martedì 13 dicembre 2022

La Corte europea dei diritti dell'uomo condanna il Belgio per non aver fornito riparo ai richiedenti asilo



Articolo da Open Migration

Le condizioni inaccettabili di asilo e accoglienza in Belgio hanno lasciato migliaia di persone per le strade di Bruxelles. In questo articolo l'autrice Fabi Fugazza spiega come la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) abbia adottato una misura provvisoria che impone alle autorità belghe di fornire sistemazioni.

Da diversi mesi, i richiedenti asilo, compresi i minori non accompagnati e le famiglie, sono soggetti a un sistema di accoglienza inadeguato in Belgio.

Centinaia di richiedenti asilo dormono per strada, malattie come la scabbia si stanno diffondendo e molti soffrono la fame. Questo insieme di circostanze è in parte dovuto alla chiusura dei centri da parte del governo per una temporanea diminuzione delle domande. Tuttavia ciò ha causato un’incredibile carenza di posti nel momento in cui le domande sono nuovamente aumentate, anche dopo il ritorno del regime dei Talebani in Afghanistan.

All’interno del sistema di accoglienza, il personale del Federal Agency for the Reception of Asylum-Seekers (Fedasil), il dipartimento belga responsabile dell’accoglienza dei richiedenti asilo, è andato in scopero e lo Stato belga deve far fronte sia alle multe e che a un numero crescente di ordinanze provvisorie emesse dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu). È probabile che, a quel numero, si aggiungeranno ulteriori provvedimenti poiché le domande per l’applicazione della Rule 39 (Regola 39 che prevede l’intervento ad interim della Corte qualora si verifichino violazioni dei diritti umani ai danni dei  migranti) continuano a essere ricevute dalla Cedu. Inoltre,con il passare delle settimane senza che sulla crisi dell’accoglienza venga trovata una soluzione, l’inverno si sta avvicinando rapidamente. Mentre le organizzazioni per i diritti umani continuano a lanciare l’allarme e a chiedere alla Cedu, a nome di centinaia di richiedenti, misure provvisorie nel tentativo di salvare i richiedenti asilo da un danno irreparabile, non sembra esserci alcun piano in atto da parte del Belgio nell’attuare misure provvedimenti di emergenza che abbiano effetto immediato. A questo punto, sembra che il peso maggiore derivato dal freddo invernale sarà sopportato dai richiedenti asilo vulnerabili, e le conseguenze che ciò avrà sulla loro vita e sulla loro salute sono spaventosamente incerte.

Il Fedasil è sopraffatto. Il personale che lavora presso il Tribunale del Lavoro di Bruxelles, che è il luogo in cui vengono generalmente richiesti i rimedi interni per le mancanze del governo, ha ceduto sotto il peso delle domande di rettifica per l’incapacità del Fedasil di fornire una sistemazione ai richiedenti asilo. Il Fedasil è stato condannato dal Tribunale del lavoro ben 6.000 volte in un solo anno sulla questione degli alloggi per i richiedenti asilo e, all’inizio del 2022, il Tribunale di primo grado di Bruxelles ha condannato lo Stato belga per non aver fornito sistemazioni ai richiedenti. Lo Stato finora ha ignorato le condanne emesse contro il Fedasil, e non è intervenuto per la costruzione di nuove sistemazioni. Il Fedasil, dal canto suo, non teme di correre rischi quando non rispetta l’ordine di fornire sistemazioni alle persone interessate che mettono in atto procedimenti legali contro tale dipartimento poiché, essendo un’agenzia dello Stato belga – e non lo stato stesso – non ha proprietà che possano essere sequestrate tramite ordini di esecuzione.

Indipendentemente dal motivo della mancata ottemperanza agli ordini del tribunale, questa mancanza di azione da parte dello Stato belga e del Fedasil sta spingendo i richiedenti asilo a rivolgersi alla Cedu per ottenere una sentenza che accerti la responsabilità dello Stato belga.

Alcuni richiedenti asilo attendono una sistemazione da diversi mesi. Ad esempio, in un caso, riguardante il richiedente asilo guineano Abdoulaye Camara a cui è stato negato l’alloggio in una struttura di accoglienza nel mese di luglio di quest’anno, l’intervento del Tribunale del Lavoro di Bruxelles, che si è pronunciato contro Fedasil e ha chiesto che gli fosse data una sistemazione, è stato di nessun aiuto. All’inizio di novembre, la CEDU ha adottato provvedimenti ad interim nel caso Camara c. Belgio, e tale intervento ha obbligato il Belgio a rispettare l’ordine emesso dalla Corte e a fornire a Camara alloggio e assistenza per soddisfare i suoi bisogni primari. Per mesi, Camara è stato costretto a dormire all’addiaccio soffrendo la fame e affrontando problemi di salute (compresa la scabbia, che è ormai  dilagante tra i gruppi di richiedenti asilo senza alloggio, oltre che aggravata dalle pessime condizioni igienico-sanitarie). Come Camara, centinaia di richiedenti asilo sono stati costretti a vivere per strada, temendo l’abbassamento delle temperature e l’avvicinarsi dell’inverno.

La notevole mobilitazione della società civile, la cooperazione tra le ONG e iniziative pro bono come il Legal Helpdesk per i richiedenti asilo in Belgio, gestito dall’Ordine degli avvocati di Bruxelles e Vluchtelingenwerk Vlaanderen e l’iniziativa Rule 39 della Cild, hanno assicurato il maggiore coinvolgimento della Cedu su questo tema negli ultimi mesi. Poco meno di 3 settimane fa, a seguito della sentenza Camara, la Cedu ha adottato provvedimenti su 148 domande nell’ambito Rule 39 presentate per conto di 148 richiedenti asilo di varie nazionalità che vivono in Belgio senza alloggio. Ciò è particolarmente significativo in quanto la Cedu concede tali misure solo “in casi eccezionali, quando il richiedente corre un rischio reale di danno irreversibile”. In tutti i 148 casi, la Corte ha ordinato allo Stato belga di conformarsi alle decisioni emesse dal Tribunale del lavoro di Bruxelles nei confronti di ciascun ricorrente e di fornire loro alloggio e assistenza materiale per soddisfare i loro bisogni primari. Tale risultato è stato pubblicato in un comunicato stampa della Corte, nella caso Msallem e altri 147 c. Belgio (ricorso n. 48987/22 e altri 147).

Purtroppo, il numero di richiedenti asilo che vivono ancora per strada rimane molto alto. Temendo l’inverno, molti si sono rifugiati in un ex edificio del governo federale gestito dalla Regione di Bruxelles e situato a Schaerbeek, in particolare in Rue de Palais. Il 24 ottobre 2022, quando il primo gruppo di richiedenti asilo è entrato nell’edificio, erano ancora in corso importanti lavori di ristrutturazione, destinati a renderlo idoneo all’accoglienza dei profughi ucraini (il che è ironico se si pensa che tali lavori di ristrutturazione non sono stati avviati per i profughi afghani che erano arrivati prima dei rifugiati ucraini). Da allora il numero degli occupanti dell’edificio è cresciuto notevolmente, arrivando a superare le 800 persone a fine novembre.

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Fonte: Open Migration


Autore: 
Fabi Fugazza

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Articolo tratto interamente da 
Open Migration


2 commenti:

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