lunedì 30 settembre 2024

Il paradosso del nostro tempo


"Il paradosso del nostro tempo nella storia è che abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse, autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti.
Spendiamo di più, ma abbiamo meno, comperiamo di più, ma godiamo meno.
Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole, più comodità, ma meno tempo.
Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso, più conoscenza, ma meno giudizio, più esperti, e ancor più problemi, più medicine, ma meno benessere.
Beviamo troppo, fumiamo troppo, spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco, guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo, facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi, vediamo troppa TV, e preghiamo di rado.

Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, ma ridotto i nostri valori.
Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo troppo spesso.
Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, ma non come vivere.
Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni.
Siamo andati e tornati dalla Luna, ma non riusciamo ad attraversare la strada per incontrare un nuovo vicino di casa.
Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno.
Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori.
Abbiamo pulito l'aria, ma inquinato l'anima.
Abbiamo dominato l'atomo, ma non i pregiudizi.

Scriviamo di più, ma impariamo meno.
Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno.
Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare.
Costruiamo computers più grandi per contenere più informazioni, per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno.
Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta, grandi uomini e piccoli caratteri, ricchi profitti e povere relazioni.
Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi, case più belle ma famiglie distrutte.
Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta, della moralità a perdere, delle relazioni di una notte, dei corpi sovrappeso e delle pillole che possono farti fare di tutto, dal rallegrarti al calmarti, all'ucciderti.
E' un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina e niente in magazzino.
Un tempo in cui la tecnologia può farti arrivare questa lettera, e in cui puoi scegliere di condividere queste considerazioni con altri, o di cancellarle.

Ricordati di spendere del tempo con i tuoi cari ora, perché non saranno con te per sempre.
Ricordati di dire una parola gentile a qualcuno che ti guarda dal basso in soggezione, perché quella piccola persona presto crescerà e lascerà il tuo fianco.
Ricordati di dare un caloroso abbraccio alla persona che ti sta a fianco, perché è l'unico tesoro che puoi dare con il cuore e non costa nulla.
Ricordati di dire "vi amo" ai tuoi cari, ma soprattutto pensalo.
Un bacio e un abbraccio possono curare ferite che vengono dal profondo dell'anima.
Ricordati di tenerle le mani e godi di questi momenti, perché un giorno quella persona non sarà più lì.
Dedica tempo all'amore, dedica tempo alla conversazione, e dedica tempo per condividere i pensieri preziosi della tua mente.

E RICORDA SEMPRE: la vita non si misura da quanti respiri facciamo, ma dai momenti che ci tolgono il respiro."

George Carlin


Ci sono amori...



"Ci sono amori che devono attraversare universi per incontrarsi. Ci sono amori che devono superare ostacoli, difficoltà, avversari, enigmi. Amori che devono, soprattutto, vincere le paure interiori inquietanti e terribili come piccole creature che albergano dentro di noi per poter creare a propria volta un mondo in cui non ci sia più la paura, un mondo nuovo in cui essere al sicuro in due."

Murakami Haruki

Tratto da 1Q84 di Murakami Haruki


Ti darei gli occhi miei...



Ti darei gli occhi miei,

per vedere ciò che non vedi.

L’energia, l’allegria,

per strapparti ancora sorrisi.

Dirti si, sempre si,

e riuscire a farti volare,

dove vuoi, dove sai,

senza più quei pesi sul cuore.

Renato Zero

Tratto dal brano Nei giardini che nessuno sa di Renato Zero


Comunicazione di servizio



Invito rivolto a tutti gli amici blogger


Vi prego di controllare se siete presenti nel blog roll in basso a destra. Se non trovate il vostro blog, sarò ben lieto d'inserirvi nella lista dei blog amici.
Grazie mille per l'aiuto.




Strage di Marzabotto: per non dimenticare



L'eccidio di Monte Sole (più noto come strage di Marzabotto, dal maggiore dei comuni colpiti) fu un insieme di stragi compiute dalle truppe naziste in Italia tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nel territorio dei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno che comprendono le pendici di Monte Sole in provincia di Bologna.

La strage di Marzabotto è un crimine contro l'umanità e uno dei più gravi crimini di guerra contro la popolazione civile perpetrati dalle forze armate tedesche in Europa occidentale durante la seconda guerra mondiale.

Continua la lettura su Wikipedia

Video credit dade tux caricato su YouTube - licenza: Creative Commons


Nubi d'Autunno di John Gould Fletcher



Nubi d'Autunno 

Archi giganteschi di sole!

Nella sera equilibrate i vostri vaporosi pinnacoli

Sopra il basso orizzonte delle pianure d'ottobre

Ed attendete là fino al mattino.

Poi lanciatevi avanti sulla vostra preda

O agili cani del cielo, e mordetela nella rossa gioia!

