mercoledì 30 maggio 2018

Splendore di Pia



Oggi ospito nel mio blog, alcuni versi di Pia, che ringrazio per la sua adesione a questa iniziativa.

Vi ricordo i suo blog:

I Pensieri di P.

Mondo d'Arte di Pia



Splendore 

Scambio e ricambio 
tra me ed il creato. 
Io ti offro un mio sguardo 
Tu ricambi con la goccia di rugiada. 

Ma poi mi mostri i tuoi colori 
ed io ricambio dipingendoti. 

Ho scambiato il mio ridere 
con il volo di una nube. 
Tu ricambi mostrandomi 
il disegno del tuo sorriso. 

Ma come potrò mai scambiare 
o ricambiare la bellezza del tuo splendore? 

Dal profondo del tuo creato 
l'oscuro si trasforma, 
perché tra scambio e ricambio 
Il buio non può esistere senza 
luminosità... 
E tutto diviene placida armonia. 

Lo so è così banale 
ed ora una lacrima si perde 
perché non riesco a farvi percepire di più. 

Pia


Autore: Pia

Licenza: concesso su autorizzazione dell'autrice


Se siete interessati alla pubblicazione di una vostra opera su questo blog, inviatemi la vostra richiesta via e-mail.


La riforma europea del copyright: iniziative contro la censura e per una riforma equa


Sicuramente il copyright ha bisogno di essere cambiato, ma con riforme innovative, che coniugano la protezione dei veri autori e la libera condivisione delle idee. Molte associazioni e persone, in questi mesi si battono per una riforma equa e giusta.

La riforma proposta dagli stati membri, può portare alla fine della rete in Europa.

Per maggiori informazioni:

Julia Reda

https://www.changecopyright.org/it/



Video credit Julia Reda caricato su YouTube - licenza: Creative Commons



Video credit Julia Reda caricato su YouTube - licenza: Creative Commons


Nuova riforma del copyright: tassa sui link delle notizie e filtri online


Un ritorno al  medioevo digitale, gli stati membri dell'UE vogliono limitare le vostre libertà online con i filtri di caricamento e una tassa sul link per le notizie.


Link diretto: https://www.tomshw.it/ue-rischio-tassa-sui-link-delle-notizie-filtri-online-94507




Voglio ricordare i profili sociali di questo blog

Queste sono le pagine sociali del blog in diversi servizi web. Trovate Web sul blog ai seguenti link (cliccate su per accedere):
















Se vi piace questo blog aiutatelo a crescere, diffondete anche ai vostri amici i miei link. Grazie a tutti per la vostra fiducia.

Proverbio del giorno


Prendi tempo per riflettere: è la sorgente della forza.


martedì 29 maggio 2018

La Melegatti è fallita

Il tribunale di Verona ha dichiarato oggi il fallimento della Melegatti e della controllata Nuova Marelli.  Niente da fare, per la storica azienda dolciaria.

Link diretto: http://www.rassegna.it/articoli/niente-da-fare-per-melegatti-arriva-il-fallimento

 


Il viaggio della speranza



Articolo da Progetto Melting Pot Europa 

Immagino mio zio imbarcarsi sulla nave che lo porterà in America, pronto per il famoso viaggio della speranza.
Spostarsi dalla Calabria. Quest’ultima rea confessa, spesso, di essere la punta dello stivale che schiaccia la spina dorsale delle ambizioni e della vita.
Lo vedo salutare lo scirocco con gli occhi lucidi prima di essere avvinghiato dal gelido e tagliente vento di Ellis Island.
Lo immagino partire per arrivare a Napoli e, da lì, prendere posto sulla nave Conte di Savoia.
Direzione New York.
Siamo nel 1932, esattamente il 19 Novembre.
Arriverà in territorio americano un mese e mezzo dopo, il 1 Gennaio 1933.
Lui insieme ad altri 585 passeggeri.
Stretti come sardine, relegati in mezzo a topi e feci.
Rosari o coppole in mano, sguardo fermo che tradisce emozione e paura, voglia di essere liberati dal mostro di ferro che salpa le onde.
Ragazzini, adulti, donne. Famiglie intere.
Mio zio è partito a ventinove anni, non è più tornato.
E’ stato smistato in quarantena, visionato attentamente dai liberisti americani, lasciato un po’ a mollo come una spugna e poi catapultato a New York.
Lui è uno che ce l’ha fatta. Quelli che, dalle nostre parti, si chiamano vincitori.
Uomini per bene che, spinti dalla più impellente necessità, devono emigrare e costruirsi un futuro dal nulla. Non diversi, insomma, dal senegalese che giunge in Italia.
Dopo gli inizi come manovale, muratore, lavandaio e minatore, è riuscito a stringere i denti, serrare le nocche dei pugni e non mollare.
Non è stato schiacciato dalla povertà, non è stato sommerso dal razzismo quotidiano degli americani.
Ne ha mangiato di pane ammuffito, certo. Ma poi è riuscito a mangiarne anche di buono.
Mio zio è uno che ce l’ha fatta nonostante lo status d’italiano. Nonostante fosse, per giunta, meridionale. Addirittura con l’aggravante di essere calabrese. Perfino reggino. Neanche della città, ma di un paesino di provincia sperduto.
Un po’ come il keniota che giunge dalla periferia più misera e miserabile di Nairobi.

