Articolo da Nurse24
I cambiamenti climatici stanno gravemente danneggiando la salute umana. Esiste una interazione bidirezionale tra umano ed ambiente, una profonda relazione che intercorre tra umanità e cambiamenti del clima, una corrispondenza tra la salute del pianeta e quella dell'uomo. Il mondo è ammalato, lo abbiamo ammorbato con la nostra presenza esplosiva e le nostre attività incontrollate. Secondo gli scienziati il processo è ormai irreversibile. I fenomeni estremi dovevano capitare tra trent'anni, sono già qui. Nonostante le previsioni drammatiche e catastrofiche, l'atteggiamento dei governi e della popolazione generale è orientato all'incognita.
Ci stiamo raccontando, forse anche con il clima, che andrà tutto bene
Secondo la psicologia ambientale, branca che studia il rapporto tra l'uomo e la natura, la causa potrebbe essere una scarsa conoscenza scientifica del fenomeno nonostante la massiccia informazione, una inadeguata divulgazione scientifica, una mancata comprensione del problema, una ridotta percezione del rischio, una povera consapevolezza.
Certamente il pianeta può fare a meno di noi, forse sarebbe un toccasana e una liberazione che la nostra specie, non rispettosa del luogo in cui vive, si estinguesse nonostante la sua intelligenza, come altri grandi viventi prima di noi. Tra un'era glaciale e l'altra, tra milioni di anni, la Terra ritroverebbe forse un nuovo equilibrio e un rinnovato vigore.
Certamente noi non possiamo fare a meno del pianeta, senza le condizioni ospitali di Gaia che ci consentono la vita non possiamo sopravvivere. Eppure, non facciamo niente di così risolutivo, a livello collettivo ed individuale, per cambiare la situazione. Come se la responsabilità del disastro preannunciato fosse da attribuire soltanto alla scarsa efficacia di strategie politiche adeguate, dimentichiamo che ne siamo altrettanto responsabili in ogni gesto di vita quotidiana.
Come se gli appelli di Greta Thungerg e dei Fridays for future fossero soltanto una delle tante narrazioni a cui non si dà credito fino in fondo, restiamo indifferenti, mi pare, pure al nostro destino e a quello delle prossime generazioni. Importante è continuare a vivere, fino alla fine, con quel ritmo insostenibile di sfruttamento delle risorse terrestri che ci sta portando “sull'orlo del precipizio” come recentemente dichiarato dall'attivista svedese. Ci stiamo raccontando, forse anche con il clima, che andrà tutto bene. È un altro storytelling.
Non si tratta più di afa, quella opprimente umidità da pianura che peggiora la percezione del calore con cui ci ingannavamo sino a qualche anno fa. Si tratta di sole che ci scotta e non ci fa respirare. Quaranta gradi all'ombra sono temperature troppo alte per l'uomo, con o senza afa aggiunta. E non possiamo più nasconderci nel refrigerio dell'aria condizionata, un circolo vizioso che peggiora l'ondata di calore successiva per il suo alto consumo energetico e il potere inquinante. Siamo invischiati nelle nostre narrazioni, meccanismi di difesa per proteggerci da una realtà che ci spaventa. Il calore estremo non è più soltanto una potenziale minaccia che compromette la salute, uccide proprio.
Mai come quest’anno si muore di caldo
Secondo i dati relativi soltanto a Spagna e Portogallo, i decessi per caldo sono già oltre 1700. E mancano ancora due mesi alla fine della stagione meteorologica. Questo caldo anomalo è stato definito dall'Oms spaventoso e senza precedenti. Apocalittico, lo zero termico si raggiunge a 4800 metri sul livello del mare. L'estate del 2003 sembra frescura. Manca l'acqua. Sui greti dei grandi fiumi come nei canali cittadini. Il Po è in secca. Le barche stanno sul fango. L'acqua scorre invece a fiumi dalle rocce dei ghiacciai alpini. Le montagne si sgretolano come neve al sole. Fa troppo caldo persino sulle vette. Le catene montuose non portano più temporali.
Non piove, il cielo è asciutto. C'è troppo fuoco. La terra mediterranea brucia nei roghi di boschi, pineti, litorali. Il calore africano raggiunge persino la Scandinavia. L'aria si fa ancora più rovente ed inquinata a tal punto che si raccomanda l'uso della ffp2 non solo per il virus. Si deformano le rotaie dei treni, si sciolgono le piste degli aerei.
Il caldo eccessivo, uno degli effetti devastanti dell'emergenza climatica planetaria da tempo preannunciato dagli scienziati, non è un fenomeno nuovo ma arriva ad ondate sempre più lunghe e genera un grande malessere fisico e psicologico nelle persone. La salute dei cittadini è gravemente a rischio. Le alte temperature estive, con una media giornaliera di 40° Celsius, provocano, in chi per necessità o imprudenza vi si espone nelle ore più roventi del giorno, una disidratazione che può essere mortale.
