venerdì 29 luglio 2022

La crisi idrica ha investito tutta l'Italia



Articolo da GlobalProject

La mancanza di precipitazioni dello scorso inverno ha fatto scattare l'allarme siccità in tutta l'Europa meridionale. Sul 46% del territorio europeo c’è il rischio che la carenza idrica e la scarsa umidità del suolo aggravino ulteriormente la situazione nei prossimi tre mesi. L’Italia è tra i paesi più colpiti e il governo ha decretato lo stato di emergenza per cinque regioni. C’è un unico comune denominatore, ossia che la situazione locale è legata a quella globale: in ogni area geografica, dal Sud America, all'Africa e al Medio Oriente, la lotta per l'acqua è una lotta per la vita.

La siccità è solo uno degli effetti della crisi climatica, aggravata dal lasciapassare a multinazionali e industrie di espropriare e inquinare intere falde acquifere per i loro profitti, con la complicità delle istituzioni, minacciando - inoltre - l'accesso all'acqua pulita per intere popolazioni ed ecosistemi.

Nel 2011, in Italia, 27 milioni di persone hanno votato perché questa risorsa rimanesse pubblica, eppure anche quest'anno, a undici anni da quel referendum, ci si è trovati davanti all'ennesimo tentativo di privatizzazione dell'acqua: il DDL Concorrenza.

Se diciamo che l’accesso all’acqua deve essere un diritto garantito, al di fuori delle logiche di mercato, allo stesso tempo il referendum è stato boicottato da tutti i governi che si sono succeduti e dalle stesse amministrazioni locali.

E in questa torrida estate, che non accenna a rinfrescarsi, ci proiettiamo almeno fino a settembre a fare i conti con “condizioni meteo profondamente più secche della norma”. 

L’Italia presenta un’ampia varietà climatica sul territorio, la Pianura Padana corre lungo il 45esimo parallelo, che si posiziona a metà fra Equatore e Polo Nord, definendosi così come area di “confine climatico”, un confine bilanciato poiché lo “scontro fra sistemi atmosferici polari e equatoriali” ha garantito comunque un equilibrio per secoli grazie all’anticiclone delle Azzorre. Così interviene in questo focus Roberto Mezzalama - climatologo - che continua spiegando come il cambiamento epocale del clima negli ultimi dieci anni abbia messo in crisi questo equilibrio.

Il 2022 è stato caratterizzato da un inverno caldo con scarsissime precipitazioni, con un’estate particolarmente secca mutilata dalla mancanza dei classici temporali estivi. Si tratta di una sequenza di eventi che è associata ad altissime temperature - non registrate nemmeno nella tragica estate del 2003, caratterizzata da un’ondata di calore che ha causato 70mila morti - e ha portato ad un deficit idrico che si aggira attorno al 70% solo nel nord-ovest. 

Non c’è acqua, il territorio si inaridisce e la vegetazione soffre: succede così che gli ecosistemi si trasformano con un portato di conseguenze che non sono positive. 

Il 60% dell’acqua dolce, in Europa, viene impiegata nella zootecnica (negli allevamenti e per le coltivazioni che servono per i mangimi); parliamo di produzioni - quelle degli allevamenti intensivi - che consumano troppe risorse, che occupano i 2/3 dei terreni agricoli diventando dirimenti nell’influenzare e modellare l’intero settore produttivo. Dal consumo diretto di acqua degli animali, all’acqua utilizzata per annaffiare le colture destinate a diventare mangime, l’allevamento è il settore che richiede la più grande quantità di acqua.

A questo si aggiunge, come ricorda Simona Savini di Greenpeace, che questo sistema di produzione si lega a doppio filo con la guerra in Ucraina, uno dei principali esportatori di mais come mangime a livello globale.

L'Ucraina, sottolinea la Coldiretti, è uno dei principali produttori ed esportatori e nel mondo esporta il 10% del frumento tenero destinato alla panificazione per un totale di oltre 18 milioni di tonnellate ma anche il 15% del mais per oltre 27 milioni di tonnellate. 

Il blocco primaverile delle spedizioni dai porti del Mar Nero a causa dell'invasione russa ha decretato l’aumento dei prezzi del grano, una situazione che nei paesi ricchi genera inflazione e mancanza di alcuni prodotti ma in quelli poveri allarga l'area dell'indigenza alimentare. 

Allo spreco dell’acqua va aggiunta la questione dell’inquinamento idrico: quello per via diretta, che avviene quando vengono riversate direttamente nei corsi d’acqua e nei mari sostanze inquinanti senza alcun trattamento di depurazione. La via indiretta, invece, si ha quando le sostanze inquinanti arrivano negli ambienti acquatici tramite l’aria o il suolo.

Un esempio regionale in questo senso è la Solvay, ad Alessandria, che sorge sulla seconda falda del Piemonte, fondamentale per la filiera agricola della zona. 

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Autore: redazione GlobalProject

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Articolo tratto interamente da GlobalProject   


Bisogna aver sempre presente...


"Bisogna aver sempre presente la meta da raggiungere e che la vittoria ottenuta dopo un'intera vita di laboriosa fatica vale più di un facile successo. Chiunque viva sinceramente e affronti senza piegarsi dolori e delusioni è assai più degno di chi ha sempre avuto il vento favorevole, non conoscendo altro che una relativa prosperità."

