venerdì 30 agosto 2019

Citazione del giorno


"Non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi."

Jim Morrison


Marechiare di Salvatore Di Giacomo

Marechiaro

Marechiare

Quanno sponta la luna a Marechiare
pure li pisce nce fanno a l’ammore…
se revotano ll’onne de lu mare:
pe la priézza cagneno culore,
quanno sponta la luna a Marechiare.
A Marechiare nce sta 'na fenesta:
la passiona mia nce tuzzulea…
nu carofano addora ‘int’a na testa,
passa l’acqua pe’ sotto e murmuléa…
a  Marechiaro nce sta na fenesta.

Chi dice ca li stelle so’ lucente,
nun sape st’uocchie ca tu tiene nfronte!
sti doje stelle li ssaccio io sulamente:
dint’a lu core ne tengo li pónte…
Chi dice ca li stelle só’ lucente?
Scétate, Carulíì, ca l’aria è doce…
quanno maje tantu tiempo aggio aspettato?
P’accumpagná li suone cu la voce,
stasera na chitarra aggio portato…
Scetate, Carulí’, ca ll’aria è doce!…

Salvatore Di Giacomo

Photo credit supersum [CC BY-SA 2.0], via Wikimedia Commons


Pollice su e giù della settimana


"L'Italia quella bella è un gruppo di mamme che fanno da baby-sitter alla figlia dell'ambulante" tratto da HuffingtonPost Italia





Andi Nganso, il medico vittima di razzismo: "Razzisti hanno già perso" tratto da TPI







giovedì 29 agosto 2019

La sfida musicale: scegli la tua canzone preferita



V'invito a scegliere la vostra canzone preferita tra le cinque del sondaggio, inoltre voglio ricordare a tutti, che si può esprimere una sola preferenza e attendo anche i vostri commenti.

Mi raccomando di condividere questo post nei vostri blog/profili sociali e invitare i vostri amici a partecipare nella scelta. 




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Immagine del giorno

Montepulciano


Montepulciano

Photo credit ilirjan rrumbullaku caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons


mercoledì 28 agosto 2019

Ecco perché io ho ancora un sogno...


“Si, è vero, io stesso sono vittima di sogni svaniti, di speranze rovinate, ma nonostante tutto oggi voglio concludere dicendo che io ho ancora dei sogni, perché so che nella vita non bisogna mai cedere.
Se perdete la speranza, in un modo o nell'altro, perderete quella vitalità che rende degna la vita, perderete quel coraggio di essere voi stessi, quella qualità che vi fa continuare nonostante tutto. Ecco perché io ho ancora un sogno.”


Martin Luther King


Rilasciato TheOpenDVD 19.07


Articolo da Linux@studenti

TheOpenDVD, risultato del progetto ILeANA, è una ricca collezione di software Open Source di alta qualità per Windows, comodamente disponibile su un DVD. I software sono stati accuratamente selezionati per assicurare stabilità, facilità d’uso e un’installazione e rimozione pulita dal computer.

Questo DVD è inteso per ampliare le tue conoscenze sul mondo dell’Open Source, ribadendo l’invito ad esplorare altri progetti, magari spingendosi a provare un intero nuovo sistema operativo, come GNU/Linux.

Il contenuto di TheOpenDVD è anche consultabile online questo rende possibile installare i software e consultare la documentazione senza effettuare il download dell’intero DVD.
Il DVD viene aggiornato solitamente una volta all’anno. La versione corrente (19.07 del 23 Luglio 2019) contiene 73 software organizzati in 8 categorie tematiche:

