giovedì 7 luglio 2022

Grido di allarme della Fiom Cgil di Modena: aumentano le malattie professionali e gli infortuni tra i metalmeccanici



Articolo da Cgil Modena

lavoratori si logorano nei luoghi di lavoro, e le aziende non si fanno carico del rischio infortunio (anche grave) e delle malattie professionali che sono in aumento.

E’ questo il grido di allarme della Fiom Cgil di Modena che sta affrontando il problema con i propri delegati aziendali.
Dati ufficiali per ora non sono disponibili, ma tante sono le segnalazioni informali che vengono dai lavoratori. E in attesa del rilevamento di settembre tramite la somministrazione di un questionario ai lavoratori delle aziende metalmeccaniche, la Fiom sta da mesi ponendo il tema all’attenzione dei propri delegati.
A gennaio il primo incontro con Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) e Rls (Rappresentanti lavoratori per la sicurezza) e lo scorso 29 giugno un nuovo seminario su salute e sicurezza negli ambienti di lavoro.
Le patologie più frequenti e in crescita, che magari i lavoratori si limitano solo a riferire ai propri colleghi, sono le malattie dell’apparato muscolo scheletrico, quali ad esempio, la sindrome del tunnel carpale dovuta ai movimenti ripetitivi compiuti a seguito dell’utilizzo di avvitatori, smerigliatrici, ecc…, oppure il cosiddetto “dito a scatto” che si manifesta con il blocco delle articolazioni delle dita sottoposte a movimenti frequenti e ripetuti. Ma poi anche l’epicondilite dovuta all’infiammazione del tendine del gomito a causa di sforzi importanti, nonché di movimenti frequenti. Infine, patologie a carico del rachide cervicale e lombare (ernie) causate o da posture incongrue mantenute a lungo nel tempo o da flessione del capo/rachide lombare, indotte dalla necessità di movimentare pesi durante il lavoro per sollevarli da terra o collocarli/prelevarli sugli scaffali.

“I lavoratori si logorano nei luoghi di lavoro, e le aziende non investono” denunciano Massimo Valentini e Sauro Tondelli della Fiom Cgil. “La salute e sicurezza viene considerata un costo e non un investimento – proseguono i sindacalisti – Serve invece un cambio culturale, la necessità di mettere a budget ogni anno risorse per garantire il benessere del lavoratore, a cominciare dalla formazione e informazione preventiva prima dell’inizio del lavoro (obbligatoria per legge), che deve poi diventare costante e continua sia per i lavoratori che per dirigenti e preposti. Serve poi investire nel miglioramento e nella manutenzione degli impianti”.

“La pandemia da Covid 19 ha contribuito a peggiorare le condizioni di lavoro, poiché c’è la corsa da parte delle aziende a recuperare il fatturato perso – afferma Aurora Ferrari della segreteria Cgil Modena – si fa pressione sui lavoratori per accelerare i ritmi di lavoro e questo è ancor più forte nel sistema degli appalti”.
Le persone si ammalano, lavorando, agli arti superiori, alla schiena e in generale all’apparto muscoloscheletrico, e anche il rischio di infortuni è in aumento.

Continua la lettura su Cgil Modena

Fonte: Cgil Modena

Autore: Cgil Modena

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.



Articolo tratto interamente da Cgil Modena

3 commenti:

I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.