sabato 22 agosto 2015

Un mare di plastica

 


Articolo da ARPAT

Recentemente è stato pubblicato un articolo scientifico da parte di ricercatori di vari paesi (Stati Uniti, Cile, Francia, Sud Africa, Australia) nel quale si stimano nell'ordine di 5.250 miliardi le particelle di plastica che si trovano nei mari di tutto il mondo, per un peso complessivo di circa 269.000 tonnellate.
La stima è stata effettuata sulla base dei risultati di 24 spedizioni effettuate fra il 2007 ed il 2013  attraverso i tutti gli oceani.
Questi dati, poi sono distribuiti tra quattro classi dimensionali delle particelle (due di microplastiche, di dimensione inferiore a 4,75 mm e due di dimensioni superiori, di macroplastiche).

Infatti, oltre alla plastica che tutti noi possiamo osservare galleggiare in mare o ritrovare spiaggiata sulla riva (bottiglie, sacchetti, tappi, cavi, reti, polistirolo, ecc.), una importante componente è costituita dai frammenti microscopici che, pur scomparendo alla vista umana, restano nell'ambiente marino e, spesso, vengono ingeriti dagli organismi acquatici (uccelli, pesci, tartarughe e mammiferi), principalmente da quelli che si nutrono di plancton. Tali microplastiche possono causare danni sia di tipo meccanico (intasamento o abrasione degli organi interni, infiammazioni, ecc.) che chimico, trasportando composti inquinanti idrofobici (PCB, DDT e suoi metaboliti) e rilasciando, nei processi di degradazione, altre sostanze tossiche (ftalati, alchilfenoli, ecc.).

Per conoscere meglio queste problematiche e per monitorare la situazione, la Commissione europea ha inserito le microplastiche (e tutti gli altri rifiuti marini) tra gli indicatori della nuova direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (2008/56/CE) e a livello nazionale, dopo il recepimento con il D.lgs 190/2010, sono stati pianificati i programmi di monitoraggio, avviando alcune sperimentazioni nel biennio 2013-14, che hanno visto il coinvolgimento di tutte le Regioni e le Agenzie costiere e dei principali istituti di ricerca (ISPRA, ISS, CNR, Università, ecc.).

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Fonte: ARPAT


Autore: redazione ARPAT


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Articolo tratto interamente da
ARPAT


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