sabato 30 aprile 2022

Non sono un cliente...

 



"Non sono un cliente, né un consumatore, né un utente, non sono un lavativo, un parassita, né un mendicante, né un ladro, non sono un numero di previdenza sociale, né un puntino su uno schermo. Ho pagato il dovuto, mai un centesimo di meno, orgoglioso di farlo. Non chino mai la testa, ma guardo il prossimo negli occhi e lo aiuto quando posso. Non accetto e non chiedo elemosina. Mi chiamo Daniel Blake, sono un uomo e non un cane; come tale esigo i miei diritti, esigo di essere trattato con rispetto. Io, Daniel Blake, sono un cittadino. Niente di più e niente di meno."

Daniel Blake
Tratto dal film Io, Daniel Blake di Ken Loach






La storia di Maria Giudice



Articolo da Enciclopedia delle donne

Maestra elementare e madre di sette figli, avuti da Carlo Civardi, prima anarchico e poi socialista (morirà in guerra), lavora come segretaria della Camera del lavoro di Voghera; dopo una condanna per avere pubblicato un articolo sugli eccidi proletari, fugge in Svizzera. Qui conosce Lenin e Mussolini, allora socialista, su cui esprime un giudizio durissimo, e assieme alla socialista Angelica Balabanoff pubblica il quindicinale «Su Compagne!». Tra i temi della rivista centrale è la questione femminile. Ad avviso della Giudice, mentre il femminismo borghese si contenta di enunciazioni di principio, il socialismo predica e pratica insieme la liberazione economica e quella dalla subalternità al dominio maschile. Le donne potranno liberarsi dal «doppio sfruttamento» solo se sapranno trovare in se stesse la forza di farlo.

Rientrata in Italia nell’aprile del 1905, sconta alcuni mesi di carcere e successivamente lavora alla redazione dell’«Avanti!», diventa segretaria provinciale del Partito Socialista torinese e dirige il giornale «Il grido del popolo», di cui era redattore Antonio Gramsci. Nel 1916 viene arrestata assieme a Umberto Terracini per aver tenuto una riunione pubblica senza autorizzazione in cui aveva sostenuto che la guerra era voluta dai signori per arricchirsi, e viene condannata a tre mesi di carcere. In seguito alla sommossa di Torino dell’agosto del 1917 (una manifestazione per la mancanza di pane si era trasformata in protesta contro la guerra e si era conclusa in un massacro: caddero 50 manifestanti e 10 agenti della forza pubblica) è arrestata e condannata a tre anni e un mese di reclusione.

Viene amnistiata nel 1919, nel gennaio del 1920 viene inviata in Sicilia dalla direzione nazionale del Partito Socialista, e avrà un ruolo di primo piano nelle vicende siciliane di quegli anni. Sarà lei a presiedere il Congresso regionale socialista del 19 marzo dello stesso anno, ma sarà pure l’unica donna presente. In un articolo pubblicato sul periodico palermitano «La Dittatura proletaria» dell’8 agosto 1919, dal titolo Alle donne proletarie, si parla della presenza delle donne in varie attività lavorative, ma si lamenta la loro passività. In realtà le donne siciliane, che erano state protagoniste della prima fase delle lotte contadine, i Fasci siciliani (1891-94), costituendo anche fasci di sole donne, avevano avuto un ruolo notevole nelle manifestazioni pacifiste precedenti la prima guerra mondiale che si erano protratte anche durante la guerra. Scarsa invece la loro partecipazione alle occupazioni di terre nel dopoguerra, organizzate in gran parte dalle associazioni degli ex combattenti. Ma ci fu una significativa presenza femminile nelle manifestazioni contro il carovita, che si registrarono con frequenza negli anni che precedettero l’affermazione del regime fascista e che, in alcuni casi, diedero luogo ad eccidi. Al centro di queste manifestazioni troviamo Maria Giudice che viene considerata dalla stampa reazionaria la responsabile dei «disordini» e che si vorrebbe allontanare dalla Sicilia. Anche le donne operaie danno segni di vitalità: a Palermo nel maggio del ’19 le tessili dello stabilimento “Tele olone e canapacci” scioperano per 14 giorni e ottengono la riduzione dell’orario di lavoro a otto ore.

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Fonte: Enciclopedia delle donne

Autore: 
Umberto Santino


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Articolo tratto interamente da Enciclopedia delle donne 


Citazione del giorno


 "Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo."

George Santayana



Madre operaia di Ada Negri



Madre operaia

Nel lanificio dove aspro clamore
cupamente la volta ampia percote,
e fra stridenti rote
di mille donne sfruttasi il vigore,

già da tre lustri ella affatica. - Lesta
core a la spola la sua man nervosa,
né l'altra e fragorosa
voce la scote de la gran tempesta

che le scoppia dattorno. - Ell'è sì stanca,
qualche volta; oh, sì stanca e affievolita!...
Ma la fronte patita
spiana e rialza, con fermezza franca;

e par che dica: «Avanti ancora!...» - Oh, guai,
oh, guai se inferma ella cadesse un giorno,
e al suo posto ritorno
far non potesse, o sventurata, mai!... -

Non lo deve; non lo può. - Suo figlio, il solo,
l'immenso orgoglio de la sua miseria,
cui ne la vasta e seria
fronte del genio essa divina il volo,

suo figlio studia. - Ed essa all'opificio
a stilla a stilla lascerà la vita,
e affranta, rifinita,
offrirà di se stessa il sacrificio;

e la tremante e gelida vecchiaia
offrirà, come un dì la giovinezza,
e salute, e debolezza
di riposo offrirà, santa operai;

ma il figlio studierà. - Temuto e grande
Lo vedrà l'avvenire; ed a la bruna
sua testa la fortuna
d'oro e di lauro tesserà ghirlande!...

