giovedì 31 ottobre 2024

Appello al mondo della scuola da Non Una Di Meno



Comunicato da NonUnaDiMeno 

Aurora aveva 13 anni quando, il 25 ottobre, è stata uccisa dal fidanzato di 15 anni, che non accettava la fine della loro relazione. Lo stesso giorno, Sara è stata uccisa da un vicino di casa. Lei di anni ne aveva 18, lui ne ha 22.

E’ passato quasi un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin, un anno e decine di femminicidi, eppure la situazione non solo resta la stessa, ma appare sempre più grave. Sono oltre 90 le morti per mano della violenza di genere patriarcale che contiamo quest’anno e, mentre continuiamo ad assistere sgomentə allo sterminio, le misure di prevenzione rimangono proclami, inutili promesse al vento quando va bene, e a volte azioni perfino dannose. Le scuole sono sempre più inaccessibili per proposte di educazione sessuale,affettiva, relazionale e al consenso, e le istituzioni lasciano che lo spauracchio della “teoria gender” inventato dalle destre valga di più del nostro diritto alla vita.    

Per questo, a 3 settimane dalla mobilitazione nazionale del 25 novembre, che lo scorso anno ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone unite dal desiderio di fermare violenza, femminicidi e transicidi – e che quest’anno cadrà il 23 novembre con una manifestazione nazionale a Roma e a Palermo -, ci appelliamo al mondo della scuola.   

Chiediamo allə docenti alleatə di costruire lezioni all’aperto, chiediamo ai collettivi e alle organizzazioni studentesche di costruire giornate di occupazione e autogestione delle scuole in cui associazioni, collettivi e reti tranfemministe possono parlare di sessualità consapevole, amore generativo, abbattimento della cultura dello stupro e della cultura machista ciseteropatriarcale. Che si parli di cultura del consenso! Di ascolto! 

Non possiamo più assistere alla morte di ragazze come Aurora, Sara, e di tutte quelle donne e persone, diverse per età e provenienza, ma con un futuro davanti e nessuna responsabilità, se non quella di essere natə in una società machista. Non possiamo più aspettare che altri ragazzi e uomini comuni, figli sani del patriarcato, diventino stupratori e femminicidi perché non vedono, non conoscono alternative a questo modello relazionale.

Il “minuto di rumore” che l’anno scorso ha riempito le scuole della rabbia e della voglia di cambiamento, in opposizione al minuto di silenzio proposto dal ministro Valditara per il femminicidio di Giulia Cecchettin, deve diventare ancora più forte. Dobbiamo trasformare il “minuto di rumore” in “ore di rivoluzione” che siamo funzionali all’abbattimento della cultura patriarcale, e di tutte le sue dirette conseguenze  come l’amore tossico, l’amore romantico, l’incapacità di accettare il rifiuto. Sempre più spesso queste dinamiche vengono riprodotte fin dall’adolescenza, nelle prime relazioni che spesso nascono proprio all’interno delle nostre scuole.

Essere uccise a 13, 18 o mille anni non può essere la nostra nuova normalità. Rifiutiamo di limitarci a fare il conto delle morti, e vi chiediamo di partecipare insieme a noi al processo di resistenza e liberazione che stiamo costruendo.

Lo slogan della manifestazione nazionale del prossimo 23 novembre “Ci vogliamo vivə: disarmiamo il patriarcato” riguarda tantissimo anche il mondo della scuola. La scuola é uno dei principali bersagli dei tagli dei finanziamenti, confluiti invece nella spesa militare, ed è però il luogo in cui persone che si stanno formando passano la maggior parte del tempo; il luogo fondamentale nella costruzione e nell’acquisizione di nuovi immaginari, nuove pratiche e modelli relazionali.

É necessario rendere i luoghi della formazione degli spazi adeguati a disinnescare le armi della morte, della paura e del possesso, attraverso il rumore, la rabbia, la non rassegnazione transfemminista ma anche con i percorsi formativi adeguati. Lo dobbiamo alla nostra sorella Aurora, lo dobbiamo a Giulia, e a tutte le altre che sono state uccise, per non allungare più questa lista. E lo dobbiamo al coraggio di Viktoria e di Elena, loro sorelle.

Scegliamo di far uscire oggi 31 ottobre questo appello, in solidarietà al mondo della scuola in mobilitazione in una giornata di sciopero, per metterci in dialogo con tutti i soggetti politici e sindacali che lottano per una scuola diversa, in cui non ci sia spazio per la precarietà e per l’autoritarismo, che insegni il rispetto delle persone e dell’ambiente, che sia luogo effettivo di crescita sociale e culturale e motore delle trasformazioni positive del Paese. 

Una scuola che riconosca la dignità del lavoro docente, svilito quotidianamente proprio perché femminilizzato, associato al maternage e al lavoro di cura dovuto. E lo riconosca innanzitutto in termini salariali, prendendo sul serio la criticità politica, sociale e culturale dell’avere uno stipendio medio delle insegnanti tra i più bassi d’Europa. É quantomai urgente che la comunità educante tutta si impegni in una effettiva battaglia per tutto questo: adeguamenti salariali, semplificazione dei percorsi di reclutamento, stabilizzazione delle insegnanti precarie, inserimento dell’educazione sessuo-affettiva in tutte le scuole di ogni ordine e grado, scevra dai tentacoli del Vaticano e delle forze reazionarie.

QUI UN NOSTRO CONTRIBUTO PER APPROFONDIRE LA LETTURA DI NUDM SU SCUOLA E UNIVERSITÁ, PER UN’EDUCAZIONE TRANSFEMMINISTA 

Non Una Di Meno


Mastodon ed il Fediverso, un universo social decentralizzato

Il Fediverso e Mastodon stanno guadagnando popolarità, con oltre 6500 istanze e 6 milioni di utenti. 

