipotesi in campo.

Altro indiscusso vincitore della consultazione elettorale è il partito dei Verdi, che col 14,8% diventa la terza forza politica del paese, scalzando dal podio l’estrema destra dell’Afd (in calo al 10,3%) ed il liberal-democratici di Fdp (sostanzialmente stabili all’11,5%).

La crisi della Linke

Per il partito della sinistra radicale tedesca la partita in gioco era enorme, con il rischio concreto paventato da alcuni sondaggi di ritrovarsi sotto la soglia di sbarramento e quindi incredibilmente fuori dal parlamento.

La Linke, a quanto sembra, sarebbe riuscita per un soffio ad eleggere 39 parlamentari, grazie ad un 4,9% che rappresenta un crollo di consenso enorme per un partito che appena nel 2017 raccoglieva il 9,2% dei consensi.

l congresso del partito, tenutosi nel febbraio di quest’anno, è stato infatti dominato da accesi dibattiti che sembrano non essere arrivati ad una sintesi tra la componente “governista” e quindi più possibilista sull’ipotesi di coalizione di governo con Spd e Verdi, e quella “oltranzista” che vede come fumo negli occhi l’alleanza col centro-sinistra. Questa dialettica è conseguenza, più in generale, dell’ancora non riuscita sintesi tra la componente della storica Sed radicata soprattutto nella Germania dell’Est (dove la Linke ha ancora oggi la maggior parte del suo bacino elettorale) e la “nuova sinistra” dell’Ovest. Una crisi che sembra aver convinto parte del suo elettorato ad orientarsi nell’est verso un voto più pragmatico all’Spd, mentre ad ovest parte del suo elettorato più giovane sembrerebbe essere stata attratto dai Verdi.

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Fonte: Sinistra in Europa

Autore: 
Adriano Manna

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Articolo tratto interamente da Sinistra in Europa 


domenica 26 settembre 2021

Nun c’è niente de più bello...



"Nun c’è niente de più bello de na persona in rinascita. Quanno s’ariarza dopo na caduta, dopo na tempesta e ritorna più forte e bella de prima. Con qualche cicatrice in più ner core sotto la pelle, ma co la voglia de stravorge er monno, anche solo co un sorriso."

Anna Magnani


sabato 25 settembre 2021

Global climate strike: tanti in piazza per il nostro pianeta



Articolo da Greenreport.it 

Le ragazze e i ragazzi di Fridays For Future sono tornati in piazza per il Global Climate Strike e dicono: «Torniamo ad essere marea, e che marea! Gli effetti della crisi climatica sono sempre più devastanti, non possiamo stare fermi mentre il nostro presente e futuro bruciano! Il 2021 per il clima non sarà un anno qualsiasi, in tutto il mondo creeremo un vero e proprio momento storico prima della COP26, dando coraggio a chi dovrà prendere decisioni epocali e non più rimandabili per l’umanità. Le protagoniste e i protagonisti saremo noi, facciamoci sentire!  Sappiamo che il momento migliore per agire sarebbe stato 30 anni fa, ma il secondo momento migliore è oggi. È una responsabilità, ma anche un’opportunità storica.  Non risparmiare energie, dai il massimo questa volta, c’è bisogno di te! Tutti uniti per avere un futuro! La crisi climatica colpirà ogni categoria. Che tu sia adulto, genitore, nonna, lavoratrice o lavoratore, questa è la tua occasione per far sentire la tua voce».

Kyoto Club è al fianco di tutti i giovani che oggi hanno deciso di scendere in piazza per sostenere la giustizia climatica e il suo direttore scientifico di Kyoto Club, Gianni Silvestrini,  sottolinea che «Le grandi manifestazioni dei giovani in tutto il mondo prima del Covid hanno alzato l’attenzione sul clima e sono state una delle spinte che hanno portato l’Unione ad alzare gli obiettivi UE al 2030-2050.  Ora tornano a riempirsi le piazze con la richiesta che i governi passino a nuovi target e a radicali politiche di riduzione delle emissioni climalteranti».

