martedì 31 maggio 2022

Amnesty International Italia: un Paese intriso d'odio


Comunicato da Amnesty International - Italia

1 commento su 10 è offensivo, discriminatorio e/o hate speech e quando si parla di riforma della cittadinanza a farla da padrone sono spesso razzismo e xenofobia.

È questo il focus scelto per la quinta edizione del Barometro dell’odio: Senza cittadinanza. Un tema quasi invisibile, così come lo sono i suoi protagonisti. Tra tecnicismi, strumentalizzazioni politiche e una sovrapposizione fuorviante al tema immigrazione, di cittadinanza non solo si parla poco, ma anche male, perdendo di vista l’essenziale: riguarda oltre 1 milione di giovani e giovanissimi italiani in tutto e per tutto, tranne che sui documenti, a causa di una legge datata 30 anni.

Dopo le donne, i bersagli preferiti dagli utenti sono le persone con background migratorio, i rifugiati e i migranti, seguiti da chi è impegnato nel mondo della solidarietà.

È ora di cambiare: riconoscere i diritti, contribuendo ad abbattere la discriminazione, anche sul piano culturale.

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Video credit Amnesty Italia caricato su YouTube


La rotta balcanica dimenticata



Articolo da Progetto Melting Pot Europa

Il sette e l’otto maggio, presso il Centro Ernesto Balducci di Zugliano, si è discusso dei campi per migranti presenti nella regione balcanica e in Grecia. È stato possibile grazie a numerosə attivistə, avvocatə, studiosə ed altrə, chiamatə a raccolta dalla rete di RiVolti ai Balcani. Lo abbiamo fatto in un luogo di frontiera – una di quelle aree in cui è possibile assaporare le contraddizioni del limite, della vicinanza alla diversità – e in uno spazio di per sé ibrido: casa di accoglienza per stranieri, luogo di promozione culturale, centro convegni. Un microcosmo che accoglie le suggestioni eterogenee del territorio e le trasforma in qualcosa da cui prendere esempio.

La produzione dell’eccezione

Tendoni, containers, sovraffollamento, assenza di servizi, isolamento: queste sono solo alcune delle caratteristiche tipiche dei campi presenti nella regione balcanica e in Grecia. Essi sono largamente finanziati da istituzioni – quali l’UE o UNHCR – che utilizzano discorsivamente i diritti umani come uno dei fondamenti della loro esistenza, aprendo una contraddizione che risulta tale solo se non si prende in considerazione la logica sottostante all’esistenza stessa del campo. Le condizioni strutturali e comuni dei diversi campi presenti nella regione sarebbero infatti, innanzitutto, la manifestazione concreta di una specifica logica legata al flusso migratorio, fondata sull’idea di una mobilità eccezionale. Un’eccezionalità legata, per lo meno nella narrativa pubblica, alla quantità di persone coinvolte, alle motivazioni che spingono tali soggettività a muoversi, alle condizioni contingenti di un dato luogo o momento storico. E se da un lato è innegabile che specifici eventi abbiamo portato alla crescita esponenziale del flusso migratorio – primo tra i quali lo scoppio del conflitto siriano nel 2011 –, dall’altro la migrazione, in quanto mobilità, è un atto che racconta dell’uomo da sempre. Ma allora perché ostinarsi a incorniciarlo nei termini dell’eccezione, dell’emergenza? E soprattutto, quali sono le conseguenze dirette e materiali di tale concettualizzazione?

Il campo tipico che si trova lungo la Rotta Balcanica e non solo sembra proprio essere espressione di questo tipo di logica. Esso diventa la soluzione a un fenomeno emergenziale e preoccupante, una mobilità per la quale è necessario difendere il territorio verso cui tende; un flusso di corpi assimilati da caratteristiche razziali – in primis il colore della pelle – che formano una massa al suo interno indistinta ma contemporaneamente ben riconoscibile dal resto della popolazione. Di conseguenza, una somma di corpi che vanno controllati, identificati, a cui è necessario dare un ordine preciso e per tuttə uguale, a prescindere dalla storia personale, dalle condizioni presenti, dalle necessità soggettive. Il campo risulta essere allora la soluzione migliore per poter attuare tutte queste pratiche: un luogo di raccoglimento e confinamento, di definizione, dove è possibile esercitare controllo, analisi, categorizzazione – guidati dal discorso securitario così caro ai territori europei. Un campo dunque che discerne e che, come afferma Martina Tazzioli nel suo intervento, «confina per proteggere».