Ha potuto permettere gli studi a suo figlio, ha potuto permettergli di diventare un diplomatico di primissimo livello mandato dal Governo degli Stati Uniti d’America in Ethiopia, Addis Abada, Monrovia, Calcutta e Milano.
Noi italiani siamo un popolo che va via dal proprio Paese, siamo popolo di emigranti. Lo siamo stati, lo siamo e sempre lo saremo.
E’ per questo che fare del razzismo verso chi giunge sul nostro territorio è irrispettoso verso lo zio andato in America, il nonno in Germania oppure in Argentina. E’ sciocco, senza alcun senso.
E’ fare del razzismo verso noi stessi in primis.

Al 1 Gennaio 2017 gli italiani sparsi nel mondo erano tantissimi: 4.973.942 per l’esattezza.
L’8,2% sulla popolazione totale residente in Italia.
+ 162.779 rispetto all’anno prima (+0,3%).
Un numero, quindi, in progressivo aumento.

Un numero elevatissimo, in continua evoluzione, a testimonianza di come il nostro sia un Paese sia di immigrazione, ma anche di emigrazione.

Solo nel 2016 sono 124.076 le iscrizione all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero).

Se i dati dell’emigrazione italiana verso l’estero vengono comparati a quelli dell’immigrazione verso l’Italia, sorge spontanea una considerazione:
i partenti dall’Italia aumentano, gli arrivi diminuiscono.
Di questo passo l’Italia è destinata a svuotarsi, come testimoniano le previsioni che attestano la popolazione italiana nel 2081 pari a 53 milioni e mezzo.

In questo contesto appare altresì chiaro come i respingimenti in mare, l’accordo italiano con la Libia, rischino seriamente di essere un boomerang per l’Italia stessa. Anche perché all’orizzonte non si intravedono politiche che rivedano le modalità di ingresso regolare in Italia, come ad esempio i decreti flussi.

Inoltre, per la prima volta, il numero degli italiani all’estero è praticamente uguale al numero degli stranieri in Italia: nel 2017, i cittadini stranieri in Italia sono 5.047.028, gli italiani all’estero 4.973.942.
Differenza minima: 73.086 unità.


Domanda spontanea: possiamo avallare lo slogan "Italia agli italiani" quando siamo proprio noi che andiamo via a cercare fortuna?
Cerchiamo fortuna prevalentemente in Europa [1], in America ed in Oceania.

Continua la lettura su Progetto Melting Pot Europa 

Fonte: Progetto Melting Pot Europa 

Autore: 
Pietro Giovanni Panico

Licenza: Creative Commons (non specificata la versione


Articolo tratto interamente da Progetto Melting Pot Europa



Vi ricordo l'iniziativa poesie e racconti dal web




Voglio ricordare a tutti gli amici e lettori di questo blog, l'iniziativa poesie e racconti dal web. Se siete interessati alla pubblicazione di una vostra opera su questo blog, inviatemi la vostra richiesta via mail.


Non aver paura di Rainer Maria Rilke


Non aver paura 

Non aver paura, sono io. Non senti
che su te m’infrango con tutti i sensi?
Ha messo ali il mio cuore
e ora vola candido attorno al tuo viso.

Non vedi la mia anima innanzi a te
adorna di silenzio?
E la mia preghiera di maggio
non matura al tuo sguardo come su un albero?

Se sogni, sono il tuo sogno
ma se sei desto sono il tuo volere;
padrone d’ogni splendore
m’inarco, silenzio stellato,
sulla bizzarra città del tempo.

Rainer Maria Rilke


Citazione del giorno


"Ma quello che vorrei continuare a dire alle donne, anche dopo la mia morte, è di non perdere mai il rispetto di se stesse, di avere dignità. Sempre. Ripensando alla mia vita non ho mai permesso che mi si mancasse di rispetto."

Franca Rame


Ue, addio plastica




Articolo da Greenreport.it 

Nel mondo, le materie plastiche post-consumo rappresentano l’85% dei rifiuti marini e la Commissione europea ricorda che «sotto forma di microplastica sono presenti anche nell’aria, nell’acqua e nel cibo e raggiungono perciò i nostri polmoni e le nostre tavole, con effetti sulla salute ancora sconosciuti. Affrontare il problema della plastica è una necessità, che può dischiudere nuove opportunità di innovazione, competitività e occupazione». Per questo oggi la Commissione europea ha proposto una nuova direttiva «per i 10 prodotti di plastica monouso che più inquinano le spiagge e i mari d’Europa e per gli attrezzi da pesca perduti e abbandonati» e sottolinea che «insieme, questi prodotti rappresentano il 70% dei rifiuti marini. Le nuove regole sono proporzionate e concepite per ottenere i migliori risultati, vale a dire non a tutti i prodotti si applicheranno le stesse misure: saranno messi al bando i prodotti di plastica monouso per i quali sono facilmente disponibili soluzioni alternative, mentre si limiterà l’uso di quelli di cui non esistono valide alternative riducendone il consumo a livello nazionale; i produttori dovranno poi rispettare requisiti di progettazione ed etichettatura e sottostare a obblighi di gestione e bonifica dei rifiuti».

