domenica 9 agosto 2015
Brebemi, 320 milioni di soldi pubblici per l’autostrada “deserta”
Articolo da Greenreport.it
Il project financing della Lombardia ha prodotto opere inutili e di grande impatto ambientale come la Brebemi, TEEM e la Pedemontana. La promessa per queste grandi opere molto costose era quella che sarebbero state pagate dagli investitori privati, «Eppure – denuncia Legambiente – la decisione Cipe di ieri sulla Brebemi prevede 320 milioni di finanziamenti prelevati dalle esangui casse pubbliche, più una proroga di 6 anni della concessione, la conferma del valore di subentro a fine concessione per 1.200 milioni e nuove opere di interconnessione per canalizzarci del traffico attualmente inesistente».
Il Comitato interministeriale programmazione economica ha quindi rivisto il Piano economico finanziario della Brebemi 260 milioni di euro verranno corrisposti dallo Stato in rate da 20 milioni annui e 60 in tre rate da 20 milioni annui dalla Regione Lombardia. La concessione passa da 19,5 a 25,5 anni, poi c’è il reinserimento del valore di subentro a fine concessione (.205 milioni) e l’entrata in esercizio al 31 gennaio 2017 dell’interconnessione con l’A4 a Brescia, per la quale il Cipe riconosce la necessità di effettuare rapidamente l’approvazione del progetto dopo una Conferenza di servizi che dovrebbe essere convocata a settembre.
Il finanziamento andrebbe a un’opera il cui costo, alla convenzione, era di 920 milioni interamente a carico di privati, ma che poi, tra modifiche e “compensazioni”, oneri finanziari e interessi, ha superato i 2,4 miliardi, coperti in massima parte da prestiti di istituti finanziari pubblici (BEI e Cassa Depositi e Prestiti), oltre che dalle partecipazioni degli azionisti pubblici e privati con, in prima fila, Banca Intesa (che possiede il 42% di Autostrade Lombarde, a sua volta proprietaria del 78% di Brebemi).
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Fonte: Greenreport.it
Autore: redazione Greenreport
Licenza: Copyleft
Articolo tratto interamente da Greenreport.it
Photo credit Sistoiv (Opera propria) [CC BY-SA 4.0], attraverso Wikimedia Commons
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