Credits:

Fonte: https://simplyexplained.com/videos/mastodon-and-fediverse-explained/
Music track: gift by massobeats
Source: https://freetouse.com/music
Royalty Free Music (Free Download)
Doppiaggio in italiano: Art of Stimart
Seguimi su Mastodon: Mastodon


Video credit Doppiaggiamo caricato su PeerTube Italia - licenza: Creative Commons


Appello per mandare fuori Israele dalle Nazioni Unite


Articolo da Cred-Gigi

Da oltre cinquant’anni i governi che si sono succeduti alla guida di Israele hanno costantemente disatteso i loro obblighi attinenti al diritto internazionale, facendosi beffe e violando le risoluzioni delle Nazioni Unite, fossero esse adottate dall’Assemblea generale o dal Consiglio di sicurezza o consistessero in chiare pronunce della Corte internazionale di giustizia.

Questo atteggiamento di aperto spregio del diritto Internazionale e delle Nazioni Unite ha raggiunto livelli parossistici nell’ultimo anno col genocidio in corso che ha già causato la morte di oltre quarantamila Palestinesi, in gran parte bambini, e determina ogni giorno nuove vittime a Gaza, in Cisgiordania, in Libano e in Siria.
Si tratta di crimini che sono la diretta conseguenze della politica aggressiva, suprematista e colonialista portata avanti da Israele sotto l’egida del sionismo.

Da ultimo l’arroganza del governo Netanyahu si è spinta fino a Insultare l’ONU, definendolo “una palude di antisemitismo “, a dichiararne persona non grata il Segretario generale e a cannoneggiare deliberatamente i caschi blu dell’UNIFIL, forza di interposizione pacifica dispiegata dalle Nazioni Unite in Libano.

La misura è colma. Riteniamo che i tempi siano più che maturi per l’applicazione nei confronti di Israele dell’art. 6 della Carta delle Nazioni Unite, il quale prevede che “un Membro delle Nazioni Unite che abbia persistentemente violato i principi enunciati nel presente Statuto può essere espulso dall’Organizzazione da parte dell’Assemblea generale su proposta del Consiglio di Sicurezza”.

Un tale provvedimento andrebbe accompagnato dall’adozione di sanzioni, a partire da un embargo totale immediato sugli armamenti, coi quali ogni giorno Israele porta avanti la sua politica di sterminio.

Rivolgiamo un appello in questo senso all’opinione pubblica mondiale e a tutti i governi. Siamo consapevoli del possibile veto che membri permanenti delle Nazioni Unite, fra i quali soprattutto gli Stati Uniti, da sempre protettori e complici di Israele, potrebbero interporre, ma riteniamo che tale veto possa essere aggirato da una votazione a maggioranza dell’Assemblea generale, come già avvenuto in altre occasioni.


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Fonte: Cred-Gigi


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Licenza: Creative Commons (non specificata la versione


Articolo tratto interamente da 
Cred-Gigi


31 ottobre 2002 - Terremoto del Molise: alle ore 11:32 una potente scossa di magnitudo 5.4 della scala Richter provoca il crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia uccidendo 27 bambini e una maestra

Panorama S.Giuliano di P.(CB)


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Il terremoto del Molise del 2002 è stato un sisma verificatosi tra il 31 ottobre e il 2 novembre 2002, con epicentro situato in provincia di Campobasso tra i comuni di San Giuliano di Puglia, Colletorto, Santa Croce di Magliano, Bonefro, Castellino del Biferno e Provvidenti.

La scossa più violenta, alle 11:32 del 31 ottobre, ha avuto una magnitudo di 6,0 gradi della magnitudo momento, con effetti corrispondenti all'VIII-IX grado della scala Mercalli[1]. Durante il terremoto crollò una scuola a San Giuliano di Puglia: morirono 27 bambini e una maestra. Le indagini giudiziarie, portate a compimento dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Larino, Nicola Magrone, e sfociate in un processo, hanno stabilito che il crollo della scuola era stato determinato da responsabilità umane: costruttori, progettisti, tecnico comunale e sindaco dell'epoca sono stati definitivamente condannati dalla corte di cassazione il 28 gennaio 2010[2].

Altre due persone morirono in circostanze diverse in occasione del terremoto. Circa 100 furono i feriti e 3.000 gli sfollati in provincia di Campobasso. Anche nella provincia di Foggia ci furono numerosi sfollati e una decina di comuni riportarono danni di rilievo a edifici storici e abitazioni. 

Nella notte tra il 30 e il 31 ottobre erano già state avvertite tre scosse di terremoto, di cui la più forte alle ore 3:27 (magnitudo 3,5 della scala Richter, IV-V grado della scala Mercalli).

La scossa più forte si ebbe alle ore 11:32 di giovedì 31 ottobre 2002 nella zona del basso Molise, situata a nord-est della provincia di Campobasso e compresa tra i Monti Frentani e la valle del Fortore: ebbe una durata di 60 secondi e fu avvertita distintamente nell'intero Molise, in Capitanata, in provincia di Chieti, e venne percepita fino nelle Marche,[3] a Pescara, Roma, Napoli, Bari, Benevento, Matera, Brindisi, Potenza, Salerno e Taranto.

A San Giuliano di Puglia, comune vicino all'epicentro (localizzato tra Campobasso, Larino e l'Appennino Dauno, in provincia di Foggia), durante la scossa il solaio di copertura di parte dell'edificio scolastico "Francesco Jovine" che comprendeva scuola materna, elementare e media crollò sulla parte sottostante: sotto le macerie rimasero intrappolati 58 bambini, 8 insegnanti e 2 bidelli.

 Durante la stessa giornata si ebbero altre due scosse (V grado della scala Mercalli). La terra continuò a tremare anche nella mattinata del giorno successivo.

Alle 16:02 del 1º novembre si verificò una seconda forte scossa (magnitudo momento 5,7, VIII grado della scala Mercalli), con epicentro tra i comuni di Sant'Elia a Pianisi, Casacalenda e Colletorto, anch'essa della durata di circa 60 secondi e avvertita in tutta l'Italia centrale e meridionale. Seguì una seconda scossa meno intensa (magnitudo 4,1). Le nuove scosse provocarono il crollo di altri edifici, già danneggiati dal sisma del giorno precedente, tra i quali un campanile a Castellino del Biferno. Il viadotto della Trignina riportò seri danni. Furono evacuati diversi edifici pubblici ed ospedali, tra i quali il palazzetto dello sport di San Giuliano, dove era stata allestita la camera ardente per le vittime, e la prefettura di Campobasso, dalla quale venivano coordinate le operazioni di soccorso.