... Ne la stamberga ove non giunge il sole
studia, figlio di popolo, che porti
scritte negli occhi assorti
de l'impegno le mistiche parole,

e nei muscoli fieri e nella sana
verde energia de le tue fibre serbi
gli ardimenti superbi
de la indomita razza popolana.

Per aprirti la via morrà tua madre;
a l'intrepido suo corpo caduto
getta un bacio e un saluto,
e corri incontro a le nemiche squadre,

e pugna colla voce e colla penna.
D'altri orizzonti il folgorar sublime
move ed eccelse cime
addita al vecchio secol che tentenna:

e incorrotto tu sia, saldo ed onesto...
Nel vigile clamor d'un lanificio
tua madre il sacrificio
de la sua vita consumò per questo.

Ada Negri




Dipinto del giorno


 In barca ad Argenteuil di Édouard Manet



venerdì 29 aprile 2022

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"Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee."

George Bernard Shaw




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L’incanto dei boschi senza sentiero di George Gordon Byron



L’incanto dei boschi senza sentiero

Vi è un incanto nei boschi senza sentiero.

Vi è un estasi sulla spiaggia solitaria.

Vi è un asilo dove nessun importuno penetra

in riva alle acque del mare profondo,

e vi è un armonia nel frangersi delle onde.

Non amo meno gli uomini, ma più la natura

e in questi miei colloqui con lei io mi libero

da tutto quello che sono e da quello che ero prima,

per confondermi con l’universo

e sento ciò che non so esprimere

e che pure non so del tutto nascondere.

George Gordon Byron


Pollice su e giù della settimana









 

giovedì 28 aprile 2022

Basta morti sul lavoro!


Ogni giorno un lavoratore non torna a casa e muore sul lavoro...

Vi invito a riflettere su questi dati:

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro



Video credit 451Fahrenheit451 caricato su YouTube


A lungo durerà il mio viaggio di Rabindranath Tagore



A lungo durerà il mio viaggio

A lungo durerà il mio viaggio
E lunga è la via da percorrere.
Uscii sul mio carro ai primi albori
del giorno, e proseguii il mio viaggio
attraverso i deserti del mondo.
Lasciai la mia traccia
su molte stelle e pianeti.
Sono le vie più remote
che portano più vicino a te stesso;
è con lo studio più arduo che si ottiene
la semplicità di una melodia.
Il viandante deve bussare
a molte porte straniere
Per arrivare alla sua,
e bisogna viaggiare
per tutti i mondi esteriori
per giungere infine al sacrario
più segreto all’interno del cuore.
I miei occhi vagarono lontano
prima che li chiudessi dicendo:
‹‹ Eccoti!››
il grido e la domanda: ‹‹Dove?››
si sciolgono nelle lacrime
di mille fiumi e inondano il mondo
con la certezza: ‹‹Io sono!››


Rabindranath Tagore

Il capitalismo



"Bisogna pensare a modelli diversi di società rispetto al capitalismo. Non è accettabile che nel XXI secolo alcuni paesi e multinazionali continuino a provocare l'umanità e cerchino di conquistare l'egemonia sul pianeta. Sono arrivato alla conclusione che il capitalismo è il peggior nemico dell'umanità perché crea egoismo, individualismo, guerre mentre è interesse dell'umanità lottare per cambiare la situazione sociale ed ecologica del mondo."

Evo Morales
 
 

Siamo un battito di ali delle stelle...

 


"Siamo un battito di ali delle stelle: muoiono partorendo gli atomi che ci compongono, ma sono del tutto ignare delle vicende umane, indifferenti ai nostri barlumi di grandezza e agli abissi del nostro ego. Forse guardando le cose da una scala cosmica saremmo più disposti a perdonarci a vicenda la nostra piccolezza, ad aiutarci l’un l’altro a vivere con serenità il nostro breve tempo sulla Terra."

Samantha Cristoforetti



lunedì 25 aprile 2022

Quando scesero i partigiani...



 “Sulla neve bianca bianca

c’è una macchia color vermiglio;

è il sangue, il sangue di mio figlio,

morto per la libertà.

Quando il sole la neve scioglie

un fiore rosso vedi spuntare:

o tu che passi, non lo strappare,

è il fiore della libertà.

Quando scesero i partigiani

a liberare le nostre case,

sui monti azzurri mio figlio rimase

a far la guardia alla libertà.”

Gianni Rodari

Tratto da La madre del partigiano di Gianni Rodari



Tu non sai le colline di Cesare Pavese



Tu non sai le colline

Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l’arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora è un cencio di sangue
il suo nome. Una donna
ci aspetta alle colline.