E' tanto tempo che vi cerco, O nubi del cambiamento,

Nubi tigrate che nel tramonto

Aprite le vostre bocche scarlatte e cozzate i vostri denti di fiamma!

Tanto tempo vi ho atteso, O nubi, perché spruzzaste la vostra

pioggia

Sugli alberi annoiati da troppa lunga fioritura,

Mandando rovesci di foglie cadute vacillanti sull'erba,

Perché là riposino come baci caduti.

Nubi d'autunno!

Giganti dei del tramonto!

Vedete, sotto di voi, giardini colmi di voci fioche

Di passione tristemente piangenti l'una per l'altra;

Vedete sotto di voi, laghi come occhi azzurri dove nella nebbia

I sonnolenti alberi coprono nascosti sussurri d'amore;

Vedete, sotto di voi, bianchi cigni tuffarsi e lampeggiare

Come sogni di mani che s'incontrano e si stringono e si lasciano.

Venite, scuotete la foresta e inondate i suoi alberi di voci

Minaccianti e piene di male;

Voi non distruggerete questo cuore immortale

Che io spremo per voi, nubi d'autunno,

Per voi e per l'inverno che verrà.

Fra breve io vi vedrò, magnifiche nubi,

Muovervi schiera dopo schiera in armatura di perla e d'oro

Attraverso la fragorosa terra scossa dalla tempesta!

Fra breve le vostre batterie spareranno sul mio cuore,

Dove la calma attende in un sogno di pace,

In mezzo alla città che lancia le sue torri al cielo.

Fra breve io sentirò i vostri piedi sulle cime dei tetti;

Vedrò le vostre mani picchiare alle finestre;

Poi le vostre grandi braccia mi afferreranno, e morirò;

Morirò in un sogno che non può esser terreno.

Nubi d'autunno,

Guardate! laggiù nella luce del sole!

La gloria ora v'inonda, io chiaramente vi vedo:

Voi non siete più nubi per me, voi siete una donna,

Bianca e rosea e d'oro e azzurra, bellissima.

Vi muovete nel cielo; il crepuscolo è ai vostri piedi,

La notte nelle vostre braccia, la luna sul vostro seno, 

Le stelle nei vostri occhi, l'alba nei vostri capelli.

Bagnatemi, annegatemi, cingetemi d'oscurità,

Inebriatemi con profondi torrenti scarlatti di gioia,

Finché io dimentichi tutte le cose del mondo fuori che questo: 

La gloria d'Iddio eterno, il fuoco della passione e la morte.

John Gould Fletcher


La perfezione non esiste...

Monica Bellucci à la Mostra del Cinema (Venise) (29758772171)

"La perfezione non esiste, e se esistesse la troverei tanto noiosa. Un corpo magro è bello, certo, ma chi l’ha detto che non possa esserlo anche uno più rotondo, con le bracciotte e i seni grandi? È la fiducia in te stessa che conta: se ti senti bene, allora tutto sembra bello."

Monica Bellucci

Photo credit Jean-Pierre Dalbéra from Paris, France, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons


Voglio ricordare i profili sociali di questo blog

Queste sono le pagine sociali del blog in diversi servizi web. Trovate Web sul blog ai seguenti link (cliccate su per accedere):





Se vi piace questo blog aiutatelo a crescere, diffondete anche ai vostri amici i miei link. Grazie a tutti per la vostra fiducia.



Citazione del giorno




"Prendi posizione. La neutralità favorisce sempre l'oppressore, non la vittima."

Elie Wiesel


Capire il completo significato della vita


"Capire il completo significato della vita è compito dell'attore; interpretarla il suo problema; ed esprimerla la sua missione. Essere un attore è la cosa più solitaria del mondo. Sei completamente da solo con la tua concentrazione e con la tua immaginazione, e quello è tutto ciò che hai. Essere un buon attore non è facile. Essere un uomo è ancora più difficile. Voglio essere entrambi prima di morire."

James Dean


sabato 28 settembre 2024

La crisi dei valori nella società moderna

In un mondo in rapida evoluzione, dove la tecnologia e la globalizzazione hanno cambiato il nostro modo di vivere, lavorare e interagire, stiamo assistendo a un fenomeno preoccupante: la perdita di valori fondamentali e l'inasprimento dei toni nella società. Questo cambiamento ci spinge a riflettere profondamente sulle cause e sulle possibili soluzioni per ristabilire un senso di comunità e rispetto reciproco.

La perdita di valori può essere attribuita a diversi fattori, tra cui l'individualismo crescente, la pressione economica, la disuguaglianza sociale e la mancanza di modelli positivi. L'individualismo, in particolare, ha portato molte persone a focalizzarsi sui propri interessi a scapito del bene comune, minando così il tessuto sociale che unisce le comunità.