Una terza scossa (magnitudo 4,2 della scala Richter, VI grado della scala Mercalli) si verificò alle 18:21, provocando danni alle abitazioni in particolare in alcuni comuni abruzzesi

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Photo credit Alfaveyron, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons


Le parole gentili...



"Le parole gentili non costano nulla.
Non irritano mai la lingua o le labbra.
Rendono le altre persone di buon umore.
Proiettano la loro stessa immagine sulle anime delle persone.
Ed è una bella immagine!" 

Blaise Pascal


Solo per oggi gratis su Giveaway of the Day — Leawo DVD Creator 13.0.0.4



Oggi il sito Giveaway of the Day offre per ventiquattro ore, un programma per la creazione di DVD.

Vi ricordo di leggere le condizioni e l'uso nel sito, inoltre nel readme scaricato, troverete le spiegazioni per l’attivazione.



Note sul software

Troverete i dettagli delle funzioni a questo indirizzo:

La ThyssenKrupp guadagna dalla guerra e dal genocidio


Articolo da Untergrund-Blättle

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Untergrund-Blättle

Molti sono arrabbiati. Arrabbiato per il genocidio di Gaza. A proposito di bombe su civili, scuole e ospedali. Sul rafforzamento militare globale. Sullo spargimento di sangue e sullo sfollamento di milioni di persone.

Sulla propaganda per la “lotta bellica” e per una Germania “difensiva”. Sulle consegne di armi e sui profitti dell’industria degli armamenti. Sulla prevista reintroduzione del servizio militare obbligatorio. Informazioni sull'uccisione automatica tramite attacchi di droni controllati dall'intelligenza artificiale.

Attraverso la sua controllata “ThyssenKrupp Marine Systems (TKMS)”, Thysenkrupp guadagna miliardi dalla costruzione di tutti i tipi di navi da guerra, tra cui sottomarini, corvette e fregate prodotte ad Amburgo, Kiel ed Emden. “Thyssen Krupp Marine Systems (TKMS)” è l’unico fornitore di sottomarini in Germania.

Dal 1993, TKMS produce sottomarini di classe Dolphin per Israele. I sottomarini sono dotati di missili da crociera con capacità nucleare. Per poter lanciare verticalmente missili da crociera o missili balistici, TKMS ha sviluppato un cosiddetto VLS (Vertical Launching System) di cui sono equipaggiati i sottomarini israeliani della classe Dolphin. La loro area operativa principale è il Mediterraneo orientale. Qui, i sottomarini “Dolphin” costruiti dal TKMS costituiscono la capacità di secondo attacco nucleare di Israele in caso di attacco.

Nel 2022, TKMS e Israele hanno firmato un nuovo accordo per la produzione di sottomarini “classe Dakar”. Il contratto del valore di circa 3 miliardi di euro comprende oltre alla consegna di tre sottomarini anche la realizzazione di un simulatore in Israele, il supporto logistico e la consegna di pezzi di ricambio. ThyssenKrupp sta investendo 250 milioni di euro nel suo cantiere navale. A questo scopo verranno costruiti, tra l'altro, un nuovo capannone per la costruzione navale e la produzione di celle a combustibile. La Repubblica Federale di Germania copre 540 milioni di euro di costi e ha anche investito più di 850 milioni di euro in aziende israeliane, anche nel settore militare, nell'ambito di una cooperazione industriale. Accuse di corruzione furono sollevate contro Netanyahu in relazione all'accordo da tre miliardi, poiché il cugino di Netanyahu e consigliere legale privato David Shimron rappresentava anche il rappresentante israeliano della Thyssen-Krupp Marine Systems.

Nel maggio 2023, Israel Aerospace Industries (IAI) e Atlas Elektronik, una società di Thyssenkrupp Marine Systems, hanno lanciato ufficialmente il loro ultimo sviluppo congiunto per missioni antisommergibile. Atlas è specializzata nello sviluppo di sistemi sonar per acque profonde basati sull'intelligenza artificiale. Atlas Elektronik è un fornitore di sviluppo e produzione di sistemi sonar integrati per sottomarini, imbarcazioni cacciamine, navi da combattimento e siluri ed è una filiale al 100% di ThyssenKrupp AG. Israel Aerospace Industries è un pioniere nel campo dei sistemi aerei, terrestri e marittimi senza pilota. Il primo drone sottomarino senza pilota al mondo, "Blue Whale", è stato sviluppato dalla IAI per le forze di difesa israeliane e negli ultimi decenni la IAI è diventata un pioniere nei sistemi robotici terrestri e nelle navi senza pilota.

Il genocidio di Gaza mostra la realtà delle tecnologie militari basate sull’intelligenza artificiale: decine di migliaia di civili e bambini morti, feriti, traumatizzati e mutilati. La ThyssenKrupp trae profitto da questo genocidio e da altre guerre.

“Sottolineiamo ancora una volta l’urgente necessità di organizzare campagne contro l’industria degli armamenti, i profittatori di guerra di ogni tipo, compresi quelli che forniscono alla macchina militare cibo, energia e altre risorse. Non dobbiamo dimenticare la resistenza contro tutti gli apparati militari nazionali e le coalizioni militari multinazionali. Dobbiamo continuare a lottare contro tutti gli stati-nazione e tutte le unioni e conglomerati politici ed economici sovranazionali che rivendicano le nostre vite, le nostre società, le risorse naturali e i territori in cui viviamo; contro la mobilitazione militare e la loro industria che si nutre della ricchezza che produciamo; contro i governanti che pretendono di governare in nostro nome tutelando solo il capitale e le classi dirigenti; e contro tutto ciò che consente alla guerra di prosperare. Riconosciamo qui la necessità di essere presenti e attivi in ​​uno spazio di discussione pubblica e in particolare negli spazi del movimento anarchico e antiautoritario.

Oltre i muri del nazionalismo e della guerra!
Nessun confine ci divide, nessuna nazione ci unisce!
Fermate i genocidi a Gaza e ovunque!
Solidarietà a tutti i disertori!”