La nota della Commissione Ue evidenzia che «con queste nuove norme l’Europa è la prima a intervenire incisivamente su un fronte che ha implicazioni mondiali». Ecco cosa prevedono le nuove norme europee sulla plastica monouso:

Divieto di commercializzare determinati prodotti di plastica – dove esistono alternative facilmente disponibili ed economicamente accessibili, i prodotti di plastica monouso saranno esclusi dal mercato. Il divieto si applicherà a bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, mescolatori per bevande e aste per palloncini, tutti prodotti che dovranno essere fabbricati esclusivamente con materiali sostenibili. I contenitori per bevande in plastica monouso saranno ammessi solo se i tappi e i coperchi restano attaccati al contenitore;

Obiettivi di riduzione del consumo – gli Stati membri dovranno ridurre l’uso di contenitori per alimenti e tazze per bevande in plastica. Potranno farlo fissando obiettivi nazionali di riduzione, mettendo a disposizione prodotti alternativi presso i punti vendita, o impedendo che i prodotti di plastica monouso siano forniti gratuitamente;

Obblighi per i produttori – i produttori contribuiranno a coprire i costi di gestione e bonifica dei rifiuti, come pure i costi delle misure di sensibilizzazione per i seguenti prodotti: contenitori per alimenti, pacchetti e involucri (ad esempio, per patatine e dolciumi), contenitori e tazze per bevande, prodotti del tabacco con filtro (come i mozziconi di sigaretta), salviette umidificate, palloncini e borse di plastica in materiale leggero. sono anche previsti incentivi al settore industriale per lo sviluppo di alternative meno inquinanti;

Obiettivi di raccolta – entro il 2025 gli Stati membri dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande, ad esempio, introducendo sistemi di cauzione-deposito;

Prescrizioni di etichettatura – alcuni prodotti dovranno avere un’etichetta chiara e standardizzata che indica come devono essere smaltiti, il loro impatto negativo sull’ambiente e la presenza di plastica. Questa prescrizione si applica agli assorbenti igienici, alle salviette umidificate e ai palloncini;

Misure di sensibilizzazione – gli Stati membri dovranno sensibilizzare i consumatori all’incidenza negativa della dispersione nell’ambiente dei prodotti e degli attrezzi da pesca in plastica, ai sistemi di riutilizzo disponibili e alle migliori prassi di gestione dei rifiuti per questi prodotti.


Per quanto riguarda gli attrezzi da pesca, che rappresentano il 27% dei rifiuti rinvenuti sulle spiagge, la Commissione punta a completare il quadro normativo vigente introducendo regimi di responsabilità del produttore per gli attrezzi da pesca contenenti plastica: i fabbricanti dovranno coprire i costi della raccolta quando questi articoli sono dismessi e conferiti agli impianti portuali di raccolta, nonché i costi del successivo trasporto e trattamento; dovranno anche coprire i costi delle misure di sensibilizzazione.

Continua la lettura su Greenreport.it

Fonte: Greenreport.it


Autore: redazione Greenreport


Licenza: Copyleft 



Articolo tratto interamente da Greenreport.it 



lunedì 28 maggio 2018

Vignetta del giorno



Photo credit Mauro Biani caricato su http://maurobiani.it/ - licenza: Creative Commons


Buongiorno a chi...




"Buongiorno a chi si sveglia con un “pensiero” fisso e lo vorrebbe abbracciare.
A chi ha capito che i sogni più belli si fanno da svegli.
A chi, anche oggi, ce la metterà tutta e se va male, pazienza, si sorride lo stesso!
Buongiorno a chi, anche oggi, è disposto a imparare ma non a farsi insegnare.
Buongiorno a chi s’aspetta molto e rimarrà deluso. A chi non s’aspetta niente e sarà sorpreso.
Buongiorno alla vita che non è mai uguale, finché conservi nel cuore la voglia di amare."

Antonio Curnetta


domenica 27 maggio 2018

New York City

New York City from Jeanne Lepoix on Vimeo.

Photo e video credit Jeanne Lepoix caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


Galles in 4K

Amazing Wales [4K] from harinarayan rajeev on Vimeo.

Photo e video credit harinarayan rajeev caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


27 maggio 1993 - Attentato dinamitardo di origine mafiosa in via dei Georgofili a Firenze



Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La strage di via dei Georgofili è stato un attentato terroristico compiuto da Cosa nostra nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993 tramite l'esplosione di un'autobomba in via dei Georgofili a Firenze, nei pressi della storica Galleria degli Uffizi.

