mercoledì 30 giugno 2021

martedì 29 giugno 2021

La sfida musicale: scegli la tua canzone preferita



V'invito a scegliere la vostra canzone preferita tra le cinque del sondaggio, inoltre voglio ricordare a tutti, che si può esprimere una sola preferenza e attendo anche i vostri commenti.

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Morire a 27 anni nei campi per 6 euro l'ora




Camara Fantamadi aveva 27 anni, veniva dal Mali e lavorava nei campi della Puglia per 6 euro l’ora, sotto il sole di questo giugno che ha anticipato una estate probabilmente torrida. Si è accasciato con la sua bicicletta, dopo una giornata a zappare, a bordo strada, sulla bretella che collega Brindisi a Tuturano. Lo ha trovato un’automobilista. Ogni soccorso è stato inutile. Il giovane era già morto. Un colpo di calore lo ha stroncato senza lasciargli alcuno scampo.

Camara viveva ad Eboli e si era trasferito in Puglia per continuare a lavorare anche nel periodo estivo. La sua famiglia in Mali ora vorrebbe poterlo seppellire nella sua città, ma servono molte migliaia di euro e così è partita una colletta per onorare almeno in questo modo, estremo e per niente consolante, la memoria di un giovane che per una trentina di euro al giorno stava sotto il sole per cinque, sei ore.

Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, dopo quanto accaduto ha disposto che in tutto il territorio regionale non si lavori nei campi durante le ore più calde della giornata, a cavallo tra il mezzogiorno e le quattro del pomeriggio. Una misura di buonsenso, che forse poteva essere davvero pensata a monte, con l’arrivo della cosiddetta “bella stagione” che, per tutti i lavoratori agricoli, ha il sapore di uno sfruttamento aumentato a dismisura dalle condizioni disumane in cui sono costretti a svolgere le loro mansioni.

Picchia duro il sole sui campi, dove le paghe sono miserrime e dove non c’è praticamente il rispetto di alcuna regola che tuteli i braccianti da morti insensate come quelle di Camara. Non è la prima volta, ovviamente, che accade: abbiamo stigmatizzato in passato altri episodi del genere e tutte le volte abbiamo sentito dire, e noi stessi ci siamo detti e ripetuti, che quelle condizioni andavano cambiate e che si sarebbe dovuto intervenire nazionalmente in merito, con disposizioni contrattuali riconosciute da tutti i padroni di piccole, medie e grandi aziende agricole.

Invece, oltre al vergognoso fenomeno del caporalato, che elude i controlli, che spesso è tollerato con la formula ipocrita del “dare lavoro che altrimenti non si potrebbe dare” se si dovessero rispettare contratti e normative di legge a tutela sia del lavoratore sia dell’imprenditore, c’è tutta una vera e propria filiera dello sfruttamento che va dalla raccolta dei prodotti agricoli fino alla vendita e all’arrivo sulle nostre tavole.

Non si tratta di impostare una campagna di boicottaggio che, probabilmente, avrebbe un impatto negativo proprio sul comparto agricolo già fortemente indebolito dalla pandemia, divenuto un vero e proprio collocamento di mano d’opera a bassissimo costo, ma di ragionare invece su una ridefinizione veramente etico-ecomonica anzitutto del rapporto tra padrone e bracciante, merce e mercato.

I braccianti spesso, quando hanno il privilegio di avere tra le mani una busta paga, si ritrovano segnate solo 5 o 6 giornate di lavoro rispetto alle decine che ogni mese fanno per avere dei salari ridotti all’osso: pochi euro all’ora per loro e molta evasione fiscale per i padroni che non  pensano, oltre tutto, minimanente al fattore sicurezza. Figuriamoci al sole che picchia duro sulle teste di corpi ricurvi a cavare, piantare e tirare via dalla terra patate, pomodori, verdure di ogni tipo. Tutto questo non è soltanto eticamente deplorevole, è il quadro di una condizione schiavistica che non viene a cessare nel nostro meridione, ma pure in altre zone della Penisola, dove il lavoro agricolo sembra inseparabile da condizioni di ipersfruttamento.

C’è una dichiarazione che fa sobbalzare: forse per l’ingenuità che involontariamente esprime e che un esponente (quanto meno) di centrosinistra dovrebbe evitare. La dichiarazione è la seguente: «Il lavoro non può mai essere sfruttamento, deve essere rispettoso della dignità delle persone e garantire le condizioni di salute e sicurezza». Il sindaco di Brindisi ha ragione, ma tocca fare i pignoli, riprendere un po’ l’ABC non tanto engelsiano del comunismo quanto quello proprio della scoperta moderna di come funzioni il capitalismo…

Il lavoro salariato, dove esiste un rapporto di dipendenza dal cosidetto “datore” del medesimo, è sempre sfruttamento. Lo è per sua natura inequivocabile entro il sistema di produzione delle merci e dei profitti.

Articolo tratto interamente da la Sinistra quotidiana 


Quando tu guarderai il cielo...



"Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che saranno ridere!" E rise ancora. "E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me. E aprirai a volte la finestra, così, per piacere... e i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo. Allora tu dirai" Sì, le stelle mi fanno ridere! "E ti crederanno pazzo. T'avrò fatto un brutto scherzo..." e rise ancora. "Sarà come se t'avessi dato, invece delle stelle, mucchi di sonagli che sanno ridere..."  