Anonimo


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Fonte:  Untergrund-Blättle

Autore:  Untergrund-Blättle

Licenza: Copyleft 

Articolo tratto interamente da 
Untergrund-Blättle


Halloween in a Suburb di Howard Phillips Lovecraft


Halloween in a Suburb

Nel livido, triste chiarore lunare

svettano bianchi i campanili,

gli alberi si ricoprono d'argento

e sui comignoli volano i vampiri.

Guarda: le arpie del cielo profondo batton le ali,

ridono ed osservano.

Sul morto villaggio sotto la luna

mai ha brillato il sole al tramonto:

è emerso dal buio di ere perdute,

là dove scorrono fiumi di follìa lungo abissi di sogno senza fondo.

Un vento gelido striscia fra i covoni

sui campi splendenti di pallida luce

e s'aggroviglia attorno alle lapidi nel cimitero

dove i ghoul ricercano l'orrida preda per la loro fame.

Neppure il soffio degli strani Dèi del mutamento

giunti al passato a reclamare ciò che gli appartenne

può rendere quest'ora meno immota: una forza spettrale copre tutto,

diffonde il sonno dal suo seggio antico e libera l'ignoto senza fine.

Si estendono di nuovo la valle e la pianura

che videro lune scordate ormai da tempo,

ebbri danzano i mostri sotto i fiochi raggi,

sorgendo dalle fauci del sepolcro per scuotere il mondo col terrore.

Le cose che il mattino aspro rivela,

l'orrore e la miseria di campi desolati irti di sassi

si aggiungeranno un giorno a tutto il resto

tramando con le ombre maledette.

S'alzi pure nel buio il gemito dei lemuri,

guglie rose di lebbra giungan fino al cielo...non cambia nulla:

chè l'antico e il nuovo insieme son ravvolti nelle pieghe del costume

 destino, morte e orrore.

I Segugi del Tempo sono pronti le carni d'entrambi a dilaniare.

Howard Phillips Lovecraft

Il governo taglia tutto, ma aumenta le spese militari



Articolo da Sbilanciamoci.info 

Dall’esame del disegno di legge di bilancio si desume un aumento della spesa per la Difesa di oltre 2 miliardi, arrivando così al nuovo record di quasi 32 miliardi, più 12% in dieci anni. Di questi 13 miliardi all’industria militare vanno per nuove armi.

La trasmissione al Parlamento della Legge di Bilancio da parte del governo permette, come ogni anno, di poter effettuare un’analisi delle allocazioni relative alla sfera della Difesa e degli armamenti, giungendo quindi ad una valutazione della spesa militare previsionale per il 2025. Ovviamente tale cifra è suscettibile di aggiustamenti da implementare nei prossimi mesi: in parte perché potranno essere affinate alcune stime per il momento solo parametrizzate (grazie ad acquisizione di maggiori informazioni specifiche), in parte perché solo fra qualche mese verranno assegnati nel dettaglio alcuni fondi per il momento solo allocati nelle loro cifre complessive (ad esempio quelli legati alle missioni militari all’estero).

Come quasi sempre, tranne in alcune annualità molto particolari in cui si sono realizzate delle modifiche alle legislazioni vigenti determinate da necessità di equilibrio finanziario, la prima parte del Disegno di Legge di Bilancio, che determina gli interventi voluti dal governo per realizzare le proprie linee politiche, è abbastanza povero di decisioni legate alla sfera della Difesa. Anche il DDL 2112 presentato alle Camere dal ministro Giorgetti lo scorso 23 ottobre non si discosta da questa consuetudine: nei 124 articoli che lo compongono gli unici riferimenti diretti ed espliciti ad interventi in questa sfera si trovano negli articoli 90 e 91 dedicati il primo ai programi “Strade Sicure” e “Stazioni sicure”, e il secondo al rifinanziamento del NATO Innovation Fund. Mentre gli importi relativi a questo specifico programma sono di scarsa consistenza (circa 7,7 milioni di euro) ben più rilevanti dal punto di vista finanziario (tralasciando per un momento l’aspetto operativo e politico) sono i circa 240 milioni annui (fino al 2027) che garantiscono la proroga della presenza sulle strade del contingente di circa 6.000 militari già previsto e dell’incremento di 800 unità per quanto riguarda la vigilanza sulle stazioni ferroviarie.

Ovviamente anche questa cifra evidenziata nel DDL, in quanto necessitante di una esplicita proroga di missione, va ad inserirsi nel totale complessivo del Bilancio del ministero della Difesa, che costituisce il punto di partenza di base per qualsiasi stima delle spese militari. La cifra messa a disposizione del ministero di via XX Settembre guidato da Guido Crosetto come “bilancio proprio” evidenzia fin da subito la forte crescita (in termini assoluti e percentuali) di tali spese: per il 2025 il totale infatti si attesta su 31.295 milioni di euro, con una crescita netta di oltre 2,1 miliardi di euro (aumento del 7,31%) rispetto alle previsioni per il 2024. Per la prima volta nella storia viene dunque superata (e di gran lunga) la quota complessiva di 30 miliardi.

Al fine di comprendere la portata di questa continua (e robusta) crescita, non certo episodica, è opportuno fare alcuni confronti in prospettiva storica: nel 2016 – cioè dieci bilanci dello Stato fa – il budget proprio della Difesa era pari a 19.423 milioni di euro, mentre nel 2021 – cioè cinque bilanci dello Stato fa – si attestava su 24.541 milioni di euro. L’aumento decennale in termini assoluti (senza tenere conto di aggiustamenti inflattivi) è stato dunque pari a quasi 11,9 miliardi (+61% nel decennio), mentre quello quinquennale (ancora una volta a valori contabili, senza trasformazioni in valori costanti per tenere conto del potere di acquisto mutato) è stato pari a 6,7 miliardi (+27,5% nel lustro). Si nota quindi un aumento medio leggermente più marcato negli ultimi cinque anni, con il salto maggiore avvenuto proprio tra il 2024 e il 2025 (l’unico con differenza in valore assoluto di più di 2 miliardi).