Le ondate di calore impattano inevitabilmente sui sistemi sanitari dei Paesi colpiti come testimoniano i Pronto soccorso presi d'assalto. Le città cementificate e povere di vegetazione non sono luoghi adatti a sostenere temperature ben oltre la media stagionale e peggiorate dalla scarsa qualità dell'aria, calda stagnante e con alti livelli di inquinamento. Come denunciato dall'Oms - che si occupa di ambiente oltre che di salute – tale situazione climatica va ad esacerbare problemi di salute preesistenti come le malattie respiratorie e cardiovascolari, soprattutto dei soggetti vulnerabili che sono maggiormente a rischio.
Il trend dovrebbe essere invertito senza indugio con l'adozione di misure idonee a raggiungere lo zero carbon e ad implementare la transizione ecologica verso fonti di energia pulita e rinnovabile. Invece ce la prendiamo comoda. Siamo inerti. In fila in auto lungo le strade dell'esodo vacanziero, sempre in movimento e in perenne consumo. Ci comportiamo con la consueta euforia tipica di chi vive come se non avessimo un domani, davvero. O come se andasse tutto bene. Certamente è salutare desiderare di vivere in modo sano e spensierato i nostri giorni ma dobbiamo almeno smettere di raccontarci degli alibi.
La salute globale è a rischio per le molteplici crisi concomitanti che si stanno verificando. Crisi pandemica. Crisi sanitaria. Crisi bellica. Crisi climatica. Crisi energetica. Crisi economica. Crisi alimentare. Siamo il nostro disimpegno difronte a ciascuna crisi.
Global Warming è inequivocabile. La Terra sta male, noi stiamo peggio
Secondo l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) questa condizione estrema diventerà presto la nuova normalità. Nel corso del XXI° secolo sono attese ondate di calore più frequenti, più lunghe e più intense di quelle che stiamo già vivendo. Gli estremi meteorologici saranno ancora più forti nei prossimi decenni a causa di tutta l'anidride carbonica emessa nell'atmosfera che non siamo riusciti a ridurre a livello globale, nonostante propositi ed impegni deliberati nelle varie conferenze sul clima.
Recenti studi hanno evidenziato che, se il riscaldamento del pianeta supererà i 2°C, le temperature aumenteranno più rapidamente nel continente europeo piuttosto che altrove, soprattutto nell'area mediterranea, a causa di una combinazione di condizioni dovute ai cambiamenti climatici destinati a peggiorare entro la metà del secolo: l'aumento della siccità e dell'aridità, la diminuzione delle precipitazioni, l'aumento degli incendi, l'aumento del livello medio ed estremo del mare, la diminuzione del manto nevoso e la diminuzione della velocità del vento.
Lo scenario italiano è drammatico, perché l'Italia è considerata un hotspot climatico, un luogo nel mondo in cui il surriscaldamento avviene più velocemente che altrove, a causa dei suddetti fattori. Secondo i dati del documento “Climate change is a health crisis” dell'Italian Istitute for planetary Health (IPH), in Italia la temperatura è aumentata di 1,54°C rispetto alla media del periodo 1961-1990.
Per proteggersi dal caldo, l'Oms Europa ha pubblicato delle
linee guida con cinque punti fondamentali così da prevenire gli affetti
avversi e la mortalità da eccessiva calura. Piani di azioni completi
ed operativi, a lungo termine e specifici per territorio, hanno
dimostrato di salvare vite e di rafforzare la resilienza delle comunità e
delle persone nel fronteggiare le ondate di calore
, ha dichiarato il Direttore di Oms Europa in una nota.
Per tutelare i fragili, i pazienti cronici, i lavoratori all'aperto e le persone in condizioni socioeconomiche svantaggiate, è necessario attuare degli interventi mirati come predisporre efficaci sistemi di previsione metereologica e tempestivi bollettini di allerta sanitaria, migliorare le condizioni abitative ed urbanistiche, implementare la pronta assistenza sanitaria.
Le raccomandazioni per fronteggiare l'emergenza caldo sono
rivolte innanzitutto ad adattare attività, opere e comportamenti alle
mutate condizioni ambientali. Scoraggiare l'uso massiccio di aria
condizionata, migliorare l'edilizia, ridurre l'esposizione al caldo sono
alcune delle strategie di prevenzione da mettere in atto. La
comunicazione è fondamentale: deve essere efficace, accessibile,
tempestiva, veritiera ed immediata. Le informazioni devono raggiungere
il più rapidamente possibile le fasce di popolazione a rischio. Una
comunicazione sbagliata, allarmista o superficiale, è stata responsabile
di ritardi nell'azione che hanno minato la fiducia pubblica
,
ribadisce l'Oms Europa riferendosi non esclusivamente ai piani di azione
anticaldo. La comunicazione è sempre un punto critico.
Autore: Monica Vaccaretti
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.0 Francia.
Articolo tratto interamente da Nurse24
E' una situazione drammatica e stiamo tutti a guardare senza fare niente. Bisognerebbe passare alle fonte rinnovabili e invece addirittura si pensa al carbone. Bisognerebbe subito piantare nuovi alberi e invece continuiamo a tagliarli selvaggiamente. Insomma stiamo andando dritti verso il baratro e ci andiamo allegramente, senza renderci conto di niente. Ovviamente il mio è un discorso generale, coloro che comprendono ci sono ma sono troppo pochi.
RispondiEliminaL'immobilismo e l'indifferenza ci porterà alla distruzione.
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