I giovani di tutto il mondo inviano un messaggio ai leader mondiali: 1. I paesi del Nord globale devono abbattere drasticamente le emissioni disinvestendo dai combustibili fossili e ponendo fine all’estrazione, alla combustione e all’utilizzo degli stessi. Abbiamo bisogno di piani concreti e bilanci di CO2 (carbon budget) annuali e dettagliati, con tabelle di marcia e obiettivi progressivi che ci garantiscano di arrivare ad azzerare le emissioni nei tempi necessari per arrestare il cambiamento climatico rispettando i principi di giustizia ed equità. 2. I paesi colonizzatori del Nord globale hanno un debito climatico da risarcire ai paesi del Sud del mondo per le disparità di emissioni storiche prodotte nel tempo. Si può iniziare potenziando un sistema di finanza climatica che applichi riparazioni climatiche di matrice antirazzista, cancellando il debito, soprattutto per i danni causati dagli eventi meteorologici estremi, e stanziando fondi per l’adattamento indispensabili per le comunità. 3. Impegnarsi per una ripresa veramente globale dalla pandemia da Covid-19 assicurando un’equa distribuzione dei vaccini in tutto il mondo e sospendendo le restrizioni sui brevetti legati ai vaccini e alle cure anti-Covid19. Questo passo è essenziale per una ripresa globale, sostenibile e giusta. 4. Riconoscere la crisi climatica come una minaccia concreta per la sicurezza dell’umanità e garantire i diritti umani dei rifugiati climatici nel diritto internazionale. 5. Riconoscere il ruolo fondamentale della biodiversità per la vita e la cultura delle comunità indigene e impegnarsi a rendere l’Ecocidio un reato perseguibile a livello internazionale. 6. Fermare la violenza e gli atti criminali nei confronti dei popoli indigeni, i piccoli agricoltori, i piccoli pescatori e altri difensori dell’ambiente e della terra. Il loro lavoro è da sostenere: sono i nostri difensori e vanno ascoltati e rispettati.

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Fonte: Greenreport.it


Autore: redazione Greenreport


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Articolo tratto interamente da Greenreport.it 


Puoi cadere migliaia di volte...


"Puoi cadere migliaia di volte nella vita, ma se sei realmente libero nei pensieri, nel cuore e se possiedi l’animo del saggio potrai cadere anche infinite volte nel percorso della tua vita, ma non lo farai mai in ginocchio, sempre in piedi."


Giancarlo Siani
 
 

Servizio sanitario nazionale: quale futuro?



Articolo da Sbilanciamoci.info 

Si parla tanto di Green pass e terza dose ma poco di sanità territoriale e di rilancio del Ssn. Quando pro capite l’Italia spende la metà della Germania e in totale il 15% in meno rispetto alla media Ue. Lo dice il report di Azione Salute Diritto fondamentale.

I prossimi mesi dovrebbero essere occupati da una riflessione e soprattutto da un impegno politico e culturale volti a difendere e rilanciare il ruolo imprescindibile della sanità pubblica. Ciò che infatti rischia di essere smarrita, nel tanto parlare di Green pass e di terza dose del vaccino, è la priorità di un’analisi critica sullo stato di salute del nostro Servizio sanitario nazionale (SSN). Strumento quest’ultimo che garantisce a tutti e tutte, indistintamente, la tutela della salute, a partire dall’assistenza territoriale e dalla prevenzione, volto a perseguire gli obiettivi di uguaglianza, universalismo, omogeneità territoriale, globalità delle cure. 

L’impressione è che, viceversa, le continue polemiche che occupano la scena quotidiana della comunicazione sull’estensione o meno del Green pass, oscurino la “vera partita” oggi in corso: il rilancio e la riqualificazione del sistema sanitario pubblico, la centralità di una concezione della salute non capitalizzata, la responsabilità pubblica della gestione della sanità, l’urgenza di una politica radicale che metta al centro il diritto alla salute, come diritto fondamentale e forma essenziale di giustizia sociale e liberazione umana.

Il SSN, è noto ma giova ribadirlo, venne istituito negli anni Settanta (legge 833/78) e fu l’effetto di quanto prodotto e agito in quel periodo storico, nel quale si diede vita a esperienze, sperimentazioni, pratiche di lotte, conflitti, elaborazioni teoriche che non hanno eguali nella storia dell’Italia repubblicana. Il SSN rispose a una visione unitaria della salute, fisica e psichica, individuale e collettiva, come fatto sociale e politico (sociale nella genesi e politico nella risoluzione). Esso fu sin da subito caratterizzato da un’impostazione integrata dell’intervento sanitario e di quello sociale, dalla centralità del momento preventivo e dell’approccio epidemiologico, da una organizzazione territoriale, da un impegno diffuso capace di investire le questioni legate alle condizioni di lavoro e alla tutela dell’ambiente. 

