domenica 9 settembre 2018

L’aria che tira sul pianeta: il punto della situazione


Articolo da Sbilanciamoci.info 

Ogni minuto 20 persone nel mondo abbandonano le proprie case. Ormai tutti sanno che la Terra è malata, ma la pretesa irrinunciabilità di certi stili di vita votati al neoliberismo spinge al “si salvi chi può”, all'accettazione delle diseguaglianze, al razzismo, al rifugio in una realtà virtuale e solipsistica.


XXI SECOLO: CHI CI SALVA DAL NEGAZIONISMO?

I dati sulle migrazioni sono impressionanti: il Pianeta è sempre più privo di spazi per abitare e sopravvivere decentemente. Nel 2015 in totale, il numero di persone che ha richiesto l’intervento dell’Unhcr ammontava a almeno 35.833.400. Ma, soprattutto per quanto riguarda le stime degli internally displaced o degli apolidi, si deve tenere in considerazione che non tutti gli Stati mettono a disposizione le proprie statistiche. L’esplosione è in atto: a metà 2018 stiamo assistendo ai più elevati livelli di migrazione mai registrati: 65.6 milioni di persone in tutto il mondo, un numero senza precedenti, sono state costrette a fuggire dal proprio Paese. Di queste, circa 22.5 milioni sono rifugiati, più della metà dei quali di età inferiore ai 18 anni. Ci sono inoltre 10 milioni di persone apolidi cui sono stati negati una nazionalità e l’accesso a diritti fondamentali quali istruzione, salute, lavoro e libertà di movimento. Un mondo in cui circa 20 persone sono costrette ad abbandonare le proprie case ogni minuto a causa di conflitti o persecuzioni e a mutamenti ambientali che rendono progressivamente inospitali i luoghi prima abitati, in cui si attuano respingimenti, vengono permanentemente gestite guerre asimmetriche di totale devastazione, applicata la tortura e attuate omissioni di soccorso, tollera senza scandalo l’esistenza di una complicità criminale.

Una civiltà incapace di risolvere i problemi posti dal suo funzionamento prevede la guerra e la decadenza proprio in quanto considera un problema l’essere umano e quel che lo circonda. Siamo ridotti ad un quadro desolante in cui le emergenze non sono nominate per quel che sono, mentre la grancassa strepita all’insegna della “fine della crisi” con un inattendibile aumento del potere di acquisto, la riduzione del rapporto /feticcio tra debito e PIL e – a conforto – l’immancabile, odioso e – a dire degli insofferenti “padroni a casa mia – inoppugnabile abbandono dei profughi che minaccerebbero le coste, le plaghe e financo la smarrita integrità di quelle civiltà “sovrane”, che nel tempo passato non si sono mai sognate di chieder il permesso di varcare confini altrui.

Nessuno tra i grandi e piccoli mezzi di comunicazione di massa, TV, giornali, siti web, cerca di riprendere in testa i fili di un ragionamento incentrato sul reale, sulla drammaticità della condizione generale: sociale, ambientale ed economica, che declina sempre più in peggio riguardo la giustizia sociale e si preclude un’inversione di tendenza per la rigenerazione del mondo naturale. La paura della paura viene amplificata a bella posta, suscitando tra i cittadini una rimozione più che una vera impressione di protezione rispetto agli spettri evocati, anche perché l’interesse personale immediato, i desideri quotidiani inconfessati, la brama di carriera e potere si manifestano sotto l’aspetto di una mentalità servile che domina i potenti, che si chiude su se stessa, simulando con volgarità un interesse sociale e motivi umanitari a difesa del proprio gruppo. La profondità del presente così artefatto si contrappone all’eterno presente di cui molti parlano e che non è altro che una versione della “falsa infinità” come celiava Hegel. Ossia, la situazione in cui a qualcosa si aggiunge continuamente qualcos’altro di nuovo il quale, sul momento, sembra delineare un mutamento, offrire nuove opportunità, nuove vie da percorrere, ma che in realtà non fa che ricalcare, anzi, scavare più in profondità il solco irreversibile in cui l’umanità si è incanalata e che, così come ci indica oggi innanzitutto la climatologia, potrebbe condurci a disastri immani.