Vincent Van Gogh

 

Dipinto del giorno


 Quindici girasoli in un vaso di Vincent van Gogh


Pollice su e giù della settimana



 





giovedì 28 luglio 2022

Momenti



"Ciò che nella vita rimane, non sono i doni materiali, ma i ricordi dei momenti che hai vissuto e ti hanno fatto felice. La tua ricchezza non è chiusa in una cassaforte, ma nella tua mente.
È nelle emozioni che hai provato dentro la tua anima."

Alda Merini 


La crisi climatica viene ignorata dalla televisione


Articolo da Greenpeace Italia

Sebbene la crisi climatica sia considerata dagli scienziati la più grave emergenza ambientale della nostra epoca, nelle edizioni serali dei principali telegiornali trova spazio in meno dell’1% delle notizie trasmesse, ed è in buona sostanza ignorata anche dai programmi televisivi di approfondimento. È quanto emerge da un nuovo studio pubblicato oggi da Greenpeace Italia e realizzato dall’Osservatorio di Pavia, istituto di ricerca specializzato nell’analisi della comunicazione. Lo studio ha esaminato nel periodo gennaio-aprile 2022 tutte le edizioni di prima serata dei telegiornali andati in onda su Rai, Mediaset e La7, e un campione di sei trasmissioni televisive di approfondimento: Unomattina e Cartabianca per la Rai, Mattino 5 news e Quarta Repubblica per Mediaset, L’Aria che tira e Otto e mezzo per La7. 

I risultati mostrano che nei quattro mesi in cui è stata condotta l’indagine, i telegiornali esaminati hanno trasmesso 14.211 notizie, ma solo 96 hanno trattato la crisi climatica, pari ad appena lo 0,7% del totale. Persino le testate più attente al riscaldamento del pianeta, cioè il TG5, il TG1 e il TG3, non hanno trasmesso più di 6 servizi al mese esplicitamente dedicati alla crisi climatica. Fanalino di coda il TG La7 e il TG4, che in media hanno parlato di cambiamenti climatici appena una volta ogni due mesi.

Non molto più confortante l’operato delle trasmissioni televisive di approfondimento, in cui si è parlato della crisi climatica in appena 24 puntate delle 388 andate in onda nei quattro mesi dell’indagine, pari al 6% del totale. Il programma più virtuoso è Cartabianca (Rai), che ha affrontato il tema in un terzo delle puntate trasmesse e sempre in modo esplicito, mentre Unomattina (Rai) è la trasmissione che ha parlato di crisi climatica nel maggior numero di puntate, pari a 12. In fondo alla classifica le due trasmissioni di La7: L’Aria che tira non ha mai parlato della crisi climatica, mentre Otto e mezzo l’ha fatto soltanto una volta e in modo implicito. 

«Questo studio evidenzia come la crisi climatica non sia ancora riuscita a farsi strada in televisione, che resta il principale mezzo di informazione per la maggioranza degli italiani», dichiara Giancarlo Sturloni, responsabile della comunicazione di Greenpeace Italia. «La scarsa attenzione dei principali telegiornali e delle trasmissioni televisive di approfondimento conferma quanto già avevamo riscontrato sulla stampa: il riscaldamento del pianeta trova poco spazio nell’agenda mediatica e politica, impedendo ai cittadini di percepire la gravità della minaccia e ritardando gli interventi di cui avremmo urgente bisogno per evitare gli scenari peggiori del riscaldamento globale. La siccità, le ondate di calore e gli incendi che stiamo vivendo mostrano che non c’è più tempo: se non vogliamo bruciare insieme al pianeta, dobbiamo smettere di nascondere la testa sotto la sabbia e augurarci che la crisi climatica trovi più spazio in tv e nei programmi elettorali delle prossime elezioni politiche».

Nelle scorse settimane Greenpeace aveva pubblicato uno studio analogo condotto sui cinque quotidiani più letti in Italia (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa), svelando la profonda dipendenza della stampa dai finanziamenti dell’industria dei combustibili fossili. I giornali esaminati, infatti, pubblicano in media appena un articolo al giorno in cui si tratta esplicitamente della crisi climatica, raccontata essenzialmente come un problema economico. Al contrario, sulla stampa italiana trovano ampio spazio le pubblicità dell’industria dei combustibili fossili e delle aziende dell’automotive, aeree e crocieristiche, tra i maggiori responsabili del riscaldamento del pianeta: sul Sole 24 Ore si contano più di cinque pubblicità di queste aziende inquinanti a settimana. 

Sebbene la dipendenza dell’informazione televisiva appaia meno marcata – in tv la crisi climatica è raccontata principalmente come un problema ambientale e il soggetto che ha più voce sono gli esperti, anziché le aziende come avviene sulla stampa – nei telegiornali i combustibili fossili sono citati fra le cause appena una volta su dieci e non viene mai indicato alcun colpevole del riscaldamento globale. In modo analogo, nei programmi televisivi le compagnie petrolifere sono citate solo una volta tra i responsabili. Infine, il problema del greenwashing non viene mai menzionato né dai telegiornali né dalle trasmissioni di approfondimento.

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Fonte: Greenpeace Italia 

Autore: Greenpeace

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Articolo tratto interamente da Greenpeace Italia



Le rose della resistenza...

Marielle Franco em agosto de 2016

 "Le rose della resistenza nascono dall’asfalto, siamo quelle che ricevono rose, ma siamo anche quelle che con il pugno chiuso parlano dei nostri luoghi di vita e resistenza contro gli ordini e soprusi che subiamo."

