mercoledì 15 aprile 2020

L'aumento delle violenze domestiche durante la pandemia


Articolo da InGenere.it 
"Non dimenticate mai che sarà sufficiente una crisi politica, economica o religiosa perché i diritti delle donne siano rimessi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovrete restare vigili durante tutto il corso della vostra vita". Simone de Beauvoir (1908-1986)
Molti studi includono le situazioni di crisi fra le cause di aumento della violenza domestica, soprattutto in relazione all’incremento del livello di stress psicologico e finanziario, all’aumento del grado di incertezza e a una generalizzata sensazione di perdita di controllo sulla propria vita.
Inoltre, la politica dello “stare a casa” espone le donne vittime di violenza alla presenza costante del loro assalitore e la violenza di genere aumenta esponenzialmente nei momenti di prossimità familiare: diversi studi (figure 1, 2, 3) stimano un aumento nella probabilità di episodi di violenza domestica nei weekend, tra la sera e le prime ore della mattina e durante le vacanze.
Questi risultati si sposano bene con le prime evidenze prodotte dalla crisi attuale. L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che l’emergenza coronavirus ha causato un grosso incremento nei casi di violenza domestica e il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres si è appellato ai governi perché intervengano per contrastare il drammatico aumento delle violenze domestiche durante la pandemia.
Da tutto il mondo, affiorano i dati e le testimonianze agghiaccianti di attivisti, cittadini e lavoratori dei centri antiviolenza sulle violenze subite dalle donne durante il lockdown. Dalla Cina, che ha attraversato la crisi con largo anticipo rispetto al resto del mondo, arrivano i primi dati. Wan Fei, un ex poliziotto di Junzouh (nella provincia di Hubei) e fondatore di una organizzazione nonprofit contro la violenza sulle donne, riporta un raddoppio delle violenze domestiche dall’inizio della quarantena. La polizia francese ha denunciato un aumento a livello nazionale di circa il 30% nelle violenze domestiche dall’inizio del lockdown. In Turchia, secondo le statistiche del dipartimento di polizia di Istanbul, con la riduzione della circolazione nel mese di marzo si è registrato un calo dei reati su base annua del 14,5% (dai furti agli omicidi), ma un aumento del 38,2% degli episodi segnalati di violenza domestica.
In Italia, Emiliano Bezzon, comandante della polizia municipale di Torino, riporta un aumento preoccupante dei Tso (ricovero forzato di pazienti con problemi psichiatrici potenzialmente pericolosi). Ad esempio, solo per il giorno 19 marzo, sono stati eseguiti nove Tso a Torino, un incremento esponenziale rispetto alla media annuale di meno di uno al giorno. Un chiaro segnale di crescita dei comportamenti violenti e potenzialmente rischiosi.
La politica del lockdown aggiunge anche una drammatica aggravante a questa generale esplosione di violenza: l’isolamento. Il supporto sociale è stato stimato come fattore protettivo contro la violenza domestica e, mai come in questi giorni, le donne vittime di violenza si trovano impossibilitate a chiedere aiuto e ad ottenere del supporto psicologico a causa della costante presenza dei loro assalitori.
Il report del 2014 del National Resource Center stima che durante le vacanze le chiamate alla National Domestic Violence Hotline (linea nazionale per supportare le vittime di violenza negli Stati Uniti) si riducono da circa l’11% durante la settimana del giorno del ringraziamento, fino al 43% nel giorno di Natale. 
In linea con questa letteratura, nelle prime due settimane di marzo, in Italia le chiamate al centralino del Telefono Rosa sono diminuite del 55,1% rispetto all’anno precedente.
Non è sorprendente che in un periodo di crisi e di prossimità familiare, in cui cresce il livello di violenza, da un lato aumenti la probabilità di atti di estrema violenza che richiedono l’intervento della polizia e quindi cresca il numero di chiamate alle forze dell’ordine, dall’altro diminuiscano le telefonate alle linee antiviolenza. Infatti, più della metà delle chiamate a queste linee sono collegate al bisogno di supporto psicologico o alla richiesta di informazioni, e la costante presenza del partner rende impossibile per le vittime parlare liberamente al telefono. Al contrario, la decisione di chiamare le forze dell’ordine è perlopiù indipendente dalla presenza del proprio aguzzino, sia perché le segnalazioni vengono spesso effettuate da parti terze (come vicini o passanti), sia perché la maggior parte delle donne ricorre a questa soluzione solo in casi estremi, in cui il timore per la propria vita prevale sulla paura del proprio assalitore. L’Istat ha stimato che nel 2019 solo il 17,7% delle vittime che hanno chiamato il 1522 ha in seguito deciso di denunciare il proprio assalitore (figura 1). 
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Fonte: InGenere.it 

Autrici: 
Caterina Muratori Maria Laura Di Tommaso

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Unported.


Articolo tratto interamente da 
InGenere.it 

10 commenti:

  1. Anche se si è fatto molto rispetto al passato per tutelare le donne dalle violenze, a quanto pare non ci sono punizioni a norma di legge abbastanza severe per tutelarle e prevenire certi abusi.
    Resto dell'idea che la castrazione fisica, l'essere ridotti per il resto della vita all'impotenza sessuale e privati dell'eventuale patria potestà, sia l'unica minaccia efficace che questi vigliacchi sappiano ascoltare.

    E lo dico sempre: uno schiaffo, l'abitudine ad alzare la voce, l'umiliazione, la sottomissione... tutto sono tranne che amore; e allora di cosa stiamo parlando?
    Donne, denunciate, non abbiate paura! Perché queste bestie sono recidive e vanno fermate!

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    1. Sono vere bestie, ricordiamo il numero anti violenza 1522.

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    2. Io invece sono assolutamente contrario a ogni tipo di castrazione.
      Non giustifico ovviamente la violenza sulle donne, ma credo che si debba migliorare, legislativamente parlando, la parte proprio di tutela delle donne.
      Le pene giuste per i violenti ci sono anche senza la castrazione

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    3. Il problema è soprattutto culturale, viviamo in una società maschilista e patriarcale.

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  2. Quello della violenza sulle donne è un tema terribile, ma non credo correlato all'obbligo di restare in casa, perché certi "uomini" potrebbero uccidere anche stando a contatto con la propria donna solo otto minuti al giorno.
    La vera emergenza è tutti i giorni.
    Da sempre e, temo, per sempre.

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    1. Purtroppo i casi sono sempre in costante aumento, bisogna denunciare e non aspettare il peggio.

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  3. Caro Vincenzo, lo cosa è molto preoccupante, il fatto che non ci sono soluzioni, ora che costretti a stare in casa non tutti hanno i buoni nervi.
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  4. Sapevo purtroppo già di questa situazione ma questo articolo mi ha agghiacciata

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