Rimettere al centro dell’attenzione i caratteri costitutivi e i principi ispiratori del SSN può allora aiutarci a comprendere le preoccupazioni di quanti sono intenti nel rafforzarlo e sottrarlo a pericolosi e sventati tentativi di drastico indebolimento. Negli ultimi tempi più segnali indicano che è sempre più vicino un disegno di privatizzazione della sanità italiana, incentrato sul rafforzamento del privato, dei meccanismi e delle logiche del mercato. Proprio contro questa deriva si è espressa l’Associazione Salute Diritto fondamentale, la quale ha promosso un documento critico delle attuali politiche sanitarie ed è impegnata a elaborare risposte che possano consentire di rafforzare il servizio sanitario pubblico.

Come si è reso evidente in questi lunghi e tragici mesi, il SSN è giunto impreparato ad affrontare il Covid-19: i limiti che si sono manifestati a fronte dell’impatto dell’emergenza sono derivati dal suo progressivo de-finanziamento, dai tagli dei posti letto e del personale, dallo spazio lasciato alla sanità privata, dall’indebolimento della medicina territoriale e dei servizi di prevenzione, che avevano invece informato la fisionomia dell’istituzione del SSN. A pesare nella vicenda della pandemia sono state le conseguenze di politiche di privatizzazione e mercificazione della sanità (e del welfare) effettuate negli ultimi decenni nel contesto della riorganizzazione neoliberale del capitalismo. 

Se consideriamo la spesa sanitaria pubblica, essa è di fatto rimasta ferma tra il 2017 e il 2020 a poco più del 6,5% del PIL, ben distante dai livelli di spesa di paesi come la Germania e la Francia. In termini pro capite il SSN spende la metà della Germania e la spesa sanitaria totale per abitante è del 15% in meno rispetto alla media UE. 

Calcolando la spesa in termini reali, al netto dell’inflazione, dopo un aumento in linea con gli altri paesi sino al 2009, le risorse pro capite per la sanità pubblica italiana nel 2018 sono cadute del 10%, mentre in Francia e in Germania sono aumentate del 20%. Questi dati fotografano l’entità della riduzione delle risorse pubbliche particolarmente grave in un paese ad alto invecchiamento della popolazione e un decisivo disinvestimento dalla sanità pubblica che si è palesato soprattutto in termini di riduzione dei servizi e del personale, con l’effetto di uno spostamento della domanda verso il mercato privato. 

Ma ancor più preoccupanti sono le previsioni di spesa in questo campo per i prossimi tempi, i quali mostrano, secondo quanto emerge dai documenti del governo, una riduzione continua dal 2022 al 2024 (6,7% nel 2022, 6,6% nel 2023 e addirittura 6,3% nel 2024). Un «pessimo segnale», come si afferma nel documento dell’Associazione Salute Diritto fondamentale, che indica come la cosiddetta lezione della pandemia non sia servita a rafforzare il SSN e anzi come la direzione intrapresa sia quella di una sua ulteriore penalizzazione, di contro all’espansione dell’offerta privata, «trainata anche dalla diffusione di varie forme di assicurazioni integrative e aziendali».

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Articolo tratto interamente da Sbilanciamoci.info 

Citazione del giorno


"Nella vita talvolta è necessario saper lottare, non solo senza paura, ma anche senza speranza."

Sandro Pertini
 
 

I colori dell'autunno

Autumn from Thomas Rasel on Vimeo.

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Autunno

Higher Fall from Peter Bloch on Vimeo.

Photo e video credit Peter Bloch caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Pollice su e giù della settimana


 Milano, le vite degli altri... ascoltate camminando nelle loro scarpe tratto da Corriere.it


Londra sotto choc, seconda ragazza uccisa mentre passeggia nel parco tratto da Fanpage




mercoledì 22 settembre 2021

Cadete foglie di Emily Brontë



Cadete foglie

Cadete, foglie, cadete;
e voi, fiori, svanite...
Allungati notte, giorno sii breve;
Ogni foglia mi parla di felicità
Volando via dall'albero d'autunno.
E sorriderò quando fiocchi di neve
Sbocceranno dov'era la rosa;
Canterò quando il declino della notte
Annuncerà un giorno ancor più buio

Emily Bronte

Proverbio del giorno


Aiuta i tuoi e gli altri se puoi.
 