Marielle Franco

Photo credit Mídia NINJA, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons


Berlin Pride: due aggressioni omofobe nel weekend

 


Articolo da Berlino Magazine

La grande festa del Berlin Pride rovinata da due attacchi omofobi. Secondo quanto dichiarato dalla polizia le vittime hanno riportato ferite non gravi.

La marcia pacifica del Berlin Pride ha radunato quest’anno quasi 400.000 persone. Sabato 23 luglio un lungo corteo ha sfilato per le strade di Berlino fino alla Porta di Brandeburgo per ricordare che la parità di diritti e l’inclusione, a prescindere dall’orientamento sessuale, sono obiettivi ancora da raggiungere.

Lo dimostra il fatto che tra la sera di sabato e la mattina di domenica si sono verificati due attacchi a sfondo omofobo. Nel primo caso gli aggressori hanno preso di mira tre teenager tra i 15 e i 17 anni, nel secondo un uomo di 32.

Gli attacchi omofobi della sera di sabato

United in LOVE! Against hate, war and discrimination è il motto scelto per il Berlin Pride 2022. Nonostante una folla immensa abbia partecipato alla marcia tutto si è svolto in modo assolutamente pacifico. L’atmosfera di festa è stata però rovinata a corteo concluso, quando verso le otto di sera, a Mitte, un gruppo di nove persone ha preso di mira tre adolescenti. A quanto pare infastiditi dagli abiti dei giovani, i membri del branco hanno fatto commenti omofobi e reagito in maniera violenta colpendo al viso una ragazza di 16 anni.

Un episodio simile si è verificato anche più tardi, presso la stazione centrale. Poco dopo le 3 del mattino un altro gruppo di otto persone ha attaccato con calci e pugni un uomo di 32 anni. L’intervento di una donna ha fermato in tempo l’aggressione, ma la vittima ha riportato contusioni e lacerazioni.

Secondo quanto riferito dalla polizia i due attacchi non sono correlati. Le indagini sono comunque ancora in corso.

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Fonte: Berlino Magazine

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Articolo tratto interamente da 
Berlino Magazine


La mutevolezza di Percy Bysshe Shelley


La mutevolezza

Noi siamo come nuvole che velano la luna a mezzanotte;
Così irrequiete sfrecciano, e sfavillano, e fremono,
striando l'oscurità radiosamente! - eppure subito
la notte si richiude attorno le cancella:

o come lire dimenticate, le cui dissonanti corde
rendono a ogni vario soffio del vento una risposta diversa,
alla cui fragile struttura nessuna nuova vibrazione apporta
un tono o una modulazione pari all'ultimo.

Noi riposiamo, e un sogno ha la potenza di avvelenarci il sonno.
Ci alziamo, e un pensiero errante può inquinare il giorno.
Sentiamo, concepiamo o ragioniamo, ridiamo o piangiamo,
ci disperiamo, o gettiamo via ogni affanno:

è tutto uguale! Sia una gioia o un dolore,
il percorso da compiere dal suo abbandono non si è ancora concluso:
l'ieri dell'uomo non può mai essere simile al domani;
niente nel mondo può durare, eccetto la Mutevolezza.

Percy Bysshe Shelley


Vignetta del giorno


Photo credit 
ebert caricata su Uscita di Sicurezza - licenza: Creative Commons


28 luglio 1976 - Un terremoto di magnitudo compresa tra 7,8 e 8,2 rade al suolo Tangshan in Cina, uccidendo 242.769 persone e ferendone 164.851


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Il terremoto di Tangshan (Cinese: 唐山大地震; pinyin: Tángshān dà dìzhèn) fu un disastro naturale del 28 luglio 1976. Fu il più grave terremoto del XX secolo in termini di numero di morti[1].

Con un ipocentro compreso tra i 12 e i 16 chilometri di profondità, l'epicentro del terremoto venne localizzato nella zona meridionale della città di Tangshan, un importante centro industriale della provincia cinese di Hebei, che al momento della catastrofe contava più di un milione di abitanti. Senza alcuna scossa premonitrice riportata, il terremoto colpì il 28 luglio 1976 alle 3:43 a.m. ora locale (19:42:53,8 del 27 luglio tempo civile) e durò non più di 15 secondi[2][3]. Venne misurata la magnitudo 7,8, anche se stime successive hanno stabilito una magnitudo 7,5, mentre il raggio dell’area in cui la scossa fu percepita è di circa 1100 chilometri. Considerando anche la distribuzione degli aftershock e l’orientamento delle fratture presenti sul suolo, si ritiene che la faglia avesse direzione nord-est. Il meccanismo focale è stato prevalentemente di tipo strike-slip. Furono osservati fenomeni di fagliazione superficiale compresi in un’area di lunghezza 7-10 chilometri all’interno di Tangshan, con uno spostamento massimo di 3 metri, il lato nord-ovest della faglia sollevato e danni agli edifici coinvolti.

Vengono riportati casi di liquefazione del suolo, che danneggiarono vari edifici soprattutto nella zona compresa tra Tangshan e la costa e vicino alle rive di alcuni fiumi, ma anche altri fenomeni, come vulcani di sabbia, franamenti e subsidenza.

Dopo la scossa principale, vennero registrati diversi aftershock, compresi principalmente in un’area a forma di un’ellisse larga 50 chilometri e lunga 140 km, il cui asse maggiore era orientato in direzione nord-est. La più forte di tutte raggiunse la magnitudo di circa 7,1 ed avvenne 3 ore dopo la scossa principale, con epicentro localizzato vicino a Luan Xian, una città 70 km a nord-est di Tangshan.