Antoine de Saint-Exupéry 

Tratto da Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry


La ginestra di Giacomo Leopardi


La ginestra 

Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor nè fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
De' tuoi steli abbellir l'erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna de' mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
Di ceneri infeconde, e ricoperti
Dell'impietrata lava,
Che sotto i passi al peregrin risona;
Dove s'annida e si contorce al sole
La serpe, e dove al noto
Cavernoso covil torna il coniglio;
Fur liete ville e colti,
E biondeggiàr di spiche, e risonaro
Di muggito d'armenti;
Fur giardini e palagi,
Agli ozi de' potenti
Gradito ospizio; e fur città famose
Che coi torrenti suoi l'altero monte
Dall'ignea bocca fulminando oppresse
Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
Una ruina involve,
Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo,
Che il deserto consola. A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
E' il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive.

Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E proceder il chiami.
Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti,
Di cui lor sorte rea padre ti fece,
Vanno adulando, ancora
Ch'a ludibrio talora
T'abbian fra se. Non io
Con tal vergogna scenderò sotterra;
Ma il disprezzo piuttosto che si serra
Di te nel petto mio,
Mostrato avrò quanto si possa aperto:
Ben ch'io sappia che obblio
Preme chi troppo all'età propria increbbe.
Di questo mal, che teco
Mi fia comune, assai finor mi rido.
Libertà vai sognando, e servo a un tempo
Vuoi di novo il pensiero,
Sol per cui risorgemmo
Della barbarie in parte, e per cui solo
Si cresce in civiltà, che sola in meglio
Guida i pubblici fati.
Così ti spiacque il vero
Dell'aspra sorte e del depresso loco
Che natura ci diè. Per questo il tergo
Vigliaccamente rivolgesti al lume
Che il fe palese: e, fuggitivo, appelli
Vil chi lui segue, e solo
Magnanimo colui
Che se schernendo o gli altri, astuto o folle,
Fin sopra gli astri il mortal grado estolle.

Uom di povero stato e membra inferme
Che sia dell'alma generoso ed alto,
Non chiama se nè stima
Ricco d'or nè gagliardo,
E di splendida vita o di valente
Persona infra la gente
Non fa risibil mostra;
Ma se di forza e di tesor mendico
Lascia parer senza vergogna, e noma
Parlando, apertamente, e di sue cose
Fa stima al vero uguale.
Magnanimo animale
Non credo io già, ma stolto,
Quel che nato a perir, nutrito in pene,
Dice, a goder son fatto,
E di fetido orgoglio
Empie le carte, eccelsi fati e nove
Felicità, quali il ciel tutto ignora,
Non pur quest'orbe, promettendo in terra
A popoli che un'onda
Di mar commosso, un fiato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
Distrugge sì, che avanza
A gran pena di lor la rimembranza.
Nobil natura è quella
Che a sollevar s'ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che grande e forte
Mostra se nel soffrir, nè gli odii e l'ire
Fraterne, ancor più gravi
D'ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l'uomo incolpando
Del suo dolor, ma dà la colpa a quella
Che veramente è rea, che de' mortali
Madre è di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
Congiunta esser pensando,
Siccome è il vero, ed ordinata in pria
L'umana compagnia,
Tutti fra se confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell'uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede così, qual fora in campo
Cinto d'oste contraria, in sul più vivo
Incalzar degli assalti,
Gl'inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.
Così fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell'orror che primo
Contra l'empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l'onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch'ha in error la sede.

Sovente in queste rive,
Che, desolate, a bruno
Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
Seggo la notte; e sulla mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo vòto Seren brillar il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch'a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L'uomo non pur, ma questo
Globo ove l'uomo è nulla,
Sconosciuto è del tutto; e quando miro
Quegli ancor più senz'alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o così paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell'uomo? E rimembrando
Il tuo stato quaggiù, di cui fa segno
Il suol ch'io premo; e poi dall'altra parte,
Che te signora e fine
Credi tu data al Tutto, e quante volte
Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion, dell'universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Co' tuoi piacevolmente, e che i derisi
Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente età, che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
Verso te finalmente il cor m'assale?
Non so se il riso o la pietà prevale.

Come d'arbor cadendo un picciol pomo,
Cui là nel tardo autunno
Maturità senz'altra forza atterra,
D'un popol di formiche i dolci alberghi,
Cavati in molle gleba
Con gran lavoro, e l'opre
E le ricchezze che adunate a prova
Con lungo affaticar l'assidua gente
Avea provvidamente al tempo estivo,
Schiaccia, diserta e copre
In un punto; così d'alto piombando,
Dall'utero tonante
Scagliata al ciel, profondo
Di ceneri e di pomici e di sassi
Notte e ruina, infusa
Di bollenti ruscelli,
O pel montano fianco
Furiosa tra l'erba
Di liquefatti massi
E di metalli e d'infocata arena
Scendendo immensa piena,
Le cittadi che il mar là su l'estremo
Lido aspergea, confuse
E infranse e ricoperse
In pochi istanti: onde su quelle or pasce
La capra, e città nove
Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello
Son le sepolte, e le prostrate mura
L'arduo monte al suo piè quasi calpesta.
Non ha natura al seme
Dell'uom più stima o cura
Che alla formica: e se più rara in quello
Che nell'altra è la strage,
Non avvien ciò d'altronde
Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.