Cesare Pavese



Un continuo attacco ai valori dell’antifascismo



Articolo da Codice Rosso

Alcuni giorni fa in uno sconosciuto paesino della provincia lombarda il sindaco ha vietato ai ragazzi di una scuola di cantare Bella Ciao durante le celebrazioni del 25 aprile.

Miserie a cui ormai siamo abituati in questo Paese dove l’attacco ai valori della Resistenza e dell’antifascismo è sempre più spudorato, non solo da parte della destra neofascista in tutte le sue forme e mascheramenti, ma anche da buona parte del cosiddetto centro-sinistra.

Ne è un esempio la costruzione trasversale della “memoria condivisa” sulla vicenda delle foibe, che ha avuto come coronamento l’istituzione della giornata del 10 febbraio, epicentro di un’ondata di revisionismo storico e di apologia del fascismo grazie al quale siamo arrivati perfino a dover assistere alla presenza nelle scuole di esponenti di organizzazioni di estrema destra mascherati da storici o da profughi istriani che diffamano la Resistenza e raccontano le loro panzane.

Quest’anno, in un contesto generale caratterizzato dalla guerra in Ucraina, l’attacco ai valori dell’antifascismo ha assunto la forma di beceri insulti contro l’ANPI da parte di una stampa atlantista che non tollera dissensi rispetto alla narrativa dominante sul conflitto nell’Est europeo.

Detto tra parentesi, chiedere di caratterizzare la giornata della Liberazione in chiave filo-atlantista, quando la storia d’Italia nel dopoguerra è stata segnata da trame occulte di ispirazione “atlantica” che hanno utilizzato i fascisti come manovalanza, è davvero un paradosso.

L’argomento principale che usano questi media è che gli Ucraini avrebbero ragione a prescindere in quanto aggrediti. Questo evidentemente non valeva negli anni passati quando USA, NATO e i loro alleati hanno invaso Paesi sovrani il più delle volte con pretesti costruiti a tavolino, nei quali gli statunitensi hanno una tradizione storica di primo livello: si va dall’esplosione dell’incrociatore Maine nel 1898 a Cuba che dette il via alla guerra ispano-americana, all’incidente del Golfo del Tonchino nel 1964 a seguito del quale venne attaccato il Vietnam, alle provette con le presunte armi chimiche di Saddam che il segretario di Stato Colin Powell agitò all’ONU nel 2003 per giustificare l’invasione dell’Iraq e così via.

A proposito dell’Iraq, è scomparsa circa un mese fa l’ex segretario di Stato Madeleine Albright, che alla domanda di un giornalista in merito alla morte di 500mila bambini iracheni a causa delle sanzioni, rispose “Ne valeva la pena”. A dimostrazione di quanto contino le vittime civili per l’Occidente che “esporta la democrazia”.

Alcuni giornalisti che hanno polemizzato con l’ANPI sono gli stessi che mesi fa si sono scagliati contro i professori Barbero e Montanari per le loro posizioni sulle foibe. Evidentemente si ritengono investiti della missione di attaccare sistematicamente l’antifascismo… I toni usati in questi giorni contro l’ANPI sono di una violenza inaudita, e i contenuti del tutto privi di fondamento: paragonare la difesa dei militari ucraini all’invasione russa con la Resistenza italiana è un assurdo, sia dal punto di vista storico che da quello politico.

Per prima cosa c’è un fatto oggettivo che non dovrebbe essere dimenticato: nella costruzione degli attuali assetti politici in Ucraina ha avuto un ruolo determinante l’estrema destra neonazista. Fin dal crollo del blocco sovietico in Ucraina come in altri Paesi dell’Est si sono rafforzate (e sono state abbondantemente foraggiate dall’Occidente in funzione antirussa) le tendenze “nazionaliste” che hanno come esplicito riferimento personaggi che durante la Seconda Guerra Mondiale avevano collaborato con i nazisti. Nel caso dell’Ucraina, è nota la riabilitazione di Stepan Bandera, del quale si legge “La sua organizzazione fascista OUN-B contribuì all’Olocausto facendo uccidere migliaia di Ebrei e Polacchi e dopo la guerra si batteva per un’Europa totalitaria ed etnicamente pura”.

Stepan Bandera è oggi celebrato come un eroe nazionale e a lui sono stati dedicati monumenti e celebrazioni. A Lviv è stata intitolata una piazza al Battaglione ucraino Nachtigall, una delle unità che partecipò con i nazisti ad alcuni dei peggiori massacri avvenuti in quella regione.

Sono “banderiste” le organizzazioni di estrema destra che hanno costituito la principale forza d’urto durante il colpo di Stato del 2014, promosso e finanziato dagli USA, nel quale fu abbattuto il presidente Yanukovich reo di essere troppo vicino a Mosca. Dopo il colpo di Stato, com’è noto, le formazioni paramilitari neonaziste (in particolare il famigerato Battaglione Azov, che ha mutuato il suo simbolo dalle SS) si sono scatenate contro la popolazione russofona, uccidendo e devastando l’Est del Paese in una guerra che ha provocato circa 14mila vittime. L’episodio più grave è stato l’incendio della casa dei sindacati a Odessa in cui morirono alcune decine di persone. Secondo Amnesty International queste formazioni sono responsabili di “abusi diffusi, inclusi rapimenti, detenzioni illegali, maltrattamenti, furti, estorsioni e possibili esecuzioni”. Nel 2016 un rapporto dell’OSCE le riteneva responsabili di “omicidi di massa, edificazione di fosse comuni e tortura”.