 

Comunicazione di servizio


Se volete mettervi in contatto con l'autore del blog per segnalazioni, critiche e suggerimenti; andate nella pagina Contatti e utilizzate la mail presente.





martedì 21 settembre 2021

Oggi è la Giornata internazionale della pace





"Rifiuto di accettare l'idea che l'uomo sia un semplice relitto galleggiante nel fiume della vita, incapace di influenzare gli avvenimenti che lo circondano. Mi rifiuto di accettare la concezione per la quale l'umanità sia così tragicamente legata alla mezzanotte stellata del razzismo e della guerra che l'alba brillante della pace e della fratellanza non possa mai diventare realtà (…) Credo che anche se viviamo tra i mortai e gli spari delle pallottole di oggi, c’è ancora speranza per un domani più brillante."


La vita e i sogni...



"La vita e i sogni son pagine di uno stesso libro. La lettura seguita è la vita reale. Ma quando l’ora abituale della lettura (il giorno) è trascorsa, e arriva il momento del riposo, noi continuiamo spesso a sfogliare oziosamente il libro, aprendo a caso questa pagina o quella, senz’ordine e senza seguito, imbattendoci ora in una pagina già letta, ora in una nuova; ma il libro che leggiamo è sempre il medesimo. La singola pagina isolata, pur priva di connessione con l’ordinata lettura dell’intera opera, non ne differisce tuttavia granché, quando si pensa che comincia e finisce all’improvviso anche la lettura regolare, e può quindi ritenersi come una pagina unica, sebbene un po’ più lunga."

Arthur Schopenhauer



Tratto da | Il mondo come volontà e rappresentazione di Arthur Schopenhauer

Foglie gialle di Trilussa


Foglie gialle

Ma dove ve ne andate,

povere foglie gialle,

come tante farfalle spensierate?

Venite da lontano o da vicino?

Da un bosco o da un giardino?

E non sentite la malinconia

del vento stesso che vi porta via?

Trilussa


Dipinto del giorno




Sentiero alberato in autunno di Hans Andersen Brendekilde


Buon inizio d'autunno

 



"Finché ci sarà l’autunno, non avrò abbastanza mani, tele e colori per dipingere la bellezza che vedo."

Vincent van Gogh

Auguro un buon inizio d'autunno a tutti gli amici e lettori di questo blog.


domenica 19 settembre 2021

L’origine delle pandemie



Articolo da La Città Futura

Non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra che solo “il manifesto” abbia dato notizia della pubblicazione nel 2016 dell’importante libro del biologo evolutivo statunitense Rob Wallace intitolato Big Farms Make Big Flu (“Grandi fattorie producono grandi malattie”), cui è seguita l’edizione in spagnolo nel 2020. Se così fosse, sarebbe un’ulteriore conferma dell’approccio semplicistico e interessato con cui i paesi a capitalismo avanzato intendono far fronte all’attuale pandemia, sorta successivamente all’emergenza di altre pandemie non meno pericolose ma che hanno toccato meno i nostri paesi. Ricordiamo che negli ultimi 20 si sono registrate 4 pandemie, alcune non ancora spente; del resto, il cosiddetto virus della spagnola (in realtà “americana” come tutte le cose buone) è ancora circolante.

Rob Wallace insegna nell’Università del Minnesota e da circa 25 anni studia le relazioni tra il modello produttivo capitalistico e l’insorgere di nuovi agenti patogeni. Un argomento che dovrebbe essere al centro del nostro interesse, ma che viene accantonato perché ci si vuole convincere che i vaccini – solo quelli ammessi e scelti sulla base di precisi interessi politici ed economici – sono la panacea delle pandemie, nonostante la loro effettiva protezione, i loro possibili effetti dannosi, il loro funzionamento presentino ancora tanti buchi neri su cui far luce. Inoltre, bisogna aggiungere che le scienze mediche hanno sviluppato il concetto di iatrogenesi per confrontarsi con gli eventuali danni indesiderati provocati dai farmaci o dagli interventi medici. Ma di questi tempi di iatrogenesi è meglio non parlare.