Ben mille ed ottocento
Anni varcàr poi che spariro, oppressi
Dall'ignea forza, i popolati seggi,
E il villanello intento
Ai vigneti, che a stento in questi campi
Nutre la morta zolla e incenerita,
Ancor leva lo sguardo
Sospettoso alla vetta
Fatal, che nulla mai fatta più mite
Ancor siede tremenda, ancor minaccia
A lui strage ed ai figli ed agli averi
Lor poverelli. E spesso
Il meschino in sul tetto
Dell'ostel villereccio, alla vagante
Aura giacendo tutta notte insonne,
E balzando più volte, esplora il corso
Del temuto bollor, che si riversa
Dall'inesausto grembo
Sull'arenoso dorso, a cui riluce
Di Capri la marina
E di Napoli il porto e Mergellina.
E se appressar lo vede, o se nel cupo
Del domestico pozzo ode mai l'acqua
Fervendo gorgogliar, desta i figliuoli,
Desta la moglie in fretta, e via, con quanto
Di lor cose rapir posson, fuggendo,
Vede lontano l'usato
Suo nido, e il picciol campo,
Che gli fu dalla fame unico schermo,
Preda al flutto rovente
Che crepitando giunge, e inesorato
Durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
Dopo l'antica obblivion l'estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all'aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Ch'alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell'orror della secreta notte
Per li vacui teatri, per li templi
Deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per voti palagi atra s'aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l'ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Così, dell'uomo ignara e dell'etadi
Ch'ei chiama antiche, e del seguir che fanno
Dopo gli avi i nepoti,
Sta natura ognor verde, anzi procede
Per sì lungo cammino,
Che sembra star. Caggiono i regni intanto,
Passan genti e linguaggi: ella nol vede:
E l'uom d'eternità s'arroga il vanto.

E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Già noto, stenderà l'avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Nè sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma più saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le frali
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali.  
 

Giacomo Leopardi

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Immagine del giorno

Red Green and Gold

Campi estivi

Photo credit Colin caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons 


29 giugno 1944 – Eccidio di 244 civili a Civitella in Val di Chiana (AR), operato dalle truppe tedesche ivi stanziate


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

L'eccidio di Civitella fu una strage compiuta dalle truppe naziste il 29 giugno 1944 nelle località di Civitella in Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio di Bucine, in provincia di Arezzo, che cagionò l'uccisione di 244 civili. 

La conformazione montuosa e la presenza di fitti boschi nel territorio circostante il centro abitato di Civitella in Val di Chiana, in provincia di Arezzo, avevano contribuito, all'indomani dell'occupazione tedesca dell'Italia, alla nascita di diversi gruppi partigiani. In Civitella si era di conseguenza installato un comando tedesco, la Divisione "Hermann Göring", agli ordini del tenente generale Wilhelm Schmalz, la quale ripetutamente venne a trovarsi in scontri a fuoco con i partigiani.

La sera del 18 giugno 1944 alcuni partigiani, guidati da Edoardo Succhielli detto "Renzino", irruppero armati nel circolo ricreativo di Civitella dove quattro soldati tedeschi si trovavano seduti a un tavolo. I partigiani tentarono di disarmare i soldati tedeschi, ma uno di essi reagì facendo nascere una sparatoria che uccise subito due soldati tedeschi, ne ferì gravemente un terzo che morì il giorno dopo e ferendo a una gamba il quarto soldato che riuscì a scappare, una volta andati via i partigiani ed i civili, portandosi sulle spalle il compagno gravemente ferito. Anche due civili rimasero feriti nello scontro a fuoco. Alcuni sopravvissuti alla strage che ne seguì, all’epoca bambini, ritengono Renzino e i suoi compagni corresponsabili della rappresaglia in quanto consapevoli che l’uso delle armi avrebbe provocato la reazione dei tedeschi contro la popolazione. I giorni successivi, gli abitanti del paese pensarono realisticamente che questo episodio avrebbe provocato una rappresaglia, perciò fuggirono. I tedeschi ne furono informati, e quando fecero ritorno a Civitella per recuperare i caduti simularono un comportamento relativamente civile, il tutto per incoraggiare perfidamente i residenti a rientrare in paese. Contemporaneamente i tedeschi avviarono perquisizioni nelle case di Civitella e delle due frazioni più vicine, Cornia e San Pancrazio (quest'ultima nel comune di Bucine), ritenute ospitanti diversi partigiani, in quanto circondate dai boschi e non facilmente raggiungibili, senza trovare nulla. 

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lunedì 28 giugno 2021

Se di Emily Dickinson

 
Se

Se le mie pene future in una volta

venissero ad affliggermi quest’oggi,

sono così felice che- son certa-

si allontanerebbero ridendo.

Se le mie gioie future in una volta

venissero ad invadermi quest’oggi,

non potrebbero essere così grandi

come questa che mi possiede adesso.

Se io potrò impedire ad un cuore di spezzarsi

non avrò vissuto invano -

Se allevierò il dolore di una vita o allevierò una pena -

O aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido

Non avrò vissuto invano.

Emily Dickinson

Citazione del giorno


"È molto più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini, si dev'esser sempre."

