martedì 6 dicembre 2022

6 dicembre 1990 – Disastro aereo dell'Istituto Salvemini: un Aermacchi dell'Aeronautica militare precipita contro l'Istituto Tecnico Salvemini di Casalecchio di Reno (Bologna), causando la morte di dodici studenti e il ferimento di altre 88 persone



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Il disastro aereo dell'Istituto Salvemini è un incidente aereo avvenuto in Italia il 6 dicembre 1990, quando un Aermacchi MB-326 dell'Aeronautica Militare italiana fuori controllo precipitò contro l'Istituto Salvemini di Casalecchio di Reno (Bologna), causando la morte di 12 persone e il ferimento di altre 88. Il velivolo aveva riscontrato un'avaria circa dieci minuti prima ed era stato abbandonato dal pilota, che si era paracadutato, rimanendo ferito.[1][2][3]

Il pilota ed altri due ufficiali dell'Aeronautica Militare furono inizialmente condannati per omicidio colposo plurimo, ma vennero successivamente assolti in appello, sentenza poi confermata in cassazione.[4]

Il velivolo coinvolto era un aereo da addestramento biposto a motore singolo Aermacchi MB-326 (matricola MM54386/65), in forza al 3º Stormo di Verona-Villafranca.

L'Aermacchi MB-326 era entrato in servizio nel 1960 e l'Aeronautica Militare aveva ricevuto in totale 136 esemplari del modello; all'epoca del disastro ne erano rimasti in flotta solo 58, relegati soprattutto a ruoli di supporto, traino di bersagli e collegamento, mentre per l'addestramento dei piloti si era iniziato ad impiegare i più moderni Aermacchi MB-339.[5]

La mattina del 6 dicembre 1990, alle 9:48, l'MB-326 decollò dall'aeroporto di Verona-Villafranca per una missione di calibrazione di alcuni sistemi di difesa aerea, pilotato dal sottotenente Bruno Viviani, 24 anni, unico membro dell'equipaggio; Viviani aveva 740 ore di volo di esperienza, di cui 140 sull'MB-326.[6][7]

La missione prevedeva il sorvolo dell'abitato di Borgoforte per poi virare in direzione di Rovigo. Alle 10:22 il motore dell'Aermacchi iniziò a manifestare problemi tecnici, costringendo il pilota ad interrompere la missione ed a cercare di atterrare. L'aeroporto più vicino era quello di Ferrara, che però era dotato di una pista di lunghezza insufficiente (600 metri), quindi Viviani decise di dirigersi verso l'aeroporto di Bologna, a circa 40 km di distanza.[8][9]

Alle 10:23 il pilota contattò la torre di controllo di Bologna, dichiarò l'emergenza e chiese di poter atterrare sulla pista 30, ovvero in direzione nord-ovest.[10]

Alle 10:31 Viviani comunicò via radio che il motore aveva smesso di funzionare e che il velivolo era in fiamme e non rispondeva più ai comandi, dopodiché si lanciò con il seggiolino eiettabile, atterrando con il paracadute sulle colline di Ceretolo, una frazione di Casalecchio, e riportando la frattura di tre vertebre.[3]

Un testimone oculare che si trovava presso l'aeroporto di Bologna assistette agli ultimi secondi di volo dell'Aermacchi ed osservò le fiamme che fuoriuscivano dall'ugello di scarico del motore, riuscendo a cogliere con la sua macchina fotografica il momento in cui il pilota si paracadutò.[8] La scena fu ripresa anche da un operatore della TV locale Rete 7, che nel corso di alcune riprese a Bologna notò casualmente l'aeroplano in difficoltà e lo inquadrò con la telecamera.[11]

Alle 10:33 il velivolo, senza più nessuno a bordo e totalmente fuori controllo, perse quota nel territorio di Casalecchio di Reno e si schiantò contro l'edificio che ospitava la sede succursale dell'Istituto Tecnico Gaetano Salvemini, in Via del Fanciullo n° 6, colpendo l'aula della classe 2ª A. In quel momento all'interno dell'edificio vi erano 285 studenti e 32 tra professori e personale scolastico.[6]

Nell'aula colpita si trovavano sedici alunni, dodici dei quali rimasero uccisi sul colpo; altri quattro risultarono gravemente feriti, così come l'insegnante che stava tenendo lezione in quel momento, la docente di tedesco Cristina Germani.

Il cherosene presente nei serbatoi dell'MB-326 fuoriuscì e prese fuoco. Il motore, la parte più massiccia dell'aereo, colpì e sfondò il muro posteriore dell'aula, finendo nell'atrio della scuola. Le fiamme e il fumo si propagarono per l'edificio, intrappolando diverse persone al piano superiore.[12]

I primi soccorsi furono forniti da passanti e residenti della zona, che aiutarono vari sopravvissuti a calarsi dalle finestre dell'istituto. In breve tempo, squadre di vigili del fuoco e ambulanze coordinate dal servizio Bologna Soccorso arrivarono sulla scena del disastro; le fiamme furono spente ed i feriti evacuati nel giro di due ore.[13][14] Un'altra studentessa della classe colpita, Federica Tacconi, rimase intrappolata sotto un'ala del velivolo e venne trovata e salvata dai vigili del fuoco, richiamati dalle sue invocazioni d'aiuto, solo dopo che tutte le altre persone all'interno dell'edificio erano state evacuate.[12]

Le dodici vittime, undici ragazze e un ragazzo, tutti di età tra i 14 ed i 15 anni, furono:

  • Deborah Alutto, di Zola Predosa
  • Laura Armaroli, di Sasso Marconi
  • Sara Baroncini, di Casalecchio di Reno
  • Laura Corazza, di Sasso Marconi
  • Tiziana de Leo, di Casalecchio di Reno
  • Antonella Ferrari, di Zola Predosa
  • Alessandra Gennari, di Zola Predosa
  • Dario Lucchini, di Bologna
  • Elisabetta Patrizi, di Casalecchio di Reno
  • Elena Righetti, di Sasso Marconi
  • Carmen Schirinzi, di Sasso Marconi
  • Alessandra Venturi, di Monteveglio

Gli 88 feriti furono ricoverati in ospedale e 72 di essi riportarono invalidità permanenti in misura variabile tra il 5% e l'85%. Molti degli occupanti dei piani superiori rimasero feriti saltando giù dalle finestre per sfuggire al fumo acre sprigionatosi nell'incendio.[15][16]

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