L'esplosione dell'autobomba imbottita con circa 277 chilogrammi di esplosivo provocò l'uccisione di cinque persone: i coniugi Fabrizio Nencioni (39 anni) e Angela Fiume (36 anni) con le loro figlie Nadia Nencioni (9 anni), Caterina Nencioni (50 giorni di vita) e lo studente Dario Capolicchio (22 anni), nonché il ferimento di una quarantina di persone. Tale attentato viene inquadrato nella scia degli altri attentati del '92-'93 che provocarono la morte di 21 persone (tra cui i giudici Falcone e Borsellino) e gravi danni al patrimonio artistico.

Nell'aprile 1993 Gioacchino Calabrò (capo della Famiglia di Castellammare del Golfo) incaricò Vincenzo Ferro (figlio di Giuseppe, capo della Famiglia di Alcamo) di portarsi a Prato dallo zio Antonino Messana, fratello della madre, per chiedergli di mettere a disposizione un garage per alcune persone che sarebbero arrivate dalla Sicilia ma inizialmente Messana rifiutò. Per queste ragioni, Calabrò si fece accompagnare a Prato da Ferro insieme a Giorgio Pizzo (mafioso di Brancaccio) e convinse Messana con le minacce. A metà maggio, alcuni mafiosi di Brancaccio e Corso dei Mille (Gaspare Spatuzza, Cosimo Lo Nigro, Francesco Giuliano) macinarono e confezionarono quattro pacchi di esplosivo in una casa fatiscente a Corso dei Mille, messa a disposizione da Antonino Mangano (capo della Famiglia di Roccella).

Il 23 maggio Giuseppe Barranca, Gaspare Spatuzza, Cosimo Lo Nigro e Francesco Giuliano si portarono a Prato e vennero ospitati nell'appartamento di Messana, sotto la supervisione di Ferro, che li accompagnò con la sua auto nel centro di Firenze per effettuare alcuni sopralluoghi. Nei giorni successivi, i quattro pacchi di esplosivo nascosti in un doppiofondo ricavato nel camion di Pietro Carra (autotrasportatore che gravitava negli ambienti mafiosi di Brancaccio) vennero trasportati a Galciana, frazione di Prato, dove vennero prelevati da Lo Nigro, Giuliano e Spatuzza, accompagnati sempre da Ferro con la sua auto, e scaricati nel garage di Messana.

La sera del 26 maggio Giuliano e Spatuzza rubarono una Fiat Fiorino e la portarono nel garage, dove provvidero a sistemare l'esplosivo all'interno di essa ed, in seguito, Giuliano e Lo Nigro andarono a parcheggiare l'autobomba in via dei Georgofili e procurarono l'esplosione[, che provocò il crollo della Torre dei Pulci, sede dell'Accademia dei Georgofili, nella quale rimasero uccisi Fabrizio Nencioni, ispettore dei vigili urbani, e la moglie Angela Fiume, custode dell'Accademia, insieme alle loro figlie Nadia (nove anni) e Caterina (due mesi di vita), che abitavano al terzo piano della Torre. Nelle abitazioni circostanti si propagò un incendio, che uccise anche lo studente universitario Dario Capolicchio (ventidue anni).

L'attentato danneggiò gravemente anche alcuni ambienti della Galleria degli Uffizi e del Corridoio Vasariano, che si trovavano nei pressi di via dei Georgofili: il 25% delle opere d'arte presenti fu danneggiato mentre i capolavori più importanti furono protetti dai vetri di protezione che attutirono l'urto, alcuni dipinti andarono invece perduti per sempre:


Continua la lettura su Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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sabato 26 maggio 2018

Una società conformista



Articolo da Filosofia in movimento

(da: S. Bisi, La maggioranza sta. I conformisti del XXI secolo, Bordeaux 2017)

In un universo culturale in cui tutti cercano di distinguersi, di apparire diversi, unici e originali esistono ancora i conformisti? Sì, e in gran quantità dato che costituiscono la maggioranza degli appartenenti a ogni società, compresa la nostra. Le società cosiddette avanzate però sono estremamente complesse, pertanto su un tema come il conformismo le risposte non possono limitarsi a secche alternative. Occorre ragionare, argomentare basandosi essenzialmente sull’osservazione diretta della vita quotidiana, un’osservazione che mi ha portato a dirigere lo sguardo sociologico sulle persone che frequentano quei luoghi più di recente diventati parte rilevante del sociale, fino ad assumere loro stessi un significato simbolico, non tanto utilitaristico quanto identitario: dal mercato rionale all’aeroporto, dalle boutique ai centri commerciali, dagli studenti dell’università ai circoli del tennis, dalle palestre ai centri estetici, dai luoghi della movida alle spiagge.