Toccando questi temi oggi cruciali il libro di Wallace chiama direttamente in causa le grandi corporazioni le quali, avendo spodestato ovunque i piccoli agricoltori con la loro feroce concorrenza, dominano la produzione del cibo di cui ci nutriamo e la sua commercializzazione in ogni parte del globo. Aggiungo: fornendoci cibo insapore e di cattiva qualità che peggiora le condizioni del nostro organismo e ci rende ancora più esposti agli attacchi degli agenti patogeni, favorendo per esempio l’insorgere dell’obesità.

Andando più nello specifico e approfondendo questo legame tra affezioni dell’organismo e ambiente circostante, come fa notare Ernesto Burgio, sarebbe più opportuno definire questi fenomeni sindemia. Si tratta di una nozione coniata da un antropologo medico, Merrill Singer, negli anni ’90, con la quale si intende “indicare tutta una serie di condizioni morbose “concomitanti” – con particolare riferimento alle “malattie non trasmissibili”, quali in primis affezioni cardiocircolatorie e tumori –, nonché un insieme di situazioni e variabili “socio-economiche” (densità demografica, livello di istruzione, indice di povertà etc.) e “climatologico-ambientali” (cambiamenti climatici, riscaldamento globale, deforestazione, desertificazione etc.)”. Tutti aspetti che dovrebbero essere tenuti in conto “ai fini di una corretta lettura e interpretazione dei dati relativi all’andamento e all’evoluzione di qualsivoglia “malattia infettiva”, a maggior ragione ove la stessa assumesse una diffusione globale, come nel caso della “pandemia da Srs-CoV-2”.

Sullo sfondo della riflessione di Rob Wallace sta proprio questo principio fondamentale, richiamato da altri biologi marxisti e che può essere espresso anche con queste parole: noi viviamo in un complesso ecosistema all’interno del quale sin dai primordi abbiamo interagito col mondo naturale, trasformandolo, e nello stesso tempo quest’ultimo opera su di noi modificando le capacità del nostro organismo di reagire agli input a esso esterni, ma interni al suo modo di vivere.

Insomma, la vicenda umana è costituita dalla storia dei diversi sistemi di relazioni che abbiamo stabilito con la natura; sistemi che ovviamente sono mediati dai rapporti che gli esseri umani stabiliscono tra di loro nei diversi contesti storici e sociali. In questa prospettiva, la natura non costituisce un elemento esterno alla storia umana, giacché essa fa pienamente parte dei sistemi sociali e ha subito un lunghissimo processo di addomesticamento (il nostro grano è assai diverso da quello usato dagli uomini preistorici). Ne consegue che anche le malattie non sono un fenomeno esclusivamente naturale, hanno indubbiamente anche un carattere sociale, in quanto dipendono dall’intervento umano sulla natura, sono poi correlate al diverso tipo di attività lavorative che svolgiamo (per questo esiste, per esempio, la medicina del lavoro), alle nostre abitudini alimentari, alle nostre scelte culturali, oltre che a fattori genetici etc.

A questo punto vorrei citare un passo di Karl Marx e non per richiamarmi a una sorta il principio di autorità, di cui si sente il bisogno per dare un fondamento solido al proprio ragionamento, ma perché quanto ha scritto ci aiuta a comprendere la questione della relazione tra dimensione ecologica e dimensione economico-sociale. Queste sono le celebri parole del Moro: “… il lavoro è un processo che si svolge fra l’uomo e la natura, nel quale l’uomo per mezzo della propria azione produce, regola e controlla il ricambio organico fra se stesso e la natura: contrappone se stesso, quale una fra le potenze della natura, alla materialità della natura. Egli mette in moto le forze naturali appartenenti alla sua corporeità, braccia e gambe, mani e testa, per appropriarsi dei materiali della natura in forma usabile per la propria vita. Operando mediante tale moto sulla natura fuori di sé e cambiandola, egli cambia allo stesso tempo la natura sua propria. Sviluppa le facoltà che in questa sono assopite e assoggetta il giuoco delle loro forze al proprio potere”. 

Secondo Tiziano Bagarolo “Il concetto di «ricambio organico» è di straordinaria modernità; esso equivale all’idea di metabolismo della natura, fatto di cicli di materia e di flussi di energia, sostrato delle mutue relazioni fra le specie e fra esse e ambiente circostante, quale è proprio della moderna ecologia”. Inoltre, tale nozione mostra che Marx non era affatto insensibile ai temi ecologici [1].