Per arrivare alla stima reale di spesa militare (sempre in accordo con la metodologia Mil€x da noi adottata da qualche anno ed esplicitata in questa pagina) è necessario poi effettuare alcuni ricalcoli per riflettere in maniera aderente alle reali operatività militare alcuni costi o interni al ministero della Difesa ma con scopi differenti (quindi da sottrarre) o esterni allo stesso Ministero e quindi da aggiungere.

Le sottrazioni riguardano in primo luogo la parte non militare dell’impiego operativo dei Carabinieri all’interno della Missione 1 (Difesa e sicurezza del territorio – 005) di cui viene conservata solo una quota relativa al dispiegamento nell’ambito delle missioni militari all’estero. Per alcuni anni il Documento Programmatico Pluriennale della Difesa ha esplicitato tale cifra, da alcuni anni non più presente: per la valutazione previsionale 2025 Mil€x ha dunque utilizzato una parametrizzazione media derivata dalle annualità per cui tale dettaglio era disponibile, mantenendo dunque nell’ambito della spesa militare circa 590 milioni di euro appartenenti al Programma: 1.1 (Approntamento e impiego Carabinieri per la difesa e la sicurezza). Una ulteriore sottrazione deve poi essere compiuta per la cifra totale (494 milioni) del Programma 2.1 (Approntamento e impiego Carabinieri per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare) inserita nella Missione 2 (Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente – 018). Effettuati questi scorpori, la parte preponderante del “bilancio proprio” della Difesa che rimane nel perimetro delle spese militari è relativa ai costi diretti, soprattutto per il personale, delle tre Forze Armate (5,95 miliardi di euro per l’Esercito; 2,3 miliardi di euro per la Marina; 2,87 miliardi di euro per l’Aeronautica). Aggiungendo anche la quota prima calcolata per i Carabinieri impiegati nelle missioni all’estero si arriva ad un totale del personale operativo effettivo di 11,7 miliardi di euro. Il totale delle voci non operative, ma più di natura gestionale centrale e politica, è invece di 2,6 miliardi di euro così suddivisi: 1,3 miliardi di euro per lo Stato Maggiore della Difesa, poco più di 50 milioni di euro per il Gabinetto del ministro, 745 milioni di euro per gli uffici amministrativi e di bilancio della Difesa (216 milioni dei quali riferiti a trasferimenti correnti verso l’estero per somme dovute in particolare per obblighi NATO) e circa 506 milioni di euro per costi di altra natura (trattamento di ausiliaria, indennità varie, rifornimenti, servitù). Infine, nel “bilancio proprio” della Difesa proprio una quota sempre più rilevante (letteralmente esplosa negli ultimi anni e principale responsabile degli aumenti prima descritti) è quella relativa agli investimenti per nuovi sistemi d’arma. Per la prima volta nello stato previsionale per il 2025 tale cifra è spezzata in due tronconi a seguito della separazione tra Segretariato generale della Difesa e Direzione nazionale Armamenti voluta dal ministro Crosetto, che ha richiesto la creazione di un nuovo Programma contabile (1.10 “Pianificazione dei programmi di ammodernamento e rinnovamento degli armamenti, ricerca, innovazione tecnologica, sperimentazione e procurement militare”) nell’ambito della Missione 1. Sommando a tale voce – che vale da sola 2,6 miliardi di euro di cui poco meno di 2,3 direttamente legati ad acquisizioni dirette di materiali e sistemi per lo strumento militare – quella di 7,1 miliardi (6,7 per acquisizioni dirette) relativa al programma 1.5 (Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari ed infrastrutturali) legato a SegreDifesa si deriva una quota totale di fondi a disposizione diretta della Difesa per i programmi di acquisto di nuovi sistemi d’armamento di oltre 9,7 miliardi di euro. Ma per valutare in maniera complessiva i fondi destinati all’investimento e al procurement militare occorre effettuare una delle aggiunte alla spesa militare extra bilancio della Difesa: quella relativa ai fondi del ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex ministero dello Sviluppo Economico). Nel bilancio di tale ministero è infatti presente un intero Programma (1.9 “Interventi in materia di difesa nazionale” pari a circa 2,9 miliardi di euro) ed un capitolo inserito in un altro Programma (il 7423 Interventi nei settori industriali ad alta tecnologia” dell’1.8, pari a circa 330 milioni di euro) che portano il totale globale delle spese per la realizzazione dei programmi armamenti previste nel 2025 ad un record storico che sfiora i 13 miliardi di euro (12.983 milioni per la precisione). Anche per questo rilevante aspetto specifico la portata della continua e significativa crescita si può valutare con dati in prospettiva storica: i costi complessivi per gli investimenti in nuovi armamenti erano pari a 7,3 miliardi di euro nel 2021 (cinque bilanci fa) configurando dunque un balzo nel quinquennio di ben il 77%. Scorporando da questa cifra i costi relativi al personale che (nei due ministeri) gestire i programmi di procurement si ottiene un totale “puro” di investimento per armi diretto all’industria militare di 12.485 milioni di euro.

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Articolo tratto interamente da Sbilanciamoci.info 

Sbrogliare i fili della cattura nel parco Kruger



Articolo da Oxpeckers Center 

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Oxpeckers Center

Gli episodi di cattura di animali selvatici sono aumentati vertiginosamente nel parco nazionale principale del Sudafrica negli ultimi quattro anni. Cosa sta causando questa impennata e come la stanno affrontando i conservazionisti? Dianah Chiyangwa e Roving Reporters indagano.

L'aria è frizzante, e porta con sé la promessa di una scoperta: una mattina perfetta per gli amanti del twitching e degli avvistatori di selvaggina. Le foglie secche scricchiolano sotto i piedi. Poi, da lontano, fischi e walkie-talkie stridono: attenzione trappole! Ogni 50 metri circa, ce n'è una nuova. Entro la fine della giornata, saranno state trovate e rimosse 65 trappole lungo il remoto confine sud-occidentale del Kruger National Park.

Le trappole stanno raggiungendo proporzioni allarmanti nel parco nazionale, con incidenti triplicati dal 2020. Le trappole a volte rivelano storie di opportunismo o disperazione, tra persone che cercano di sopravvivere. Ma sempre più spesso la criminalità organizzata gioca un ruolo, in una misura che, secondo alcuni, rivaleggia con la gravità del bracconaggio dei rinoceronti, in particolare in termini di costi ecologici.

