martedì 20 dicembre 2022

Il divario salariale in Italia



Articolo da Il Menabò di Etica ed Economia

Il divario salariale tra donne e uomini così come quello tra lavoratori nativi e stranieri è un problema rilevante a cui anche le istituzioni internazionali dedicano sempre più attenzione. In un recente studio dell’ILO sui paesi OCSE si afferma “In un mercato del lavoro già del tutto sfavorevole ai lavoratori migranti nei paesi economicamente più avanzati, le lavoratrici migranti sono soggette a una doppia penalizzazione salariale, sia come migranti che come donne. Il divario retributivo tra cittadini di sesso maschile e donne migranti nei paesi ad alto reddito, ad esempio, è stimato al 20,9%, che è molto più ampio del divario retributivo di genere aggregato (16,2%).”

Negli ultimi decenni la letteratura economica ha proposto varie spiegazioni del divario salariale di genere: le diverse esperienze di lavoro, la penalizzazione legata alla maternità e le più basse qualifiche delle donne (per una rassegna si veda F.D. Blau e L.M. Kahn, Journal of Economic Literature, 2017). Molta attenzione è stata prestata anche ai divari salariali tra lavoratori migranti e nativi . I due divari, quindi, sono stati studiati quasi sempre separatamente e gli studi empirici utilizzano generalmente la metodologia Oaxaca-Blinder (A.S. Blinder, Journal of Human Resources, 1973; R. Oaxaca, International Economic Review, 1973) per stimare la quota del divario salariale che non può essere spiegata da differenze nelle abilità individuali e può, quindi, essere attribuibile a discriminazioni e/o a altre abilità o caratteristiche individuali non osservabili. La gran parte di questi studi – soprattutto quelli sugli immigrati – si riferisce ad un ristretto numero di paesi, in particolare agli Stati Uniti.  Gli studi sul divario salariale degli immigrati in Italia sono pochissimi (A. Venturini et al., Oxford Review of Economic Policy, 2008; C. Dell’Aringa et al., IZA Journal of Migration,2015; A. Venturini e al., Journal of Ethnic and Migration Studies, 2018; D. Piazzalunga, Labour, 2015, tra gli altri), nonostante la forte crescita, negli scorsi anni, della popolazione immigrata, specificamente delle donne immigrate. Secondo l’OCSE (OCSE, International Migration Outlook 2022, OECD Publishing, Paris), nel 2021 gli immigrati permanenti rappresentavano, nel nostro paese, oltre il 10% della popolazione attiva e il 54% di essi erano donne; inoltre i lavoratori stranieri hanno raggiunto il 14,2% dell’occupazione totale e le donne rappresentano più del 40 per cento.  Quindi, anche se la rilevanza delle donne migranti in Italia è in aumento, la letteratura economica non ha dedicato loro molta attenzione. 

Vi è dunque, un difetto di attenzione per questo problema e un nostro recente lavoro (E.Ghignoni, M. Giannetti e V. Salvucci, The double “discrimination” of foreign women: A matching comparisons approachDipartimento di Economia e Diritto, WP n. 225, 2022) mira a colmare questa lacuna. Qui sintetizziamo i principali risultati.

L’analisi copre il periodo, denso di eventi rilevanti, compreso tra il 2009 e il 2020  (lo studio, anch’esso sulla ‘doppia discriminazione’, di D. Piazzalunga su Labour, 2015, copre soltanto il 2009) e utilizza due approcci: la decomposizione di Ñopo (H. Ñopo, Review of Economics and Statistics, 2008) che si basa sulla corrispondenza e consente di  eliminare la distorsione di stima dovuta alla diversa distribuzione delle caratteristiche tra i lavoratori di sesso maschile e femminile e la  decomposizione IPWRA (Inverse Probability Weighted Regression Adjustment) (M. D.Cattaneo, Journal of Econometrics, 2010) che conferma la robustezza dei nostri risultati. IPRWA è un metodo che attraverso la stima della probabilità che gli elementi di un insieme, i lavoratori, ricevano entrambi i trattamenti rilevanti ai fini dell’analisi -ad esempio, essere donna ed essere immigrata- consente creare un controfattuale, ottenendo i valori stimati della variabile analizzata –i salari orari nel nostro caso. Infine, la media dei valori così ottenuti viene confrontata con i valori effettivi per ottenere l’effetto medio del trattamento (ATE- Avarage Treatment Effect) per ciascun livello di trattamento considerato

Per quanto ne sappiamo, questa è la prima volta che una procedura IPWRA viene applicata allo studio del divario salariale tra cittadinanza e genere.

I dati, che provengono dall’indagine campionaria trimestrale dell’Istat sulle forze di lavoro, riguardano le retribuzioni orarie per i lavoratori dipendenti italiani e stranieri, nel periodo indicato. Il campione è composto da 1.629.708 lavoratori dipendenti, di cui 172.436 stranieri.

Applicando la decomposizione di Ñopo (sulla cui metodologia si fornisce qualche dettaglio in Appendice) ai vari anni è possibile analizzare l’evoluzione del divario salariale di genere e di cittadinanza per tutto il periodo. Concentrandoci sul divario di genere. Come riscontrato anche da Piazzalunga et al. (Journal of Economic Inequality, 2019) questo sembra aumentare durante la crisi finanziaria. Tuttavia, l’aumento che noi rileviamo in quello specifico lasso temporale, sembra essere molto meno pronunciato rispetto ad altri studi. Ciò può essere dovuto al fatto che i nostri risultati non sono pienamente comparabili con quelli ottenuti utilizzando una decomposizione Oaxaca-Blinder, poiché confrontiamo individui “simili con simili” attraverso tecniche di corrispondenza che dovrebbero dar luogo ad errori di stima più contenuti. Tale divario inoltre, si riduce ulteriormente nel 2020 (Figura 1). 

Continua la lettura su Il Menabò di Etica ed Economia

Fonte: Il Menabò di Etica ed Economia


Autori: 
Emanuela Ghignoni Marilena Giannetti - Vincenzo Salvucci

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.


Articolo tratto interamente da 
Il Menabò di Etica ed Economia


Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.