Luigi Pirandello


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"Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee."

George Bernard Shaw




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venerdì 25 giugno 2021

Il 1984 di Orwell così attuale


Come fa un uomo ad affermare il suo potere su un altro uomo, Winston?

 Winston ci pensò un po’ su. « Facendolo soffrire » disse infine.

«Esattamente. Facendolo soffrire. L’obbedienza non basta. Se non soffre, come si fa a essere sicuri che egli non obbedisca alla sua volontà, anziché alla tua? Il potere consiste appunto nell’infliggere la sofferenza e la mortificazione. Il potere consiste nel fare a pezzi i cervelli degli uomini e nel ricomporli in nuove forme e combinazioni di nostro gradimento. Riesci a vedere, ora, quale tipo di mondo stiamo creando? Esso è proprio l’esatto opposto di quella stupida utopia edonistica immaginata dai riformatori del passato. Un mondo di paura, di tradimenti e di torture, un mondo di gente che calpesta e di gente che è calpestata, un mondo che diventerà non meno, ma più spietato, man mano che si perfezionerà. Il progresso, nel nostro mondo, vorrà dire soltanto il progresso della sofferenza. Le civiltà del passato pretendevano di essere fondate sull’amore e sulla giustizia. La nostra è fondata sull’odio. Nel nostro mondo non vi saranno altri sentimenti oltre la paura, il furore, il trionfo, e l’automortifìcazione. Tutto il resto verrà distrutto, completamente distrutto. Già stiamo abbattendo i residui del pensiero che erano sopravvissuti da prima della Rivoluzione. Abbiamo abolito i legami tra figli e genitori, tra uomo e uomo, e tra uomo e donna. Nessuno ha il coraggio di fidarsi più della propria moglie, del proprio figlio; nel futuro non ci saranno ne mogli, né amici. I bambini verranno presi appena nati alle loro madri così come le uova vengono sottratte alle galline. L’istinto sessuale verrà sradicato. La procreazione diventerà una formalità annuale come il rinnovo della tessera annonaria. Noi aboliremo lo stesso piacere sessuale. I nostri neurologi stanno facendo ricerche in proposito. Non esisterà più il concetto di lealtà, a meno che non si tratti di lealtà verso il Partito. Non ci sarà più amore eccetto l’amore per il Gran Fratello. Non ci sarà più il riso, eccetto il riso di trionfo su un nemico sconfitto. Non ci sarà più arte, più letteratura, più scienza. Una volta onnipotenti, non avremo più alcun bisogno della scienza. Non ci sarà più alcuna distinzione tra la bellezza e la bruttezza. Non vi sarà più alcun interesse, più alcun piacere a condurre l’esistenza. Le soddisfazioni che derivano dallo spirito di emulazione non esisteranno più. Ma ci sarà sempre, intendimi bene, Winston, l’ubriacatura del potere, che crescerà e si perfezionerà costantemente e costantemente diverrà più raffinata e sottile. Sempre, a ogni momento, ci sarà il brivido della vittoria, la sensazione di vivido piacere che si ha nel calpestare un nemico disarmato. Se vuoi un simbolo figurato del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano per sempre.»


Tratto da | 1984 di George Orwell

Microsoft presenta ufficialmente Windows 11

Microsoft ha annunciato ufficialmente Windows 11.

Link diretto: https://www.windowsblogitalia.com/2021/06/windows-11/


Isole Shetland

Shetland Coastal Scenes from Rory Gillies on Vimeo.

Photo e video credit Rory Gillies caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


Ande

Chile Andes Nature Timelapse & Drone from Cristián Aguirre Photography on Vimeo.


Photo e video credit Cristián Aguirre Photography caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


Pollice su e giù della settimana


 Il bambino ritrovato sta bene, oggi dimesso dal Meyer: finalmente può tornare a casa tratto da La Nazione


Miami, crolla palazzo di 12 piani: tre vittime, 99 persone disperse. Ma si temono molti morti e feriti tratto da Il Fatto Quotidiano



mercoledì 23 giugno 2021

Il Vaticano chiede di modificare il ddl Zan



Articolo da Wired

Per la Santa sede la legge ridurrebbe la libertà di pensiero assicurata dal Concordato che ha rivisto i Patti lateranensi nel 1984

Il Vaticano ha chiesto formalmente al governo italiano di fermare l’approvazione del cosiddetto ddl Zan, il  disegno di legge proposto dal deputato del Partito democratico Alessandro Zan per il contrasto all’omolesbobitransfobia, alla misoginia e all’abilismo, ossia, rispettivamente, gli atteggiamenti discriminatori verso la comunità lgbt+, le donne e le persone con disabilità. Per la prima volta, la Santa sede è intervenuta pubblicamente nell’iter di approvazione di una legge italiana, incaricando il Segretario per i rapporti con gli stati, Paul Richard Gallagher, di inviare una nota al governo. Per il Vaticano il testo del disegno di legge, già approvato alla Camera, deve essere modificato, perché attenterebbe alla “libertà di pensiero” della comunità dei cattolici.

