Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'inondazione di Verona del 1882 fu una inondazione del fiume Adige che colpì la città nel settembre del 1882. Fu una delle più devastanti piene del fiume e causò numerosi danni e vittime. A seguito di ciò Verona iniziò, pochi anni più tardi, la costruzione di alti muraglioni come argine.
Verona ha certamente tratto grandi vantaggi dalla sua posizione nell'ansa del fiume, ma ha subito anche grosse distruzioni a causa delle sue piene. Paolo Diacono e papa Gregorio I raccontano la disastrosa alluvione del 17 ottobre 589 che sommerse la città e distrusse parte delle mura cittadine.
Sulla facciata della Chiesa di Santo Stefano troviamo un graffito che ricorda la piena del 1195, su un affresco a San Zeno il ricordo di quella del 1239.
Successivamente si ricordano altre piene nel 1512 e 1568. Nel XIX secolo l'Adige straripò anche nel 1835 e 1868 fino ad arrivare alla più devastante piena, quella del 1882.
Già dai primi giorni di settembre 1882, il livello dell'acqua dell'Adige andava ad aumentare sempre di più a causa delle abbondanti piogge. I venti caldi che soffiavano sulle montagne, inoltre, sciolsero le precoci nevicate che si erano avute. I molinari e residenti sulle case in riva al fiume perciò furono preparati ad affrontare la piena ma non la portata che questa avrebbe avuto. Si provvide infatti a rinforzare gli ormeggi a San Lorenzo, ai Filippini, in via Sottoriva e nelle altre zone più esposte, si utilizzarono anche paratoie a protezione di porte e finestre dei piani terra.
Tra le cause della violenta piena, le modifiche del tracciato del fiume in territorio trentino, realizzati durante la costruzione della ferrovia del Brennero, e la sistemazione di molti torrenti che aumentarono la velocità dell'onda di piena. Si parlò anche di lavori agricoli che avevano modificato l'idrografia del fiume a monte della città.
Santa Maria, frazione di Zevio: lapide a memoria del livello raggiunto dalle acque alluvionali dell'Adige a seguito della rotta di Sorio del 18 settembre 1882 posta vicino al portale di servizio della palazzina storica sita al numero 50 di via I Maggio.
Il 14 settembre fu il giorno più pauroso. Molti molini ruppero le catene con cui erano stati precedentemente assicurati e furono trascinati dalla corrente. Uno andò a schiantarsi contro il Ponte Nuovo, abbattendolo.
Il 17 settembre oltre i due terzi di Verona erano sommersi dall'acqua; le barche non riuscivano nemmeno a passare sotto gli archi di porta Borsari. A Ponte Pietra l'acqua aveva raggiunto l'altezza di 4 metri e 50 sul segnale di guardia, mentre la stima della velocità della corrente era di 20 km/h.
Immediata e fondamentale la mobilitazione dell'esercito che arrivò con mezzi da sbarco e reparti del genio militare fin da Legnago e Peschiera del Garda. La città si trovò avvolta nel buio, molte persone erano rimaste isolate e alcune case crollate. Nella zona di Piazza Isolo, 11 abitanti erano morti nel crollo della loro abitazione.
Il 27 settembre la città fu visitata dal re Umberto I, giunto da Roma per rendersi conto della catastrofe e per portare conforto ai veronesi.
Continua la lettura su Wikipedia, l'enciclopedia libera
Questo articolo è pubblicato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.