Per molti che vivono ai confini del Kruger, la caccia alla selvaggina è da tempo una tradizione, uno stile di vita. Adolescenti e persino bambini più piccoli si uniscono alle battute di caccia con i cani e piazzano trappole. Tuttavia, negli ultimi anni il commercio di carne di animali selvatici che ne è derivato è cresciuto fino a diventare un'attività importante, ben oltre la cattura di sussistenza per la pentola.

"In altre parole, la cattura con trappole non è necessariamente motivata dalla fame, ma si è evoluta in un'attività commerciale", afferma Lourens Leeuwner, responsabile senior della conservazione dell'Endangered Wildlife Trust (EWT).

Di recente, i bufali sono diventati un bersaglio primario per le trappole, e anche gli elefanti vengono intrappolati. Le trappole che un tempo erano fatte di fili singoli per catturare piccoli cervi come i duiker e gli impala, ora sono spesse quasi quanto i cavi d'acciaio usati per issare i container sulle navi.

Tracciare il vero impatto del bracconaggio tramite trappole si rivela difficile, poiché le cifre riportate rappresentano solo resti di animali trovati o animali salvati dalle trappole. Gli esperti ritengono che il numero effettivo di animali colpiti sia significativamente più alto delle cifre registrate. Allo stesso modo, il numero di trappole trovate è anche una misura approssimativa dell'entità della cattura tramite trappole.

Howard Hendricks, responsabile esecutivo della conservazione per i South African National Parks (SANParks), non usa mezzi termini quando discute della gravità del problema. "È probabilmente il rischio strategico più elevato nella gestione del parco", ha affermato.

Pattuglia di trappole

In una mattina particolarmente fredda, Oxpeckers Investigative Environmental Journalism si è unita alle guardie forestali di SANParks in un'operazione di rimozione delle trappole a Pretoriuskop, un punto caldo di cattura vicino al confine sud-occidentale del parco.

Muovendoci in due gruppi lungo linee rette, abbiamo percorso quasi 6 km tra cespugli spinosi. Le tracce, sospettate di essere state lasciate dai bracconieri, erano evidenti nella sabbia asciutta.

Jacques Malan, coordinatore della rimozione delle trappole, ha affermato che la maggior parte del filo utilizzato per le trappole è stato rubato dalla recinzione di confine. Per prendere di mira specie di grandi dimensioni, tra cui bufali ed elefanti, i bracconieri spesso intrecciano il filo in cavi spessi. Per rimuovere le trappole pesanti tese tra gli alberi sono necessarie delle tronchesi per cavi pesanti.

Nell'ultimo tratto di questa stancante e sudata operazione, ci siamo imbattuti in erba bruciata. Il ranger di sezione Rangani Tsamwani ha spiegato che i bracconieri a volte bruciano l'erba secca per spaventare gli animali, spingendoli verso aree in cui erano state piazzate molte trappole.

Intervistato dopo la pattuglia con trappole, Don English, ranger regionale a Xanatseni nord, ha detto che il bracconaggio nel Kruger era per lo più un caso di caccia agli animali con i cani o di posizionamento di un paio di trappole per catturare uno o due impala per il consumo personale. "Non è più così", ha detto English. "Non esiste più il bracconaggio di sussistenza, dove lo si fa per sopravvivere. È fatto su larga scala ed è guidato dai soldi".

All'interno del commercio di carne di animali selvatici

Perseguire i bracconieri coinvolti nel commercio di carne di animali selvatici non è facile. "A causa della natura della cattura con trappole, è difficile cogliere i bracconieri in flagrante e presentare prove adeguate per collegarli al crimine e processarli con successo", ha affermato Leeuwner di EWT.

Le prove del commercio sono facili da trovare ai margini del parco nazionale. In una bancarella lungo la strada vicino a Hazyview, a circa 15 km dal cancello Phabeni del Kruger, Oxpeckers ha visto un impala adulto che sembrava essere stato catturato la sera prima, steso su un pezzo di cartone. Il sangue attorno al collo raccontava la storia di come era morto.

Theo Tshepo (nome di fantasia), quarantanovenne del villaggio di Nyongane, ha detto di aver pagato R800 per la carcassa dal suo fornitore abituale. "Questo intero impala sfama la mia famiglia di cinque persone per più di un mese", ha detto, mentre se l'avesse comprata da un macellaio di Hazyview, avrebbe dovuto sborsare R150/kg.

Tshepo, che si guadagna da vivere trasportando merci nel suo bakkie dentro e intorno a Hazyview, ha detto che a volte trasportava selvaggina di frodo. "Essere disoccupati può portare al reclutamento da parte di sindacati di bracconaggio. Siamo bersagli facili", ha detto.

Ha detto che SANParks spesso organizzava degli imbizos , dialoghi comunitari che miravano a sensibilizzare sui benefici della fauna selvatica. In questi incontri, le persone si lamentavano del fatto che il parco non vendeva loro carne di selvaggina, ha detto Tshepo. "Ma alcuni ranger vendono la carne ai nostri fornitori che poi la rivendono alla comunità", ha aggiunto.

Per comprendere la complessità di questo commercio di carne di animali selvatici, Oxpeckers ha parlato con altre persone provenienti da vari villaggi lungo il confine occidentale del Kruger.

Vusi Nyathikazi (41), del villaggio di Majika, ha detto che la sua famiglia ha fatto affidamento sulla carne di animali selvatici per oltre un decennio. Dopo il suo pensionamento, avvenuto qualche anno fa, Nyathikazi ha detto che non poteva ancora permettersi di acquistare regolarmente la carne di animali selvatici. Poiché i suoi fornitori non hanno sempre la carne, ne acquista in grandi quantità quando è disponibile.

"È molto economico acquistare dai bracconieri; di solito spendo 100 Rand al kg, a seconda della porzione di animale", ha affermato Nyathikazi.