L'incattivimento della società si manifesta in vari modi, come l'aumento dell'aggressività nei discorsi pubblici, l'intolleranza verso opinioni diverse e la diffusione di fake news. Questi comportamenti creano divisioni e ostacolano il dialogo costruttivo, essenziale per affrontare le sfide comuni.

Per contrastare questa tendenza, è fondamentale promuovere l'educazione ai valori, incoraggiare l'empatia e la comprensione reciproca, e sostenere iniziative che favoriscano l'inclusione e la solidarietà. È altresì importante riconoscere e celebrare gli esempi di buone pratiche e di persone che si impegnano per un cambiamento positivo.

In conclusione, la società ha bisogno di ritrovare i valori perduti e di superare l'incattivimento che la caratterizza. Solo attraverso un impegno collettivo e individuale possiamo sperare di costruire un futuro più giusto e armonioso per tutti.

L'autore di questo post, si è riservato il diritto di restare in anonimato, quindi non verrà rivelata l'identità e la fonte.

Autore: Anonimo

Licenza: pubblicato e concesso su richiesta dell'autore

Quest’articolo è stato condiviso e segnalato dal suo autore. Se vuoi pubblicare i tuoi post in questo blog, clicca qui


Sono molto sorpreso che la gentilezza...


"Sono molto sorpreso che la gentilezza non sia considerata un’azione. Provengo da un paese che in questo momento soffre molto. Abbiamo davvero bisogno che emerga più gentilezza e che ci tenga uniti attraverso azioni benevole, compassione e anche un po’ di coraggio. Al giorno d’oggi sembra che essere gentili significhi essere estremisti."

Gael García Bernal


Le persone più belle



"Le persone più belle che abbiamo conosciuto sono quelle che hanno conosciuto la sconfitta, la sofferenza, lo sforzo, la perdita e hanno trovato la loro via per uscire dal buio. Queste persone hanno una stima, una sensibilità, e una comprensione della vita che le riempie di compassione, gentilezza e un interesse di profondo amore. Le persone belle non capitano semplicemente; si sono formate." 

Elisabeth Kübler-Ross


La vita è fatta di treni...


 La vita è fatta di treni.

Treni che si fermano accanto a noi ma non sappiamo se salire o meno, treni che sfrecciano veloci ma non abbiamo il coraggio di fermare.

Treni che ci chiudono le porte in faccia e se ne vanno senza di noi lasciandoci dentro il sapore amaro di come sarebbe stato salirci.

E treni sui quali saliamo, nostro malgrado, per paura che la vita ci lasci a piedi

Giorgio Faletti


Questo blog è no profit


Voglio ricordare che questo spazio è no profit. Il sottoscritto non ha nessun tipo di guadagno da questo blog e non mi interessa averli. Invito a lasciar stare le varie proposte di affiliazioni a fonte di guadagno, perché questo spazio deve essere lasciato fuori dalla logica dei profitti e dei suoi derivati. Tra l'altro sono un fermo sostenitore del Copyleft e del libero scambio d'idee.


Grazie per la collaborazione!



A volte, ciò che provoca l’invidia...



"A volte, ciò che provoca l’invidia non è il tuo denaro, la tua auto o le cose che hai, perché può succedere che l’invidioso abbia tutto questo o anche di più. Quello che causa l’invidia è la tua essenza, è la tua energia, è ciò che sai fare bene e lui no, è il successo con la tua famiglia, sono i tuoi talenti, la tua aura, le tue relazioni…

Il modo in cui gestisci i tuoi valori attraverso la vita, quelle cose che ti fanno risplendere e che nessuno mai potrà spegnere. Questo è ciò che uccide qualsiasi persona invidiosa e non immagini nemmeno cosa darebbe per avere quella luce che proviene dal tuo essere e che mai potrà copiare."

Totò (Antonio De Curtis)


È vero, mi sento molto più vicina alla natura...


"È vero, mi sento molto più vicina alla natura e agli animali piuttosto che all'uomo. Le confesso che detesto la gran parte della specie umana. Ho sposato la causa degli animali per dare finalmente un senso alla mia esistenza quaggiù. Sto tentando di spiegare all'uomo che le crudeltà inferte agli animali sono indegne, inaccettabili, disumane appunto".

Brigitte Bardot

Maggie Smith, la famosa star di Downton Abbey, è morta a 89 anni

Dame Maggie Smith (retouched) (cropped)


Articolo da Boing Boing

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Boing Boing

Dame Maggie Smith, famosa in passato per le matriarche irascibili che interpretava così bene, ma da tempo riconosciuta per una vita di eccellenza come attrice, è morta all'età di 89 anni.