Non solo idee

Quest’ottica emergenziale sta dunque alla base della possibilità stessa di pensare il campo come l’unica soluzione davvero possibile, anche laddove si potrebbe attuare un sistema di accoglienza diffusa; allo stesso tempo, tale idea non si limita a produrre i luoghi di confinamento, ma agisce anche nella loro struttura ed organizzazione specifiche. La possibilità di intendere il campo come un luogo temporaneo, infatti, – laddove l’emergenza è costitutivamente provvisoria – impone, ad esempio, l’implementazione di materiali adibiti a tale uso, che vanno dunque a creare uno spazio in cui la vita delle soggettività che lo abitano è necessariamente ridotta alla sopravvivenza – proprio per la mancanza di tutti quei servizi, come l’istruzione o la possibilità di praticare la propria fede in mancanza di spazi adatti, che vengono ritenuti necessari per affermarci e definirci come esseri umani. Nonostante l’agency delle persone – della quale è sempre bene ricordarsi per non scivolare in uno sguardo passivizzante e vittimizzante –, il campo è quel luogo che, alla fine, deruba i soggetti del loro tempo di vita. I campi non sono luoghi di per sé privi di relazioni, di attività, ma piuttosto luoghi in cui a tali azioni è privato il diritto di riconoscimento e di affermazione – ed è in questa negazione del diritto che risiede l’atto del furto: del tempo presente e del sé, a cui viene imposta una sospensione.

(Ma la consapevolezza collettiva della deumanizzazione che attuiamo sulle persone in movimento non può che ritardare, essendo vivo il discorso dell’emergenza e divenuta normale la riduzione dell’altro a una vita d’eccezione.)

L’emergenza sanitaria e l’asilo come detenzione

Se tali condizioni di vita possono essere legate in primis alla logica dell’eccezione, gli interventi del convegno hanno messo in evidenza come determinate pratiche emergenziali si siano aggravate durante il periodo pandemico. Le soluzioni alla diffusione del virus si sono tradotte in un generale aumento della privazione di libertà personale dei soggetti all’interno dei campi. Una soluzione che, seppur sia stata molto vicina anche a noi, nei campi è stata protratta nel tempo e, in diversi casi, si è trasformata in prassi quotidiana. È il caso ad esempio della Grecia, dove a Corinto l’impossibilità per le persone di uscire liberamente è tutt’ora in vigore, a causa di un’estensione giuridica delle misure adottate durante il primo lockdown.

In questi casi si rafforza quel nesso già presente – paradossale se analizzato con uno sguardo critico, inevitabile se accompagnato dal discorso dell’emergenza – tra detenzione e asilo, un nesso che ha come conseguenza diretta la necessità di militarizzazione costante, sia nel luogo fisico del campo, sia negli spazi altri, di frontiera, di transito, dove è possibile intercettare coloro che sono destinati ad essere confinati. Questa necessità di militarizzazione trova una sua prima soluzione nell’agenzia di Frontex, adibita specificamente al controllo delle frontiere esterne europee. Anche in questo caso, come ricorda Jane Kilpatrick di Statewatch, all’esistenza stessa dell’agenzia sottostà l’idea della migrazione come minaccia. I dati che Frontex raccoglie, soprattutto quelli biometrici, diventano la prova oggettiva di quel pericolo da cui è necessario difendersi. La ricercatrice parla di «dataficazione del controllo delle frontiere», un processo di raccolta di dati quantitativi utilizzati tuttavia in modo decontestuale, e adibiti principalmente a giustificare l’aumento dei controlli e delle spese ad essi connesse, in un quadro nel quale il ruolo Frontex risulta indispensabile. Da una questione di tipo tecnico, la raccolta dei dati e l’analisi dei rischi muta, dunque, in atto politico, funzionale al mantenimento della presenza attiva dell’agenzia nei vari territori in cui opera. Ma le conseguenze sulle vite delle persone in movimento sono di tutt’altra natura: nel corso degli anni diversə studiosə, come ad esempio De Genova, hanno mostrato come l’aumento della securitizzazione abbia spinto le persone su rotte sempre più precarie e rischiose, spesso controllate da sistemi di trafficanti. Ecco, dunque, che emerge un altro paradosso: l’illegalizzazione della mobilità umana da parte delle diverse autorità coinvolte implica spesso un aumento dell’illegalità; un meccanismo che si autoalimenta e che, in ultima analisi, ripercuote i suoi effetti più nefasti sulle persone che si muovono.

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Fonte: Progetto Melting Pot Europa 

Autore: 
Lidia Tortarolo


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.

