8½ è un film del 1963, diretto e co-sceneggiato da Federico Fellini.
Attenzione: il seguente articolo contiene spoiler del film!
Trama
Guido Anselmi, un affermato regista di quarantatré anni, sta elaborando il suo prossimo film. Egli si trova a trascorrere un periodo di riposo in una stazione di cure termali (il set reale fu ambientato nel Lazio, principalmente a Roma,[4] ma si riferisce a Chianciano Terme luogo che Fellini era solito frequentare[5][6]). Guido cerca in quella località di coniugare i propri problemi fisici (stanchezza cardiaca) con quelli della produzione del film, ancora in fase di preparazione.
La quiete che vorrebbe è continuamente minata dalla presenza delle maestranze del film (produttore, tecnici, attori) che soggiornano nel suo stesso albergo e che vedono in lui l'unico appoggio sicuro. Ma il suo spirito creativo si è inaridito e non riesce a dare una direzione chiara al suo progetto cinematografico. Oltretutto, ai suoi problemi professionali si aggiungono grattacapi sentimentali.
L'amante lo raggiunge alle terme e poco dopo arriva anche sua moglie. Sollecitato dal produttore, interrogato dai suoi assistenti e dagli attori che vogliono capire quale storia stia per raccontare, quali intenzioni vorrebbe esprimere, cerca di imbastire alla meglio una trama: un bilancio fatto di rapporti con personaggi reali e di fantasticherie, ricordi, sogni, che si inseriscono all'improvviso negli avvenimenti concreti delle sue giornate e delle sue notti. Dei suoi sogni fanno parte i ricordi del padre e della madre, morti, con i quali egli discorre teneramente, come con persone vicine.
Continui dubbi e incertezze si palesano attraverso una crisi esistenziale senza via d'uscita, in cui non riesce a dare un senso al suo rapporto con gli altri e al suo passato. Tutto questo non fa che rendere consapevole quello smarrimento che egli si porta dentro da anni e che le cure dell'esistenza quotidiana e del lavoro avevano in parte mascherato. In un onirico, fatato affresco di immagini si alternano un centinaio di personaggi di contorno, tra cui spiccano: un intellettuale, che gli è stato messo alle calcagna dal produttore, la moglie, l'amante e la protagonista femminile del film in produzione.
I giorni trascorrono mentre i fatti reali, i ricordi e le fantasie del regista si accavallano sempre più fino a diventare indistinguibili. Il produttore fa visionare a Guido i provini già girati e presso la scenografia di un'enorme piattaforma di lancio per un'astronave indice una conferenza stampa in cui finalmente il regista dovrà raccontare a tutti quelle che sono le sue intenzioni riguardo al film, ma in realtà il regista è sempre più confuso, non ha idea di cosa vuole raccontare, né di come farlo.
La sua confusione professionale rispecchia la sua confusione esistenziale: è la fine della sua carriera e della sua stessa vita. Così decide di abbandonare la regia del film durante la conferenza stampa. Ma proprio quando tutto sembra essere finito, quando i giornalisti si sono allontanati e le maestranze iniziano a smontare il set di un film che non si farà più, Guido ha la percezione che tutto quello che gli accade intorno, tutte le persone che ha conosciuto e che con lui hanno percorso la strada della vita, nel bene e nel male, sono parte di lui.
Tutti insieme in un girotondo circense roteano intorno a lui, che li dirige, ma che da loro riceve, un dare-avere indistinguibile. Nel carosello finale con tutti i personaggi del film, il regista, che ha ora riconquistato l'innocenza e la gioia di vivere, si rivede bambino.
Curiosità sul film
La pellicola ottenne, tra gli altri riconoscimenti, l'Oscar al miglior film in lingua straniera e quello ai migliori costumi nel 1964.
È considerato uno dei capolavori di Fellini e una delle migliori pellicole cinematografiche di tutti i tempi,[1] fonte d'ispirazione per generazioni di registi. È stato inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare, ed è stato inoltre classificato al 51º posto nella classifica dei 500 migliori film della storia dalla rivista Empire.[2]
All'uscita del film in diverse copie distribuite in Italia alcune scene erano virate (in seppia in certe copie, in azzurro in altre): si trattava, come spiegava una didascalia all'inizio del film, delle scene che rappresentavano ciò che era sognato o immaginato dal protagonista. Il viraggio fu deciso dalla casa distributrice per facilitare agli spettatori la distinzione fra scene reali e non[8], specie nell'ottica della distribuzione in mercati stranieri.
La scena del ballo è stata ripresa in Pulp Fiction di Quentin Tarantino.
Il film è stato di ispirazione per l'album Exuvia del rapper italiano Caparezza, il quale lo cita in diversi testi.[13]
La mia opinione
Il film "8½" di Federico Fellini è un'opera che ha lasciato un'impronta indelebile nel panorama cinematografico mondiale. Rappresenta un viaggio introspettivo nella psiche di un regista in crisi, interpretato magistralmente da Marcello Mastroianni. La critica lo ha salutato come uno dei più grandi film di sempre, un tributo alla capacità del cinema di esplorare l'anima umana.
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