Nella nota, consegnata al primo consigliere dell’ambasciata italiana presso la Santa sede, il Vaticano ha sostenuto che il ddl Zan ridurrebbe “la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato. I due commi dei Patti Lateranensi, modificati nel 1984 con l’Accordo di Villa Madama, assicurano alla Chiesa “libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto” e garantiscono “ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Il testo attacca quindi l’articolo 7 del disegno di legge che istituisce per il 17 maggio la giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia (lo stesso giorno in cui è già in vigore quella internazionale), per promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione e contrastare pregiudizi e violenze, perché non esenterebbe le scuole private cattoliche dall’organizzare attività per questa giornata.

Continua la lettura su Wired

Fonte: Wired

Autore: 
Kevin Carboni

Licenza:Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported

Articolo tratto interamente da Wired


Polonia, in migliaia al Pride di Varsavia

Parada Równości Warszawa 2021 40


Articolo da East Journal

A pochi giorni dall’approvazione della legge anti-propaganda LGBT+ in Ungheria, migliaia di persone nella vicina Polonia si sono riversate nelle strade di Varsavia lo scorso sabato per l’annuale parata del Pride (Parada Równości). Nonostante le restrizioni per contrastare il covid-19, la marcia per l’uguaglianza si è tenuta ugualmente, anche se in forma ridotta.

Doppia radicalizzazione

La parata, giunta quest’anno al suo ventesimo anniversario, arriva in un contesto molto difficile per la comunità LGBT polacca, con l’introduzione delle “LGBT free zones”l’arresto di diversi attivisti per i diritti civili e la continua strisciante omofobia del governo a guida PiS (Diritto e Giustizia).

Pochi giorni fa, l’Ungheria di Viktor Orbán ha approvato una legge, analoga a quella vigente dal 2013 in Russia, che equipara l’omosessualità alla pedofilia e vieta la diffusione a minori di qualsiasi materiale che affronti tematiche LGBT, inclusi programmi didattici per l’educazione affettiva e sessuale. Tra i manifestanti a Varsavia è diffuso il timore che il partito al governo Diritto e Giustizia, stretto alleato di Orbán, proponga presto una legge contro la propaganda LGBT anche in Polonia, allo scopo di troncare sul nascere qualsiasi azione pubblica per i diritti civili.

In parallelo all’inasprirsi dei toni di alcuni esponenti del governo, che hanno definito la lotta per i diritti LGBT un'”ideologia peggiore del bolscevismo“, l’attivismo nell’arco dell’ultimo anno si è fatto più assertivo, provocatorio e, sotto certi aspetti, radicale. La scorsa estate l’attivista queer Margot è stata arrestata per aver assaltato un furgone pubblicitario con slogan anti-LGBT e aggredito il conducente. L’episodio, presto degenerato in scontri tra forze dell’ordine e militanti pro-LGBT, aveva portato ad arresti di massa e diversi osservatori avevano denunciato l’uso sproporzionato della forza da parte della polizia. La “Stonewall polacca“, e i suoi echi in tutta Europa, ha segnato quest’anno come uno dei più complessi per la minoranza LGBT polacca, costretta di fatto a rafforzare la propria strategia di lotta per essere ascoltata: “Dobbiamo abbandonare il senso di vergogna, di docilità che ci opprime, smettere di scusarci“, ha affermato la stessa Margot.

Feriti ma forti

A distanza di vent’anni dalla prima manifestazione per i diritti omosessuali nel paese, la società polacca si mostra oggi sempre più polarizzata sul tema, ma il cambiamento, in particolare tra le generazioni più giovani, appare ormai evidente e persino ineluttabile. Se alle prime manifestazioni all’inizio degli anni Duemila partecipava poco più di un centinaio di persone, alle ultime edizioni – a distanza di poco più di 15 anni – hanno aderito quasi 50mila manifestanti.

Tra i partecipanti, era presente per il secondo anno consecutivo il sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski, del centrista Piattaforma Civica (PO), noto per aver fatto approvare dal Comune una Dichiarazione dei diritti LGBT. Si tratta della seconda edizione patrocinata dal municipio della capitale: i precedenti sindaci, incluse le personalità di orientamento più liberale, si sono sempre rifiutati di concedere il patrocinio e l’ex presidente Kaczyński aveva addirittura vietato per due anni lo svolgimento della marcia.

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Fonte: East Journal


Autore: 
Maria Savigni

Licenza: Licenza Creative Commons

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Articolo tratto interamente da East Journal




Aumenta la povertà in Italia

Articolo da Volere la luna

Nel mese di giugno di ogni anno l’Istat diffonde il report La povertà in Italia nel quale sono contenute le stime riferite all’anno precedente. Il report diffuso nei giorni scorsi, e relativo alla situazione del 2020, contiene dati interessanti e fonte di estrema preoccupazione. In sintesi: la povertà assoluta e quella relativa continuano a crescere. (la redazione).

L’Italia dispone di un quadro articolato di indicatori di povertà la cui varietà consente di cogliere le molte dimensioni del fenomeno, specie in un anno come il 2020, segnato da una congiuntura economica particolarmente difficile e anomalo da molti punti di vista. Le diverse linee di povertà e i relativi indicatori mostrano la situazione secondo prospettive differenti.