L’attuale presidente Zelensky è stato eletto con il sostegno dell’oligarca Ihor Kolomoysky, che è anche uno dei maggiori finanziatori dei paramilitari neonazisti. Potremmo continuare… Ma è evidente che soltanto accostare questa feccia alla Resistenza antifascista è tanto assurdo quanto offensivo.

Ci sono voluti gli Israeliani per ricordarlo: quando Zelensky (che è l’unico presidente ebreo nel mondo) pensando di giocare in casa di fronte alla Knesset ha paragonato la guerra in Ucraina alla Shoah, il Ministro delle comunicazioni Yoaz Hendel si è indignato: “il confronto con gli orrori dell’Olocausto e la soluzione finale è scandaloso” ha detto. L’ex Ministro Yuval Steinitza ha rincarato la dose: “Se il discorso di Zelensky fosse stato pronunciato in tempi normali, non bellici, avremmo detto che rasentava la negazione dell’Olocausto… Ogni confronto tra una guerra regolare, per quanto difficile possa essere, e lo sterminio di milioni di ebrei nelle camere a gas nel quadro della Soluzione Finale, è una totale distorsione della storia”.

In Italia invece si continua con questo ritornello. Ed è in corso un’operazione in grande stile di ripulitura dell’immagine pubblica del ceto politico che governa l’Ucraina, del Battaglione Azov e degli altri tagliagole della stessa risma. La Repubblica pubblica un’intervista nella quale un caporione dell’Azov dichiara: “Non sono nazista, ai soldati leggo Kant”. Il Corriere della Sera ne intervista un altro secondo cui “La svastica è un antico simbolo slavo, pan-europeo, persino indiano. Per noi non ha alcun rapporto col nazismo. Accusereste mai gli indiani per le svastiche antiche millenni?”.

Valerio Nicolosi su Micromega ricorda che il Battaglione Azov è stato coinvolto in un’inchiesta sul suprematismo bianco che riguarda anche il nostro Paese: “nell’autunno 2019 in Campania sono stati arrestati alcuni membri di un’associazione spirituale che secondo gli inquirenti funzionava da base per il reclutamento e l’addestramento paramilitare di singoli militanti, spesso fuoriusciti dalle organizzazioni neofasciste italiane. Secondo le indagini c’è un filo che collega questa attività al Battaglione Azov e alle altre organizzazioni neonaziste e suprematiste internazionali”.

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Fonte: Codice Rosso

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Articolo tratto interamente da Codice Rosso


25 aprile sempre!




Oggi come ieri, 25 aprile sempre! 


E quando anche l’ultimo di noi non ci sarà più...



“E quando anche l’ultimo di noi non ci sarà più, se racconteranno altre storie, se tenteranno di manipolare i fatti, beh! resistete per noi...Nessun passo indietro!
Toccherà a voi. Sarete voi i testimoni di una storia e una speranza che i vostri padri e i vostri nonni hanno chiamato Italia.
Siate testimoni della resistenza, testimoni dell’ANPI.
L’orgoglio e la libertà portateli con determinazione nelle strade, nelle piazze, tra gli affetti e nei rapporti di lavoro.
A me, Zaccaria Verucci questa grande forza e questo immenso credo me lo hanno lasciato in eredità i miei compagni caduti resistendo nelle azioni dei gruppi partigiani. Me lo hanno lasciato in eredità quelli che nell’Italia liberata hanno continuato insieme a me a testimoniare le atrocità della guerra e del fascismo.
Per tenere viva la memoria, ancora, per gli anni che verranno spero che un posto per loro possa continuare ad esserci ancora nella vostra anima e nel vostro cuore.”

Zaccaria Verucci


I valori della Resistenza



Articolo da DinamoPress

In questo tempo senza storia in cui il passato viene distrutto (parafrasando il titolo di un celebre saggio di Adriano Prosperi) la Resistenza è un pezzo di un mosaico di eventi sempre più lontani che ci giungono attraverso rifrazioni distanti e distratti. 77 anni sono tanti. Generazioni, idee, assetti politici, l’Italia di oggi è indiscutibilmente diversa di quella uscita dalla guerra e dalla Resistenza. E se questo valeva anche per il 1994 o per il 1956, forse qualcosa sta cambiando in modo più radicale: da una parte, lo sdoganamento dei ragazzi di Salò e il costante attacco ai e alle partigiane (da Pansa in poi), in modo sconnesso e astorico – niente a che vedere con il modo in cui la storiografia, giustamente, continua a interrogarsi sulla moralità e le scelte di chi combatté in armi contro l’invasore fascista; e poi, il moltiplicarsi di date memoriali, come quelle in onore degli Alpini il 26 gennaio, che se non esaltano il Fascismo sicuramente creano un panorama memoriale confuso e poco utile alla comprensione degli eventi. Dallo scoppio della guerra in Ucraina poi la Resistenza (con lettere maiuscola e minuscola) è stabilmente al centro del dibattito politico-culturale. 