Articolo tratto interamente da Progetto Melting Pot Europa


Vivere con gli animali di Walt Whitman

Paradise

Vivere con gli animali

Credo che potrei andarmene a vivere con gli animali,
così placidi sono e dignitosi.
lo mi soffermo e li guardo a lungo e ancora li guardo.
Non sudano né lamentano la loro condizione,
non giacciono svegli nell'ombra a piangere i loro peccati,
non mi fanno venire la nausea discutendo dei loro doveri,
nessuno è insoddisfatto, nessuno impazzisce per la mania
di possedere le cose,
nessuno s'inginocchia dinanzi al suo simile,
né a coloro che vissero mille anni or sono,
nessuno di essi è rispettabile o infelice su tutta la terra.

Walt Whitman

Photo credit h.koppdelaney caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons


Elezioni Colombia: al ballottaggio Gustavo Petro e Rodolfo Hernandez

GustavoPetro (cropped)


Articolo da World Politics Blog

Il candidato della sinistra colombiana ha chiuso in testa al primo turno delle presidenziali. Il 19 giugno la sfida decisiva contro Rodolfo Hernández. Sconfitta l’estrema destra.

Per la Colombia, le elezioni presidenziali di quest’anno potrebbero rappresentare una svolta storica a sinistra, in un Paese in cui, da tempo immemore, la destra reazionaria e filostatunitense detiene il potere. Il primo turno del 29 maggio, infatti, ha premiato Gustavo Petro, leader della coalizione Pacto Histórico por Colombia (PHxC), che però dovrà affrontare il secondo turno del 19 giugno, quando se la vedrà con il liberale Rodolfo Hernández, candidato della Liga de Gobernantes Anticorrupción.

Secondo il conteggio provvisorio pubblicato dal Registro Nazionale dello Stato Civile della Colombia, Gustavo Petro ha ottenuto il 40,32% delle preferenze, superando la soglia degli 8,5 milioni di consensi. Petro, come anticipato, ha ottenuto il primo posto in compagnia della candidata vicepresidente Francia Márquez, precedendo nettamente Rodolfo Hernández, che ha raggiunto il 28,15% dei consensi, pari a poco meno di 6 milioni di schede.

La grande sconfitta di queste elezioni è l’estrema destra che fa capo all’ex presidente Álvaro Uribe, in carica dal 2002 al 2010, ed all’attuale capo di Stato, Iván Duque Márquez, che occupa il posto dal 2018. Riuniti sotto l’egida della coalizione Coalición Centro Esperanza, gli uribisti hanno proposto la candidatura di Sergio Fajardo, ex sindaco Medellín e governatore dell’Antiochia, che però non ha fatto meglio del quarto posto, con appena il 4,2% delle preferenze. Decisamente meglio è andata a Federico Gutiérrez, curiosamente anche lui ex sindaco Medellín ed esponente della destra conservatrice, che ha chiuso terzo per la coalizione Equipo por Colombia (23,92%), mancando il secondo turno per circa 900.000 voti.

Tra i candidati minori, John Milton Rodríguez ha ottenuto l’1,3%, precedendo nell’ordine Enrique Gómez (0,24%), Íngrid Betancourt (0,07%) e Luis Pérez Gutiérrez (0,06%).

Il giorno delle elezioni è stato caratterizzato da un’elevata affluenza alle urne, soprattutto di giovani, nonché da un ambiente tranquillo, secondo quanto riportato dalle fonti ufficiali colombiane. Per la precisione, la partecipazione è risultata essere pari al 54,2%, in aumento rispetto al primo turno del 2018.

La Colombia è cambiata. Una clamorosa sconfitta delle vecchie strutture politiche“, ha reagito il senatore Roy Barreras, consigliere per la campagna elettorale di Petro, subito dopo la pubblicazione dei risultati preliminari. “I prossimi giorni saranno decisivi per determinare il futuro del Paese, sono consapevole della necessità di unirci sulla strada del cambiamento che è diventato evidente e forte“, sono state invece le parole di Rodolfo Hernández.

Gustavo Petro è intervenuto successivamente in prima persona: “Proponiamo di apportare un cambiamento costruttivo che ci consentirà una nuova era molto più prospera“, sono state le parole di colui che a questo punto viene considerato come il favorito per la conquista della presidenza. Il candidato della sinistra ha sottolineato l’incredibile risultato ottenuto in alcuni dipartimenti, come quelli di Nariño e Valle del Cauca, dove i consensi nei suoi confronti hanno superato il 70%.

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Licenza: Copyleft http://it.wikipedia.org/wiki/Copyleft


Articolo tratto interamente da World Politics Blog


Photo credit Ahperiodista, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons


Credo che negli ultimi periodi...