La regione della città di Tangshan è soggetta a forti terremoti, visto che a partire dal 1966 erano avvenuti già quattro sismi (Haicheng, Pohai, Hojian, Hsingtai) di magnitudo superiore a 7,0[3]

Ovviamente Tangshan, dove più dell’85% delle 916 strutture con più di un piano crollò o rimase severamente danneggiato, è compresa nella zona delimitata dalle isosisme in cui i danni del terremoto furono di più elevata intensità. Del resto, dato che non si conosceva bene l’entità del rischio sismico, la maggior parte delle strutture era costruita in muratura non rinforzata e di conseguenza più del 90% degli edifici residenziali crollò o venne danneggiato dal sisma, anche se la maggior parte della popolazione viveva in case da un solo piano. In aggiunta anche a Tientsin si registrarono crolli e danni gravi agli edifici e nell'area colpita non furono risparmiate neanche le infrastrutture, come le condutture, la rete idrica, le ferrovie (ci furono 7 deragliamenti), 228 chilometri di autostrada, alcune dighe, e i campi coltivati, questi ultimi danneggiati dalla liquefazione del suolo e dai cosiddetti vulcani di sabbia. Il sisma fu tanto forte che inoltre alcune delle miniere di carbone presenti nella regione furono allagate e nelle campagne si formarono dei crateri, evento insolito che alcuni riconducono alla presenza di cavità carsiche. Pare inoltre, secondo i resoconti degli ingegneri cinesi, che i piccoli edifici gravanti su strati di suolo più morbidi siano stati meno danneggiati dall’azione distruttiva delle onde sismiche[3].

Mentre i resoconti ufficiali riportano 242 769 vittime, ci sono stime che attestano circa 650 000 morti e 799 000 feriti[1]

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mercoledì 27 luglio 2022

Come combattere afa e calura



Articolo da TuttoGreen

Ecco il nostro speciale per scoprire come combattere il caldo torrido che accompagna sempre di più i mesi estivi per effetto del surriscaldamento climatico. Già a inizio estate il caldo fa davvero patire. Le temperature hanno cominciato a raggiungere valori estivi già verso metà maggio e, quasi in tutta Italia, si superano i 30° facilmente. Chi ha la fortuna di essere in montagna o al mare, sicuramente riesce a gestire meglio la situazione. Purtroppo, molte persone restano in città, alle prese con le faccende quotidiane di casa ed il lavoro.

Vediamo allora alcuni consigli per cercare di sopravvivere a tanta afa, patendo un po’ meno il caldo.

Come combattere il caldo: le regole basilari

Cominciamo col ricordare alcune regole fondamentali che lo stesso Ministero della Salute suggerisce sul suo sito.

  1. Evitare di uscire durante le ore più calde della giornata, ovvero tra le 11.00 e le 18.00. Se si è comunque costretti per ragioni di lavoro o altro, è bene proteggere la testa indossando un cappello leggero e di colore chiaro e indossare occhiali da sole.
  2. Indossare abiti comodi e leggeri, che non stringano troppo e, preferibilmente, in tessuti naturali come cotone e lino, che sono più traspiranti.
  3. Schermare le finestre esposte al sole con tende o abbassare le tapparelle o socchiudere le persiane. Aprire le finestre solamente durante le ore più fresche della giornata (mattina molto presto, sera e notte).
  4. Abbassare la temperatura corporea con bagni o docce tiepide. Bagnarsi spesso, viso, collo, braccia e polsi con acqua fresca.
  5. Limitare il livello di attività fisica, specie nelle più calde della giornata. Evitare anche l’attività fisica intensa all’aperto.
  6. Seguire uno stile alimentare corretto. Bere almeno 2 l di acqua al giorno, o comunque moltiplicare per 3 il proprio peso per conoscere la quantità giusta (una persona di 50 kg deve bere almeno 1,5 l). Evitare gli alcolici così come le bevande gassate o troppo fredde. Preferire cibi leggeri e contenenti molta acqua (soprattutto frutta e verdura).
  7. Evitare il caffè in quanto l’uso eccessivo, associato al caldo, può provocare tachicardia e disturbi del sonno. Meglio puntare su alternative naturali come il ginseng o il guaranà
  8. Aprire gli sportelli se l’auto è parcheggiata al sole, prima di salire, ed iniziare il viaggio con i finestrini aperti o azionando il climatizzatore. Se si hanno bambini, controllare che i seggiolini di sicurezza non siano surriscaldati.
  9. Conservare i farmaci nella maniera corretta (leggere attentamente il foglietto illustrativo). Conservare in frigorifero i medicinali per i quali la temperatura di conservazione suggerita non deve superare i 25-30°.
  10. Persone anziane o soggetti con patologie croniche (diabete, malattie cardiovascolari, problemi respiratori etc…) devono consultare il medico per valutare un eventuale adeguamento della terapia in corso.
  11. Prestare attenzione a familiari o vicini, soprattutto se anziani e se vivono da soli.

Come combattere il caldo senza condizionatore

Per risparmiare sulla bolletta e fare qualcosa di utile per il pianeta, possiamo decidere di limitare l’uso del condizionatore. Vediamo allora come affrontare il caldo di queste giornate senza accendere con gli elettrodomestici.