Grafica
  • Album Shaper 2.1
  • Blender 2.79b
  • Dia 0.97.2
  • The GIMP 2.10.12
  • Inkscape 0.92.4
  • Open Clip Art Library 2.0
Multimedia
  • Audacity 2.3.2
  • Avidemux 2.7.3
  • CamStudio 2.7.2
  • CDex 2.20
  • GNU Solfege 3.23.4
  • InfraRecorder 0.53
  • MuseScore 3.2.3
  • TuxGuitar 1.5.2
  • VLC 3.0.7.1
  • VLMC 0.1.0
  • Zinf 2.2.1
Giochi
  • Connectagram 1.2.9
  • Enigma 1.21
  • FreeCiv 2.6.0
  • FreeCol 0.11.6
  • LBreakout2 2.6.3
  • Neverball 1.5.4
  • Sokoban YASC 1.655
  • SuperTux 0.6.0
  • Battle for Wesnoth 1.14.7
  • WinBoard 4.8.0
Utilità
  • 7-Zip 19.00
  • ClamWin 0.99.4
  • Ghostscript 9.27
  • GTK+ 2.24.10
  • MD5summer 1.2.0.11
  • Notepad2 4.2.25
  • Notepad++ 7.7.1
  • Really Slick Screensavers 0.2
  • SciTE 4.2.0
  • Workrave 1.10
Ufficio
  • AbiWord 2.9.4
  • FreeMind 1.0.1
  • GanttProject 2.8.10
  • GnuCash 3.6
  • KompoZer 0.8b3
  • LibreOffice 6.2.5.2
  • PDFCreator 3.5.1
  • Scribus 1.4.8
  • SumatraPDF 3.1.2
Internet
  • FileZilla 3.34.0
  • Firefox 67.0.4
  • Free Download Manager 5.1.38
  • Linphone 4.1.1
  • Pidgin 2.13.0
  • PuTTY 0.70
  • RSSOwl 2.2.1
  • SeaMonkey 2.49.4
  • Thunderbird 60.8.0
  • TightVNC 2.8.23
  • Tribler BitTorrent 7.2.2
  • Vuze (Azureus) 5.7.6.0
  • WinHTTrack 3.49.2
  • WinSCP 5.15.2
Educativi
  • Celestia 1.6.1
  • E-Toys 5.0
  • Geogebra 6.0.546.0
  • Guido Van Robot 4.4
  • Marble 2.2.0
  • NASA World Wind 1.4.0
  • Stellarium 0.19.1.1
  • Tux of Math Command 2.0.2
  • Tux Paint 0.9.23
  • Tux Typing 1.8.1
Scientifici

  • CaRMetal 3.8.2
  • GraphCalc 4.0.1
  • Maxima 5.42.2
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Fonte: Linux@studenti


Autore: 
Linux@studenti

Licenza:Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da 
Linux@studenti


Corfù

Corfu, Greece 2019 from ADD Video Solutions on Vimeo.

Photo e video credit ADD Video Solutions caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Molina de Aragón

El castillo 2.0 (4K Time Lapse) Molina de Aragón from Miguel Ángel Langa on Vimeo.

Photo e video credit Miguel Ángel Langa caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


Torna Wiki Loves Monuments

WLM ITA DEF H



Articolo da Wikimedia Italia

Come ogni anno dal 1° al 30 settembre torna in Italia e in più di 40 Paesi in tutto il mondo Wiki Loves Monuments, il grande concorso fotografico aperto a tutti per valorizzare i beni culturali su Wikipedia e i progetti Wikimedia.

Sono oltre 10.000 i monumenti italiani autorizzati per l’edizione 2019 dai numerosi enti pubblici e privati che hanno deciso di aderire al concorso, concedendo ai cittadini la possibilità di caricare sulle piattaforme wiki le loro fotografie con licenze libere Creative Commons.

In Italia, infatti, Wiki Loves Monuments segue un iter particolare rispetto agli altri Paesi dato che le norme relative ai beni culturali e del paesaggio e l’assenza di libertà di panorama prevedono il divieto di scattare e pubblicare foto di monumenti che chiunque possa ri-utilizzare – a patto di indicarne l’autore – a meno che non si possieda una precisa autorizzazione da parte degli enti pubblici o privati che hanno in consegna tali beni.

Per questo motivo, per ogni edizione di WLM, Wikimedia Italia contatta migliaia di enti per ottenere le liberatorie necessarie: un lavoro che richiede tantissimo tempo e impegno, ma che consente di raggiungere grandiosi risultati.

Il concorso rappresenta infatti un’occasione unica per valorizzare le bellezze nazionali, anche quelle meno conosciute, condividendole con una platea globale attraverso le piattaforme Wikimedia.

La competizione ha inoltre una significativa valenza civica, poiché fa riflettere le organizzazioni pubbliche e private coinvolte in merito ai diritti di pubblicazione delle immagini, proponendo un modello virtuoso di gestione consapevole.

I dieci scatti migliori dell’edizione 2019, selezionati da una Giuria composta da fotografi professionisti ed esperti wikipediani, saranno premiati con buoni regalo e concorreranno a far parte della classifica internazionale del concorso, insieme ai vincitori degli altri Paesi partecipanti alla competizione.