Diálogos Globales, Migrantes y Refugiados (Domenico Lucano) (cropped)


"Credo che negli ultimi periodi della nostra vita stiamo assistendo a una degenerazione delle coscienze collettive verso una deriva antiumana. È come se stessimo sprofondando oltre il baratro della barbarie, un abbrutimento interiore che fa smarrire la dimensione umana. È il delirio della paura, un disturbo del comportamento. La soluzione potrebbe essere nella "rivoluzione della normalità", la stessa ricerca di pace e convivenza che abbiamo messo in atto a Riace."

Domenico "Mimmo" Lucano


Photo credit Secretaría de Cultura de la Nación, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons


Firenze

NOSTALGIA: Florence (Travel Video) from Marion Yturralde on Vimeo.

Photo e video credit Marion Yturralde caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Yosemite

Yosemite Moonbow - Rainbows At Night Filmed In Real-Time from Brian Hawkins on Vimeo.

Photo e video credit Brian Hawkins caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


lunedì 30 maggio 2022

La notte è silenziosa di Kahlil Gibran


La notte è silenziosa

La notte è silenziosa
e nell'abito del suo silenzio
si nascondono i sogni.
La luna è spuntata
e per la luna occhi
che controllano i giorni.
O figlia dei campi,
vieni per visitare
la vigna degli innamorati.
Può darsi che spegneremo
con quel nettare
la scottatura degli amori.
Ascolta l’usignolo
dei prati fioriti,
che diffonde la sua musica
in uno spazio immenso, nel quale
le colline hanno soffiato
gli odori dei loro fiori!
O mia giovane, non temere
poiché le alte stelle
serbano i misteri,
e la nebbia della notte
in quella vigna ferace vela i suoi segreti.
Non temere la strega, essa dorme ubriaca
nella sua taverna magica
e il Re dei Ginn,
se passerà andrà via
poiché l’amore lo incanta.
Egli è innamorato come me,
come potrà svelare
i segreti del suo cuore?

Kahlil Gibran


Il sistema collasserà...



"Il sistema collasserà se ci rifiutiamo di comprare quello che ci vogliono vendere - le loro idee, la loro versione della storia, le loro guerre, le loro armi, la loro nozione di inevitabilità. Ricordatevi di questo: noi siamo molti e loro sono in pochi. Hanno bisogno di noi più di quanto ne abbiamo noi di loro. Un altro mondo, non solo è possibile, ma sta arrivando. Nelle giornate calme lo sento respirare."

Arundhati Roy



Gerusalemme: oltre 100 feriti, durante le proteste contro l'occupazione della Cisgiordania



Articolo da Middle East Monitor

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Middle East Monitor

Le forze di occupazione israeliane ieri hanno represso le proteste contro l'occupazione nella Cisgiordania occupata e hanno ferito più di 100 manifestanti, ha riferito la Mezzaluna Rossa palestinese (RPC).

I palestinesi hanno marciato in segno di protesta contro l'occupazione israeliana, la marcia dei coloni Flag March e la profanazione della moschea di Al-Aqsa da parte dei coloni.

Nel centro della città di Ramallah, in Cisgiordania, le forze di occupazione israeliane hanno attaccato violentemente due proteste separate e, secondo la RPC, hanno ferito decine di manifestanti.

L'agenzia di stampa Safa  ha riferito che i palestinesi si sono radunati all'ingresso dell'insediamento illegale per soli ebrei di Beit El, che è in costruzione sul terreno della città palestinese di Al-Bireh, e hanno bloccato l'ingresso usando pneumatici e mattoni in fiamme.

Le forze di occupazione israeliane hanno anche represso duramente centinaia di manifestanti palestinesi nel villaggio di Nabi Saleh, a ovest di Ramallah, e hanno aperto il fuoco contro di loro, provocando centinaia di feriti.

La RPC ha dichiarato in una dichiarazione che otto manifestanti sono stati feriti con proiettili veri e tutti hanno subito ferite da moderate a leggere. Sono in condizioni stabili.

La marcia della bandiera vede gli ultranazionalisti israeliani di estrema destra invadere le aree musulmane per celebrare la cattura di Gerusalemme est da parte delle forze di occupazione sioniste dopo una seconda ondata di pulizia etnica nel  1967 . Cantando " morte agli arabi " e cantando canzoni razziste e altamente offensive, migliaia di persone vengono viste sfilare per le aree musulmane battenti bandiera israeliana.

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Fonte: Middle East Monitor

Autore: Middle East Monitor


Articolo tratto interamente da 
Middle East Monitor


Vanuatu ha dichiarato lo stato di emergenza climatica



Articolo da Common Dreams

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Common Dreams

Vanuatu venerdì ha dichiarato un'emergenza climatica, incolpando la crisi ecologica di "minare i diritti umani fondamentali delle generazioni presenti e future" nella nazione insulare del Pacifico meridionale.

