Lo studio del laboratorio Ref ricerche: negli ultimi sei anni i danni
certificati ammontano a 9,4 miliardi di euro, ma i fondi assegnati non
arrivano al miliardo. Campania e Emilia Romagna le più colpite.
Secondo il laboratorio Ref ricerche gli italiani sono tra i popoli più
sensibili ai fattori ambientali e climatici. Una consapevolezza
acquisita durante gli anni in base alle esperienze negative che hanno
investito il nostro Paese, da sempre hotspot climatico (una zona da
monitorare, perché al crescere della temperatura subisce più danni
rispetto ad altri Paesi) per via della sua posizione geografica, che
senza una prevenzione nazionale e globale in materia, è destinato a
subire i colpi della crisi climatica.
Per questa ragione nel mese di luglio Ref Ricerche ha pubblicato il rapporto dal titolo “Dall’emergenza alla prevenzione: urge un cambio di paradigma”.
Attualmente il 17% della superficie nazionale è in forte pericolo, con
quasi 1,3 milioni di abitanti a rischio frane (due terzi di tutte le
frane censite in Europa dal 2000 si sono verificate in Italia) e con
oltre 6 milioni di persone minacciate dalle alluvioni. Inoltre, due
siccità gravi su tre degli ultimi 45 anni hanno avuto luogo proprio su
territorio italiano.
“Quattro italiani su cinque sono a conoscenza del fenomeno” si legge
nello studio, “e si dicono anche preoccupati delle sue conseguenze
(l’85% dei rispondenti è abbastanza preoccupato, il 32% è estremamente
preoccupato), e sono testimoni di esperienze quotidiane di questo
cambiamento (86%). A preoccupare sono tutte le diverse manifestazioni
degli impatti, dai fenomeni meteorologici estremi (90% abbastanza o
molto preoccupato), alla siccità e all’arretramento dei ghiacciai (88%),
all’aumento del livello dei mari e alla minore portata dei fiumi
(85%)”.
Ma anche se il tema del cambiamento climatico è entrato ormai nelle
agende politiche mondiali, si sta facendo troppo poco, e spesso si opera
nella maniera sbagliata.
A confermarlo sono, per esempio, gli interventi messi in piedi per la
riduzione del rischio idrogeologico, poco focalizzati sull’attività di
prevenzione e concentrati solamente sulla riparazione dei danni. In
questo campo serve un cambio totale di visione, in grado da una parte di
ridurre le spese post evento estremo, e dall’altra di salvare un
maggior numero di vite umane.
“Nel corso del tempo, gli effetti del cambiamento climatico in Italia
sono stati affrontati in un’ottica di intervento di carattere
emergenziale, pensato per lenire gli effetti di calamità già avvenute.
E’ invece mancata la prevenzione, coerente con l’aumento di intensità e
frequenza degli eventi climatici estremi: l’emergenza è sempre stata
nella pratica preferita ad una azione di prevenzione del rischio”,
scrive il laboratorio di ricerca.
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Fonte: Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
Autore: Ivan Manzo
Licenza:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Articolo tratto interamente da Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
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Ottimo articolo, e altra ottima segnalazione di un giornale online, bravo, così si fa!
RispondiEliminaGrazie!
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