I valori della Resistenza

Uno dei nodi irrisolti collegati alla preponderanza del ricorso alla memoria pubblica a scapito di una diffusa conoscenza storica riguarda la nostra società oggi più che la comprensione e l’analisi degli avvenimenti del passato. Memoria pubblica e conoscenza storica non sono due processi necessariamente in antitesi tra loro; la storia recente ci racconta però di quanto il 25 aprile sia una data contesa nello spazio memoriale del paese, a prescindere dalla ricca e valida storiografia esistente sulla storia della Resistenza italiana. Per cercare di capire perché il 25 aprile possa essere percepito da alcuni come una data «scomoda» del calendario civile italiano sarebbe forse utile interrogarsi su quali sono le radici della società italiana, e se quelle radici, che storicamente sono fissate nella Costituzione del 1948, il cui preludio è stato scritto da migliaia di combattenti contro il nazi-fascismo, hanno subito nel corso dei decenni dei mutamenti. Il problema che sembra aver attanagliato la società italiana dalla guerra di liberazione fino a oggi è quello della costruzione di un mondo nuovo.

La Resistenza aveva un nemico, i fascisti italiani e i nazisti tedeschi, chiaro, definito, contro il quale ha lottato e vinto. Si è caratterizzata come una reazione a un sistema dittatoriale al quale alcune centinaia di migliaia di italiani hanno deciso di non più sottomettersi, compiendo una scelta morale, quella della resistenza armata. Non a caso uno dei saggi più rilevanti e belli sulla storia della Resistenza italiana, quello pubblicato da Claudio Pavone nel 1991, ha per sottotitolo Saggio storico sulla moralità della Resistenza. Lo Stato e la società venuti fuori dalla guerra di Liberazione hanno avuto come fondamento l’esperienza resistenziale, non nella sua accezione bellicista ma in quella valoriale. La Resistenza non si caratterizzava però soltanto per la sua reazione al nemico e al suo sistema di valori, ma anche per la sua carica propositiva, per un suo progetto di società in antitesi con quello affermato dal nemico. 

Con il passare dei decenni, la carica valoriale della Resistenza è sempre più scemata, tanto nelle istituzioni quanto nella società; i primi ad accorgersene furono gli stessi partigiani, le cui voci si alzarono per denunciare già dagli anni cinquanta che la Repubblica Italiana che avevano fatto nascere non corrispondeva ai loro ideali.  Il problema della società italiana oggi non è come ricordare il 25 aprile ma comprendere se quei valori, dal 25 aprile 1945 al 25 aprile 2022 hanno fatto lo stesso percorso storico compiuto nello stesso arco di tempo dagli italiani, passando di generazione in generazione. Sta qui forse il grosso problema dello scambiare la memoria con la storia. 

Resistenza o resistenza

In queste ultime settimane abbiamo potuto vedere come la Resistenza sia ancora viva e vegeta, e ancora e comunque l’evento fondante della Repubblica italiana, il prisma che usiamo per interpretare almeno un pezzo del nostro presente. La polemica, un po’ assurda, sull’utilizzo della parola resistenza dice naturalmente più del dibattito qui ed ora, che della guerra in Ucraina. Ci dice, insomma, che da lì continuiamo a partire per guardare l’evento più importante del nostro tempo recente. Non è quindi casuale l’attenzione – spasmodica, ossessiva – dedicata all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (vale la pena specificare di cosa sia l’acronimo la parola ANPI, di recente un importante editorialista di un importante quotidiano italiano si è sbagliato). Questa attenzione arriva già in una fase di svolta per la principale organizzazione di ex partigiani combattenti: scomparsi tutti o quasi i e le partigiane, il compito dell’ANPI non è più quello di testimoniare, e la lunga fase di transizione verso la post-memoria sembra ancora in ballo. In questo quadro, l’ANPI è ancora al centro del dibattito politico. Del resto, se proviamo ad allargare un attimo lo sguardo, non soltanto la crisi ucraina sembra – ma è un’ilusione ottica – riproporre uno schema nato dopo il 1945, ma il panorama attuale pullula di riferimenti a quel periodo in generale: si parla di nazisti, si cita Hitler, non mancano neanche i riferimenti a Norimberga. Torniamo ancora a 77 anni fa. 