La soglia di povertà assoluta fa riferimento a un paniere di beni e servizi che vengono considerati essenziali per una determinata famiglia per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Non si tratta quindi di una unica soglia, ma di molte soglie che variano, per costruzione, in base alla dimensione della famiglia, alla sua composizione per età, alla ripartizione geografica e alla dimensione del comune di residenza (vedi il Prospetto in Nota Metodologica che mostra le soglie mensili di povertà assoluta per le principali tipologie familiari, ripartizione geografica e tipo di comune). La soglia di povertà relativa, invece, varia di anno in anno a causa della variazione della spesa per consumi delle famiglie o, in altri termini, dei loro comportamenti di consumo. Tale soglia, infatti, deriva da un calcolo interno alla distribuzione delle spese (è pari infatti alla spesa per consumi media pro-capite per una famiglia composta da due persone). La misura di povertà relativa fornisce, quindi, una valutazione della disuguaglianza nella distribuzione della spesa per consumi e individua le famiglie povere tra quelle che presentano una condizione di svantaggio rispetto alle altre. Nel 2020, per una famiglia di due componenti, la soglia è risultata pari a 1.001,86 euro, cioè oltre 93 euro meno della linea del 2019.

Per tenere conto dei cambiamenti nei comportamenti di spesa, ogni anno si calcola anche una linea di povertà dell’anno corrente rivalutando quella dell’anno precedente con la variazione dei prezzi. La soglia 2019, rivalutata al 2020 in base all’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (pari a -0,2%), è risultata pari a 1.092,76 euro (90,90 euro in più della soglia standard). L’incidenza di povertà relativa 2020, calcolata rispetto alla soglia 2019 rivalutata, è, di conseguenza, molto più elevata ed è pari al 13,4% (3.484mila famiglie povere, ossia circa 847mila in più). Le due diverse stime permettono di individuare le famiglie che nel 2020, pur avendo conseguito dei livelli di spesa inferiori a quelli del 2019, non risultano povere per effetto della considerevole riduzione dei consumi e delle condizioni medie di vita nell’anno segnato dalle misure restrittive per il contenimento della pandemia.

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Fonte: Volere la luna

Autore: redazione 
Volere la luna
Licenza: Creative Commons (non specificata la versione

Articolo tratto interamente da Volere la luna


Le cicale di Giosuè Carducci


Le cicale

Cominciano agli ultimi di giugno, nelle splendide
mattinate; cominciano ad accordare in lirica
monotonia le voci argute e squillanti.

Prima una, due, tre, quattro, da altrettanti alberi;
poi dieci, venti, cento, mille, non si sa di dove,
pazze di sole; poi tutto un gran coro che aumenta
d'intonazione e di intensità col calore e col luglio, e
canta, canta, canta, sui capi, d'attorno, ai piedi
dei mietitori.

Finisce la mietitura, ma non il coro. Nelle fiere
solitudini sul solleone, pare che tutta la pianura
canti, e tutti i monti cantino, e tutti i boschi cantino...


 Giosuè Carducci


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lunedì 21 giugno 2021

Il senso della vita


"La vita non ha senso a priori. Prima che voi la viviate, la vita di per sé non è nulla; sta a voi darle un senso, e il valore non è altro che il senso che sceglierete."


Jean-Paul Sartre

 

21 giugno 1964 – Contea di Neshoba, Mississippi: tre attivisti dei diritti civili (Andrew Goodman, James Cheney e Mickey Schwerner) vengono assassinati dai membri del Ku Klux Klan


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

L'assassinio degli attivisti per i diritti civili del Mississippi fu l'evento accaduto nella notte tra il 21 ed il 22 giugno 1964, quando tre attivisti del movimento per i diritti civili degli afroamericani (African-American Civil Rights Movement), James Earl Chaney, Andrew Goodman e Michael Schwerner, vennero uccisi a colpi di pistola da un gruppo di membri dei "cavalieri bianchi" del Ku Klux Klan, con la complicità dello sceriffo della contea. Il fatto avvenne nella contea di Neshoba, in Mississippi, dove i tre giovani, nel quadro della campagna Freedom Summer, si erano recati allo scopo di convincere i membri della comunità afroamericana ad iscriversi ai registri elettorali.

L'evento suscitò enorme indignazione negli Stati Uniti e condusse ad un'inchiesta da parte dell'FBI, che prese il nome di Mississippi Burning (MIBURN), ed i corpi dei tre giovani furono ritrovati 44 giorni dopo la sparizione, sepolti in un terrapieno nei pressi del luogo dell'omicidio. Il Governo dello Stato rifiutò di proseguire l'inchiesta, ma il Governo federale riuscì ad incriminare 18 persone, ottenendo tuttavia solo la condanna di 7 di esse per reati minori.

La morte dei tre giovani attivisti contribuì nel 1964 all'approvazione del Civil Rights Act e del Voting Rights Act l'anno successivo. 

All'inizio degli anni sessanta il Mississippi, come la maggior parte degli Stati del Sud, si trovava in aperta violazione delle leggi federali e le sentenze della Corte Suprema ne avevano sconvolto le istituzioni. La comunità bianca reagì con estrema ostilità ed attentati, omicidi, atti di vandalismo e di intimidazione vennero perpetrati allo scopo di scoraggiare i membri della comunità nera e seguire il sostegno proveniente dal nord. Nel 1961 la campagna Freedom Riders costituì una sfida alla segregazione, incoraggiando l'agitazione sociale nel sottoproletariato di colore e, nel settembre del 1962, all'Università del Mississippi vi furono disordini dovuti alle proteste contro l'immatricolazione dello studente di colore James Howard Meredith.