Il suo parlamento ha approvato all'unanimità la mozione presentata dal primo ministro Bob Loughman.

"La crisi climatica è una crisi dei diritti umani", ha affermato Loughman.

"Società civile e amici, questa non è una crisi che io o il mio popolo continueremo ad accettare; non prima di aver fatto tutto ciò che è in nostro potere per fermarla", ha aggiunto.

Il deputato di Port Vila e il leader dell'opposizione Ralph Regenvanu hanno condiviso la notizia su Twitter. Ha scritto che il primo dei 17 punti della risoluzione afferma: "Il Parlamento di Vanuatu dichiara che esiste un'emergenza climatica che ora sta mettendo in pericolo esistenzialmente le persone, le società e le risorse naturali della Repubblica di Vanuatu".

La nazione, come ha osservato Loughman, è già stata colpita da eventi meteorologici estremi alimentati dall'emergenza climatica, una crisi alla quale ha contribuito poco.

"La Terra è già troppo calda e pericolosa", ha detto. "Siamo in pericolo ora, non solo in futuro".

La dichiarazione è stata elogiata dall'attivista per il clima Gladys Habu delle Isole Salomone, che ha detto : "Grazie Vanuatu per aver aperto la strada".

L'anno scorso, Vanuatu ha affermato che avrebbe chiesto alla Corte internazionale di giustizia di chiarire le responsabilità delle nazioni sul clima rispetto alle generazioni presenti e future, una campagna che ora ha raccolto il sostegno di 1.500 gruppi della società civile.  

In un tweet di benvenuto alla dichiarazione di emergenza, la Pacific Islands Climate Action Network ha elogiato Vanuatu per essere un sostenitore coerente di un'azione audace per il clima.

"Il governo di Vanuatu ha sempre aperto la strada quando si tratta di un'azione audace per il clima e di affrontare la crisi climatica con l'urgenza che merita", ha affermato il gruppo.

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Fonte: Common Dreams

Autore: Andrea Germanos

Licenza: Licenza Creative Commons


Articolo tratto interamente da 
Common Dreams



Ricercando l'impossibile...




"È ricercando l'impossibile che l'uomo ha sempre realizzato il possibile. Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che appariva loro come possibile, non hanno mai avanzato di un solo passo. "

Michail Alexandrovic Bakunin

 

Dipinto del giorno


 Ulisse nell'isola dei Feaci di Pieter Paul Rubens



Incendio a Stromboli, decine di ettari di macchia mediterranea sono andati persi

Vulcano Goats


Articolo da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

Nella giornata di mercoledì 25 maggio c'è stato un importante incendio a StromboliWikipedia-logo-v2.svg. A causa della devastazione, sono andate perse decine di ettari di macchia mediterranea e alcuni edifici hanno subito dei danni e per domare le fiamme sono servite circa 24 ore di lavoro da parte dei Vigili del Fuoco e molti lanci d'acqua aerei. È stata aperta un'indagine sulle cause che avrebbero causato l'incendio e in base alle prime ricostruzioni le responsabilità sarebbero da attribuire al set di una serie tv targata RaiWikipedia-logo-v2.svg, la cui protagonista è l'attrice Ambra AngioliniWikipedia-logo-v2.svg

Le prime testimonianze parlano dell'appiccamento di un piccolo incendio sul set, utile per una scena; la situazione sarebbe sfuggita di mano a causa del forte vento che avrebbe propagato l'incendio. Le parti coinvolte, la Rai, i Vigili del Fuoco e il Comune di Lipari, la cui giurisdizione comprende anche Stromboli, con una serie di comunicati stanno discolpandosi e attribuendo le responsabilità alle altre parti coinvolte; la Rai, dal canto suo, ha dichiarato di aver richiesto tutti i permessi necessari per poter girare le riprese e di averle ottenute; il Sindaco di Lipari ha dichiarato di non aver dato nessun permesso non essendo la riserva naturale di propria competenza; i Vigli del Fuoco hanno invece esternato perplessità circa le azioni della produzione dato che, secondo la sceneggiatura della serie televisiva, non era previsto alcun incendio, che poi è stato invece provocato a favore di camera.

Fonte: Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto 


Autori: vari

Licenza: Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 2.5 Generic License.

Articolo tratto interamente da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

Photo credit stefan_fotos from Leipzig, Germany, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons


domenica 29 maggio 2022

Finché l’uomo...




"Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e in servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui. Vedete questi? Uomini severi, in doppiopetto, eleganti, che salgono e scendono dagli aeroplani, che corrono in potenti automobili, che siedono a scrivanie grandissime come troni, che si riuniscono in emicicli solenni, in sedi splendide e severe: questi uomini dai volti di cani o di santi, di jene o di aquile, questi sono i padroni. E vedete questi? Uomini umili, vestiti di stracci o di abiti fatti in serie, miseri, che vanno e vengono per strade rigurgitanti e squallide, che passono ore e ore a un lavoro senza speranza, che si riuniscono umilmente in stadi o in osterie, in casupole miserabili o in tragici grattacieli: questi uomini dai volti uguali a quelli dei morti, senza connotati e senza luce se non quella della vita, questi sono i servi. È da questa divisione che nasce la tragedia e la morte."


Pier Paolo Pasolini


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"Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee."

George Bernard Shaw




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La ginestra di Giacomo Leopardi


La ginestra 

Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor nè fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
De' tuoi steli abbellir l'erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna de' mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
Di ceneri infeconde, e ricoperti
Dell'impietrata lava,
Che sotto i passi al peregrin risona;
Dove s'annida e si contorce al sole
La serpe, e dove al noto
Cavernoso covil torna il coniglio;
Fur liete ville e colti,
E biondeggiàr di spiche, e risonaro
Di muggito d'armenti;
Fur giardini e palagi,
Agli ozi de' potenti
Gradito ospizio; e fur città famose
Che coi torrenti suoi l'altero monte
Dall'ignea bocca fulminando oppresse
Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
Una ruina involve,
Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo,
Che il deserto consola. A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
E' il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive.

Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E proceder il chiami.
Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti,
Di cui lor sorte rea padre ti fece,
Vanno adulando, ancora
Ch'a ludibrio talora
T'abbian fra se. Non io
Con tal vergogna scenderò sotterra;
Ma il disprezzo piuttosto che si serra
Di te nel petto mio,
Mostrato avrò quanto si possa aperto:
Ben ch'io sappia che obblio
Preme chi troppo all'età propria increbbe.
Di questo mal, che teco
Mi fia comune, assai finor mi rido.
Libertà vai sognando, e servo a un tempo
Vuoi di novo il pensiero,
Sol per cui risorgemmo
Della barbarie in parte, e per cui solo
Si cresce in civiltà, che sola in meglio
Guida i pubblici fati.
Così ti spiacque il vero
Dell'aspra sorte e del depresso loco
Che natura ci diè. Per questo il tergo
Vigliaccamente rivolgesti al lume
Che il fe palese: e, fuggitivo, appelli
Vil chi lui segue, e solo
Magnanimo colui
Che se schernendo o gli altri, astuto o folle,
Fin sopra gli astri il mortal grado estolle.

Uom di povero stato e membra inferme
Che sia dell'alma generoso ed alto,
Non chiama se nè stima
Ricco d'or nè gagliardo,
E di splendida vita o di valente
Persona infra la gente
Non fa risibil mostra;
Ma se di forza e di tesor mendico
Lascia parer senza vergogna, e noma
Parlando, apertamente, e di sue cose
Fa stima al vero uguale.
Magnanimo animale
Non credo io già, ma stolto,
Quel che nato a perir, nutrito in pene,
Dice, a goder son fatto,
E di fetido orgoglio
Empie le carte, eccelsi fati e nove
Felicità, quali il ciel tutto ignora,
Non pur quest'orbe, promettendo in terra
A popoli che un'onda
Di mar commosso, un fiato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
Distrugge sì, che avanza
A gran pena di lor la rimembranza.
Nobil natura è quella
Che a sollevar s'ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che grande e forte
Mostra se nel soffrir, nè gli odii e l'ire
Fraterne, ancor più gravi
D'ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l'uomo incolpando
Del suo dolor, ma dà la colpa a quella
Che veramente è rea, che de' mortali
Madre è di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
Congiunta esser pensando,
Siccome è il vero, ed ordinata in pria
L'umana compagnia,
Tutti fra se confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell'uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede così, qual fora in campo
Cinto d'oste contraria, in sul più vivo
Incalzar degli assalti,
Gl'inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.
Così fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell'orror che primo
Contra l'empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l'onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch'ha in error la sede.

Sovente in queste rive,
Che, desolate, a bruno
Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
Seggo la notte; e sulla mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo vòto Seren brillar il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch'a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L'uomo non pur, ma questo
Globo ove l'uomo è nulla,
Sconosciuto è del tutto; e quando miro
Quegli ancor più senz'alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o così paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell'uomo? E rimembrando
Il tuo stato quaggiù, di cui fa segno
Il suol ch'io premo; e poi dall'altra parte,
Che te signora e fine
Credi tu data al Tutto, e quante volte
Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion, dell'universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Co' tuoi piacevolmente, e che i derisi
Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente età, che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
Verso te finalmente il cor m'assale?
Non so se il riso o la pietà prevale.