Tutto sta accadendo molto rapidamente e i primi decenni del XXI secolo, inscritti nel nome del neoliberismo, appaiono molto diversi dalle analisi e dalle previsioni compiute verso il termine del millennio scorso. Ovunque si procede alla riduzione dello stato so­ciale, delle tasse e della relativa fornitura di beni pubblici, attraverso la deregolamentazione di molti aspetti della produzione capitalistica e dei mercati. E avanza la resa di fronte ai privati di risorse non commerciabili. La minaccia di un tale ininterrotto successo di un capitalismo in trasformazione, insieme ad una serie di cambiamenti tecnologici e de­mografici, ha frammentato e indebolito il movimento dei lavoratori, rendendolo meno capace di re­sistere e di realizzare una mobilitazione politica all’altezza dell’attacco sferrato.

Forse una delle cause del declino della lotta all’ingiustizia all’interno della democrazia sociale è proprio il decadimento della militanza del lavoro nella resistenza al capitalismo. E questo è particolarmente avvenuto in Europa, anche se non è stata altrettanto arrendevole la reazione negli altri continenti. E questo spiega in parte la novità espressa da un pontefice venuto dalla periferia del globo, ben informato di pratiche alterna­tive an­corate ai movimenti sociali che continuano a sostenere anche dopo i Forum Mondiali oggi in ritirata che “un altro mondo è possibile”: come quelle dell’economia socia­le e solidale, come quelle del movimento contadino dei Sem Terra in Brasile, dell’occupazione di terre non utilizzate (fino al sequestro delle nostre piaghe mafiose), della costruzione di forme alternative di strutture economiche, di conservazione dei beni comuni e, soprattutto, della percezione diffusa della fragilità della natura e della invalicabile e limitatissima finestra energetica in cui si può riprodurre la vita nella biosfera terrestre.


Il fatto è che il neoliberalismo è un’ideologia, sostenuta da potenti forze politiche, da mezzi finanziari, dal lavoro di think tank e università, piuttosto che una analisi scientificamente accurata dei limiti effettivi che affrontiamo per rendere il mondo un posto miglio­re. E si avvale di un formidabile sistema di propaganda, convinzione, attrazione e, contemporaneamente, come vedremo, del più irriducibile negazionismo rispetto al rapporto distorto tra natura e produzione e consumo del genere umano. Al successo di questa azione di pressante proselitismo concorre la torsione evidente in favore della concentrazione di potere nelle sedi occulte dei gruppi multinazionali e delle espressioni dei loro centri di potere, che decidono direttamente ormai la politica a dimensione sovranazionale. L’elezione di Trump, assai più di Parigi 2015, val bene una messa…

  1. SIAMO TUTTI MIGRANTI, TUTTI PRIVATI DI UN SUOLO
Non starò qui ad elencare le ragioni e gli episodi di disfatta che si vanno profilando: mi propongo invece di tracciare un quadro “gerarchico” il più organico possibile dello scivolamento in corso nella percezione della drammaticità dei crisi, consistente nella fattispecie, vero nodo politico globale, in un attacco indiscriminato sotto tutte le latitudini ai migranti – dai maliani, ai siriani, ai Sem Terra, ai mapuche ai rohingya – considerati usurpatori di “diritto di suolo”.

Nozione questa che nella prospettiva di modernizzazione fissata dalla globalizzazione in corso sta mutando la propria natura originaria, in quanto trasformata in garanzia di sopravvivenza e riproduzione solo per la parte più ricca ed armata del pianeta. All’origine di questa involuzione, che esibisce quotidianamente tutti gli aspetti di violenza delle grandi tragedie della storia, c’è a mio giudizio la sottaciuta negazione dell’incipiente mutamento climatico: un processo tangibilissimo, sebbene venga oscurato, che rende sempre più impraticabili le relazioni finora esistenti tra gli esseri umani, le loro condizioni materiali di esistenza e la riproducibilità del vivente e della natura. Mi aveva sorpreso 15 anni fa, ai tempi del primo Forum Sociale Mondiale, il racconto di una colonia di pescatori palermitani costretti a spostarsi di tremila chilometri a nord lungo la costa cilena per continuare a tirar di fiocina tra i banchi di pesce-spada e tonni, da consegnare ai pescherecci giapponesi che li tallonavano a vista risalendo il Pacifico. Forse ci stiamo consolando illudendoci che processi di tal fatta avvengano “a rate”, seguendo una crescita lineare stop and go che la scienza e l’ecologia non contemplano affatto.