Queste agitazioni sociali suscitarono la reazione dei "cavalieri bianchi" del Ku Klux Klan, un gruppo scissionista creato e guidato da Samuel Bowers, che nell'estate del 1964 si preparò a reagire a quella che veniva percepita come un'invasione dal nord. I media contribuirono a riscaldare il clima, esagerando il numero dei giovani aspiranti all'iscrizione nei registri elettorali ed il Council of Federated Organizations (COFO) sostenne che circa 30.000 persone di colore sarebbero giunte nel Mississippi durante l'estate. Tali informazioni ebbero un effetto stridente sulla popolazione bianca e molti si unirono ai "cavalieri bianchi", più bellicosi rispetto ad altri gruppi del Ku Klux Klan, facendo arrivare il numero dei seguaci a circa 10.000, preparandosi al conflitto.

In quel momento alla maggior parte della comunità nera era negato il diritto al voto ed il Congress of Racial Equality (CORE) promosse una serie di attività per affrontare il problema, avviando campagne per l'iscrizione nei registri elettorali e creando le cosiddette Freedom Schools, allo scopo di incoraggiare ed istruire i cittadini afroamericani all'iscrizione; i membri del CORE James Earl Chaney e Michael Schwerner furono incaricati di creare una Freedom School nella contea di Neshoba. 

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Dies di Olindo Guerrini


Dies

Il sole brucia implacabile, uguale,
le stoppie gialle del pian vaporoso,
l’azzurra volta del ciel luminoso
riflette in terra la fiamma estivale.

Non move foglia. La vita animale
langue in un grave sopor neghittoso:
turba la pace al meriggio affannoso
solo un molesto frinir di cicale.

Sull’erba verde, nel bosco frondoso,
fresco t’ho fatto di fiori un guanciale
e tu vi adagi le membra al riposo.

Dormi discinta nell’ombra ospitale
ed io contemplo con l’occhio bramoso
l’onda del petto che scende e che sale.

Olindo Guerrini

Proverbio del giorno

 

 "Una vita senza amore è come un anno senza estate."

Proverbio svedese


Buon inizio d'estate

 

"Luce diffusa, splendore. L’estate è essenziale e costringe ogni anima alla felicità."

André Gide


Auguro un buon inizio d'estate a tutti gli amici e lettori di questo blog.


sabato 19 giugno 2021

Creme solari: consigli utili

 

Articolo da OggiScienza

Non c’è niente che ci faccia sentire più al mare del profumo (odore, se non ne siamo particolari estimatori) della crema solare. Eppure il sole non c’è solo sulla battigia, e a volte, a onor del vero, anche lì la dimentichiamo, o decidiamo volontariamente di non utilizzarla, perché non ci piace, perché unge troppo, perché pensiamo che in quel tipo di situazione non sia poi così necessaria. Se ci ricordiamo di spalmarla, molto probabilmente non ne mettiamo a sufficienza, o abbastanza spesso, oppure siamo convinti che quel grosso “50” stampato in bella grafia ci protegga molto di più rispetto a un Spf (fattore di protezione solare) 30. Proviamo a sfatare qualche falso mito sulle creme solari, cercando di capire cosa dovremmo fare davvero e cosa rischiamo se non la mettiamo.

Il sole fa bene

I raggi UVA e UVB sono stati classificati dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) tra i carcinogeni certi per l’uomo, contribuiscono alla formazione di tumori della pelle e non solo. Come per molte sostanze o fattori carcinogeni, bisogna sempre tener presente che è la dose a fare la differenza: un po’ di sole è necessario per sintetizzare la vitamina D, senza la quale si possono sviluppare malattie. Bisogna però fare sempre attenzione quando ci si espone ai raggi UV, anche durante l’inverno e in città: il Codice europeo contro il cancro, promosso da IARC, suggerisce l’uso di creme con filtro solare durante tutto l’anno. In estate corriamo i rischi maggiori, perché esponiamo una superficie più ampia del nostro corpo e lo facciamo per tempi più lunghi.

Tra parentesi, probabilmente non tutti sono a conoscenza del fatto che il fattore di protezione scritto sulle creme si riferisce solo agli UVB. Le creme che presentano il bollino rotondo con all’interno la scritta “UVA”, o con la scritta “protezione UVA/UVB”, per la legge europea, devono contenere un filtro antiUVA pari ad almeno un terzo del fattore di protezione solare indicato sull’etichetta. Quindi, una Spf 30 per gli UVB “incorpora” una Spf 10 per gli UVA. Ma che differenza c’è tra UVA e UVB? Questi ultimi sono la minoranza, circa il 10% di quelli che ci raggiungono – sono infatti in parte trattenuti dalla fascia di ozono, dalla troposfera e dalle nuvole -, si fermano agli strati superficiali della pelle (epidermide), ma sono quelli che ci fanno abbronzare e provocano le scottature. Ecco perché storicamente le creme solari si sono concentrate su di loro.