Le immagini raccolte potranno inoltre ricevere riconoscimenti speciali attraverso i nove concorsi regionali legati a WLM Italia 2019, che interesseranno il Veneto, la Liguria, la Toscana, l’Umbria, l’Abruzzo, la Basilicata, la Provincia di Como e – per la prima volta – Lazio e Puglia.

Insieme ai partner dell’ottava edizione del concorso, BASE Milano, FIAF, ICOM Italia, Fondation Grand Paradis, Touring Club Italiano e IgersItalia, vi invitiamo dunque a visitare il sito ufficiale di Wiki Loves Monuments Italia e a caricare i vostri scatti a partire da questa domenica.
Siete pronti? Via!


Fonte: Wikimedia Italia 

 
         
Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da Wikimedia Italia



Proverbio del giorno


    Dove manca l'amore, non ci sono consiglieri.

Proverbio africano


martedì 27 agosto 2019

Ambiente: non c'è più tempo per le parole


Articolo da Comune-info

Amazzonia, Siberia, Groenlandia, Artico e Antartico, India…Gli effetti devastanti dei cambiamenti del clima si scatenano ovunque. Perfino da queste parti, a scala certo minore, non mancano, è soprattutto l’agricoltura che comincia a risentirne: 14 miliardi di danni, secondo la Coldiretti, negli ultimi dieci anni. Certo, in queste “drammatiche” settimane d’agosto, media e parlamento italiano avevano ben altro a cui pensare. Eppure, piuttosto lontano dai riflettori, c’è un gran numero di persone che ha compreso bene la gravità della minaccia e si muove di conseguenza. Sono quelli della rete Extinction Rebellion, ad esempio, e poi i ragazzi di Fridays for future, i movimenti contadini e, naturalmente, i popoli indigeni dell’Amazzonia e di quasi ogni altra zona del pianeta. Dovranno rafforzare i legami con chi è già impegnato, da diverse prospettive, a cambiare in profondità la rotta autodistruttiva del sistema dominante: chi si batte contro il patriarcato, per la libertà di migrare, la difesa dei beni comuni e dei territori, l’affermazione della dignità di ogni persona ed essere vivente. Dalla capacità di affrontare qui e ora la questione della crisi climatica dipende, in fondo, anche la possibilità di ricondurre la politica al suo significato originario, che è quello di autogoverno. Cosa che non potrà mai realizzare una manovra chiusa nel quadro dell’attuale sistema politico, tutto legato al mito fasullo e ormai palesemente devastante della “crescita”, magari con qualche ipocrita postilla sullo sviluppo “sostenibile”. Il tempo per agire è ora, quello delle promesse è scaduto.

L'Amazzonia brucia, liberando milioni di tonnellate di CO2. La Siberia brucia, emettendo altro CO2 e immense quantità di metano. I ghiacci della Groenlandia si sciolgono a ritmo vertiginoso e così anche la banchisa polare, le calotte glaciali dell’Artico e dell’Antartico e tutti i ghiacciai del mondo. In India, in preda alla siccità, muoiono di sete migliaia di persone e in tutto il mondo, Mediterraneo e Italia compresi, si moltiplicano i fenomeni metereologici estremi: ondate di calore, tempeste tropicali, gelate fuori stagione. Sono tutti effetti della crisi climatica in corso e al tempo stesso cause del suo rapido aggravamento.

Di tutto questo non c’é alcun riflesso nel Parlamento italiano né nelle manovre per formare un nuovo governo. Le istituzioni del nostro paese non si sono solo allontanate dai cittadini (e viceversa). Sono ormai lontane mille miglia dalla realtà (come lo sono i media che si occupano delle loro vicende). Ma è così anche in quasi tutto il resto del mondo.