Attacco alla storia

In questa masnada di riferimenti poco chiari e utili, sterilizzati a uso politico, in Italia si continuano a moltiplicare le date memoriali. In principio fu il 27 gennaio, Giorno della Memoria, nato dopo iter parlamentare lungo e complicato, invecchiato e anestetizzato in fretta. Poi è arrivato il 10 febbraio (“e allora le foibe???”), e ancora il confusissimo “Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice” (tutto insieme, senza analizzare e distinguere), che si commemora il 9 maggio. Quasi nessuno conosce il “Giorno della libertà”; il testo della legge recita: «La Repubblica italiana dichiara il 9 novembre “Giorno della libertà”, quale ricorrenza dell’abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo». Da ultima e non senza polemiche è arrivata la “Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini”, il 26 gennaio, un giorno prima del Giorno della Memoria, e solo due settimane prima di quello del Ricordo. Anche a livello pratico, difficile immaginare la fattibilità di tre giornate memoriali in poco più di 16 giorni. Un pasticcio. E poi la data, come già notato da molti, è quanto di più sbagliato ci possa essere, visto che commemora la battaglia di Nikolajewka, durante l’invasione italiana dell’Unione Sovietica. Marco Mondini, storico e autore di Tutti giovani sui vent’anni. Una storia degli alpini dal 1872 a oggi, ha detto al Post: «Fin dal dopoguerra la narrazione epica di ciò che avvenne a Nikolaevka ha tolto quell’episodio dal suo contesto, e cioè la guerra di aggressione, e l’ha posto in una bolla a sé stante. Si celebra la sconfitta e il sacrificio di poveri giovani disperati che cercavano solo di tornare a casa». E nota come la data più giusta sarebbe stata il 15 ottobre, giorno di fondazione del corpo degli Alpini. 

Invece ottobre proprio non deve proprio piacere al Parlamento italiano. Il 16 ottobre era la data più adatta per ricordare la Shoah, italiana il giorno della deportazione degli ebrei romani, quando più di mille persone furono deportate dai nazisti con l’attiva collaborazione dei fascisti italiani. Una data relativa all’Italia, e che avrebbe posto al centro del dibattito la questione delle responsabilità italiane nella Shoah – che invece, fuori dagli studi storici, si continua a eludere. 

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Fonte: DinamoPress


Autori: 
Alessandro Pes e Luca Peretti

Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da DinamoPress


Oggi 25 aprile...


Oggi 25 aprile, ricorre l'anniversario della Liberazione e cioè la fine della guerra nel 45 in Italia e l'inizio di una nuova storia. Le forze della resistenza, dopo due anni di lotta contro il nazifascismo, vincono. La resistenza sorse quando; caduto il regime fascista il 25 luglio 1943 e firmato l'armistizio con gli alleati, in data 8 settembre del 43, le forze politiche antifasciste, che si erano riorganizzate, chiamarono il popolo a raccolta per cacciare i fascisti e i tedeschi.

Costituirono il movimento di Resistenza, forze diverse tra loro per orientamento politico e impostazione ideologica; ma unite nel comune obiettivo di sconfiggere il nazifascismo e conquistare la libertà. E' stato calcolato che i caduti nella Resistenza italiana (in combattimento o eliminati dopo essere finiti nelle mani dei nazifascisti), siano stati complessivamente circa 44.700, altri 21.200 rimasero mutilati o invalidi. Tra partigiani e soldati italiani caddero combattendo almeno 40.000 uomini. Le donne partigiane combattenti furono 35.000 e 70.000 fecero parte dei gruppi di difesa della Donna; 4.653 di loro furono arrestate e torturate, oltre 2.750 vennero deportate in Germania, 2.812 fucilate e impiccate, 1.070 caddero in combattimento e diciannove vennero, nel dopoguerra, decorate con Medaglie d'oro al valor militare.

Ricordiamo anche le vittime civili che furono oltre 10.000. Tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nella valle tra il Reno e la Setta (Marzabotto, Grinzana e Monzuno), i soldati tedeschi massacrarono sette partigiani e 771 civili e uccisero in quell'area 1.830 persone.

Tutte queste cifre ci dovrebbero far riflettere; anche perché la memoria storica sta lentamente scomparendo e molti giovani non conoscono l'importanza di questa giornata. Ovviamente c'è chi vuol fare revisionismo storico e tutto questo è altamente pericoloso.

Questa giornata è sempre stata vista erroneamente come una festa di un solo colore politico; ma a combattere settant'anni fa c'erano: comunisti, socialisti, cattolici, militari dissidenti, anarchici, perseguitati razziali, preti e tutti quelli che sentivano antifascisti.

La festa di Liberazione, quindi, è di tutti e riguarda tutti gli italiani e non possiamo dimenticare quei mesi sanguinari; ma pieni di passione, orgoglio e coraggio.

Autore e ricerca storica a cura di Mariangela B.

Coautore
Cavaliere oscuro del web

domenica 24 aprile 2022

Per combattere questo nuovo fascismo...



"Dimenticare significa perdere l’eredità di una lotta che è ancora inconclusa.
Non dimenticare obbliga a comprendere, a smascherare, a continuare quella lotta.
Per combattere questo nuovo fascismo non ci saranno i vostri nonni, o i padri dei vostri nonni. Affrontarlo toccherà a voi."


 Ennio Sardelli (partigiano “Fuoco”)
 
 

L'ultimo inverno


Oggi voglio presentarvi un corto che mette in evidenza la resistenza femminile, durante la seconda guerra mondiale.
Il film è diretto da Piero Orlandi, selezionato nel 2013 per il concorso internazionale A Film For Peace Festival 2013. Il corto è stato realizzato con il patrocinio dell' Anpi e il sostegno dell'associazione Linea Gotica Tirrenica.

