martedì 11 maggio 2021

Covid-19: riaffermare l’essenzialità del superfluo



Articolo da Effimera

In vigore in Italia dall’inizio di novembre, l’istituto del coprifuoco, apice di tutte le metafore belliche delle quali si è fatto abuso in questo periodo, è anche il contrassegno più vistoso del rischio di scivolare irreversibilmente verso forme di controllo e di selezione dei corpi che si muovono nello spazio pubblico. Gli slogan femministi di alcuni anni fa sulla bellezza delle notti (“la notte ci piace”) e sul “riprendersi le notti”, e con esse la libertà di muoversi nelle strade della città, senza paure, non possono non tornare alla memoria. Normare, vietare le notti significa minare un aspetto essenziale della autonomia dell’individuo. Because the nigth belongs to lovers, belongs to us. Lo scopo del presente, e perdurante, dispositivo “coprifuoco” è quello di generare separazioni e gerarchie che dipendono non tanto (o non solo) dalla preoccupazione per la “salute pubblica” quanto piuttosto da ciò che viene inteso come morale e utile alla produzione e all’ordine costituito (stato, chiesa, famiglia), rispetto a ciò che viene ritenuto amorale ed eccedente (la vita non essenziale). In questo articolo, Luciana Apicella e Sara Gandini, a partire dai risultati di una serie di studi, ci inducono a riflettere seriamente sul problema: è necessario prestare cura a un’idea di salute e di benessere più largo e che molto ci interroga sul senso della vita, come suggerito dall’OMS. Senza notti, senza incontri, senza tempi vuoti che ci aprano alla casualità, alla possibilità, all’esperienza, la nostra esistenza assume non il sapore ideale della tranquillità ma quello della noia, della ripetitività di giorni tutti uguali, tra lavoro e mura domestiche, e dell’eterodirezione. Si rischia, allora, come purtroppo sempre più spesso accade, di morire anche per disperazione

Nei lunghi mesi dell’emergenza sanitaria, accanto alle sacrosante e universalmente condivise disposizioni per arginare il contagio – riassumibili nelle linee guida dell’OMS di distanziamento interpersonale, igiene delle mani, adeguato utilizzo di dispositivi di protezione individuale – sono stati adottati una serie di altri provvedimenti più ascrivibili alla sfera del mandato morale che non a quella dell’efficacia sanitaria, quantificabile e dimostrabile, delle coercizioni stesse, in una logica di progressivo restringimento dell’esistenza allo spazio dell’essenziale. Gli spazi del superfluo, insomma, sono stati progressivamente erosi, in quanto sacrificabili senza – almeno all’apparenza – eccessivi costi, limitando l’esistenza ai movimenti essenziali, tradotti per lo più nel tragitto casa-lavoro-casa. A nulla vale eccepire che gli spazi citati siano poi quelli che si sono dimostrati maggiormente impattanti in termini di diffusione del contagio, coi focolai domestici e lavorativi che rappresentano una fetta importante del totale: a chi voglia enunciare questo dato, ormai ampiamente dimostrato, si controbatte che il virus è stato portato comunque da “fuori”, intendendo con il “fuori” lo spazio della socialità extra-familiare ed extra-lavorativa, superflua, appunto, e anzi colpevolmente orientata alla ricerca del piacere. Nessuno si domanda per quale motivo il movimento dovrebbe essere unidirezionale: chi ha portato il virus in quel “fuori? Il fuori è sempre e comunque colpevole, nessuna possibilità di appello.

Alla medesima sfera etica pertiene, oggi, la querelle sul coprifuoco, accettata come misura da difendere ad ogni costo da una fetta importante di popolazione, anche al di là dell’efficacia sanitaria, della quale raramente viene chiesto conto: lo spazio della sera è lo spazio del superfluo, quindi del sacrificabile, cui peraltro a cascata si sommano una serie di effetti secondari giudicati desiderabili, in un’ottica di decoro: niente più schiamazzi notturni, niente più frotte di giovani per strada, niente più “evasione”, poiché il momento chiede contrizione, rispetto, una sorta di lutto interiore da manifestare sempre e comunque, come simbolo di adesione, e finanche strategia laterale, ma efficace,  alla lotta contro il virus. Chi osa manifestare nostalgie di quegli attimi in cui, svestiti gli abiti del lavoro, si entra in una dimensione di tempo differente, fatta di lentezza, condivisione, socialità, svago, viene bollato sbrigativamente con i più fantasiosi epiteti.