Ho cercato di “leggere” oltre l’apparenza la maggioranza, cioè quelle donne e quegli uomini a cui è stato insegnato che “da noi” la felicità è un diritto, che il nostro modello di vita non è esportabile, che nell’agire conforme – e cioè nella logica mercantile che distingue la nostra società occidentale – avrebbero trovato qualcosa di più di un appagamento effimero, momentaneo. Una maggioranza poco incline a occuparsi degli altri, dei diversi, una maggioranza che vive in conformità con il modello sociale dominante senza vederne incoerenze e contraddizioni, “coltivando tranquilla l’orribile varietà delle proprie superbie”, nelle parole di Fabrizio De André.

Come agisce, cosa fa per gratificare se stessa? Dove guarda, in cosa crede, come agisce?
Noi: noi italiani, noi europei, noi americani…. noi giapponesi, noi cinesi, e chissà quanti altri pronti a diventare come noi, condividiamo i modelli di vita, i valori positivi (enfasi sul successo) e i valori negativi (stigma dell’insuccesso), gli oggetti della felicità (i vari gadget), le lecite aspirazioni (fare danaro), felici di consumare (i non consumatori sono i nuovi devianti, o i nuovi impuri, come li ha chiamati Bauman), timorosi di chi attenta al nostro benessere (difendiamoci anche con le guerre preventive), sempre pronti a scambiare la libertà (degli altri) con la sicurezza (nostra).

Fatalmente, anche le persone finiscono per assomigliarsi. In un sistema che sempre più si caratterizza per le reciproche interdipendenze, assistiamo a un processo di identificazione, una tendenza generale all’omologazione di abiti mentali e comportamenti, che ci rende simili da un capo all’altro del mondo.

Mentre dovrebbero esserci meno alibi rispetto al passato, ci troviamo di fronte a un paradosso: proprio nel momento storico in cui è smisuratamente aumentata la possibilità di essere informati su tutto o quasi tutto, proprio in questa epoca caratterizzata da un ininterrotto e quotidiano viaggiare di notizie e conoscenze che dovrebbero rendere più comprensibile il concetto di “complessità”, accade il contrario. Potremo sottoscrivere quanto ha detto Cornelius Castoriadis, una voce forte contro il conformismo generalizzato e la montée de l’insignifiance: questa è l’epoca del “non-pensiero”[1]. Questa società “liquida” – che meglio sarebbe definire “smarrita” – non riesce infatti neppure a comprendere appieno la propria storia e il proprio cammino.

Il contesto non solo non aiuta, non stimola, non incoraggia a pensare ma di fatto, con vari accorgimenti e l’uso sapiente dei media e della pubblicità, non offre neanche il doveroso stimolo e incoraggiamento a farlo. L’uomo nuovo, l’uomo occidentale del XXI secolo, dovrebbe essere emancipato, dovrebbe avere acquisito istruzione e cultura, invece sembra essere sempre meno stimolato e stimolante e sempre più oscillante tra aggressività, rabbia e inerme accettazione.

Crisi economiche, catastrofi naturali, guerre e attentati si susseguono. Media e social network ci aggiornano ventiquattrore su ventiquattro. Noi partecipiamo a questi drammi postando la notizia su Facebook, commentando con faccine piangenti, o con un tweet, aderendo a raccolte di denaro digitando un numero di telefono o via web. Bastano però pochi giorni o al massimo qualche mese perché tutto venga digerito ed espulso. Perché lo sguardo ritorni a fluttuare nel raggio corto del proprio entourage.

La domanda che in un certo senso identifica il post moderno, domanda inevasa, recita: cosa resta, ora che tutte le grandi narrazioni sono evaporate? Resta solo l’idolo narcisistico della crescita e dell’espansione, restano i “post”, cioè quelli che non sono più comunisti, fascisti, padri eccetera[2]. Resta la promessa di felicità, quella felicità dell’uomo moderno, coniata ironicamente da Fromm, che si esprime nel guardare le vetrine (o i siti commerciali online) e nel comprare tutto quello che si vuole in contanti o a rate[3]. Quei beni materiali oggetto del desiderio da soddisfare a ogni costo: pensiamo all’assurdità dei tanti che in religiosa fila aspettano dall’alba l’apertura dei negozi per acquistare e sostituire il vecchio Iphone con l’ultimo modello. Un fenomeno che si ripete in molti luoghi del mondo, a conferma della globalizzazione del desiderio, e pazienza se per averlo si debba spendere mezzo stipendio: un attimo di felicità condivisa per un oggetto il cui valore cala nel giro di un mese.

E questo mentre è in atto una crisi economica di vasta portata, una crescita della disoccupazione che ha ridotto i redditi e quindi la capacità di consumo. Nel caso Italia ci si può riferire alla lettura delle elaborazioni fatte dal Censis sulla base dei dati Istat e Gira, sui consumi alimentari. Si constata l’evoluzione delle patologie del benessere motivata dalle differenze nell’acquisto di cibo in base al reddito, per cui diminuiscono i consumi “sani” a favore del cosiddetto junk food. Giuseppe De Rita ha così commentato: “Si rinuncia a una bistecca non allo smartphone nuovo. Sono cambiate le priorità”[4]. La creazione continua di bisogni crea tensioni psicologiche e frustrazioni. E fa nascere una nuova povertà, che non è quella reale delle sacche di povertà presenti nei nostri opulenti paesi, né la cosiddetta povertà relativa, di chi stenta ad arrivare alla fine del mese. La nuova povertà è una povertà psicologica: ci si percepisce poveri se non si riescono più a soddisfare le sempre nuove sorgenti di esigenze.

