I morti covano sull'Europa, la nuvola e la visione scendono sull'allegra Francia;
O nuvola ben organizzata! Malato, malato: il principe sul suo giaciglio, avvolto in una
foschia e spaventosa nebbia; la sua mano forte tesa, dalla spalla in giù l'osso
scorre freddo dolorante nello scettro troppo pesante per essere afferrato dai mortali. Non più
essere mosso da mano visibile, né con crudeltà schiacciare le miti montagne fiorite.
Malati i monti, e tutte le loro vigne piangono, agli occhi del regale in lutto;
Pallida è la nuvola mattutina nel suo viso. Alzati, Necker: l'antica alba ci chiama
A svegliarci dai sonni di cinquemila anni. Mi sveglio, ma la mia anima è nei sogni;
Dalla mia finestra vedo le vecchie montagne della Francia, come vecchi, svanire.
Turbato, appoggiandosi a Necker, discende il re, nella sua camera del consiglio; montagne ombrose
Con paura emettono voci di tuono; i boschi di Francia imprimono il suono;
Nubi di saggezza rispondono profetiche, e rotolano pesanti sul tetto del palazzo,
Quaranta uomini: ciascuno conversando con sventure nelle infinite ombre della sua anima,
Come i nostri antichi padri nelle regioni del crepuscolo, cammina, radunandosi attorno al Re;
Ancora una volta la forte voce della Francia grida al mattino, il mattino profetizza alle sue nuvole.
William Blake
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