Come d'arbor cadendo un picciol pomo,
Cui là nel tardo autunno
Maturità senz'altra forza atterra,
D'un popol di formiche i dolci alberghi,
Cavati in molle gleba
Con gran lavoro, e l'opre
E le ricchezze che adunate a prova
Con lungo affaticar l'assidua gente
Avea provvidamente al tempo estivo,
Schiaccia, diserta e copre
In un punto; così d'alto piombando,
Dall'utero tonante
Scagliata al ciel, profondo
Di ceneri e di pomici e di sassi
Notte e ruina, infusa
Di bollenti ruscelli,
O pel montano fianco
Furiosa tra l'erba
Di liquefatti massi
E di metalli e d'infocata arena
Scendendo immensa piena,
Le cittadi che il mar là su l'estremo
Lido aspergea, confuse
E infranse e ricoperse
In pochi istanti: onde su quelle or pasce
La capra, e città nove
Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello
Son le sepolte, e le prostrate mura
L'arduo monte al suo piè quasi calpesta.
Non ha natura al seme
Dell'uom più stima o cura
Che alla formica: e se più rara in quello
Che nell'altra è la strage,
Non avvien ciò d'altronde
Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.

Ben mille ed ottocento
Anni varcàr poi che spariro, oppressi
Dall'ignea forza, i popolati seggi,
E il villanello intento
Ai vigneti, che a stento in questi campi
Nutre la morta zolla e incenerita,
Ancor leva lo sguardo
Sospettoso alla vetta
Fatal, che nulla mai fatta più mite
Ancor siede tremenda, ancor minaccia
A lui strage ed ai figli ed agli averi
Lor poverelli. E spesso
Il meschino in sul tetto
Dell'ostel villereccio, alla vagante
Aura giacendo tutta notte insonne,
E balzando più volte, esplora il corso
Del temuto bollor, che si riversa
Dall'inesausto grembo
Sull'arenoso dorso, a cui riluce
Di Capri la marina
E di Napoli il porto e Mergellina.
E se appressar lo vede, o se nel cupo
Del domestico pozzo ode mai l'acqua
Fervendo gorgogliar, desta i figliuoli,
Desta la moglie in fretta, e via, con quanto
Di lor cose rapir posson, fuggendo,
Vede lontano l'usato
Suo nido, e il picciol campo,
Che gli fu dalla fame unico schermo,
Preda al flutto rovente
Che crepitando giunge, e inesorato
Durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
Dopo l'antica obblivion l'estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all'aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Ch'alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell'orror della secreta notte
Per li vacui teatri, per li templi
Deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per voti palagi atra s'aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l'ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Così, dell'uomo ignara e dell'etadi
Ch'ei chiama antiche, e del seguir che fanno
Dopo gli avi i nepoti,
Sta natura ognor verde, anzi procede
Per sì lungo cammino,
Che sembra star. Caggiono i regni intanto,
Passan genti e linguaggi: ella nol vede:
E l'uom d'eternità s'arroga il vanto.

E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Già noto, stenderà l'avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Nè sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma più saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le frali
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali.  
 

Giacomo Leopardi

Citazione del giorno


 "Siamo qui, nell'oscurità, sospesi tra la poesia delle lucciole e il fuoco divampante delle stelle."

Susanna Tamaro



sabato 28 maggio 2022

Il nuovo fascismo



"I Lager nazisti sono stati l'apice, il coronamento del fascismo in Europa, la sua manifestazione più mostruosa; ma il fascismo c'era prima di Hitler e di Mussolini, ed è sopravvissuto, in forme palesi o mascherate, alla sconfitta della seconda guerra mondiale. In tutte le parti del mondo, là dove si comincia col negare le libertà fondamentali dell'Uomo, e l'uguaglianza fra gli uomini, si va verso il sistema concentrazionario, ed è questa una strada su cui è difficile fermarsi."

Primo Levi




Il mio amore è come una rosa di Robert Burns


Il mio amore è come una rosa 

Il mio amore è come una rosa rossa rossa,
ch'è da poco sbocciata in giugno,
il mio amore è come una melodia
che è dolcemente e armoniosamente suonata.

Sì bella tu sei, mia leggiadra fanciulla,
che pazzamente innamorato io sono;
e sempre io t'amerò, mia cara,
finché non s'asciugheran tutti i mari;

finché non s'asciugheranno tutti i mari, mia cara,
e non si fonderanno le rocce al sole:
e sempre io t'amerò, mia cara,
finché scorrerà la sabbia della vita.