C’è però in Italia e in tutto il mondo un “popolo” che quei fatti li ha messi al centro dell’attenzione, delle sue preoccupazioni e della sua iniziativa: i giovani di Fridays for future, che è un movimento mondiale la cui crescita non si fermerà più; la rete di Extinction Rebellion; i tanti movimenti contadini che difendono un’agricoltura sostenibile come Via campesina che riunisce 400 milioni di agricoltori; i popoli indigeni in lotta contro la devastazione dei loro habitat, in particolare l’Amazzonia, oggi sotto attacco, ma che sarà al centro di un sinodo voluto da Papa Francesco.
È statisticamente quasi impossibile che tra i mille parlamentari italiani non ce ne sia nemmeno uno che non si renda conto di quanto sia criminale ignorare la crisi climatica. Se anche in pochi, approfittando della visibilità che avrebbero in questo momento, formassero un raggruppamento interpartitico, non per “mettersi alla testa” dei movimenti già attivi in questo campo, magari con mire egemoniche (non ne avrebbero alcun titolo), ma per porre la crisi climatica e ambientale al centro delle loro preoccupazioni, potrebbero gettare un pesante masso nello stagno delle trattative per la formazione del nuovo governo e tutto il quadro politico potrebbe venirne scompaginato anche nel caso di eventuali elezioni.

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Fonte: Comune-info  


Autore: 
Guido Viale

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Italia

Articolo tratto interamente da 
Comune-info



Comunicazione di servizio


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27 agosto 1883: uno tsunami provocato dall'eruzione del vulcano dell'isola di Krakatoa, tra Giava e Sumatra, uccide 36.000 persone


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

L'eruzione del Krakatoa del 1883 fu un violentissimo evento eruttivo del vulcano indonesiano Krakatoa la cui fase terminale parossistica ebbe luogo nell'agosto del 1883.

Fu una delle maggiori eruzioni vulcaniche avvenute in tempi storici: sviluppò una potenza di 200 megatoni, espellendo circa 21 chilometri cubi di roccia, cenere e pietra pomice, generando un boato tra i più forti mai registrati dall'essere umano. L'esplosione del cataclisma fu distintamente udita fino ad Alice Springs in Australia, e a Rodrigues vicino all'isola Mauritius, e il riverbero delle onde atmosferiche fu avvertito in tutto il mondo.

Numerosissimi villaggi furono devastati, circa 36.000 persone morirono e molte migliaia furono ferite dall'eruzione, di cui gran parte a causa dello tsunami che seguì la tremenda esplosione. L'eruzione del 1883 distrusse i due terzi del territorio che allora era l'isola di Krakatoa. Nuove eruzioni del vulcano, dal 1927, hanno fatto emergere una nuova isola, detta Anak Krakatau (figlio di Krakatoa).

Il Krakatoa era rimasto inattivo per due secoli prima che si manifestasse l'inizio dell'eruzione il 20 maggio 1883. Per diversi anni prima di questa eruzione si verificarono fortissimi maremoti e gli effetti di alcuni di questi si avvertirono anche in Australia. L'eruzione iniziò con emissioni di vapore e ceneri dal cono del Perboewatan, che raggiunsero un'altezza di quasi 11 chilometri. Nel corso dei mesi di giugno e luglio il vulcano Perboewatan continuò ad eruttare, e nelle acque dello stretto della Sonda furono visti galleggiare blocchi di pomice.

L'11 agosto tre aperture eruttavano regolarmente dal vulcano. In questo periodo le maree furono stranamente alte (molte imbarcazioni ormeggiate affondarono) ed erano ordinari fenomeni come il frantumarsi improvviso di finestre. L'11 agosto ebbe inizio un'eruzione di più ampia portata, con una colonna eruttiva carica di cenere proveniente da 11 aperture. Il 24 agosto l'eruzione si intensificò; il culmine del cataclisma iniziò domenica 26 agosto verso mezzogiorno: le nuvole di cenere generate dall'eruzione raggiunsero un'altezza di 36 km e si verificò il primo tsunami.

Il 27 agosto altre eruzioni avvennero alle 05:30, 06:45, 8:20 e alle 10:02 ora locale. L'ultima di queste aprì delle fessure nella roccia del vulcano e in questo modo l'acqua del mare si riversò nella camera magmatica, vaporizzandosi e provocando l'esplosione che distrusse gran parte dell'isola. Il boato fu avvertito fino in Australia, lontana 3500 km (2200 miglia), e nell'isola di Rodrigues vicino a Mauritius, lontana 4800 km (3000 miglia). Fu il rumore più forte registrato nella storia: tale primato è però conteso dal suono generato dall'eruzione del monte Tambora nel 1815, sempre nell'arcipelago indonesiano.