Nella pur estesa e difficile crisi, è più forte la paura di impoverire che l’impoverimento reale, timore avvertito soprattutto dal ceto impiegatizio a reddito fisso, e dai giovani. Tutto ciò si può ben legare a quella che possiamo chiamare una questione di “significati immaginari sociali” colonizzati dai valori dominanti: progresso, universalismo, dominio della natura, razionalità.


E nell’immaterialità del mondo digitale, come nella vita reale, troviamo un consumatore passivo, che cerca emozioni velocemente fruibili. Bjung-Chul Han parla di un capitalismo delle emozioni, in grado di capitalizzare sull’emotività. Lo sanno bene i proprietari dei social media, che offrono gratuitamente spazi e servizi online: svelare se stessi significa anche offrirsi volontariamente a chi lo spazio sociale lo sorveglia e lo sfrutta. Significa accettare informazioni che arrivano in rete senza comprenderle, senza inquadrarle nel contesto razionale, significa, nota Han, perdere interesse per la politica così come è stata finora, e sostituirla con il mugugno e il dileggio, equiparando il politico a un fornitore, di cui ci si lamenta perché non soddisfa. Così il cittadino, questo vocabolo che volto al plurale diventa una simbolica rappresentanza della cosiddetta democrazia dal basso, ha creato una parità annullando vecchie disparità (classi, comunità, servi e padroni).

Continua la lettura su Filosofia in movimento

Fonte: Filosofia in movimento



Autore: redazione Filosofia in movimento



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Articolo tratto interamente da 
Filosofia in movimento


Dopo 30 anni in fabbrica operaio licenziato e sostituito con una macchina

Senza parole!

Link diretto: http://www.globalist.it/news/articolo/2018/05/25/operaio-invalido-licenziato-dopo-trent-anni-e-rimpiazzato-da-una-macchina-2024938.html




Proverbio del giorno


Se cadi sette volte, otto volte ti rialzi.

Proverbio giapponese


venerdì 25 maggio 2018

L'angolo del caffè: "se non hai i soldi... muori prima!"



Nuovo rapporto di collaborazione tra questo blog e lo spazio La vita a sorsi di caffè, gestito da Stefania. Voglio ringraziare Stefania per l'adesione a questa iniziativa, ma soprattutto invitare tutti voi a visitare il suo blog.


Angolo curato e gestito da Stefania, detta Stella Dfa

Normalmente, non sono il tipo persona che  scrive su certi argomenti, perché se ne parla già fin troppo e perché sono argomenti che dovrebbero essere trattati da chi, della materia, se ne intende!
Però a causa di alcuni avvenimenti che mi riguardano in prima persona, e di cui mi sento al quanto irritata, vorrei affrontare a modo mio questo discorso!

Voglio fare una sorta di denuncia personale nei confronti del Sistema Sanitario Italiano, e soprattutto quello di alcune Regioni!

Negli ultimi tempi, infatti, è stato dimostrato come in alcuni enti territoriali, le suddette strutture, siano sempre meno efficienti e sempre più costose, soprattutto nei confronti di coloro che andrebbero tutelati.

Ma questa storia, ormai, la conosciamo a menadito e, a quanto pare, non se ne viene e non se ne verrà mai a capo!

Comunque, quando parlo di tutela, mi riferisco principalmente alle categorie con basso reddito o a coloro che, difatti, non hanno reddito alcuno!

Tanto per cominciare è opportuno dire che hanno soppresso i piccoli presidi ospedalieri, a favore dei grandi ospedali e, questi grandi ospedali, sono sempre strapieni!
(Faccio riferimento solo e soprattutto ad alcune regioni).

Per usare un termine forse più consono alla mia causa “Direi” che sono talmente intasati che a confronto il raccordo anulare di Roma è ben poca cosa! Anzi diciamo pure che non sono minimamente paragonabili le due cose. Tant'è che non si trova posto neanche a pregare o meglio … neanche a pagare!

E che dire dei pronto soccorso? … entri alle 10:00 del mattino … fai due tre visite del caso e … aspetti in un lungo corridoio freddo il foglio di via che arriverà intorno alle 22 circa …
Detto questo, aggiungo che le prenotazioni sono lunghissime. I costi sempre più alti!!
I ticket, (tanto per intenderci quota ricetta e prestazioni sanitarie),  sono sempre più esosi! E ci sono
persone che non possono assolutamente permettersi di andare da un privato e …  a questo punto, ovvio, di curarsi!

Sì … c'è l'esenzione … ma anche qui la burocrazia è un qualcosa di assurdo!