I figli di Smith, Chris Larkin e Toby Stephens, hanno dichiarato in una dichiarazione che Smith è morta venerdì mattina in un ospedale di Londra. "Lascia due figli e cinque nipoti amorevoli che sono devastati dalla perdita della loro straordinaria madre e nonna", hanno detto in una dichiarazione rilasciata tramite l'agente pubblicitario Clair Dobbs. Smith è stata spesso considerata la preminente attrice britannica di una generazione che includeva Vanessa Redgrave e Judi Dench, con una serie di nomination agli Academy Award e uno scaffale pieno di trofei di recitazione.

Dame Smith ha vinto due Oscar, due Golden Globe e un BAFTA, ed è stata candidata per molti altri. Non sembrava pensare molto ad alcuni dei suoi ruoli successivi: "Harry Potter è la mia pensione". Che leggenda.

Continua la lettura su Boing Boing

Fonte: Boing Boing 


Autore: 


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported.


Articolo tratto interamente da Boing Boing

Photo credit Fotografia: Kebl0597Opera derivata MagentaGreen, CC BY-SA 2.5, da Wikimedia Commons


Le guerre sono un orrore



"Spero che si rafforzi la convinzione che le guerre, tutte le guerre sono un orrore. E che non ci si può voltare dall'altra parte per non vedere le facce di quanti soffrono in silenzio."

 
Gino Strada
 

Proverbio del giorno

 


La guerra separa gli uomini nella stessa misura in cui li accomuna nel dolore e nella paura.


Ci sono silenzi che cullano...


 

Ci sono silenzi che cullano e silenzi che urlano.

Silenzi che raccontano e silenzi che omettono.

Silenzi che ti riportano alla realtà e silenzi che ti fanno sognare.

Solo chi sa ascoltare i silenzi può capirli.

Edvania Paes


La giornata del primo autunno di Rabindranath Tagore



La giornata del primo autunno


La giornata del primo autunno

è senza nuvole.

Il fiume è gonfio fino all’orlo,

lava le radici degli alberi,

ondeggiati al guado…

Mi s’empie il cuore

nel volgere lo sguardo

e nel vedere il cielo silenzioso

e l’acqua che fluisce.

Sento la felicità diffondersi

semplicemente intorno,

come il sorriso sul viso d’un bambino.


Rabindranath Tagore

Vi è molto di folle nella vostra cosiddetta civiltà...



"Vi è molto di folle nella vostra cosiddetta civiltà.
Come pazzi voi uomini bianchi correte dietro al denaro, fino a che ne avete così tanto, che non potete vivere abbastanza a lungo per spenderlo.
Voi saccheggiate i boschi e la terra, sprecate i combustibili naturali.
Come se dopo di voi non venisse più alcuna generazione che ha altrettanto bisogno di tutto questo.
Voi parlate sempre di un mondo migliore mentre costruite bombe sempre più potenti per distruggere quel mondo che ora avete."
Toro Seduto


venerdì 27 settembre 2024

Maddalena Cerasuolo, l'eroina delle Quattro giornate di Napoli

Il 27 settembre 1943, a Napoli, le truppe tedesche, in ritirata dopo l'armistizio dell'8 settembre, iniziarono a sparare sui civili che manifestavano per la libertà. Fu l'inizio delle Quattro giornate di Napoli, un'insurrezione popolare che si concluse con la liberazione della città dall'occupazione nazifascista.

Tra i protagonisti di quelle giornate c'era Maddalena Cerasuolo, una giovane operaia di 23 anni. Maddalena era nata a Napoli nel 1920 e da sempre era impegnata nella lotta antifascista. Quando scoppiò l'insurrezione, si unì ai partigiani e partecipò attivamente ai combattimenti.

Maddalena si distinse in particolare negli scontri a Materdei, dove fu determinante per la difesa del ponte della Sanità, un'importante via di comunicazione che i tedeschi volevano distruggere. Maddalena, armata di fucile, si schierò con i partigiani e riuscì a respingere l'attacco dei tedeschi, salvando così il ponte.

Per il suo coraggio e la sua determinazione, Maddalena Cerasuolo fu insignita della medaglia di bronzo al valor militare. La sua storia è un simbolo della lotta di liberazione del popolo napoletano e un esempio di coraggio e determinazione per le donne di tutte le epoche.


Le Quattro Giornate di Napoli

Documentario basato sul racconto omonimo di Johannes Buckler - ISIS Europa - La Memoria rende Liberi - 2023


Video credit La Memoria rende Liberi caricato su YouTube - licenza: Creative Commons


La legge è uguale per tutti?



“La legge è uguale per tutti” è una bella frase che rincuora il povero, quando la vede scritta sopra le teste dei giudici, sulla parete di fondo delle aule giudiziarie; ma quando si accorge che, per invocar la uguaglianza della legge a sua difesa, è indispensabile l'aiuto di quella ricchezza che egli non ha, allora quella frase gli sembra una beffa alla sua miseria.

Piero Calamandrei
 
 

Io sento penosamente la sofferenza altrui...