 

  • Schermare gli ambienti con tende, persiane e tapparelle orientandoli in modo che limitino la quantità di caldo che può entrare in casa
  • Tenere aperte le finestre di notte e di mattina presto stando attenti ai ladri
  • Ombreggiare le zone esterne, come giardini, terrazze e balconi, con alberi frondosi, ma anche ombrelloni, gazebo, piante e rampicanti, e mettere sui davanzali vasi con piante
  • Lasciare aperte anche le porte interne, compresi armadi e armadietti della cucina perché immagazzinano il caldo
  • Sfruttare le correnti d’aria in casa, aprendo tutte le finestre e bloccando le porte con dei ferma-porte
  • Immergere la parte finale delle tende in bacinelle piene di acqua fredda e lasciare le finestre aperte. La brezza notturna, attraversando il tessuto bagnato, raffresca la stanza
  • Usare un raffrescatore evaporativo per abbassare di qualche grado la temperatura di una stanza, anche se produce umidità
  • Investire in una buona coibentazione del proprio appartamento, se non è possibile esterna, usare uno strato di materiale isolante naturale interno, come sugghero o fibra di canapa, da intonacare e tinteggiare

Condizionatore fai da te

Per rinfrescare un ambiente di dimensioni contenute, possiamo improvvisare un’aria condizionata fai da te. Dovremo utilizzare un ventilatore e una bacinella d’acqua.

Basterà puntare il ventilatore su bacinelle piene di acqua fredda e ghiaccio. Ovviamente, il risultato non è paragonabile a quello che si avrebbe con un condizionatore; tuttavia, l’effetto è piacevolmente refrigerante.

Esistono poi i commercio dei ventilatori che spruzzano acqua nebulizzata che contribuisce a raffrescare l’ambiente, ma solo presso il ventilatore.

Come combattere il caldo in casa

Molti dei consigli appena descritti, valgono anche in casa, specie quelli relativi a schermature delle finestre, alimentazione e abbigliamento. Vi sono altri accorgimenti che possiamo mettere in pratica.

  • Optare per le lampadine a LED che, rispetto a quelle tradizionali, utilizzano meno energia e generano molto meno calore
  • Usare il meno indispensabile elettrodomestici e dispositivi elettronici e staccare la spina, anche se in stand-by possono creare una piccola fonte di calore
  • Evitare l’utilizzo del forno e i cibi che necessitano di cotture lunghe, eventualmente optare per il microonde
  • Spegnere se possibile anche tv e computer
  • Camminare a piedi scalzi
  • Bagnare polsi e piedi con acqua fredda che trasmettono un senso di frescura al resto del corpo

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Fonte: TuttoGreen

Autore: 
Federica Ermete

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Articolo tratto interamente da TuttoGreen


Cambiamenti climatici: la salute è a rischio


Articolo da Nurse24

I cambiamenti climatici stanno gravemente danneggiando la salute umana. Esiste una interazione bidirezionale tra umano ed ambiente, una profonda relazione che intercorre tra umanità e cambiamenti del clima, una corrispondenza tra la salute del pianeta e quella dell'uomo. Il mondo è ammalato, lo abbiamo ammorbato con la nostra presenza esplosiva e le nostre attività incontrollate. Secondo gli scienziati il processo è ormai irreversibile. I fenomeni estremi dovevano capitare tra trent'anni, sono già qui. Nonostante le previsioni drammatiche e catastrofiche, l'atteggiamento dei governi e della popolazione generale è orientato all'incognita.

Ci stiamo raccontando, forse anche con il clima, che andrà tutto bene

Secondo la psicologia ambientale, branca che studia il rapporto tra l'uomo e la natura, la causa potrebbe essere una scarsa conoscenza scientifica del fenomeno nonostante la massiccia informazione, una inadeguata divulgazione scientifica, una mancata comprensione del problema, una ridotta percezione del rischio, una povera consapevolezza.

Certamente il pianeta può fare a meno di noi, forse sarebbe un toccasana e una liberazione che la nostra specie, non rispettosa del luogo in cui vive, si estinguesse nonostante la sua intelligenza, come altri grandi viventi prima di noi. Tra un'era glaciale e l'altra, tra milioni di anni, la Terra ritroverebbe forse un nuovo equilibrio e un rinnovato vigore.

Certamente noi non possiamo fare a meno del pianeta, senza le condizioni ospitali di Gaia che ci consentono la vita non possiamo sopravvivere. Eppure, non facciamo niente di così risolutivo, a livello collettivo ed individuale, per cambiare la situazione. Come se la responsabilità del disastro preannunciato fosse da attribuire soltanto alla scarsa efficacia di strategie politiche adeguate, dimentichiamo che ne siamo altrettanto responsabili in ogni gesto di vita quotidiana.

Come se gli appelli di Greta Thungerg e dei Fridays for future fossero soltanto una delle tante narrazioni a cui non si dà credito fino in fondo, restiamo indifferenti, mi pare, pure al nostro destino e a quello delle prossime generazioni. Importante è continuare a vivere, fino alla fine, con quel ritmo insostenibile di sfruttamento delle risorse terrestri che ci sta portando “sull'orlo del precipizio” come recentemente dichiarato dall'attivista svedese. Ci stiamo raccontando, forse anche con il clima, che andrà tutto bene. È un altro storytelling.

