venerdì 29 luglio 2022

La crisi idrica ha investito tutta l'Italia



Articolo da GlobalProject

La mancanza di precipitazioni dello scorso inverno ha fatto scattare l'allarme siccità in tutta l'Europa meridionale. Sul 46% del territorio europeo c’è il rischio che la carenza idrica e la scarsa umidità del suolo aggravino ulteriormente la situazione nei prossimi tre mesi. L’Italia è tra i paesi più colpiti e il governo ha decretato lo stato di emergenza per cinque regioni. C’è un unico comune denominatore, ossia che la situazione locale è legata a quella globale: in ogni area geografica, dal Sud America, all'Africa e al Medio Oriente, la lotta per l'acqua è una lotta per la vita.

La siccità è solo uno degli effetti della crisi climatica, aggravata dal lasciapassare a multinazionali e industrie di espropriare e inquinare intere falde acquifere per i loro profitti, con la complicità delle istituzioni, minacciando - inoltre - l'accesso all'acqua pulita per intere popolazioni ed ecosistemi.

Nel 2011, in Italia, 27 milioni di persone hanno votato perché questa risorsa rimanesse pubblica, eppure anche quest'anno, a undici anni da quel referendum, ci si è trovati davanti all'ennesimo tentativo di privatizzazione dell'acqua: il DDL Concorrenza.

Se diciamo che l’accesso all’acqua deve essere un diritto garantito, al di fuori delle logiche di mercato, allo stesso tempo il referendum è stato boicottato da tutti i governi che si sono succeduti e dalle stesse amministrazioni locali.

E in questa torrida estate, che non accenna a rinfrescarsi, ci proiettiamo almeno fino a settembre a fare i conti con “condizioni meteo profondamente più secche della norma”. 

L’Italia presenta un’ampia varietà climatica sul territorio, la Pianura Padana corre lungo il 45esimo parallelo, che si posiziona a metà fra Equatore e Polo Nord, definendosi così come area di “confine climatico”, un confine bilanciato poiché lo “scontro fra sistemi atmosferici polari e equatoriali” ha garantito comunque un equilibrio per secoli grazie all’anticiclone delle Azzorre. Così interviene in questo focus Roberto Mezzalama - climatologo - che continua spiegando come il cambiamento epocale del clima negli ultimi dieci anni abbia messo in crisi questo equilibrio.

Il 2022 è stato caratterizzato da un inverno caldo con scarsissime precipitazioni, con un’estate particolarmente secca mutilata dalla mancanza dei classici temporali estivi. Si tratta di una sequenza di eventi che è associata ad altissime temperature - non registrate nemmeno nella tragica estate del 2003, caratterizzata da un’ondata di calore che ha causato 70mila morti - e ha portato ad un deficit idrico che si aggira attorno al 70% solo nel nord-ovest. 

Non c’è acqua, il territorio si inaridisce e la vegetazione soffre: succede così che gli ecosistemi si trasformano con un portato di conseguenze che non sono positive. 

Il 60% dell’acqua dolce, in Europa, viene impiegata nella zootecnica (negli allevamenti e per le coltivazioni che servono per i mangimi); parliamo di produzioni - quelle degli allevamenti intensivi - che consumano troppe risorse, che occupano i 2/3 dei terreni agricoli diventando dirimenti nell’influenzare e modellare l’intero settore produttivo. Dal consumo diretto di acqua degli animali, all’acqua utilizzata per annaffiare le colture destinate a diventare mangime, l’allevamento è il settore che richiede la più grande quantità di acqua.

A questo si aggiunge, come ricorda Simona Savini di Greenpeace, che questo sistema di produzione si lega a doppio filo con la guerra in Ucraina, uno dei principali esportatori di mais come mangime a livello globale.

L'Ucraina, sottolinea la Coldiretti, è uno dei principali produttori ed esportatori e nel mondo esporta il 10% del frumento tenero destinato alla panificazione per un totale di oltre 18 milioni di tonnellate ma anche il 15% del mais per oltre 27 milioni di tonnellate. 

Il blocco primaverile delle spedizioni dai porti del Mar Nero a causa dell'invasione russa ha decretato l’aumento dei prezzi del grano, una situazione che nei paesi ricchi genera inflazione e mancanza di alcuni prodotti ma in quelli poveri allarga l'area dell'indigenza alimentare. 

Allo spreco dell’acqua va aggiunta la questione dell’inquinamento idrico: quello per via diretta, che avviene quando vengono riversate direttamente nei corsi d’acqua e nei mari sostanze inquinanti senza alcun trattamento di depurazione. La via indiretta, invece, si ha quando le sostanze inquinanti arrivano negli ambienti acquatici tramite l’aria o il suolo.

Un esempio regionale in questo senso è la Solvay, ad Alessandria, che sorge sulla seconda falda del Piemonte, fondamentale per la filiera agricola della zona. 

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Autore: redazione GlobalProject

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Articolo tratto interamente da GlobalProject   


6 commenti:

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