"Io sento penosamente la sofferenza altrui: dei più deboli, o più esattamente dei più offesi. Ma la sento perché pesa a me: per così dire, mi dà fastidio, mi fa star male. Quindi, in un certo senso, non è un agire per gli altri: è un agire per me. Perché alcune sofferenze degli altri mi sono insopportabili"

Pietro Ingrao


Cade una foglia di Grazia Deledda



Cade una foglia 

Cade una foglia che pare

tinta di sole, che nel cadere

ha l’iridescenza di una farfalla;

ma appena giunta a terra

si confonde con l’ombra, già morta.

Grazia Deledda



Dipinto del giorno


 La stella di Edgar Degas 


Pollice su e giù della settimana

 










giovedì 26 settembre 2024

Vuoi condividere un tuo articolo in questo blog? Ecco come fare







"Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee."

George Bernard Shaw




Per pubblicare e condividere un proprio articolo su questo blog, esiste il servizio "Segnala e condividi". 

Per maggiori informazioni:

Linee guida per la pubblicazione di guest post, clicca qui


Non scusarti mai per quello che sei...



"Non scusarti mai per quello che sei. Molte persone, specialmente quelle ignoranti, ti vogliono punire per aver detto la verità, per essere stato leale e per essere te stesso. Non scusarti mai per essere stato leale o per essere anni avanti al tuo tempo. Se sei nel giusto e se lo sai, parla liberamente. Dì quello che pensi. Anche se sei l’unico rappresentante di una minoranza, la verità è ancora la verità."

Mahatma Gandhi


La minaccia della guerra nucleare



"Ci sono, per la prima volta nella storia dell'umanità, seri rischi che mettono a repentaglio un'accettabile sopravvivenza della specie. [...] Uno ce lo portiamo dietro dal 1945. In qualche modo è un miracolo se fino ad ora l'abbiamo scampato. È la minaccia della guerra nucleare e delle armi atomiche." 

Noam Chomsky



8½: recensione del film



è un film del 1963, diretto e co-sceneggiato da Federico Fellini.


Attenzione: il seguente articolo contiene spoiler del film!


Trama 

Guido Anselmi, un affermato regista di quarantatré anni, sta elaborando il suo prossimo film. Egli si trova a trascorrere un periodo di riposo in una stazione di cure termali (il set reale fu ambientato nel Lazio, principalmente a Roma,[4] ma si riferisce a Chianciano Terme luogo che Fellini era solito frequentare[5][6]). Guido cerca in quella località di coniugare i propri problemi fisici (stanchezza cardiaca) con quelli della produzione del film, ancora in fase di preparazione.

La quiete che vorrebbe è continuamente minata dalla presenza delle maestranze del film (produttore, tecnici, attori) che soggiornano nel suo stesso albergo e che vedono in lui l'unico appoggio sicuro. Ma il suo spirito creativo si è inaridito e non riesce a dare una direzione chiara al suo progetto cinematografico. Oltretutto, ai suoi problemi professionali si aggiungono grattacapi sentimentali. 

L'amante lo raggiunge alle terme e poco dopo arriva anche sua moglie. Sollecitato dal produttore, interrogato dai suoi assistenti e dagli attori che vogliono capire quale storia stia per raccontare, quali intenzioni vorrebbe esprimere, cerca di imbastire alla meglio una trama: un bilancio fatto di rapporti con personaggi reali e di fantasticherie, ricordi, sogni, che si inseriscono all'improvviso negli avvenimenti concreti delle sue giornate e delle sue notti. Dei suoi sogni fanno parte i ricordi del padre e della madre, morti, con i quali egli discorre teneramente, come con persone vicine.

Continui dubbi e incertezze si palesano attraverso una crisi esistenziale senza via d'uscita, in cui non riesce a dare un senso al suo rapporto con gli altri e al suo passato. Tutto questo non fa che rendere consapevole quello smarrimento che egli si porta dentro da anni e che le cure dell'esistenza quotidiana e del lavoro avevano in parte mascherato. In un onirico, fatato affresco di immagini si alternano un centinaio di personaggi di contorno, tra cui spiccano: un intellettuale, che gli è stato messo alle calcagna dal produttore, la moglie, l'amante e la protagonista femminile del film in produzione.

I giorni trascorrono mentre i fatti reali, i ricordi e le fantasie del regista si accavallano sempre più fino a diventare indistinguibili. Il produttore fa visionare a Guido i provini già girati e presso la scenografia di un'enorme piattaforma di lancio per un'astronave indice una conferenza stampa in cui finalmente il regista dovrà raccontare a tutti quelle che sono le sue intenzioni riguardo al film, ma in realtà il regista è sempre più confuso, non ha idea di cosa vuole raccontare, né di come farlo.