Trama

Marzo 1945, Irma giovane staffetta Partigiana assieme ad altri suoi compagni, sta attraversando le Alpi Apuane cercando di raggiungere il confine per consegnare importanti documenti agli Alleati. Vengono però sorpresi da una pattuglia tedesca lungo il percorso, lei riesce a salvarsi solo perché è rimasta indietro rispetto agli altri, che cadono nell'agguato. Ha inizio così una lunga fuga per riuscire a sopravvivere.

Credits:

Regia Piero Orlandi Sceneggiatura Piero Orlandi e Lorenzo Martinelli
Operatore Arnaldo Gabrini
Assistente alla regia Giuseppe Bruno
Montaggio Arnaldo Gabrini
Direttore della Fotografia Piero Orlandi
Assistente Operatore Fabio Martinelli
Fonico di presa diretta Matteo Bigini
Costumi Sartoria Versilia 44 Trucco Giusy Bugliani
Musica Luca Tommasi
Direttore di Produzione Guido Pucciarelli
Produzione Stika production


Cast Artistico:

Maria Selene Mosti
Partigiana Livia Ilenia Ridolfi
Partigiana Irma Eleonora Tognotti
Ufficiale Tedesco Lorenzo Martinelli



Link per la visione: https://vimeo.com/75620573 - licenza: Creative Commons

L'ultimo inverno from Arnaldo Gabrini on Vimeo.

La partecipazione femminile alla Resistenza



Voglio ricordare tutte le donne che hanno partecipato attivamente nei gruppi partigiani e spesso dimenticate.

Ecco alcune stime:


Fonte dati: Wikipedia

Partigiano per Sempre


Un documentario sulla vita di Aurelio Ricciardelli, raccontata in prima persona dallo stesso Aurelio nei luoghi dove è nato, cresciuto e ha vissuto il dramma della guerra nella sua veste di partigiano.

Partigiano per Sempre from Paride Ridolfi on Vimeo.

Video credit Paride Ridolfi caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Ora e sempre Resistenza di Piero Calamandrei


Ora e sempre Resistenza

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
Più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

Piero Calamandrei


sabato 23 aprile 2022

L'amore



"L'amore e' un fumo che si leva dal respiro degli amanti, e quando la nebbia si dirada si tramuta in fuoco che sfavilla nei loro occhi, e quando ostacolato e' un mare riempito dalle lacrime degli occhi di quelli stessi amanti. E cos'altro puo' essere l'amore se non una segreta pazzia, una opprimente amarezza e una benefica dolcezza."

William Shakespeare
 
 

Assistiamo a un revisionismo...



"Assistiamo a un revisionismo reazionario che apre la strada alla democrazia autoritaria, da noi e nel resto del mondo. Uno di quei cicli storici che dimostrano che anche la libertà ha le sue stagioni.[...] C'è stata una mutazione capitalistica, una rivoluzione tecnologica di effetto obbligato: ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri ed emarginati. È questa la ragione di fondo per cui la Resistenza e l'antifascismo democratico appaiono sempre più sgraditi, sempre più fastidiosi al nuovo potere. Padroni arroganti e impazienti non accettano più una legge uguale per tutti, la legge se la fabbricano ad personam con i loro parlamenti di yes-men."

Giorgio Bocca


Che cos'è l'ANPI?"

I valori della Resistenza e le ragioni dell'antifascismo concentrati in 4 minuti.

Credits:

Infografica realizzata da Kiné soc. coop. per l'ANPI di Colle Val d'Elsa.




Video credit ANPI Colle Val d'Elsa caricato su YouTube - licenza: Creative Commons

Questo blog è antifascista!



Io non amo il fascismo e le dittature, se volete inserire un banner, vi ricordo questa iniziativa.





Oggi come ieri, ora e sempre resistenza!


Dipinto del giorno

 


Pescatori in mare di William Turner

A tutti...


A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore,
a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche
agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali,
ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene…
a tutti i teatranti.


Tratto da | Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes


 

Pollice su e giù della settimana





 



venerdì 22 aprile 2022

Salviamo il pianeta Terra!




Il nostro pianeta rischia seriamente di morire, la natura e le specie viventi sono in via d'estinzione e l'unico colpevole di tutto questo è l'uomo. Nei secoli, persone senza scrupoli e avidi di profitti, hanno distrutto la nostra bellissima Terra e se non si agisce adesso, rischiamo una grande estinzione di massa.


Basta essere indifferente è l'ora di agire: salviamo il pianeta!




Video credit 96LF caricato su YouTube


Vivere con gli animali di Walt Whitman

Paradise

Vivere con gli animali

Credo che potrei andarmene a vivere con gli animali,
così placidi sono e dignitosi.
lo mi soffermo e li guardo a lungo e ancora li guardo.
Non sudano né lamentano la loro condizione,
non giacciono svegli nell'ombra a piangere i loro peccati,
non mi fanno venire la nausea discutendo dei loro doveri,
nessuno è insoddisfatto, nessuno impazzisce per la mania
di possedere le cose,
nessuno s'inginocchia dinanzi al suo simile,
né a coloro che vissero mille anni or sono,
nessuno di essi è rispettabile o infelice su tutta la terra.

Walt Whitman

Photo credit h.koppdelaney caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons



Oggi si celebra la Giornata Mondiale della Terra

"Se ci prenderemo cura della Terra, la Terra si prenderà cura di noi."