Non si tratta più di afa, quella opprimente umidità da pianura che peggiora la percezione del calore con cui ci ingannavamo sino a qualche anno fa. Si tratta di sole che ci scotta e non ci fa respirare. Quaranta gradi all'ombra sono temperature troppo alte per l'uomo, con o senza afa aggiunta. E non possiamo più nasconderci nel refrigerio dell'aria condizionata, un circolo vizioso che peggiora l'ondata di calore successiva per il suo alto consumo energetico e il potere inquinante. Siamo invischiati nelle nostre narrazioni, meccanismi di difesa per proteggerci da una realtà che ci spaventa. Il calore estremo non è più soltanto una potenziale minaccia che compromette la salute, uccide proprio.

Mai come quest’anno si muore di caldo

Secondo i dati relativi soltanto a Spagna e Portogallo, i decessi per caldo sono già oltre 1700. E mancano ancora due mesi alla fine della stagione meteorologica. Questo caldo anomalo è stato definito dall'Oms spaventoso e senza precedenti. Apocalittico, lo zero termico si raggiunge a 4800 metri sul livello del mare. L'estate del 2003 sembra frescura. Manca l'acqua. Sui greti dei grandi fiumi come nei canali cittadini. Il Po è in secca. Le barche stanno sul fango. L'acqua scorre invece a fiumi dalle rocce dei ghiacciai alpini. Le montagne si sgretolano come neve al sole. Fa troppo caldo persino sulle vette. Le catene montuose non portano più temporali.

Non piove, il cielo è asciutto. C'è troppo fuoco. La terra mediterranea brucia nei roghi di boschi, pineti, litorali. Il calore africano raggiunge persino la Scandinavia. L'aria si fa ancora più rovente ed inquinata a tal punto che si raccomanda l'uso della ffp2 non solo per il virus. Si deformano le rotaie dei treni, si sciolgono le piste degli aerei.

Il caldo eccessivo, uno degli effetti devastanti dell'emergenza climatica planetaria da tempo preannunciato dagli scienziati, non è un fenomeno nuovo ma arriva ad ondate sempre più lunghe e genera un grande malessere fisico e psicologico nelle persone. La salute dei cittadini è gravemente a rischio. Le alte temperature estive, con una media giornaliera di 40° Celsius, provocano, in chi per necessità o imprudenza vi si espone nelle ore più roventi del giorno, una disidratazione che può essere mortale.

Le ondate di calore impattano inevitabilmente sui sistemi sanitari dei Paesi colpiti come testimoniano i Pronto soccorso presi d'assalto. Le città cementificate e povere di vegetazione non sono luoghi adatti a sostenere temperature ben oltre la media stagionale e peggiorate dalla scarsa qualità dell'aria, calda stagnante e con alti livelli di inquinamento. Come denunciato dall'Oms - che si occupa di ambiente oltre che di salute – tale situazione climatica va ad esacerbare problemi di salute preesistenti come le malattie respiratorie e cardiovascolari, soprattutto dei soggetti vulnerabili che sono maggiormente a rischio.

Il trend dovrebbe essere invertito senza indugio con l'adozione di misure idonee a raggiungere lo zero carbon e ad implementare la transizione ecologica verso fonti di energia pulita e rinnovabile. Invece ce la prendiamo comoda. Siamo inerti. In fila in auto lungo le strade dell'esodo vacanziero, sempre in movimento e in perenne consumo. Ci comportiamo con la consueta euforia tipica di chi vive come se non avessimo un domani, davvero. O come se andasse tutto bene. Certamente è salutare desiderare di vivere in modo sano e spensierato i nostri giorni ma dobbiamo almeno smettere di raccontarci degli alibi.

La salute globale è a rischio per le molteplici crisi concomitanti che si stanno verificando. Crisi pandemica. Crisi sanitaria. Crisi bellica. Crisi climatica. Crisi energetica. Crisi economica. Crisi alimentare. Siamo il nostro disimpegno difronte a ciascuna crisi.

Global Warming è inequivocabile. La Terra sta male, noi stiamo peggio

Secondo l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) questa condizione estrema diventerà presto la nuova normalità. Nel corso del XXI° secolo sono attese ondate di calore più frequenti, più lunghe e più intense di quelle che stiamo già vivendo. Gli estremi meteorologici saranno ancora più forti nei prossimi decenni a causa di tutta l'anidride carbonica emessa nell'atmosfera che non siamo riusciti a ridurre a livello globale, nonostante propositi ed impegni deliberati nelle varie conferenze sul clima.

Recenti studi hanno evidenziato che, se il riscaldamento del pianeta supererà i 2°C, le temperature aumenteranno più rapidamente nel continente europeo piuttosto che altrove, soprattutto nell'area mediterranea, a causa di una combinazione di condizioni dovute ai cambiamenti climatici destinati a peggiorare entro la metà del secolo: l'aumento della siccità e dell'aridità, la diminuzione delle precipitazioni, l'aumento degli incendi, l'aumento del livello medio ed estremo del mare, la diminuzione del manto nevoso e la diminuzione della velocità del vento.

Lo scenario italiano è drammatico, perché l'Italia è considerata un hotspot climatico, un luogo nel mondo in cui il surriscaldamento avviene più velocemente che altrove, a causa dei suddetti fattori. Secondo i dati del documento “Climate change is a health crisis” dell'Italian Istitute for planetary Health (IPH), in Italia la temperatura è aumentata di 1,54°C rispetto alla media del periodo 1961-1990.