La tesi che sostengo è che non batteremo mai le nuove forme di fascismo e razzismo che hanno per oggetto lo straniero, le etnie differenti e le diversità a vario titolo demonizzate se non cominciamo prima a rifiutare la convinzione che ci è stata inculcata e spacciata per consolatoria che non c’è posto per tutti su un pianeta sottomesso a crisi climatica.

Solo sotto questa falsa angolatura prendono corpo soluzioni cruente o immaginarie, fatte per tutelare l’inerzia di questo sistema che si vuol protrarre per tempi lunghi, almeno per chi ne trae al presente beneficio. Perciò ritengo che la cura della casa comune con la drammaticità posta da Bergoglio sia l’ultima difesa proponibile contro un sistema “che sregola i rapporti, immiserisce il lavoro, degrada il vivente, garantisce immunità solo al danaro e rende arbitra la guerra”.

In fondo, il pensiero più organico in cui si iscrive la comprensione dei drammi del tempo attuale è quello contemplato dalla Laudato Sì: forse troppo sconvolgente e aderente all’analisi temporale e geopolitica della fase che viviamo, da essere non a caso rimosso ad ogni livello ove andrebbe considerato determinante e irrimandabile.


Nell’appannamento degli intellettuali, nello scetticismo dei decisori politici, nello smarrimento di una parte decisiva della società, nell’affievolirsi della partecipazione, quasi tutti seguono l’onda e nessuno pare accorgersi della distorsione del reale, della vera e propria” torsione della verità” che si cerca di imporre nel rendere i titolari di diritti universali puri destinatari di uno show cui sono chiamati ad assistere solo per schiacciare il tasto che sceglie tra una rosa di leader già designati. Tutti rispettosi dell’obbligo di non dire mai tutta la verità, tutti più o meno permeabili al negazionismo, dal momento che il fine della politica è il possesso del potere e di interessi che hanno preso il sopravvento su visione e valori.

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Articolo tratto interamente da Sbilanciamoci.info 


8 commenti:

  1. Bisognerebbe fare come ha fatto l'Argentina promuovere una giornata dell'anno alla tolleranza e al rispetto dei popoli.
    In ricordo del genocidio armeno.
    Il negazionismo è la tomba della ragione.
    Puoi pensare in grande citando il negazionismo dell'olocausto ebreo o chi ha tentato di minimizzare gli effetti della bomba atomica...ma pensando in piccolo al nostro paese .
    Dico io , la questione migranti non è stata soggetto anch'essa a forma di negazionismo.
    A seconda della corrente politica.
    Quando c'era Berlusconi al governo le televisioni non ne parlavano.
    Con la sinistra al governo gli sbarchi dei profughi a lampedusa erano invece sempre la notizia del giorno.
    Quando il mondo sarà pronto a guardare in faccia la realta ed ad ammettere i propri errori sarà questo sicuramente il primo passo utile a combattere il negazionismo.
    Adesso è tempo per tutti di rimboccarsi le maniche e provare a cambiare questo disastroso mondo anche nel nostri piccolo.
    Basterebbe cominciare essendo tolleranti verso il prossimo.

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  2. E' un serio e gravissimo grido d'allarme a cui dovremmo tutti dare ascolto.

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  3. Grazie per avere riportato questo scritto lo condivido al 100%

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  4. L'Articolo di Agostinelli fa venire la pelle d'oca! qui si fanno numeri, non chiacchiere spicce!! sono basita ... purtroppo come ripetiamo da giorni anche per argomenti diversi, sembra che sia in atto un'epidemia di massificazione! La gente dovrebbe curarsi di più di quello che gli accade intorno, ma pare vivere con i paraocchi e non sentire nulla ... credo che la frase "ai posteri l'ardua sentenza" sia stata presa troppo sul serio, i posteri siamo già noi e guarda, stando all'articolo che cosa stiamo combinando!! tradotto: nulla di buono e di desolatemente triste! buona giornata Cavaliere!

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