La sua confusione professionale rispecchia la sua confusione esistenziale: è la fine della sua carriera e della sua stessa vita. Così decide di abbandonare la regia del film durante la conferenza stampa. Ma proprio quando tutto sembra essere finito, quando i giornalisti si sono allontanati e le maestranze iniziano a smontare il set di un film che non si farà più, Guido ha la percezione che tutto quello che gli accade intorno, tutte le persone che ha conosciuto e che con lui hanno percorso la strada della vita, nel bene e nel male, sono parte di lui.

Tutti insieme in un girotondo circense roteano intorno a lui, che li dirige, ma che da loro riceve, un dare-avere indistinguibile. Nel carosello finale con tutti i personaggi del film, il regista, che ha ora riconquistato l'innocenza e la gioia di vivere, si rivede bambino. 

Curiosità sul film

La pellicola ottenne, tra gli altri riconoscimenti, l'Oscar al miglior film in lingua straniera e quello ai migliori costumi nel 1964. 

È considerato uno dei capolavori di Fellini e una delle migliori pellicole cinematografiche di tutti i tempi,[1] fonte d'ispirazione per generazioni di registi. È stato inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare, ed è stato inoltre classificato al 51º posto nella classifica dei 500 migliori film della storia dalla rivista Empire.[2]

All'uscita del film in diverse copie distribuite in Italia alcune scene erano virate (in seppia in certe copie, in azzurro in altre): si trattava, come spiegava una didascalia all'inizio del film, delle scene che rappresentavano ciò che era sognato o immaginato dal protagonista. Il viraggio fu deciso dalla casa distributrice per facilitare agli spettatori la distinzione fra scene reali e non[8], specie nell'ottica della distribuzione in mercati stranieri.

La scena del ballo è stata ripresa in Pulp Fiction di Quentin Tarantino.

Il film è stato di ispirazione per l'album Exuvia del rapper italiano Caparezza, il quale lo cita in diversi testi.[13]

La mia opinione

Il film "8½" di Federico Fellini è un'opera che ha lasciato un'impronta indelebile nel panorama cinematografico mondiale. Rappresenta un viaggio introspettivo nella psiche di un regista in crisi, interpretato magistralmente da Marcello Mastroianni. La critica lo ha salutato come uno dei più grandi film di sempre, un tributo alla capacità del cinema di esplorare l'anima umana.

Voto: 9

Questo articolo è pubblicato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


100 anni di Marcello Mastroianni



Articolo da La Tigre di Carta

Marcello Mastroianni è stato l’unico vero divo del cinema italiano. Non che la gloriosa stagione compresa tra il Neorealismo e l’esplosione della Commedia all’Italiana non ci abbia dato grandi attori di caratura internazionale: Gassman Tognazzi, Volonté… per fare solo pochi nomi tra i più famosi e fra i più richiesti anche da altre cinematografie: dal cinema francese, da Hollywood, ma non solo. Unicamente Marcello Mastroianni, però, tra tutti questi, è stato al contempo un grande interprete e un sex symbol, tanto da essere considerato l’erede di Rodolfo Valentino.

Ma il successo non ha arriso a Marcello grazie alla fortuna di un bel volto e alla sua aria da bambinone (che inteneriva il gentil sesso) o alla sua naturale eleganza. Di attori belli non ne mancano mai al cinema. Guardando alla sua storia, invece, Marcello sembra essere arrivato al successo grazie alla pazienza e alla flemma di chi fa le cose per bene, passo dopo passo. La sua gloria non è stata dunque questione di mero sex-appeal o di fortuna o, altrimenti, la sua fortuna era dovuta alla capacità di addensare in sé un certo spirito italiano del dopoguerra.

L’Italia di quegli anni è quella del miracolo economico. C’era da ricostruire un paese distrutto e piegato che, fino a pochi anni prima, si immaginava potenza mondiale. La dura lezione venuta dal Fascismo, tutto proclami e tutto disastri (“Vincere e vinceremo!”) aveva indotto gli italiani a voltare pagina, ovvero, soprattutto, a cambiare metodo. Meno chiacchiere o distintivi e più fatti. Era un’Italia fermamente convinta della virtù della modestia. Una modestia però ambiziosa. L’Italia esprimeva una capacità di progettare la speranza o di sognare che si univa alla capacità di mantenersi umili, per essere in grado di rendere concreti quei sogni e quelle speranze. Era un’Italia modesta ma determinata e Mastroianni, attraverso i suoi personaggi, ha saputo catturarne le sfumature e le complessità. L’italiano quando vedeva Marcello sullo schermo vedeva se stesso, o almeno, il se stesso che immaginava di essere o poter essere.