Se questo discorso poteva valere per le forme più primitive di economia, è ancora più fondato nella situazione attuale, nella quale gli spazi selvaggi della natura si stanno riducendo vistosamente, in cui gli umani in 50 anni hanno provocato la scomparsa di 50 specie animali, in cui gli animali selvatici rappresentano solo il 4% degli esseri viventi, quelli allevati il 60%, senza parlare poi di tutti i complessi problemi ecologici che prefigurano un possibile esito catastrofico. L’espansione economica sempre più intensa a partire dagli albori dell’industrialismo e il conseguente incremento demografico prima generalizzato, ora concentrato nel Sud Globale, hanno fatto sì che i limiti della biosfera siano stati ampiamente superati e che l’equilibrio tra il cosiddetto ricambio organico si sia spezzato, lasciandoci impotenti dinanzi alle conseguenze inattese scatenate da questi fenomeni grandiosi e terribili, tra i quali dobbiamo annoverare la febbrile attività del cosiddetto Big Food. Quest’ultimo ha il suo confratello nel conglomerato della Big Pharma. 

Wallace collega la diffusione di nuovi patogeni, provenienti dal mondo naturale, che possono colpire in maniera anche grave gli umani, al cosiddetto “salto di specie”, il quale diventa possibile in certe condizioni artificialmente create e che concernono sia il mondo animale che quello vegetale. Ma quali sono queste condizioni che innescano quegli malefici circuiti attraverso i quali si muovono i patogeni sino a diventare pandemici grazie alla velocità degli spostamenti resa possibile negli ultimi decenni?

I fenomeni in questione sono l’agricoltura intensiva e la deforestazione, entrambe risultato della volontà da parte degli investitori di accumulare sempre maggiori profitti. L’agricoltura intensiva non riguarda solo l’allevamento degli animali (in particolare polli e maiali, ma anche i salmoni), costretti a vivere in terribili condizioni igieniche, a mangiare tutto il tempo, chiusi in piccole gabbie, nutrendosi al contempo dei loro stessi escrementi e quotidianamente curati con antibiotici in modo che non si infettino mettendo così a rischio i futuri guadagni. È ormai noto che quando gli animali da allevamento ricevono una grande quantità di antibiotici, è plausibile l’insorgere di batteri resistenti che restano presenti nella carne cruda e che possono finire sulla nostra tavola, alterando la qualità del nostro cibo e impedendoci di difenderci da essi.

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Licenza: Copyleft http://it.wikipedia.org/wiki/Copyleft


Articolo tratto interamente da La Città Futura 


L'inferno dei viventi




"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."

Italo Calvino



19 settembre 1943 – Eccidio di Boves (primo massacro dei soldati tedeschi sulla popolazione civile durante la Resistenza italiana)


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

L'eccidio di Boves fu il massacro di civili innocenti compiuto dall'esercito nazista il 19 settembre 1943 e poi tra il 31 dicembre 1943 ed il 3 gennaio 1944 a Boves, in provincia di Cuneo. 

Una volta avvenuto lo sbarco degli Alleati in Sicilia, Mussolini viene arrestato, ed il governo è assegnato al generale Pietro Badoglio, il quale firma l'armistizio con gli angloamericani rendendolo noto l'8 settembre 1943, lasciando però le forze militari italiane senza alcuna precisa istruzione sul come comportarsi, da quel momento in poi, con i tedeschi e con gli alleati.

I soldati italiani sono allo sbando, ed i tedeschi ne approfittano per prendere possesso di tutti i territori italiani non ancora in mano agli alleati. 

Nel paese di Boves, situato in provincia di Cuneo, si costituisce una delle prime formazioni partigiane italiane: un reparto di militari italiani, comandati dall'ufficiale Ignazio Vian, dopo l'8 settembre, si rifugia sulle montagne e inizia un'azione di resistenza contro le truppe tedesche. La domenica 19 settembre un gruppo di partigiani sceso in paese a far provviste si imbatte in una macchina con a bordo due soldati tedeschi, catturandoli senza troppe difficoltà e conducendoli prigionieri in montagna. I due facevano parte della divisione SS Leibstandarte "Adolf Hitler", mentre sono già in arrivo da Cuneo mezzi e militari che attaccano le postazioni partigiane.