Anonimo


Abbiamo un solo pianeta, salviamolo!


giovedì 21 aprile 2022

Il fatto che l’uomo...



"Il fatto che l’uomo sappia distinguere tra il bene e il male dimostra la sua superiorità intellettuale rispetto alle altre creature; ma il fatto che possa compiere azioni malvagie dimostra la sua inferiorità morale rispetto a tutte le altre creature che non sono in grado di compierle."

Mark Twain


Rompiamo il silenzio sull'invasione turca del Kurdistan meridionale

Comunicato da Rete Kurdistan Italia

Mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sta cercando di svolgere il ruolo di mediatore nella guerra in Ucraina e di presentarsi come un pacificatore, ha lanciato una rinnovata offensiva militare su larga scala contro il Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale), un’altra campagna non provocata dalle forze armate turche per invadere, spopolare e occupare più aree. Ancora una volta, il vero volto di Erdogan, quello di aggressore e occupante, può essere visto in Kurdistan. La politica di negazione e guerra contro il popolo curdo è un principio centrale dello stato turco e della leadership di Erdogan, e gli sforzi trasparenti di Erdogan per agire come mediatore sulla scena interna servono solo a distrarre dal ruolo distruttivo che Erdogan continua a svolgere in Turchia , in Kurdistan e in tutta la regione.

Il 17 aprile lo Stato turco ha lanciato una nuova campagna militare volta ad occupare le aree di Şikefta Birîndara, Kurêjaro (Kurazhar) e Çiyayê Reş nella regione dello Zap nel Kurdistan meridionale. In questa campagna illegale transfrontaliera le forze armate turche hanno utilizzato artiglieria pesante, aerei da guerra, droni ed elicotteri e il trasporto aereo di forze di terra in elicottero nella regione come parte di un’offensiva di terra parallela. Dalla regione dello Zap, le forze turche mirano a estendere ulteriormente la loro occupazione nelle regioni di Metîna e Avaşîn-Basyan.

L’uso di armi pesanti e forze di terra rappresenta una grave minaccia per l’intera regione e l’unità tra i curdi in tutte le parti del Kurdistan e la diaspora è l’unica risposta a questa aggressione. Le recenti celebrazioni del Newroz del 21 marzo hanno visto la proclamazione di una posizione di unità nazionale curda e oltre 10 milioni di curdi nel Kurdistan settentrionale e in Turchia hanno inviato un chiaro messaggio a Erdogan che non si sarebbero piegati alla sua brutalità o alla sua politica di annientamento.

Milioni di curdi hanno fornito alla Turchia un percorso verso la pace e hanno espresso ai popoli della Turchia e del mondo che la libertà del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan aprirà la strada alla pace in Turchia e oltre. Le apparizioni con alcuni politici curdi del Kurdistan meridionale non aiuteranno Erdogan a nascondere la sua ostilità nei confronti del popolo curdo, poiché il suo track record di aggressione contro i curdi in varie parti del Kurdistan è ben consolidato. Le apparizioni con alcuni politici curdi del Kurdistan meridionale non aiuteranno Erdogan a nascondere la sua ostilità nei confronti del popolo curdo, poiché la sua comprovata esperienza di aggressione contro i curdi in varie parti del Kurdistan è ben consolidato.

Le recenti celebrazioni del Newroz hanno mostrato la realtà della coscienza nazionale curda e le aspirazioni alla libertà. Dopo il Newroz, le torture e gli omicidi di prigionieri politici curdi sono aumentati, così come gli attacchi agli uffici del progressista Partito democratico dei Popoli (HDP) e gli arresti di coloro che hanno partecipato alle celebrazioni di Newroz. Nel frattempo, in Rojava e nella Siria settentrionale e orientale, si sono intensificati gli attacchi aerei turchi contro i curdi.

Erdogan ora sta affrontando molte crisi interne, inclusa una terribile situazione economica, e sta disperatamente cercando di evitare la sua caduta intensificando la guerra dello stato turco contro i curdi per raccogliere il sostegno nazionalista in patria, mentre lavora per rafforzare la posizione della Turchia nell’arena diplomatica internazionale tramite il tentativo di svolgere il ruolo di mediatore nella crisi ucraina e rivendicare una posizione geostrategica unica tra NATO e Russia. Se il mondo continua a chiudere un occhio sull’aggressione di Erdogan, assisteremo a un aumento degli spargimenti di sangue, degli sfollamenti e dell’ instabilità in tutto il Kurdistan e in Medio Oriente.

Dobbiamo rompere il silenzio sull’invasione turca del Kurdistan meridionale e agire!

Chiediamo a tutti i governi e alle organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, la NATO, l’UE, il Consiglio d’Europa e la Lega araba, di intraprendere un’azione urgente contro questa violazione del diritto internazionale, di condannare inequivocabilmente questo crimine di aggressione e di chiedere che la Turchia ritiri le sue truppe dal Kurdistan meridionale

Chiediamo ai partiti politici, alle organizzazioni per i diritti umani, alle organizzazioni per la pace, ai sindacalisti e agli attivisti di opporsi a questa aggressione e occupazione turche

Consiglio esecutivo del Congresso nazionale del Kurdistan-KNK

18 aprile 2022