Gli UVA sono trattenuti soltanto in minima parte dall’atmosfera e dalle nuvole, sono più penetranti, non provocano ustioni e non abbronzano realmente, ma riescono ad arrivare fino al derma, dove stimolano la formazione di radicali liberi, accelerando i processi di invecchiamento cutaneo e provocando rughe, e inducono mutazioni nel DNA delle cellule, aumentando il rischio di sviluppare tumori. In più, l’intensità degli UVA che raggiungono la superficie terrestre rimane più o meno costante durante tutto l’anno, a differenza di quella degli UVB che invece dipende dalla stagione, dall’orario, da altitudine e latitudine. Ecco perché sarebbe importante proteggersi sempre, e non solo al mare d’estate…

Sono già abbronzato/a, ho la carnagione scura, ci sono le nuvole, quindi posso non metterla

È credenza piuttosto diffusa che, se la pelle è già “allenata”, perché abbiamo già preso molto sole o perché abbiamo un fototipo più scuro, più mediterraneo, possiamo risparmiarci la seccatura di ungerci come i lottatori di sumo… Purtroppo, però, non è così. “Quanto” possiamo abbronzarci è determinato dalla genetica, ovvero da quanta eumelanina (la “forma” scura della melanina – a differenza della feomelanina che ne è la versione chiara -, va dal marrone al nero e assorbe gli UVB) sono in grado di produrre le nostre cellule. Quindi, la massima tintarella raggiungibile è indipendente da quanto si possa stare al sole.

Per quanto riguarda la protezione offerta dalla nostra pelle, l’abbronzatura è sì un filtro, ma non particolarmente efficace. Corrisponde, circa, a un Spf 2, ovvero filtra solo il 50% dei raggi UVB. Se abbiamo la pelle abbronzata o la carnagione più scura possiamo magari utilizzare creme con un fattore di protezione un po’ più basso, ma se non vogliamo ustionarci è necessario metterla ugualmente. Stesso discorso per le nuvole: lì ci troviamo in una situazione in cui il sole, per quanto possa sembrare strano, può essere ancora più pericoloso. Fa meno caldo, riusciamo a restare più tempo sotto i suoi raggi senza bisogno di rintanarci sotto l’ombrellone… Le condizioni perfette per ritrovarsi color aragosta alla sera senza nemmeno essersene resi conto. Questo rischio aumenta ancora di più se saliamo di altitudine, dove già di base fa meno caldo, ma il sole è davvero molto insidioso.

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Fonte: OggiScienza


Autore: 
Giulia Negri


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 2.5 Italia.


Articolo tratto interamente da
 OggiScienza  


Citazione del giorno

 "Questo capitalismo è intollerabile."

Ken Loach



Sindacalista travolto e ucciso durante una manifestazione



Articolo da GlobalProject

Ucciso durante uno sciopero nazionale della logistica alla Lidl di Biandrate, nel "profondo Nord" produttivo. Assassinato da un camionista che ha forzato il blocco di lavoratori perché aveva fretta di scaricare la merce. 

Si, la merce; quella che non ha mai smesso di circolare anche durante i mesi più duri di pandemia, quella per cui si passa anche oltre la vita degli esseri umani, calpestandola e trucidandola come rulli compressori.

Adil Belakhdim era coordinatore interregionale del sindacato Si Cobas e aveva soli 37 anni: una vita passata tra sfruttamento e riscatto operaio, in quel far-west della logistica che un anno e mezzo di pandemia non hanno fatto altro che peggiorare. Un far-west dove non ci sono cow-boy, ma grandi e piccoli interessi padronali, infiltrazioni mafiose, un mercato del lavoro dove regnano cottimo ed esternalizzazioni e dove i diritti si affermano solo con lotte dure ed estenuanti.

Le prime notizie che sono circolate hanno derubricato l'accaduto come “incidente”, ma stando a quanto hanno raccontato i lavoratori presenti al presidio, l’autista dopo una discussione con i manifestanti ha forzato il blocco della protesta per entrare nel magazzino “investendo i lavoratori, tra cui Adil”, e “lo ha trascinato per una ventina di metri. Non può non essersene accorto“. Il camion ha urtato e ferito anche altri due manifestanti che si trovano ora in ospedale ma non sono gravi. Le circostanze e la dinamica sono adesso al vaglio delle forze dell’ordine.

Oggi era in programma uno sciopero nazionale della logistica, si era deciso di manifestare davanti ai cancelli dei maggiori depositi di merci, perché da settimane è in atto un attacco coordinato tra “padroni”, Confindustria e governo Draghi rispetto a diritti conquistati in anni di lotte sindacali.

L'omicidio, perché di questo si tratta, di Adil avviene al culmine di una escalation di violenza contro le sigle sindacali che da anni portano avanti una lotta quotidiana per la difesa di lavoratori e lavoratrici.

In questi ultimi giorni, soprattutto sindacalisti del Si Cobas, hanno subito una serie di aggressioni e intimidazioni.

Cariche alla Fedex TNT di Piacenza, arresti, i fogli di via e le multe contro gli scioperi, aggressioni armate di body guard e crumiri a San Giuliano e Lodi, passando per i raid punitivi alla Texprint di due giorni fa, sono parte di un unico disegno che vede uniti padroni e criminalità organizzata per fermare con la forza e la violenza gli scioperi dei lavoratori. 


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Autore: redazione GlobalProject

Licenza: Creative Commons (non specificata la versione


Articolo tratto interamente da GlobalProject