Documentazioni infinite solo per ottenere un modello ISEE che, alla fine è ben poca cosa rispetto a quanto si spende solo di benzina a fare su e giù per i vari uffici amministrativi.

Documentazione, tra l'altro, che va ben al di là, poi, della scarsa considerazione del paziente stesso!

Ovviamente non voglio dire che siamo tutti dei Santi perché riconosco che molte persone “pazienti”, sono maleducate a prescindere dalle condizioni in cui versano, ma vogliamo parlare di alcuni (Fortunatamente non tutti) impiegati che troviamo in questi posti?

Continua la lettura su La vita a sorsi di caffè

L'articolo originale è pubblicato su La vita a sorsi di caffè

Questo post, fa parte dell'iniziativa gli angoli. Se anche tu, vuoi avere uno spazio fisso in questo blog, clicca qui.


Pollice su e giù della settimana


Tumore al polmone, “verso trattamento chemio free per 40% dei pazienti grazie all’immunoterapia” tratto da Il Fatto Quotidiano





Sorpassa in diretta Facebook, si distrae e fa una strage: nove morti tratto da Il Messaggero







giovedì 24 maggio 2018

I fantasmi siamo noi


"I fantasmi non esistono. I fantasmi siamo noi, ridotti così dalla società che ci vuole ambigui, ci vuole lacerati, insieme bugiardi e sinceri, generosi e vili."

Eduardo De Filippo


Tratto dalla commedia teatrale Questi fantasmi! di Eduardo De Filippo


Treno deraglia sulla Torino-Ivrea: 2 morti e 23 feriti



Articolo da Quotidiano Piemontese

Un gravissimo incidente ferroviario si è verificato alle 23.30 di mercoledì 23 maggio a Caluso. Un treno è deragliato dopo aver impattato con un Tir che si trovava sui binari e che trasportava un trasporto eccezionale. 

Il convoglio era composto da un locomotore e cinque vagoni, il locomotore e tre vagoni sono usciti dai binari, due sono ribaltati come si vede dalle immagini del video: uno di questi è andato a colpire la casa cantoniera fortunatamente disabitata da anni.

Due persone sono morte. Si tratta del macchinista del convoglio, Roberto Madau, 61 anni, e di un addetto alla scorta tecnica del Tir, Stefan Aureliano, 54 anni, residente a Busto Arsizio. Il bilancio definitivo conta 23 feriti, di cui almeno 3 in gravi condizioni (una è la capotreno).

Sul posto sono arrivate sette squadre di vigili del fuoco e la Croce Rossa.

Il treno coinvolto è il regionale 10027, composto da cinque vetture e un locomotore, partito da Torino Porta Nuova alle 22.30 e diretto ad Ivrea: sul convoglio c’erano una quarantina di persone.

Il passaggio a livello interessato è quello della frazione di Arè. Il treno ha agganciato il rimorchio del camion che sarebbe passato quando già le luci del passaggio a livello erano accese. La strada tra Caluso e Chivasso è al momento interrotta, come pure naturalmente la linea ferroviaria Torino – Ivrea – Aosta.

Gli ospedali di Torino, Ivrea e Chivasso hanno attivato il piano di maxi emergenza per accogliere i feriti.

Sul posto, a coordinare le indagini, il procuratore capo di Ivrea Giuseppe Ferrando.

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Fonte: Quotidiano Piemontese


Autore: redazione Quotidiano Piemontese


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Articolo tratto interamente da Quotidiano Piemontese



mercoledì 23 maggio 2018

Cosa farà Blogger per rispettare il nuovo regolamento europeo sulla privacy?



Il 25 maggio entrerà in vigore il nuovo regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali, il GDPR (General Data Protection Regulation).

Numerosi sono gli articoli presenti in rete, ma la maggioranza dei siti rischia di non essere a norma. 

In queste ore anche molti utenti della piattaforma Blogger, hanno tanti dubbi e molti hanno voglia di chiudere il blog. Voglio ricordare che la piattaforma ha un codice chiuso, quindi i mezzi li deve fornire il supporto tecnico, basta leggere il forum ufficiale, dove molti utenti hanno posto lo stesso interrogativo di questo post.

La soluzione migliore sarebbe una pagina nella Dashboard (cruscotto) denominata privacy, con tutte le funzioni per mettere a norma un blog.


Intanto alcuni consigli utili, li trovate sul blog Idee per Computer ed Internet.




È maggio di Giovanni Pascoli


È maggio

A maggio non basta un fiore.
Ho visto una primula: è poco.
Vuol nel prato le prataiole:
è poco: vuole nel bosco il croco.
E’ poco: vuole le viole; le bocche
di leone vuole e le stelline dell’odore.
Non basta il melo, il pesco, il pero.
Se manca uno, non c’è nessuno.
E’quando è in fiore il muro nero
è quando è in fiore lo stagno bruno,
è quando fa le rose il pruno,
è maggio quando tutto è in fiore.