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lunedì 26 agosto 2019

Salviamo il nostro polmone verde

L'Amazzonia, il polmone verde del nostro pianeta che produce il 20% del nostro ossigeno è in serio pericolo. In queste settimane, gli incendi che stanno devastando la più grande foresta pluviale del pianeta, questo scempio porterà serie conseguenze per tutti. Bisogna fermare la nostra fine, prima che sia tardi, non restiamo indifferenti di fronte a questi crimini contro l'umanità.

Salviamo il nostro futuro, salva il pianeta!

 

Video credit Ohga caricato su YouTube


La Terra di Kahlil Gibran


La Terra

La terra vi concede generosamente i suoi frutti,
e non saranno scarsi se solo saprete riempirvi le mani.
E scambiandovi i doni della terra
scoprirete l’abbondanza e sarete saziati.

Ma se lo scambio non avverrà in amore
e in generosa giustizia,
renderà gli uni avidi e gli altri affamati.
Quando voi, lavoratori del mare dei campi
e delle vigne, incontrate sulle piazze del mercato
i tessitori e i vasai e gli speziali,
invocate lo spirito supremo della terra
affinché scenda in mezzo a voi
a santificare le bilance e il calcolo,
affinché il valore corrisponda a valore.

E non tollerate che tratti con voi chi ha la mano sterile,
perché vi renderà chiacchiere in cambio della vostra fatica.
A tali uomini direte: «Seguiteci nei campi
o andate con i nostri fratelli a gettare le reti nel mare.
La terra e il mare saranno con voi generosi
quanto con noi».
E se là verranno i cantori,
i danzatori e i suonatori di flauto,
comprate pure i loro doni.
Anch’essi sono raccoglitori
di incenso e di frutti, e ciò che vi offrono,
benché sia fatto della sostanza dei sogni,
distillano ornamento e cibo all’anima vostra.

E prima di lasciare la piazza del mercato,
badate che nessuno vada via a mani vuote.
Poiché lo spirito supremo della terra
non dormirà in pace nel vento
sino a quando il bisogno dell’ultimo di voi
non sarà appagato.

Kahlil Gibran


Citazione del giorno


"Nessuno ha il diritto di fermarsi e provare disperazione. C'è troppo da fare."

Dorothy Day


sabato 24 agosto 2019

La società...



"La società nella quale voi ci costringete a vivere, e che noi vogliamo distruggere, è tutta costruita sulla violenza. Mendicare la vita per un tozzo di pane è violenza; la miseria, la fame alla quale sono costretti milioni di uomini è violenza; il denaro è violenza; la guerra, e persino la paura di morire, che abbiamo tutti, ogni giorno, a pensarci bene è violenza."

Bartolomeo Vanzetti

Tratto dal film Sacco e Vanzetti (discorso di Bartolomeo Vanzetti in aula)



Terremoto Centro Italia: la lenta ricostruzione

Terremoto centro Italia 2016 - Amatrice - cartello benvenuto (28700686223)

Articolo da NewsTown

"A tre anni dal primo evento sismico del 2016, la macchina della ricostruzione procede a singhiozzi e cammina troppo lentamente. Tanta, inoltre, la confusione".

La denuncia è di Fillea e Legambiente, nel terzo anniversario del terremoto che, il 24 agosto 2016, rase al suolo Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. 

Oltre a continue polemiche, rimpalli di responsabilità e inefficienze tra livelli istituzionali, strutture commissariali e professioni tecniche, "il numero dei progetti presentati dai cittadini per ricevere il contributo testimonia che il cambio di passo promesso dal governo giallo-verde non c’è stato. Dati impietosi, che riflettono più la scarsa fiducia delle popolazioni nella ricostruzione che la lentezza della burocrazia: su circa 73 mila edifici dichiarati inagibili, le domande dei cittadini per il contributo sono circa 10 mila (poco più del 13%) e presso le Casse Edili i cantieri avviati negli ultimi mesi sono poche centinaia".

D'altra parte, le Regioni non hanno provveduto a elaborare il provvedimento per disciplinare la partecipazione delle popolazioni al processo di ricostruzione come previsto dal DL 189/2016 e dall’Ordinanza n.36 del 2017. "Per fortuna qualche Comune volenteroso ha provveduto a dotarsi di un Regolamento. Tanta responsabilità - le parole del presidente di Legambiente Stefano Ciafani - non è della burocrazia ma della volontà politica; e con la crisi di governo si rischia un ulteriore stallo. È necessario che il prossimo esecutivo abbia in agenda l’accelerazione di una ricostruzione di qualità, innovativa, trasparente, rispettosa dell’ambiente, del territorio e del lavoro".