Usi culturali

Senza rivelare se i suoi fornitori sono bracconieri, Denise Kabelo (nome di fantasia), 45 anni, costruttore part-time nel villaggio di Nyongane, ha affermato che oltre ad acquistare carne di animali selvatici a prezzi accessibili, a volte compra leopardi e ghepardi per rivenderne le pelli e le ossa ai sangoma della zona.

Una guaritrice tradizionale (nome omesso) ha confermato che le persone legate al bracconaggio le hanno portato parti di animali. "Lo compro se sono specializzata in quel prodotto animale per la guarigione tradizionale. Altrimenti, li indirizzo ad altri che usano quelle parti".

Ha affermato che le persone coinvolte nel bracconaggio sono brave a commercializzare parti di animali, vendendole direttamente ai mercati muthi di Faraday e Kwa Mai Mai a Johannesburg.

Riconobbe le devastanti conseguenze a lungo termine che il bracconaggio avrebbe potuto avere e, a tal fine, fondò un'organizzazione senza scopo di lucro, Nature Speaks and Responds, per collaborare con SANParks, il Dipartimento delle foreste, della pesca e dell'ambiente e altre agenzie per aiutare a trovare soluzioni sostenibili per i guaritori tradizionali.

Contesto sociale

Secondo i dati di SANParks, l'aumento delle catture con trappole è più grave nella regione di Pafuri, all'estremo confine settentrionale del parco, dove il confine sud-orientale dello Zimbabwe incontra il confine occidentale del Mozambico; a Pretoriuskop e Stolsnek, nella parte sud-occidentale del parco; e nella regione di Skukuza, nella parte sud-orientale del parco, vicino al Mozambico.

In un webinar all'inizio di quest'anno come parte del progetto di giornalismo Khetha, il direttore generale per la sostenibilità di SANParks Danny Govender ha affermato che la storia dell'area era parte della ragione della complessa relazione tra il parco e i suoi immediati vicini. I sentimenti di privazione dei diritti, ha affermato Govender, non hanno aiutato la causa della conservazione, spingendo molte persone a bracconare e catturare con trappole su terreni che un tempo appartenevano ai loro antenati.

E oggi, quasi tre milioni di sudafricani che vivono vicino al confine occidentale di 650 km del Kruger stanno lottando per arrivare a fine mese, ha aggiunto. I tassi di disoccupazione superano la media nazionale e i servizi sociali sono scarsi. Tutto ciò aggrava le sfide affrontate per ottenere un ampio sostegno della comunità per gli sforzi di conservazione, ha concluso il webinar.

Molti ambientalisti sottolineano anche che un aumento del bracconaggio di carne ha coinciso con la pandemia di Covid-19, che ha portato diffuse difficoltà economiche. In una regione economicamente sostenuta dal turismo dei safari e dai posti di lavoro diretti e indiretti che crea, la pandemia ha avuto conseguenze di vasta portata, ha affermato Govender.

Ha devastato il turismo, un pilastro dell'economia del Lowveld. Non solo sono andati persi posti di lavoro nel settore, ma anche occhi e orecchie: con meno turisti in giro, i bracconieri correvano meno rischi di essere scoperti. E man mano che le persone si avventuravano in spazi selvaggi alla ricerca di risorse, aumentava la probabilità di incontri con la fauna selvatica. Ciò ha creato ulteriori opportunità di bracconaggio, ha affermato.

"Sebbene SANParks non abbia mai ridotto gli sforzi di pattugliamento o la presenza dei ranger durante la pandemia (erano servizi essenziali che continuavano senza sosta), la pandemia ha evidenziato la vulnerabilità personale e familiare agli shock e i meccanismi di difesa che le persone usano per sopravvivere", ha affermato Govender.

Tristi realtà

Per i ranger e gli ambientalisti dedicati, la triste realtà delle trappole colpisce duramente. Gli sforzi per salvare gli animali catturati sono diventati una sfida e la stragrande maggioranza degli animali catturati nelle trappole spesso marcisce senza essere rimossa, ha affermato il veterinario statale Dr. Louis van Schalkwyk.

Questo perché molte specie non bersaglio finiscono intrappolate. "Quelle che salviamo, per lo più carnivore, non sono necessariamente le prede designate. Per quanto cerchiamo di salvare e curare gli animali catturati che vengono ritrovati vivi, le ferite sono per lo più così gravi che non hanno alcuna possibilità di sopravvivenza". Molti muoiono lentamente per setticemia causata dalle ferite, ha detto.

Il direttore esecutivo di SANParks, Hapiloe Sello, ha riferito alla commissione per l'ambiente del Parlamento lo scorso novembre di un drammatico aumento del numero di bufali presi di mira e della perdita di sei elefanti del Kruger uccisi dalle trappole. I costi per rimuovere le trappole dagli elefanti includevano una media di R20.000 per far volare un elicottero sul sito e altri R20.000 per tornare alla base, ha detto.

Stanno emergendo anche nuove tendenze di bracconaggio, non solo nelle specie prese di mira ma anche nei metodi utilizzati. Ad esempio, all'inizio di quest'anno, sono state scoperte delle trappole a gin che avevano ucciso un bufalo e tre impala nella sezione Pafuri, nell'estremo nord, adiacente allo Zimbabwe. Le trappole a gin sono dispositivi con ganasce in acciaio e meccanismi a molla che catturano gli animali chiudendosi di scatto sulle loro zampe o sulla testa, causando ferite che schiacciano le ossa, lacerazioni e amputazioni.

Le intuizioni dei Rangers

Durante una visita alla sezione Pafuri del parco, Oxpeckers ha potuto comprendere meglio come le dinamiche del bracconaggio variano da una regione all'altra.

Abbiamo visitato per prima cosa il Makuleke Contractual National Park, gestito e di proprietà della comunità locale. Situata vicino alle rive del fiume Limpopo, adiacente allo Zimbabwe e al Mozambico, la riserva è considerata un gioiello del Kruger settentrionale per la sua ricca diversità di flora e fauna.