La spontanea eleganza di Mastroianni, pari solo a quella di un altro grande attore e sex symbol britannico, anche lui di umili origini, Cary Grant, derivava da questa sua capacità di aderire al contempo a se stesso e al sentimento prevalente fra gli italiani comuni. Nessun uomo semplice negli anni Cinquanta e Sessanta poteva permettersi di apparire sciatto, mal vestito, indifferente a una bella donna, oppure a un bolide. Sarebbe apparso eccentrico, lunare e quindi inaffidabile, prima ancora che un poveraccio. La passione di Marcello per le auto, per gli abiti tagliati su misura, il suo apparire sui rotocalchi, da un certo momento in poi come seduttore, non si manifestavano agli occhi dei più come pretese boriose, capricci d’artista, privilegi, ma l’espressione ordinaria di gusti e desideri diffusi nell’italiano comune. Anche in questo Mastroianni è stato un personaggio popolare, da intendersi nella doppia accezione del termine: famoso e del popolo.

Quella di Marcello non è, dunque, la storia di un volto italiano che ha semplicemente ben rappresentato il carattere moderno degli italiani, ma è stata in primo luogo la storia di un uomo, come tanti in Italia, che aveva scelto di fare un cambio di passo e lasciarsi alle spalle il Fascismo, di indossare una nuova pelle: quella del pragmatismo e della modestia.

Dopo le prime precocissime esperienze come comparsa e dopo aver assillato inutilmente VIttorio De Sica (“Studia! studia!”), conosciuto grazie all’amicizia della madre con la sorella del regista, Mastroianni, che già lavorava dopo il diploma da geometra, decide di iscriversi a Economia e Commercio solo per frequentare il Centro Universitario Teatrale della facoltà. Qui conosce Giulietta Masina e, specialmente, viene notato da un impresario che lo presenta a Visconti. Il regista lo sottoporrà a una severa scuola, a un training sul campo, ma lo formerà così bene da permettergli di interpretare con sicurezza il ruolo di Mitch in Un tram chiamato desiderio. È il 1949 e siamo ancora nel primo dopoguerra. Nel frattempo Marcello fa girare le sue foto tra i produttori cinematografici e, gradualmente, viene chiamato sempre più spesso per piccoli ruoli a Cinecittà. Di giorno fa l’attore al cinematografo e la sera lavora in teatro. Sui palcoscenici conosce anche una collega attrice che diventerà sua moglie, Flora Carabella.

Il cinema italiano è però ormai in ascesa e non sembra volerselo lasciar sfuggire. Sono di questo periodo le prime parti in film corali di Luciano Emmer, come Domenica di Agosto o Le ragazze di piazza di Spagna. Film in cui interpreta il ruolo del fidanzato, dell’innamorato. Proprio uno di questi ruoli gli darà le prime grandi soddisfazioni e la prima notorietà: Peccato che sia una canaglia.

Nel giro di una decina di anni di carriera passa da l’interpretare i ruoli del tipico bravo ragazzo italiano, ingenuo e buono, quello che tutti vorrebbero per fidanzato della figlia, fino a che poi Fellini lo consacra in un ruolo che ne farà agli occhi del mondo esattamente l’opposto: quello de il decadente giornalista de La Dolce Vita. Da quel momento gli occhi e le labbra del seduttore, del latin lover italiano, nell’immaginario internazionale a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, saranno gli occhi e le labbra di Marcello.

Gli occhi e le labbra del sex-symbol  italiano, ma anche il nome italiano per eccellenza. «Marcello…come here!», gridava Anita Ekberg dalla fontana di Trevi. La Dolce vita fa risuonare quel nome in tutto il mondo e ancora oggi la sua eco riverbera. Basti pensare a una delle serie americane più in voga di questi tempi sulle piattaforme on line: Emily in Paris. La protagonista della serie, giovane americana che si trova catapultata nella scafatissima Parigi, dopo vari flirt si innamora di un rampollo della moda italiano che si chiama, guarda il caso, Marcello.

Paradossalmente la fama Marcello Mastroianni ha però sempre provato a scansarla. Si pensi ai tanti rifiuti fatti ad Hollywood. Pigrizia, diceva lui schermendosi; ma il punto è che la fama di latin lover era il solo motivo per cui lo cercavano da oltreoceano e questo pareva offenderlo. L’idea di essere una specie di Casanova gli pareva ridicola, lui la considerava quasi un’infamia. In una bellissima intervista per la TV francese Marcello si diverte a distruggere, davanti a una divertita Sophia Loren, l’immagine del grande amatore, descrivendo se stesso come un pessimo amante, veloce e poco appassionato. Le sue avventure extraconiugali e le storie d’amore brevi ma burrascose con Faye Dunaway e Catherine Deneuve lo smentivano nei fatti. Tuttavia in questo desiderio di Mastroianni di negare la sua seduttività c’era un fondo di sincerità e, ancora una volta, una aderenza al carattere italiano di allora. Sebbene gli si attribuissero molte donne, molti flirt, anche quando c’era qualcosa di vero era altrettanto vero che Marcello tornava sempre a casa dalla moglie. Tanto che le sue storie con Dunaway e Deneuve finiscono proprio perché lui non vuole divorziare.