Non esiste ancora un monitoraggio complessivo della ricostruzione né della raccolta e gestione delle macerie. "Per avere le informazioni bisogna contare sulla disponibilità dei funzionari regionali e ogni Regione usa metodi di elaborazione diversi", sottolineano Fillea e Legambiente. "Nonostante la sovrabbondanza di decreti e ordinanze, alcuni sacrosanti altri contraddittori o fatti per sanare situazioni alla meno peggio, il quadro normativo viene ritenuto ancora insufficiente. Siamo caduti in un circolo vizioso: la ricostruzione fa fatica a partire, i progetti presentati sono pochi, quindi si concedono le proroghe - dell’emergenza, dei termini di presentazione delle domande di contributo - che non fanno che alimentare la richiesta e l’attesa di un’altra proroga o di un altro intervento normativo. Da qui lo stallo e la confusione, a cui fanno seguito polemiche e rimpallo delle responsabilità tra le diverse istituzioni".

Si compensa con l’assistenza e le proroghe il mancato avvio della ricostruzione. "Il ritardo rischia di alimentare lo spopolamento di tanti piccoli comuni dell’Appennino centrale oltre a far lievitare enormemente il costo per l’assistenza della popolazione priva di casa, si pensi alle centinaia di milioni spesi per pagare l’affitto a migliaia di famiglie con la casa inagibile (Contributo di Autonoma Sistemazione). Senza una visione di futuro, è probabile che fra due o tre decenni le case siano di nuovo in piedi ma nella desertificazione sociale ed economica. Servono pianificazione e programmazione, finora grandi assenti".

Insomma, continua a mancare un’idea di futuro di quelle aree interne, accompagnata da un progetto di sviluppo di economia locale che sappia coniugare le tante risorse naturali e culturali con la necessaria innovazione per rendere quelle terre attrattive per i giovani, offrendo loro opportunità di lavoro e di studio.

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Fonte: NewsTown


Autore: redazione News Town


Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da NewsTown


Photo credit terremocentroitalia terremocentroitalia from Italia [CC BY 2.0], via Wikimedia Commons


Pollice su e giù della settimana



Si licenzia per stare accanto al fratello autistico, che diventa cantante lirico tratto da Corriere.it





Amazzonia in fiamme, le proteste globali di Fridays for future tratto da LifeGate














giovedì 22 agosto 2019

La vegetazione del pianeta ha smesso di crescere


Articolo da Salva le Foreste

La vegetazione del pianeta ha smesso di crescere, probabilmente a causa del calo dell’umidità dovuto al riscaldamento globale. Gli scienziati avvertono che l’iniziale aumento della vegetazione dovuto alle maggiori concentrazioni di carbonio potrebbe essere annullato dall’aumento della siccità. Il risultato è che mondo sta progressivamente diventando meno verde: gli scienziati avvertono che la crescita dei vegetali sta diminuendo in tutto il pianeta. Un recente studio collega il fenomeno alla diminuzione dell'umidità nell'aria, dovuta al cambiamento climatico.

Lo studio pubblicato su Science Advances cita osservazioni satellitari che hanno rivelato la crescita della vegetazione in tutto il mondo durante gran parte degli anni '80 e '90. Ma poi, da circa 20 anni fa, la tendenza si è fermata e invertita. 

Da allora, secondo il team di scienziati, oltre la metà dei paesaggi vegetati del mondo ha sperimentato una tendenza alla "doratura", con la diminuzione della crescita delle piante.

Secondo gli esperti climatici il declino è associato al deficit di pressione del vapore acqueo, ossia il rapporto tra la quantità di umidità disciolta nell'aria e l’umidità massima che l'aria può trattenere, quello che gli esperti chiamano siccità atmosferica.

Dalla fine degli anni '90, oltre la metà dei paesaggi vegetati del mondo ha registrato un deficit crescente di umidità e quindi una tendenziale essiccazione.

I modelli climatici ritengono probabile un aumento del deficit di pressione del vapore, man mano che il mondo si surriscalda. Una tendenza che "potrebbe avere un impatto sostanzialmente negativo sulla vegetazione", scrivono gli autori dello studio.