"Noi, il popolo Maluleke, abbiamo un profondo legame culturale con la terra", ha affermato il coordinatore del parco Aubrey Maluleke, che svolge un ruolo fondamentale nella co-gestione del Makuleke Contractual National Park. In riconoscimento del suo contributo, è stato recentemente nominato per il profilo di Khetha Game Changer in un evento di gala a cui hanno partecipato oltre 56 importanti ambientalisti nella Greater Kruger Area. La nomina di Maluleke si basava sul suo impegno nell'educare i residenti locali sui benefici dell'ecoturismo e di una gestione ambientale efficace.

Abbiamo anche intervistato Richard Sowry, ranger della sezione Pafuri, sulle rive del fiume Limpopo, da dove si può ammirare uno scorcio delle terre comunali Sengwe dello Zimbabwe, situate vicino al Parco nazionale di Gonarezhou.

"Nella comunità Sengwe, le persone vivono alla giornata, basandosi su ciò che possono coltivare e produrre da sole", ha detto Sowry. "Per molti il ​​bracconaggio diventa un mezzo di sopravvivenza quotidiano".

Sowry ha indicato sulla pianura alluvionale un punto di attraversamento illegale spesso utilizzato dai bracconieri dello Zimbabwe. Ha raccontato un caso toccante di un cittadino dello Zimbabwe che è stato arrestato numerose volte insieme al figlio tredicenne per bracconaggio nel 2021. Il padre sta attualmente scontando una pena detentiva per aver attraversato il confine con il Sudafrica per cercare cibo, suscitando empatia in Sowry. Capisce perfettamente che, a differenza delle organizzazioni criminali, molte persone sono spinte al bracconaggio per necessità.

Maluleke ha affermato che la grave siccità e le scarse precipitazioni nella regione hanno alimentato il bracconaggio, portando a un aumento delle incursioni dallo Zimbabwe, con sempre più persone sorprese con carne di animali selvatici essiccata destinata al consumo domestico. Ha osservato che l'assenza di una recinzione nel corridoio di Sengwe, che collega al parco nazionale di Gonarezhou, ha reso relativamente facili gli attraversamenti di confine, contribuendo a un aumento delle catture.

Come parte del suo lavoro, Sowry raccoglie meticolosamente dati per valutare gli impatti del bracconaggio nella regione di Pafuri. Dal 2022 all'inizio del 2024, ha registrato il numero di carcasse trovate, le trappole rimosse, i metodi di bracconaggio impiegati, le specie bersaglio e il valore stimato degli animali colpiti.

Sowry ha affermato che a Pafuri sono state rimosse 1.720 trappole nel 2022 e 3.364 nel 2023. Ma c'è stata una recente inversione di tendenza, ha aggiunto: tra aprile e giugno 2024 sono state rimosse solo 16 trappole nella sua sezione, il che indica, forse, che i bracconieri hanno spostato le attività in altre aree in cui il rilevamento era più difficile.

Attenuazione delle trappole

Nel settembre 2024, l'EWT ha co-ospitato un Simposio inaugurale sulla mitigazione delle trappole con il Cape Leopard Trust, il Department of Forestry, Fisheries and the Environment, SANParks e il South African National Biodiversity Institute. L'evento ha riunito 140 importanti ambientalisti.

Le soluzioni proposte includevano un sistema centralizzato di segnalazione e monitoraggio per comprendere l'entità del problema; ulteriori ricerche sui fattori scatenanti e sulle soluzioni alternative di sostentamento, nonché progressi tecnologici per migliorare il rilevamento delle trappole e la raccolta dati; una legislazione più coesa per affrontare il problema delle trappole e altri reati contro la fauna selvatica; un maggiore lavoro di squadra e una migliore collaborazione tra Stato, settore privato e società civile; e soluzioni guidate dalla comunità per aiutare a contrastare il problema delle trappole, garantendo approcci diversificati, inclusivi e personalizzati.

Govender ha espresso ottimismo sulle risoluzioni del simposio, ma ha avvertito che tradurle in un cambiamento significativo presenta sfide significative. Ha sottolineato che interrompere le reti di bracconaggio radicate richiede non solo un'azione decisa, ma anche un cambiamento comportamentale che affronti la complessa relazione tra mezzi di sostentamento e attività illegali sulla fauna selvatica.

Puoi monitorare le azioni penali e i casi giudiziari che coinvolgono reati ambientali tramite lo strumento Oxpeckers #WildEye Southern Africa qui

Questa inchiesta della fotoreporter associata di Oxpeckers Dianah Chiyangwa è stata realizzata in collaborazione con Roving Reporters e fa parte del Khetha Story Project 2024. Supportata dal WWF-Sudafrica e finanziata da USAID, l'iniziativa mira a migliorare la segnalazione dei crimini contro la fauna selvatica nel Greater Kruger


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Fonte: Oxpeckers Center 

Autore: Dianah ChiyangwaRoving Reporters


Articolo tratto interamente da 
Oxpeckers Center 


Diciamo di solito che per l'uomo...


"Diciamo di solito che per l'uomo la nascita è il punto di partenza e la maturità il punto di arrivo. Io l'ho sempre visto rovesciato questo concetto, e cioè la nascita per l'uomo è il punto di arrivo su questa terra. Quello che egli realizza nel corso della sua vita, da adulto, e l'immancabile morte, sono il punto di partenza per quelli che vengono dopo di lui, i giovani. Questi milioni, miliardi di punti di partenza, che milioni e miliardi di esseri umani lasciano nel morire, sono la vita che continua. La vita che continua è la tradizione. Secondo il mio concetto questi punti di partenza lasciati da esseri umani eccelsi e non eccelsi, non debbono essere consideratati un peso morto, un qualcosa di retrivo da disprezzare. Anche se da giovani ci sentiamo la forza di sollevare il mondo e farlo girare a modo nostro, non vi pare che la forza di miliardi di esperienze fatte da altri, e che poi sono noi, perché uomini come noi, ci possano aiutare? Io sono convinto di sì. E sono convinto che persino per confutare un'esperienza del passato e negarla, questa esperienza bisogna averla approfondita e persino amata. Se si usa la vita che continua, la tradizione, in modo giusto, essa ci può dare le ali. Certo, se ci si ferma al passato diventa un fatto negativo, ma se ce ne serviamo come un trampolino, salteremo molto più in alto che se partissimo da terra. Non vi pare?"

Eduardo De Filippo