mercoledì 26 settembre 2018

Il ‘reato di solidarietà’ si moltiplica in Europa


Articolo da Global Voices

Undici persone che erano state arrestate e accusate [en] di tratta di esseri umani nell'ottobre 2017 sono apparse in tribunale a Bruxelles il 6 settembre scorso, alla prima udienza di un processo che secondo gli attivisti è l'ennesimo caso in Europa di “criminalizzazione della solidarietà”.

Gli imputati avrebbero assistito lo scorso anno 95 migranti privi di documenti, tra cui 12 minori, nel tragitto dal Belgio al Regno Unito, ospitandoli nelle loro case, prestando loro il telefono o aiutandoli a salire a bordo dei camion diretti dall'altra parte del canale.

Il giorno del processo, trecento persone hanno protestato [fr, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] davanti al tribunale. I manifestanti sostengono che si tratti di un processo politico che mira a dissuadere la popolazione dall'aiutare i migranti, creando un precedente giudiziario di natura intimidatoria.

Gli imputati sono due giornaliste belghe, un assistente sociale belga di origini marocchine, un uomo tunisino residente legalmente in Belgio e sette persone che sono essi stessi migranti privi di documenti. Otto degli imputati sono in carcere dal momento dell'arresto.

La legge belga prevede che ci debba essere una transazione monetaria perché un atto sia inquadrato come tratta di esseri umani, cosa che gli imputati negano sia mai accaduta. Tuttavia, il rapporto tra i migranti e chi li aiuta sembra rientrare in una zona grigia dal punto di vista giuridico e si teme che il campo di applicazione della legge venga impropriamente esteso in modo da colpire gli attivisti.

Myriam Berghe, una delle due giornaliste, ha dichiarato in un'intervista alla RTBF (l'emittente pubblica belga) di aver ricevuto denaro per conto di un migrante che ospitava. Dice Berghe che al migrante in questione era stato inviato denaro dall'estero tramite Western Union, ma che non aveva modo di ritirarlo in mancanza di documenti. Quello che secondo la giornalista era semplicemente un atto di gentilezza, agli occhi delle autorità rappresenta il pagamento per tratta di migranti.

Nella stessa intervista spiega che, nonostante alcune delle persone che ha ospitato siano essi stessi contrabbandieri, lei non li considererebbe “trafficanti di esseri umani”:
Sì, ho ospitato dei contrabbandieri. Ma occorre capire di quale realtà stiamo parlando. Le 12 persone coinvolte in questo caso non hanno nulla a che fare con ciò che la legge chiama “trafficanti di esseri umani”. Sono giovani abbandonati che cercano di sopravvivere diventando piccoli contrabbandieri per il tempo necessario a pagarsi un passaggio.


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Fonte: Global Voices


Autore: scritto da 
Melissa Vida tradotto da Paola Forti

Licenza: Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported License.


Articolo tratto interamente da 
Global Voices 


2 commenti:

  1. Non mi va di ergermi a giudice, ma mo risulta difficile credere che queste persone ospitassero degli estranei in casa propria, senza alcun tornaconto economico.
    Non saprei davvero, sebbene l'importante sia che stiano tutti bene.
    Tu cosa ne pensi Cav?
    Ma scommetto che non me lo dirai.... 😜

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    Risposte
    1. Io penso che ogni essere umano deve aiutare i bisognosi. La solidarietà non può definirsi reato, mentre l'intolleranza e il razzismo si.

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