martedì 20 dicembre 2022

Il Tevere non sta bene



Articolo da Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova

Non uno, non due, ma ben tre campanelli di allarme sono suonati in poco più di un anno, tra il maggio del 2020 e l’agosto del 2021. Tre morie di pesci nel tratto urbano del Tevere per le quali l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale non è riuscita a indicare del tutto le cause. Si parla di "bolle anossiche", cioè di condizioni di assenza di ossigeno, ma causate da che cosa? I monitoraggi nei periodi precedenti avevano già indicato le criticità a livello di inquinanti. Nei due anni precedenti, dei sei punti di monitoraggio solo due erano etichettabili come “buoni”, uno invece era “sufficiente”, gli altri tre “scarsi”. Dalle rilevazioni dell’ARPA eseguite dopo le morie di pesci emergevano alte concentrazioni di erbicidi e di Escherichia coli, un batterio che indica la presenza di feci.

Lo stato di salute del fiume che Virgilio nell’Eneide chiama Genitor Urbis preoccupa una serie di associazioni locali che si occupano volontariamente di tutela dell’ambiente e che si sono riunite in Agenda Tevere con lo scopo di promuovere azioni di tutela del fiume. Tra queste c’è l’associazione A Sud che, assieme al Comitato Romano Acqua Pubblica (CRAP), ha deciso di realizzare una vera e propria campagna di monitoraggio della qualità dell’acqua del Tevere per un intero anno, da marzo 2021 a febbraio 2022 che ha chiamato RomaUp.

 

Giù al Tevere: un esempio di citizen science

Il progetto di monitoraggio, lo raccontano gli stessi promotori nel rapporto, non aveva l’intenzione di sostituirsi all’ARPA Lazio. Ma è fuor di dubbio che i prelievi e le analisi che l’Agenzia riesce a effettuare sono limitati e non hanno per focus primario il tratto urbano del Tevere. La citizen science, cioè i progetti di raccolta dati scientifici con la partecipazione dei volontari e della società civile, non ha però solamente lo scopo di colmare un piccolo o grande vuoto conoscitivo sul fronte quantitativo, ma anche quello di diffondere la conoscenza degli strumenti e della situazione ambientale, fornendo allo stesso tempo una leva di potenziamento e amplificazione del ruolo della società alla cosa pubblica. In questo caso la gestione e la salute del Tevere, per il quale è stato anche siglato un “contratto di fiume”, uno strumento di programmazione volontaria previsto dalla Carta Nazionale dei Contratti di Fiume, per la promozione della riqualificazione ambientale e paesaggistica dei territori fluviali.

Con l’aiuto di Bruna Gumiero, docente a contratto all’Università di Bologna esperta in ecologia fluviale e citizen science, A Sud e gli altri protagonisti del progetto hanno messo a punto un protocollo di monitoraggio che prevedeva prelievi mensili in otto punti del tratto urbano del Tevere.

Per ognuno dei campioni di acqua raccolti nei diversi punti si sono ricercati diversi indicatori di potenziale inquinamento. Sceglierli non è stato facile, come si può leggere nel rapporto finale del monitoraggio, perché durante il suo corso urbano il Tevere incontra diversi tipi di sorgenti di inquinamento. Alla fine, i parametri analizzati sono stati sette parametri “spia” di diversi tipi di inquinamento, dalla carenza di ossigeno all’eccesso di nutrienti provenienti dal dilavamento delle aree coltivate, fino all’elevata carica batterica dovuta alla presenza di feci.

 

Come sta il Tevere

Per quanto riguarda pH e conducibilità, due parametri generali che servono a fare l’identikit del fiume, non hanno presentato particolari preoccupazioni. Non così per altri parametri, a cominciare dalla concentrazione di Escherichia coli.

 

E. coli

La sua concentrazione è considerata dalla scienza un ottimo indicatore dell’inquinamento organico ed è uno dei sospettati per le morie di pesci che hanno innescato il monitoraggio. Come si può vedere dal grafico qui sotto, dal punto 2 (Ponte Salario) verso valle i valori sono stati quasi sempre elevati, ma sono soprattutto due punti a preoccupare.

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Fonte: Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova

Autore: 
Marco Boscolo

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.


Articolo tratto interamente da 
Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova


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