Al di là di ogni ipocrisia il fastidio per la fama di latin lover nasconde una preoccupazione sincera. A Mastroianni, fin da subito, l’idea di essere  ridotto al ruolo di seduttore pare una trappola. Il successo del film di Fellini nasconde un pericolo: quello della sclerotizzazione in un ruolo definito.  Marcello ha ben chiaro di voler essere un attore, non lo stereotipo di un personaggio. Un attore deve saper essere tante voci e volti, deve poter giocare in tanti ruoli. Così dopo la Dolce Vita corre a girare Il bell’Antonio, la storia di un uomo avvenente ma impotente. Non servirà a cancellare l’immagine dello sciupafemmine, tanto che, un Mastroianni più maturo, ci dovrà riprovare a scrollarsi di dosso questo stereotipo, indossando i panni del professore omossessuale di Una giornata particolare.

Anche se, in un certo senso, Mastroianni non poteva che fallire nel suo scopo di dare volto a una miriade di personaggi differenti: la sua interpretazione è così naturale che si finisce per avere l’impressione, a volte anche fastidiosa, di guardare  Marcello Mastroianni e non un personaggio interpretato da Marcello Mastroianni.

La commedia all’italiana prevede e ha sempre previsto la caricatura e il grottesco. Alcuni aspetti dei personaggi dovevano essere ingigantiti, portati all’estremo, perché la satira funzionasse. Molti attori italiani hanno saputo deformare  i singoli aspetti e difetti dell’italianità in maniera anche più precisa di Mastroianni.  Si pensi a Sordi con i suoi italiani sordidi e codini, a Manfredi, con i suoi italiani ironici e vittimisti, a Tognazzi con i suoi italiani stralunati e geniali, a Gassman con i suoi italiani astuti e arroganti, a Volontè con suoi italiani spietati e ribelli. Mastroianni è però riuscito a superare tutti in complessità e anche in efficacia. È riuscito ad essere l’italiano sordido, codino, astuto, arrogante, ironico, geniale, vittimista, stralunato, ribelle, ma allo stesso tempo, è stato solo e semplicemente se stesso. Riusciva a interpretare alla perfezione i personaggi lasciandoli aderire a sé. Perché il metodo attoriale di Mastroianni era ben lontano da essere un metodo vero e proprio. Per lui non si trattava mai di entrare nel personaggio, di annullarsi per diventare altro da sé. Lui i personaggi non li studiava al microscopio, li assorbiva; appunto si può dire che Marcello non interpretava che se stesso.

Così è paradossale, ma significativo del talento di Marcello, che i ruoli per cui Marcello è diventato famoso sembrano essere quelli più distanti dall’uomo Mastroianni, ovvero i ruoli del personaggio borghese, dell’intellettuale tormentato, insomma quelli in cui Marcello si fa alter ego di Fellini (La dolce vita, Otto e mezzo) oppure di Antonioni o di Scola (La notte, Una giornata particolare). Al contrario i ruoli in cui Mastroianni gioca l’italiano comune con le sua umanità complessa, piena di contraddizzioni giustificate dalle circostanze, con la sue miserie e le sue grandezze appaino oggi dimenticati: il piccolo impiegato de le Notti bianche, il venditore fanfarone di Un ettaro di cielo, il carrettiere antifascista di Cronache di poveri amanti.

 Proprio per questo vale la pena provare a riscoprire Marcello Mastroianni attraverso dieci film, o meglio cinque coppie di film complementari, che restituiscano la complessità del suo talento, al di là dei grandi film (Marcello non ha quasi sbagliato nessuno) per cui tutti, giustamente, lo ricordiamo e lo abbiamo amato.

Continua la lettura su La Tigre di Carta



Autore: 


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported

Articolo tratto interamente da 
La Tigre di Carta


Un autunno da scoprire



"Voglio un autunno rosso come l’amore, giallo come il sole ancora caldo nel cielo, arancione come i tramonti accesi al finire del giorno, porpora come i granelli d’uva da sgranocchiare. Voglio un autunno da scoprire, vivere, assaggiare." 

Stephen Littleword


Autunno di Alfredo Oriani

 


Autunno

Vola, fuggiasca rondine,
che verrò teco a voi.
Tutto è qui morto — o rondine,
dove dirizzi il vol?

Lontan lontan ceruleo
sorride il ciel; sorride
più in alto il sole — o rondine,
quale più ti sorride?

Vola, fuggiasca rondine,
fuggiasco volerò:
tutto è qui morto — perdermi
lontan, lontan io vò.

Alfredo Oriani


La strategia della gradualità



"Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socio-economiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta."

Noam Chomsky