lunedì 15 aprile 2024

I costi sproporzionati dell’austerità



Articolo da Economistas Frente a la Crisis

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Economistas Frente a la Crisis

Attualmente stiamo assistendo a un preoccupante aumento della retorica militare da parte dei leader politici mondiali. Questa escalation del discorso bellico, probabilmente il risultato dell’indebolimento del buon senso politico-militare che guidava le relazioni tra le superpotenze nucleari, potrebbe portare a un conflitto nucleare. 

La semplice possibilità di una terza guerra mondiale è troppo terribile e ci costringe ad adottare misure per prevenirla. Per fare questo, è utile sapere cosa ha causato le prime due guerre mondiali e stabilire qualche somiglianza con la situazione attuale. In una recente intervista (vedi qui), David Harvey ci ricorda che esiste un importante parallelo tra la situazione attuale e quella degli anni ’20 e ’30, e cioè che entrambi i contesti nascono da un periodo di austerità fiscale e di ideologia politica neoliberista. Un articolo recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Review of Economics and Statistics (vedi qui) sottolinea che l'austerità fiscale provoca un aumento significativo della percentuale di voti per i partiti estremisti. Il sostegno degli elettori ai partiti estremisti è legato alle conseguenze economiche delle politiche di austerità, che causano un calo del PIL, dell’occupazione, degli investimenti e dei salari. Un altro articolo importante, e un classico sull’argomento, pubblicato sul Journal of Economic History (vedi qui), sottolinea che nelle quattro elezioni tedesche tra il 1930 e il 1933 il partito nazista ebbe più successo elettorale nelle aree più colpite dall’austerità fiscale . 

L’austerità fiscale ha causato oggi situazioni di grande disordine politico; e da tale agitazione stanno emergendo politici apparentemente anti-establishment le cui proposte sono eminentemente autoritarie. In questo modo, come indicano le prove empiriche e la storia, gli effetti socioeconomici delle politiche di austerità rafforzano le strutture ideologiche della repressione disciplinare. Questa struttura ideologica di repressione costituisce uno strumento chiave per il crescente autoritarismo che ci ha posto oggi, ancora una volta, sull’orlo di una guerra planetaria. 

La crisi finanziaria globale e la Grande Recessione hanno interrotto il processo di accumulazione del debito delle famiglie su cui si basava il regime di crescita economica del periodo 1990-2007, e hanno creato una crisi del capitalismo globale i cui effetti sono ancora presenti oggi. La chiave del rinnovamento istituzionale necessario per affrontare questa situazione è gestire il malcontento dei perdenti. Per questo ci sono almeno due strategie. Uno di questi è il neoliberismo autoritario, che sostanzialmente implica la riconciliazione delle famiglie che lavorano con le realtà del mercato del lavoro neoliberista attraverso la coercizione, la distrazione e l’austerità. Questa è la strategia adottata durante il boom neoliberista (1990-2007) e quella che si tenta di ristabilire oggi. All’epoca questa strategia ci portò ad una crisi economica globale con conseguenze catastrofiche; e oggi ci pone alle porte della terza guerra mondiale. Un’altra opzione è un capitalismo sociale (come quello del periodo 1945-1973) capace di gestire fin dalle origini il malcontento dei perdenti; creare una crescita inclusiva e sostenibile che riduca il bisogno e il desiderio di autoritarismo nella società civile. 

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Fonte: Economistas Frente a la Crisis

Autore: José Perez Montiel

Licenza: This work is licensed under Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International 

Articolo tratto interamente da Economistas Frente a la Crisis


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