Per proteggersi dal caldo, l'Oms Europa ha pubblicato delle linee guida con cinque punti fondamentali così da prevenire gli affetti avversi e la mortalità da eccessiva calura. Piani di azioni completi ed operativi, a lungo termine e specifici per territorio, hanno dimostrato di salvare vite e di rafforzare la resilienza delle comunità e delle persone nel fronteggiare le ondate di calore, ha dichiarato il Direttore di Oms Europa in una nota.

Per tutelare i fragili, i pazienti cronici, i lavoratori all'aperto e le persone in condizioni socioeconomiche svantaggiate, è necessario attuare degli interventi mirati come predisporre efficaci sistemi di previsione metereologica e tempestivi bollettini di allerta sanitaria, migliorare le condizioni abitative ed urbanistiche, implementare la pronta assistenza sanitaria.

Le raccomandazioni per fronteggiare l'emergenza caldo sono rivolte innanzitutto ad adattare attività, opere e comportamenti alle mutate condizioni ambientali. Scoraggiare l'uso massiccio di aria condizionata, migliorare l'edilizia, ridurre l'esposizione al caldo sono alcune delle strategie di prevenzione da mettere in atto. La comunicazione è fondamentale: deve essere efficace, accessibile, tempestiva, veritiera ed immediata. Le informazioni devono raggiungere il più rapidamente possibile le fasce di popolazione a rischio. Una comunicazione sbagliata, allarmista o superficiale, è stata responsabile di ritardi nell'azione che hanno minato la fiducia pubblica, ribadisce l'Oms Europa riferendosi non esclusivamente ai piani di azione anticaldo. La comunicazione è sempre un punto critico.

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Fonte: Nurse24 


Autore: 
Monica Vaccaretti

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Articolo tratto interamente da 
Nurse24 


Scioglimento dei ghiacciai: in Groenlandia persi 6 miliardi di tonnellate di acqua in due giorni



Articolo da Common Dreams

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Common Dreams

Diversi giorni di temperature superiori alla media nel nord della Groenlandia hanno causato il rapido scioglimento della precaria calotta glaciale del paese lo scorso fine settimana, sottolineando perché gli scienziati del clima e gli attivisti chiedono politiche più ambiziose per una rapida transizione dai combustibili fossili, la principale fonte di emissioni che devastano il pianeta .

"La quantità di ghiaccio che si è sciolta in Groenlandia solo tra il 15 e il 17 luglio - 6 miliardi di tonnellate di acqua al giorno - sarebbe sufficiente per riempire 7,2 milioni di piscine olimpioniche", ha riferito la CNN mercoledì, citando i risultati del National Snow and Ice Data Center (NSIDC) presso l'Università del Colorado.

È abbastanza per coprire tutto il West Virginia in un piede d'acqua, ha osservato l'outlet. La scorsa settimana, il senatore democratico di destra dello stato Joe Manchin ha rifiutato di sostenere qualsiasi disposizione sull'energia pulita nel disegno di legge sulla riconciliazione del suo partito, che ha bisogno di 50 voti per passare nella camera alta equamente divisa.

"Lo scioglimento del nord la scorsa settimana non è normale, considerando da 30 a 40 anni di medie climatiche", ha affermato Ted Scambos, ricercatore senior dell'NSIDC. "Ma lo scioglimento è in aumento e questo evento è stato un picco nello scioglimento".

Le temperature nel nord della Groenlandia hanno raggiunto circa 60ºF, o 10 gradi più calde del solito, negli ultimi giorni, allarmando gli scienziati che stanno raccogliendo dati sulla calotta glaciale.

"Mi preoccupa decisamente", ha detto Kutalmis Saylam, uno scienziato dell'Università del Texas che attualmente sta conducendo ricerche in Groenlandia. "Ieri abbiamo potuto girovagare con le nostre t-shirt, non era proprio previsto".

L'Artico, che si sta riscaldando da oltre un secolo a causa dell'aumento dell'inquinamento da gas serra, è una delle regioni a riscaldamento più rapido al mondo. I circuiti di feedback pericolosi sono particolarmente preoccupanti. La sostituzione del ghiaccio marino riflettente con l'acqua scura dell'oceano porta a un maggiore assorbimento di energia solare e lo scongelamento del permafrost fa presagire il rilascio di anidride carbonica e metano aggiuntivi, entrambi provocando un aumento accelerato della temperatura che innesca un ulteriore scioglimento, sbrinamento e destabilizzazione.

A dicembre, i ricercatori hanno stimato che l'Artico si è riscaldato quattro volte più velocemente rispetto al resto del globo negli ultimi tre decenni. Un altro studio recente ha rilevato che il 2021 è stato il 25° anno consecutivo in cui la calotta glaciale della Groenlandia ha perso più massa durante la stagione di scioglimento di quella guadagnata durante l'inverno. Si prevede che le precipitazioni nell'Artico diventeranno più comuni delle nevicate decenni prima del previsto.

"Ogni estate, gli scienziati temono che vedranno una ripetizione dello scioglimento record verificatosi nel 2019, quando 532 miliardi di tonnellate di ghiaccio sono defluite nel mare", ha riferito la CNN. "Una primavera inaspettatamente calda e un'ondata di caldo di luglio di quell'anno hanno causato lo scioglimento di quasi l'intera superficie della calotta glaciale. Di conseguenza, il livello del mare globale è aumentato permanentemente di 1,5 millimetri".

Lo scioglimento del ghiaccio nella regione equivalente a più di sei piedi di innalzamento del livello del mare globale è probabilmente già bloccato, affermano gli esperti. Ma ogni frazione di grado di riscaldamento fa la differenza, quindi la posta in gioco per un'azione per il clima adeguata è ancora immensa anche se è stato raggiunto un punto critico.