Un’interessante convinzione che si è radicata, circa il coprifuoco, è quella che la sua efficacia abbia una sorta di auto-evidenza, che non importa dimostrare, per il fatto che “ce l’hanno tutti”: questo d’altra parte è il messaggio che viene veicolato dalla quasi totalità dei media. Abbiamo voluto fare una ricerca per capire se l’assunto fosse vero, e abbiamo verificato che, dei 27 paesi dell’Unione Europea, 12 hanno adottato la misura del coprifuoco: si stratta, oltre che dell’Italia, di Austria, Belgio, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ungheria. Quindici invece non lo hanno: si tratta di Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Svezia; ad essi si aggiungono, extra UE, Islanda, Liechtenstein, Norvegia. La maggioranza dei paesi europei, dunque, non ha il coprifuoco.

Sgomberato il campo dall’equivoco del mero dato numerico (“il coprifuoco lo hanno tutti, quindi significa che è misura efficace”), siamo volute andare oltre, consce del fatto che la nostra visione del coprifuoco quale strategia insensata, autoritaria e moralistica, molto più che sanitaria, avrebbe potuto determinare un difetto del nostro sguardo, un bias cognitivo, per così dire: abbiamo dunque voluto cercare quali fossero le evidenze scientifiche che riguardano l’efficacia del coprifuoco.

Il primo studio che abbiamo trovato è tedesco (https://www.uni-giessen.de/fbz/fb02/fb/professuren/vwl/goetz/forschung/publikationenordner/arbeitspapiere/Curfews) e valuta le differenze nella crescita dell’incidenza e nel cambiamento di mobilità tra le contee che hanno implementato un coprifuoco notturno durante il periodo di osservazione, e quelli che non lo hanno fatto. Tutti i loro modelli suggeriscono che non ci sono prove di differenze significative nella diffusione della pandemia con l’entrata in vigore dei coprifuoco notturni. Gli autori non hanno trovato prove che i cambiamenti di mobilità differiscano, con il coprifuoco notturno, e non trovano evidenze statisticamente significative che il coprifuoco notturno abbia avuto un impatto sulla diffusione della pandemia.

Uno studio francese mostra che hanno avuto addirittura effetti negativi, incentivando le concentrazioni di persone negli stessi orari

https://www.sciencedirect.com/…/pii/S016344532100044X…

Un lavoro pubblicato recentemente su MedRxiv, quindi non ancora revisionato (peer reviewed), ma presentato dal Corriere della sera come studio a sostegno del coprifuoco, presenta una ricerca condotta da alcune delle maggiori università europee e indica che in 7 paesi europei il coprifuoco notturno sembra avere avuto un effetto moderato, attorno al 13% (la chiusura delle scuole attorno al 7%) ma gli autori specificano che l’effetto stimato non è attribuibile solo al coprifuoco e che non sono stati in grado di separare gli effetti delle singole misure.

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Fonte: Effimera


Autrici: 
Luciana Apicella e Sara Gandini


Licenza: Copyleft 

Articolo tratto interamente da 
Effimera 


6 commenti:

  1. Gli studi sull'imbecillità umana si moltiplicano, anche su quelli che invece di covid muoiono di depressione. Depressione che in troppi casi non è motivo di scarsa salute, ma scarsa curiosità, passione, intelligenza, intraprendenza.

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    1. In questi mesi, i casi di malattie psicologiche sono in aumento.

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  2. Ho accettato di buon grado tutte le regole imposte per arginare la diffusione del covid, ma l'imposizione del coprifuoco proprio no! Perché vengo catalogato come un delinquente, un trasgressore delle regole, un soggetto abituato a imbucarsi e assembrarsi nei pub quando invece vivendo solo, avrei semplicemente piacere di trascorrere del tempo libero a condividere un film con un amico.

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  3. Sono sempre stata assolutamente convinta del fatto che il coprifuoco non abbia alcuna utilità.

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