Giovanni Pascoli



Addio allo scrittore Philip Roth


Articolo da Vivere Italia

23/05/2018 - E' morto all'età di 85 anni lo scrittore Philip Roth, uno degli autori più noti e apprezzati della letteratura americana.


E' deceduto nella notte tra martedì e mercoledì in un ospedale di New York in seguito a una insufficienza cardiaca.

Philip Roth era nato il 19 marzo 1933 a Newark nel New Jersey, in una famiglia ebrea piccolo borghese. In quasi sessant'anni di carriera ha pubblicato 31 libri. Durante la sua lunga carriera da romanziere ha raccontato l'America contemporanea, la sua identità, le sue ipocrisie e inquietudini. Temi ricorrenti nelle sue storie sono il sesso, la morte, la morale, l'identità ebraica e l'antisemitismo.


Quasi tutti i protagonisti dei suoi romanzi sono ebrei americani, tra cui il suo alter ego Nathan Zuckerman. Ha vinto moltissimi premi letterari tra cui il Pulitzer per la narrativa per Pastorale Americana, ma non ha mai vinto il premio Nobel.

Il suo primo romanzo, Addio, Columbus, uscì nel 1959. Dieci anni più tardi venne pubblicato Il lamento di Portnoy, il libro che gli fece ottenere il grande successo. Nel 1997 venne pubblicato Pastorale Americana, il suo romanzo più noto. L'ultimo libro, Nemesi, venne pubblicato nel 2010. Nel 2012 aveva annunciato che avrebbe smesso di scrivere.

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Fonte: Vivere Italia


Autore: Marco Vitaloni

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Articolo tratto interamente da Vivere Italia



Voglio ricordare il canale YouTube di Web sul blog



Voglio ricordare a tutti gli amici e lettori di questo spazio, che ho attivato da mesi anche un canale YouTube. Se volete iscrivervi e seguirmi, ecco il link:

Web sul blog

Vi ringrazio per la collaborazione e per la vostra presenza.


23 maggio: ricordiamo Giovanni Falcone e le vittime della strage di Capaci



Il 23 maggio 1992, sull'autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci nel territorio comunale di Isola delle Femmine, a pochi chilometri da Palermo, ci fu un attentato messo in atto da Cosa Nostra.

Nell'attentato persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Gli unici sopravvissuti furono gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza.

Oggi ricordiamo tutte le vittime di questa orrenda strage e vi lascio con le parole del magistrato Giovanni Falcone:


«La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni».



Giovanni Falcone


martedì 22 maggio 2018

La legge 194 compie 40 anni



Articolo da Radio Città Fujiko 

Esattamente 40 anni fa, il 22 maggio del 1978, il Parlamento approvava la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza. La legge 194 è stata a più riprese boicottata, ad esempio con l'obiezione di coscienza, ma il movimento femminista Non una di meno rilancia chiedendo molto di più. Le iniziative di oggi e la manifestazione del 26 maggio.


Era il 22 maggio del 1978 quando il Parlamento approvava la legge 194, che disciplinava l'interruzione volontaria di gravidanza. Una legge resa necessaria anche per contrastare il problema degli aborti clandestini, che mettevano a repentaglio la salute e la vita stessa delle donne.
Oggi, a distanza di quarant'anni, sono numerosi i tentativi di boicottaggio della legge e, in una certa misura, l'obiettivo delle frange conservatrici del cattolicesimo è stato raggiunto.

Basti pensare che, nel 2018, l'obiezione di coscienza - contenuta nella legge - ha raggiunto una media nazionale del 70%. Ma in alcune regioni è addirittura del 90%. ha Solo 390 delle 654 strutture dotate di reparti di ostetricia e ginecologia effettuano interruzioni di gravidanza, con il risultato che l'interruzione volontaria di gravidanza è sempre più un percorso a ostacoli.

L’aborto farmacologico è somministrato da pochi ospedali e in modo limitato, mentre la stessa legge 194 prevede l’uso delle tecniche più aggiornate a tutela della salute della donna. Inoltre, riguardo gravidanza e parto, oltre il 20% delle donne racconta di aver subito umiliazioni e pratiche violente durante il parto, mentre l’accesso gratuito agli esami diagnostici durante la gravidanza è compromesso dalla carenza di strutture pubbliche, con conseguenze gravi sulla salute e sul benessere delle donne, soprattutto quelle più povere e precarie.

Il movimento femminista Non una di meno, però, affronta questo anniversario e i relativi arretramenti registrati sul versante del diritto all'autodeterminazione delle donne puntando in avanti e chiedendo "molto più di 194", cioè molto più di quanto prevede la legge.
"Una legge fortemente e volutamente ambigua, lontana dalle rivendicazioni femministe e più vicina, nella sua stesura finale, al compromesso al ribasso giocato dalle forze cattoliche e più conservatrici dello Stato", viene definita la 194 dalle femministe.

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Fonte: Radio Città Fujiko 



Autore: redazione Radio Città Fujiko 


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Articolo tratto interamente da Radio Città Fujiko