Se la calotta glaciale della Groenlandia si disintegrasse completamente, il livello del mare aumenterebbe di oltre 22 piedi, "abbastanza da raddoppiare la frequenza delle inondazioni dovute a mareggiate in molte delle più grandi città costiere del mondo" entro la fine del secolo, hanno avvertito gli scienziati.

Secondo alcune stime, entro il 2050, 150 milioni di persone in tutto il mondo potrebbero essere sfollate dalle loro case solo per l'innalzamento del livello del mare .

Senza un forte sforzo internazionale per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, quel numero potrebbe finire per essere molto più alto.

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Fonte: Common Dreams

Autore: Kenny Stancil

Licenza: Licenza Creative Commons


Articolo tratto interamente da 
Common Dreams


Citazione del giorno


"Le cose migliori e più belle del mondo non possono essere viste e nemmeno toccate. Bisogna sentirle con il cuore."

Helen Keller


Madagascar in 4K

MADAGASCAR 4K from Morten Rustad on Vimeo.

Photo e video credit Morten Rustad caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 




La danza delle nuvole

Dance of the Clouds from leospek on Vimeo.

Photo e video credit leospek caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


All'aurora di Giosuè Carducci


All'aurora

Tu sali e baci, o dea, co 'l roseo fiato le nubi,
baci de' marmorei templi le fosche cime.
Ti sente e con gelido fremito destasi il bosco,
spiccasi il falco a volo su con rapace gioia;

mentre ne l'umida foglia pispigliano garruli i nidi,
e grigio urla il gabbiano su 'l vïolaceo mare.
Primi nel pian faticoso di te s'allegrano i fiumi
tremuli luccicando tra 'l mormorar de' pioppi:

corre da i paschi baldo vèr' l'alte fluenti il poledro
sauro, dritto il chiomante capo, nitrendo a' venti:
vigile da i tuguri risponde la forza de i cani
e di gagliardi mugghi tutta la valle suona.

Ma l'uom che tu svegli a oprar consumando la vita,
te giovinetta antica, te giovinetta eterna
ancor pensoso ammira, come già t'adoravan su 'l monte
ritti fra i bianchi armenti i nobili Aria padri.

Ancor sovra l'ali del fresco mattino rivola
l'inno che a te su l'aste disser poggiati i padri.
Pastorella del cielo, tu, frante a la suora gelosa
le stalle, riadduci le rosse vacche in cielo.

Guidi le rosse vacche, guidi tu il candido armento
e le bionde cavalle care a i fratelli Asvini.
Come giovine donna che va da i lavacri a lo sposo
riflettendo ne gli occhi il desïato amore,

tu sorridendo lasci caderti i veli leggiadri
e le virginee forme scuopri serena a i cieli.
Affocata le guance, ansante dal candido petto,
corri al sovran de i mondi, al bel fiammante Suria,

e il giungi, e in arco distendi le rosee braccia al gagliardo
collo; ma tosto fuggi di quel tremendo i rai.
Allora gli Asvini gemelli, cavalieri del cielo,
rosea tremante accolgon te nel bel carro d'oro;

e volgi verso dove, misurato il cammino di gloria,
stanco ti cerchi il nume ne i mister de la sera.
Deh propizia trasvola - così t'invocavano i padri -
nel rosseggiante carro sopra le nostre case.

Arriva da le plaghe d'orïente con la fortuna,
con le fiorenti biade, con lo spumante latte;
ed in mezzo a' vitelli danzando con floride chiome
molta prole t'adori, pastorella del cielo.


Così cantavano gli Aria. Ma piacqueti meglio l'Imetto
fresco di venti rivi, che al ciel di timi odora:
piacquerti su l'Imetto i lesti cacciatori mortali
prementi le rugiade co 'l coturnato piede.

Inchinaronsi i cieli, un dolce chiarore vermiglio
ombrò la selva e il colle, quando scendesti, o dea.
Non tu scendesti, o dea: ma Cefalo attratto al tuo bacio
salia per l'aure lieve, bello come un bel dio.

Su gli amorosi venti salia, tra soavi fragranze,
tra le nozze de i fiori, tra gl'imenei de' rivi.
La chioma d'oro lenta irriga il collo, a l'omero bianco
con un cinto vermiglio sta la faretra d'oro.

Cadde l'arco su l'erbe; e Lèlapo immobil con erto
il fido arguto muso mira salire il sire.
Oh baci d'una dea fragranti tra la rugiada!
oh ambrosia de l'amore nel giovinetto mondo!

Ami tu anche, o dea? Ma il nostro genere è stanco;
mesto il tuo viso, o bella, su le cittadi appare.
Languon fiocchi i fanali; rincase, e né meno ti guarda,
una pallida torma che si credé gioire.

Sbatte l'operaio rabbioso le stridule imposte,
e maledice al giorno che rimena il servaggio.
Solo un amante forse che placida al sonno commise
la dolce donna, caldo de' baci suoi le vene,

alacre affronta e lieto l'aure tue gelide e il viso:
"Portami", dice, " Aurora, su 'l tuo corsier di fiamma!
Ne i campi de le stelle mi porta, ond'io vegga la terra
tutta risorridente nel roseo lume tuo,

e vegga la mia donna davanti al sole che leva
sparsa le nere trecce giù pe 'l rorido seno".


Giosuè Carducci