Articolo da Altrenotizie
Mentre in Occidente dilagano le preoccupazioni per i diritti delle donne nell’Afghanistan tornato in mano ai Talebani, è nello stato americano del Texas che per il momento l’allerta su questo fronte ha raggiunto livelli senza precedenti. Mercoledì è entrata infatti in vigore una nuova legge ultra-reazionaria che minaccia di cancellare quasi del tutto l’accesso all’interruzione di gravidanza. Il provvedimento rappresenta l’ultima e più estrema frontiera della battaglia degli anti-abortisti americani, decisi a liquidare un diritto sancito da quasi mezzo secolo da quella stessa Corte Suprema che questa settimana si è rifiutata di intervenire per sospendere la legge texana.
Alla mezzanotte di martedì, le poche cliniche che nel vastissimo territorio dello stato offrono ancora la possibilità di ricorrere all’aborto hanno ridotto al minimo le loro attività per evitare di incorrere in guai legali e sanzioni salatissime. La “legge numero 8 del Senato” del Texas mette in pratica fuori legge l’interruzione di gravidanza oltre le sei settimane dal concepimento. Il termine viene stabilito con un una definizione deliberatamente fuorviante, cioè a partire dal momento in cui potrebbe essere rilevato, pur essendo oggettivamente impossibile a questo stadio, il battito cardiaco del feto. Nessuna eccezione è prevista in caso di stupro o incesto, ma solo quando la salute della madre sia messa in serissimo pericolo.
La legge era stata firmata dal governatore repubblicano Greg Abbott nel maggio scorso e subito svariate organizzazioni a difesa dei diritti civili e per il diritto all’aborto avevano presentato ricorso in tribunale. Secondo i denuncianti, la nuova misura priva l’85% delle donne del Texas di un diritto costituzionalmente protetto quando esercitato entro 22 / 24 settimane dal concepimento. Alla sesta settimana, infatti, la maggior parte delle donne nemmeno è consapevole di essere incinta.
Il tribunale federale distrettuale che si stava occupando del caso aveva fissato a lunedì scorso un’udienza per valutare la richiesta di emettere un’ingiunzione preliminare contro la legge. Lo stato del Texas si è però rivolto alla corte d’Appello di New Orleans, competente per il Texas e composta a maggioranza da giudici ultra-conservatori, che ha cancellato l’udienza distrettuale col pretesto dell’arrivo dell’uragano Ida e permesso in sostanza alla legge di entrare in vigore. Nel frattempo, il procedimento legale seguirà il suo corso normale.
Un ultimo tentativo per bloccare la legge era stato poi fatto con la Corte Suprema federale. I giudici sono rimasti inizialmente in silenzio e hanno alla fine votato contro la sospensione del provvedimento anti-abortista quando era già entrato in vigore. Il ricorso è stato respinto di misura – 5 a 4 – a conferma dei timori diffusi anche negli ambienti conservatori per il carattere esplosivo della misura adottata dal Texas. Alla Corte Suprema, dopo le tre nomine fatte dal presidente Trump, c’è oggi una maggioranza conservatrice composta da 6 giudici, ma sulla legge del Texas il presidente del tribunale, John Roberts, si è schierato con i 3 giudici “liberal”.
Sia Roberts sia questi ultimi hanno espresso giudizi durissimi sull’opinione della maggioranza. La giudice Sonia Sotomayor, nominata da Obama, ha scritto di una legge “palesemente anti-costituzionale”, studiata “per proibire alle donne l’esercizio dei loro diritti costituzionali”. Roberts ha a sua volta parlato di uno “schema legale senza precedenti”, riferendosi all’impianto del provvedimento che ha il preciso scopo di rendere complicato qualsiasi procedimento giudiziario presentato contro di esso.
Questo aspetto singolare costituisce forse la preoccupazione maggiore dei sostenitori del diritto all’aborto e delle strutture che praticano l’interruzione di gravidanza. Il testo della legge non autorizza nessun ufficio o funzionario dello stato a perseguire coloro che la violano. Una denuncia può essere invece fatta, ed è anzi incoraggiata, dai normali cittadini, i quali hanno facoltà di segnalare alle autorità chiunque si metta al di fuori della legge: dai medici che praticano l’interruzione di gravidanza dopo sei settimane dal concepimento agli impiegati delle cliniche, dalle associazioni che offrono consulenza alle donne fino addirittura ai famigliari o ai tassisti che le accompagnano ad abortire. I denuncianti, che possono anche risiedere al di fuori dello stato, in caso di vittoria in tribunale hanno inoltre diritto a un rimborso pari a diecimila dollari. Questa insolita caratteristica rende quindi difficile individuare una persona o un ufficio dello stato verso cui indirizzare le cause intentate contro la legge anti-aborto.
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Fonte: Altrenotizie
Autore: Michele Paris
Licenza: Creative Commons (non specificata la versione)
Articolo tratto interamente da Altrenotizie.org
Photo credit Edward Kimmel from Takoma Park, MD, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons
Pazzesco! Qualcuno ha anche proposto la pena di morte.
RispondiEliminaGli americani sono imprevedibili, vedi l'elezione di Trump.
Siamo in pieno Medioevo.
EliminaUn passo indietro per I diritti delle donne.
RispondiEliminaConcordo.
EliminaQueste notizie mi fanno rabbia.
RispondiEliminaSono e sarò sempre a favore dell'aborto, così come dell'eutanasia.
Due temi spinosi, ma che non devono assolutamente togliere al singolo la possibilità di decidere.
Sono pienamente d'accordo.
EliminaNon lo sapevo sono senza parole, che vuoi aggiungere ci manca solo la lapidazione pubblica
RispondiEliminaSe andiamo di questo passo...
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