Non è il primo studio a documentare il declino globale della vegetazione. Già nel 2010 è apparso sulla rivista Science una ricerca che dimostrava come l’influsso verde del carbonio fosse di breve portata e si andava già esaurendo o addirittura invertendo. Già lo studio suggeriva come questo fenomeno potesse essere legato al calo di umidità.


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Fonte: Salva le Foreste


Autore: redazione Salva le Foreste

Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da Salva le Foreste



martedì 20 agosto 2019

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"Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee."

George Bernard Shaw




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lunedì 19 agosto 2019

Il crepuscolo



"Il crepuscolo è solo un'illusione, perché il sole è sempre così sopra o sotto la linea dell'orizzonte. Ciò significa che il giorno e la notte sono legati come poche altre cose al mondo, non possono esistere l'uno senza l'altro e tuttavia non possono esistere insieme. Come ci si può sentire, pensai, quando si è sempre uniti e sempre divisi?"

Nicholas Sparks

Tratto da Le pagine della nostra vita di Nicholas Sparks


Le sei corde di Federico Garcia Lorca


Le sei corde

La chitarra
fa piangere i sogni.
Il singhiozzo delle anime
perdute
sfugge dalla sua bocca
rotonda.
E come la tarantola,
tesse una grande stella
per sorprendere i sospiri
che tremano nella sua nera
cisterna di legno.


Federico Garcia Lorca


sabato 17 agosto 2019

10 anni di blog





La linfa vitale di un blog, siete voi.

Grazie a tutti!


In Italia si fa poca prevenzione sugli eventi meteo estremi



Lo studio del laboratorio Ref ricerche: negli ultimi sei anni i danni certificati ammontano a 9,4 miliardi di euro, ma i fondi assegnati non arrivano al miliardo. Campania e Emilia Romagna le più colpite.

Secondo il laboratorio Ref ricerche gli italiani sono tra i popoli più sensibili ai fattori ambientali e climatici. Una consapevolezza acquisita durante gli anni in base alle esperienze negative che hanno investito il nostro Paese, da sempre hotspot climatico (una zona da monitorare, perché al crescere della temperatura subisce più danni rispetto ad altri Paesi) per via della sua posizione geografica, che senza una prevenzione nazionale e globale in materia, è destinato a subire i colpi della crisi climatica.
Per questa ragione nel mese di luglio Ref Ricerche ha pubblicato il rapporto dal titolo “Dall’emergenza alla prevenzione: urge un cambio di paradigma”.

Attualmente il 17% della superficie nazionale è in forte pericolo, con quasi 1,3 milioni di abitanti a rischio frane (due terzi di tutte le frane censite in Europa dal 2000 si sono verificate in Italia) e con oltre 6 milioni di persone minacciate dalle alluvioni. Inoltre, due siccità gravi su tre degli ultimi 45 anni hanno avuto luogo proprio su territorio italiano.

“Quattro italiani su cinque sono a conoscenza del fenomeno” si legge nello studio, “e si dicono anche preoccupati delle sue conseguenze (l’85% dei rispondenti è abbastanza preoccupato, il 32% è estremamente preoccupato), e sono testimoni di esperienze quotidiane di questo cambiamento (86%). A preoccupare sono tutte le diverse manifestazioni degli impatti, dai fenomeni meteorologici estremi (90% abbastanza o molto preoccupato), alla siccità e all’arretramento dei ghiacciai (88%), all’aumento del livello dei mari e alla minore portata dei fiumi (85%)”.

Ma anche se il tema del cambiamento climatico è entrato ormai nelle agende politiche mondiali, si sta facendo troppo poco, e spesso si opera nella maniera sbagliata.

A confermarlo sono, per esempio, gli interventi messi in piedi per la riduzione del rischio idrogeologico, poco focalizzati sull’attività di prevenzione e concentrati solamente sulla riparazione dei danni. In questo campo serve un cambio totale di visione, in grado da una parte di ridurre le spese post evento estremo, e dall’altra di salvare un maggior numero di vite umane.

“Nel corso del tempo, gli effetti del cambiamento climatico in Italia sono stati affrontati in un’ottica di intervento di carattere emergenziale, pensato per lenire gli effetti di calamità già avvenute. E’ invece mancata la prevenzione, coerente con l’aumento di intensità e frequenza degli eventi climatici estremi: l’emergenza è sempre stata nella pratica preferita ad una azione di prevenzione del rischio”, scrive il laboratorio di ricerca.