Addio, mio unico amore!
Addio per un poco!
Io ritornerò, mio amore,
anche se a dieci mila miglia.

Robert Burns


Vignetta del giorno

 


Photo credit 
Mauro Biani caricato su http://maurobiani.it/ - licenza: Creative Commons



Strage di piazza della Loggia: per non dimenticare





28 maggio 1974, ore 10,12: una bomba esplode sotto i portici di Piazza della Loggia mentre era in corso una manifestazione antifascista. L'attentato provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre centodue.


Questo blog non dimentica!


venerdì 27 maggio 2022

Viviamo nell'era...



"Viviamo nell'era degli arroganti, degli esperti del nulla, degli opinionisti d'accatto, degli economisti fallimentari. Sono loro che dettano le regole del gioco, in un mondo povero di valori che si sono assottigliati sempre più sino a diventare delle vere e proprie veline. In mezzo a tanto vuoto, ci sentiamo come naufraghi che lottano disperatamente per salvarsi dalle onde sotto gli occhi di finti maestri di nuoto, incapaci di prestarci soccorso."

Romano Battaglia

Tratto da Foglie di Romano Battaglia


Immagine del giorno

Red fox

Volpe rossa

Photo credit Sue Cro caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons


Non esistono disuguaglianze naturali



Articolo da Pressenza

La miseria storica dei gruppi sociali dominanti, arricchitisi rubando la vita a miliardi di esseri umani ed alla natura.

E’ tempo di smetterla di mantenere, anche senza volerlo, l’idea che la disuguaglianza, rispetto ai diritti alla vita, in particolare la povertà, sia un fenomeno “naturale”, inevitabile, insolubile, se non localmente e per certe categorie sociali. Dobbiamo riaffermare che la povertà è un processo, una costruzione sociale, il risultato dei processi d’impoverimento, provocati e mantenuti dai gruppi sociali dominanti, per l’appunto gli “impoveritori”.

Il più sovente, la dovizia di dati che fanno pensare, le cifre intollerabili, i rapporti annuali sulla povertà estrema, sui miliardari in continua crescita e gli impoveriti in condizioni di vita sempre più estreme, terminano con petizioni ai potenti di diminuire le ingiustizie, appelli ai governi ed agli arricchiti di essere un po’ meno egoisti , inviti generali alla solidarietà ed alla compassione.

Basta. Sono più di 50 anni che la litania si ripete, esempio: i rapporti di Oxfam, per non menzionare la moltitutidne dei rapport i delle varie agenzie dell’ONU, della Banca Mondiale e, persino, del grande tempio, il World Economic Forum, dove s’incontrano annualmente i principali impoveritori (ed arricchiti) del mondo. Nel frattempo, da due anni tutti sanno che da quando è scoppiata la pandemia Covid- 19, i miliardari sono aumentati di numero (573) mentre le persone “cadute” (sic!) in condizioni di povertà estrema, sono state 263 milioni.

E cosa sta succedendo, al di là delle meritevoli denunce di Papa Francesco e di migliaia di piccole associazioni nei vari angoli della Terra? Niente, di significativo. Proprio ciò che sarebbe dovuto “logicamente” accadere (cambiamenti di sistema) non è accaduto.

Ma dobbiamo essere riconoscenti ai milioni di semplici cittadini che con passione, volontari o remunerati, in tutti i campi (dalla salute, all’assistenza dei più deboli, degli esclusi, dei migranti; dall’infanzia all’educazione, all’alloggio, ai diritti umani e sociali…) fanno sì ché, con le loro azioni, le immense città predatrici del mondo possano essere ancora un po’ vivibili…

Gli impoveritori del mondo, però, continuano le guerre le devastazioni della vita della Terra unicamente per conservare ed accrescere la loro potenza e continuare il loro furto della vita degli altri e della natura.

Basta. Da anni, il grido planetario, ”cambiamo il sistema”, risuona su tutti i continenti ma anch’esso non sembra smuovere di un centimetro la piccola minoranza degli impoveritori e dei predatori.

Arrendersi? Abbandonare? Cercare di salvarsi? Anche queste soluzioni, oggi predominanti, non sembrano dare buoni risultati, anzi, la paura dell’estinzione di massa cresce cosi come aumenta la mancanza dii fiducia negli altri.

No, non si deve abbandonare, non dobbiamo arrendersi.

Dobbiamo denunciare, denunciare, denunciare, sempre, con forza, senza compromessi, le opere degli impoveritori, e dei seminatori di razzismo, di classismo, di xenofobia, di supremazie, in tutti i luoghi, in tutti i momenti.

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Fonte: Pressenza

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