Nello scontro muore un soldato tedesco, il cui corpo viene abbandonato dai compagni in ritirata. Le SS, comandate dall'Oberführer Theodor Wisch e dal Sturmbannführer Joachim Peiper, occupano allora Boves, e convocano immediatamente il parroco, Don Giuseppe Bernardi, e il commissario della prefettura. Non trovando traccia di quest'ultimo, il suo posto viene preso dal bovesano Antonio Vassallo. Ai due viene intimato di organizzare un'ambasceria presso i partigiani, chiedendo la restituzione degli ostaggi, pena la rappresaglia su Boves.

Il parroco chiede al comandante tedesco di scrivere su un pezzo di carta che avrebbe risparmiato il paese se l'ambasceria fosse andata a buon fine. Ma il comandante risponde che non ce n'era bisogno e che la parola di un tedesco valeva più di cento firme di italiani. Con una macchina e una bandiera bianca don Bernardi e Vassallo risalgono la valle, superando vari posti di blocco tedeschi, fino a raggiungere il luogo divenuto base dei partigiani. Dopo una lunga trattativa, pur col dubbio di cedere l'unica garanzia contro la rappresaglia tedesca, i partigiani riconsegnano gli ostaggi con tutta l'attrezzatura e anche la loro macchina. Al ritorno in paese del parroco e del commissario con i due ostaggi e, tra l'altro, il corpo del tedesco caduto in battaglia, le SS danno inizio all'eccidio.

A Boves molti sono fuggiti, in campagna, nelle ore e nei giorni precedenti, è rimasto principalmente chi non era in grado: anziani, invalidi, donne e bambini. Le SS incendiano il paese, circa 350 case la cifra ufficiale, e uccidono 25 persone compresi il parroco don Bernardi e Vassallo i quali, addirittura, vengono bruciati vivi. A loro oggi sono intitolati la Casa don Bernardi di Boves, la scuola media, due strade nel concentrico. Anche il vicecurato don Mario Ghibaudo di appena 23 anni verrà ucciso mentre aiuta vecchi e bambini a fuggire e nell'intento di dare l'assoluzione ad un anziano mentre sta morendo colpito da un tedesco. Quello di Boves è stato uno dei primissimi episodi del sistema repressivo tedesco che prevedeva azioni contro la popolazione civile in risposta alle azioni partigiane e dei militari italiani. 

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sabato 18 settembre 2021

La vita



"Ho perdonato errori quasi imperdonabili, ho provato a sostituire persone insostituibili e dimenticato persone indimenticabili.
Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare, ma anch'io ho deluso.
Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo; mi sono fatto amici per l’eternità.
Ho riso quando non era necessario, ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche respinto. Sono stato amato e non ho saputo ricambiare. Ho gridato e saltato per tante gioie, tante.
Ho vissuto d’amore e fatto promesse di eternità, ma mi sono bruciato il cuore tante volte!
Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto. Ho telefonato solo per ascoltare una voce. Io sono di nuovo innamorato di un sorriso.
Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e … ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere) … ma sono sopravvissuto! E vivo ancora!
E la vita, non mi stanca … E anche tu non dovrai stancartene.
Vivi! È veramente buono battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perché il mondo appartiene a chi osa!
La Vita è troppo bella, per essere insignificante!"


Charlie Chaplin


Isole Faroe: massacro di delfini senza precedenti




Articolo da NonSoloAnimali

Il mare delle isole Faroe anche in questa stagione di grindadrap, la spietata battuta di caccia ai delfini, si è tinto di rosso sangue. Sono stati uccisi per puro divertimento oltre 1.500 delfini attirati nella baia dell’orrore con l’inganno per poi essere massacrati con fiocine lance e coltelli. Il pianto dei poveri animali non ha provocato nessuna compassione nei cacciatori che si sono divertiti ad uccidere un’intera popolazione  di questi intelligenti e sensibili mammiferi. 

Un numero di uccisioni che anche secondo l’associazione balenieri del luogo, è stato eccessivo e  quindi ammette l’errore. Ma le scuse a morti avvenuti non servono a riportare in vita i poveri animali.  

Il massacro di domenica si compiuto con i cacciatori che hanno accerchiato e spinto i delfini con le barche all’interno della baia e costringendo gli animali a spiaggiarsi.

Non abbiamo mai documentato un numero così alto di animali uccisi, con questi morti si è stabilito un macabro record. Secondo l’associazione Sea Shepherd Conservation questo è il massacro più grande mai registrato nella storia. 

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Fonte: 
NonSoloAnimali

Autore: redazione NonSoloAnimali

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Articolo tratto interamente da 
NonSoloAnimali


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