Alba di Giovanni Prati


Alba

Fumano i campi; la rugiada stilla 
sull'erba nova; il cheto aere si desta
il sol che spunta, e con l'aletta in resta 
il cardellino in cima al gelso trilla.


Al giocondo lavor sparsa è la villa 
sui bruni solchi; pei declivi a festa
saltan le capre; e in seno a la foresta
le allegrie della caccia il corno squilla.


Questa è vita davver; questo è divino
elemento di forza all'uman petto:
aria, luce, tripudio, opera intorno.


E noi, civico vulgo, ogni mattino
(fatica insigne!) ci leviam dal letto,
pallidi spettri, ad invecchiar d'un giorno.

Giovanni Prati


Proverbio del giorno



"Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, non importa che tu sia leone o gazzella, l'importante è che cominci a correre."

Proverbio africano


venerdì 16 agosto 2019

Cinquant'anni di Woodstock

Woodstock redmond stage

Articolo da Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova

Un evento epocale che ha cambiato la storia della musica si tenne a Bethel, nello stato di New York, dal 15 al 18 agosto di cinquant'anni fa. Era il 1969, in Gran Bretagna c'erano i Beatles e i Rolling Stones, negli Stati Uniti Jim Morrison, Jimi Hendrix e i Pink Floyd. Erano gli anni in cui vivevano coloro che sarebbero passati alla storia come “i figli dei fiori”, i giovani ribelli che si lasciavano crescere i capelli lunghi e scappavano di casa in cerca di loro stessi, occupavano le scuole e protestavano per strada contro la guerra in Vietnam, costruttori di una identità reattiva nei confronti di una classe dirigente non credevano più.

La controcultura hippie era destinata a non essere solo una moda. Negli anni dei blue jeans, di Nixon, di John Lennon che sposava Yoko Ono, c'era un'intera generazione di giovani che chiedeva la pace, l'amore, la libertà. Nel 1967 era uscito Hair, il musical drammatico e provocatorio che sarebbe diventato un film dieci anni dopo, che denunciava la tragedia di una guerra che spezzava milioni di giovani vite.

Questa era la situazione politica e culturale in America quando il concerto di Woodstock fu organizzato da quattro ragazzi poco più che ventenni: Mike Lang, Artie Kornfeld, Joel Rosenman e John Roberts (grazie al capitale ereditato da quest'ultimo). Lo storico evento si tenne nella proprietà di un privato, Max Yasgur. 600 acri di prato, nessun recinto, un pubblico mai visto prima, che sarebbe presto diventato il motivo per cui il piccolo comune di Bethel viene tutt'ora ricordato.

Nonostante gli organizzatori si aspettassero un'affluenza di 50mila e poi di 200mila persone, le stime ufficiali furono di 500-600mila, anche se il numero esatto dei partecipanti non si conobbe mai: alcune testimonianze parlarono addirittura di un milione di persone. Ben presto l'evento venne trasformato in un raduno tribale ed energico aperto a tutti, per cui i biglietti non vennero mai staccati e l'area non fu transennata. Per far fronte al disagio pubblico furono chiusi il confine con il Canada e i tratti principali di autostrada che passavano di là. Le strade erano bloccate anche per i musicisti, che furono costretti ad essere trasportati sul palco in elicottero.

Sconvolgono ancora le foto dell'epoca, grazie alla quale si può vedere l'enorme distesa di gente accampata lì per tre giorni. Nessuno lo immaginava così grande, né gli organizzatori, né gli artisti né i partecipanti. Ma la cosa che stupisce ancora di più è che nonostante l'allestimento dell'evento fosse sfuggito di mano, e che non fossero cioè state predisposte misure di sicurezza o di controllo, non ci furono testimonianze di atti criminali o di violenza. Per quanto immenso, sembra che quello di Woodstock sia stato davvero un raduno pacifico, in cui i partecipanti ebbero modo di trasformare in realtà i loro ideali di fratellanza e convivenza.

Ad aprire il concerto fu Richie Havens, la cui performance di Freedom passò alla storia come uno degli inni di quella generazione.

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Fonte: Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova

Autore: Federica DʹAuria


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Articolo tratto interamente da 
Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova


Photo credit Derek Redmond and Paul Campbell [CC BY-SA 3.0], attraverso Wikimedia Commons