venerdì 22 novembre 2024

Internet Archive rischia di scomparire

The Internet doesn't die. It all ends up here. (16255222193)


Articolo da Wikimedia Italia

In continuità con il supporto già espresso da Wikimedia Foundation, Wikimedia Italia manifesta il proprio sostegno a Internet Archive nelle cause legali che la vedono coinvolta, sottolineando l’importanza vitale del progetto.

Che cos’è Internet Archive

Fondata nel 1996 da Brewster Khale, Internet Archive è una biblioteca digitale non profit che si occupa di preservare la cultura digitale e promuovere l’accesso libero alla conoscenza. Non è solo un progetto tecnologico, ma un’importante iniziativa per la conservazione culturale e la promozione di un Internet inclusivo e accessibile. Lo sconfinato patrimonio digitale dell’Internet Archive, che comprende 835 miliardi di pagine web, 44 milioni tra libri e testi, 15 milioni di registrazioni audio e altro ancora, è un baluardo della conoscenza libera, e oggi rischia di scomparire.

Questo è qualcosa che vogliamo e dobbiamo evitare.

La vicenda

Dal 2020 Internet Archive è in causa con quattro grandi editori: l’accusa che gli viene mossa è di violazione del diritto d’autore a seguito della decisione di Internet Archive di istituire, durante la pandemia di COVID-19, la National Emergency Library, di eliminare la restrizione own-to-loan e consentire così a un numero illimitato di persone di accedere, in un momento di emergenza, agli ebook normalmente prestabili solo a una persona alla volta.

Insieme alla contestazione dell’uso della disposizione del fair use da parte di Internet Archive, la biblioteca è stata ritenuta colpevole di aver ottenuto un vantaggio economico e commerciale dallo sfruttamento indebito del materiale protetto da copyright, poiché essa invita sul proprio sito a fare donazioni.

Riportiamo di seguito la traduzione in italiano del comunicato di Wikimedia Foundation a supporto di Internet Archive.

Il fair use e il problema della commercializzazione delle non-profit: l’amicus curiae di Wikimedia Foundation nel caso Hachette v. Internet Archive

Aggiornamento (27 settembre 2024): Dopo l’appello di Internet Archive (da qui in poi IA), la Corte d’Appello del Secondo Circuito ha confermato, nel settembre 2024, la sentenza originale della Corte Distrettuale in questo caso. La Corte del Secondo Circuito ha confermato l’infelice decisione secondo cui il prestito digitale controllato (Controlled Digital Lending, CDL) di opere protette da copyright da parte di IA senza l’autorizzazione degli autori o degli editori, non è protetto dal fair use. Nondimeno, la Corte ha stabilito che la sollecitazione di donazioni non equivale a un uso commerciale, che era l’obiettivo principale della memoria amicus della Wikimedia Foundation. Ciò rafforza il fatto che i processi con cui le organizzazioni non profit si impegnano nelle attività di raccolta fondi, in particolare quelle che si affidano ai contenuti generati dagli utenti (UGC) come Wikimedia Foundation, continuano a essere considerati fair use. Tuttavia, considerando la CDL come una violazione, questa sentenza affievolisce le tutele che l’eccezione del fair use era destinata a coprire.

La Wikimedia Foundation, in collaborazione con Creative Commons e il Progetto Gutenberg, ha presentato un amicus curiae a sostegno di Internet Archive nella causa “Hachette v. Internet Archive”. La causa coinvolge alcuni grandi editori, che accusano Internet Archive di violazione del copyright attraverso il suo servizio di Open Library. Il contenzioso è sorti nel 2020, quando le restrizioni al servizio di prestito sono state rimosse durante la pandemia COVID-19, portando a una sentenza della Corte distrettuale contro Internet Archive nel marzo 2023. La Corte ha ritenuto che la difesa del fair use da parte dell’organizzazione non profit non fosse corretta, sottolineando le perplessità sulla richiesta di donazioni. In risposta, la relazione della Wikimedia Foundation sostiene che l’interpretazione del fair use data dalla Corte potrebbe erroneamente classificare gli usi secondari non profit come commerciali, con ripercussioni sulla possibilità di utilizzo di materiale protetto da copyright da parte di tutte le organizzazioni non profit.

La Wikimedia Foundation ha presentato un amicus curiae a sostegno di Internet Archive nella causa “Hachette contro Internet Archive”. Internet Archive è stato citato in giudizio da quattro grandi editori del settore librario, i quali sostengono che il suo servizio Open Library incoraggi la violazione del diritto d’autore. Riteniamo che la definizione della Corte di “uso commerciale” di opere protette da copyright limiti ingiustamente le attività non profit.

Internet Archive è stato creato con l’obiettivo di costruire una biblioteca digitale pubblica e consentire l’accesso a siti Internet e artefatti culturali. È stato possibile farlo scansionando libri donati e acquistati, conservando le copie fisiche e prestando quelle virtuali in un processo chiamato Controlled Digital Lending (CDL). Per evitare eventuali abusi, Internet Archive utilizzava dei lucchetti virtuali per impedire che i contenuti venissero condivisi più di una volta. In questo modo, si pensava di poter prestare i contenuti in base alla disposizione del fair use, continuando a rispettare la proprietà delle opere da parte dei detentori dei diritti d’autore. In risposta alla pandemia COVID-19, l’organizzazione ha deciso di rimuovere le restrizioni al prestito di 1,4 milioni di libri digitalizzati e ha creato una National Emergency Library.

Nel marzo 2023, la Corte distrettuale si è pronunciata contro la Emergency Library di Internet Archive e ha stabilito che, anche nel caso in cui l’organizzazione non profit avesse prestato i libri gratuitamente, il fatto che l’organizzazione invitasse a effettuare donazioni era un fattore sufficientemente significativo per ritenere che le opere protette da copyright venissero sfruttate in un modo che danneggiava i proprietari del materiale protetto da copyright. In definitiva, la Corte ha ritenuto che l’uso fatto dalla National Emergency Library fosse di natura commerciale:

IA sfrutta le opere chiamate in causa senza versare il normale corrispettivo. IA utilizza il suo sito web per attirare nuovi membri, raccogliere donazioni e rafforzare la sua posizione all’interno della comunità bibliotecaria. […] IA beneficia di questi vantaggi come risultato diretto dell’offerta dei libri degli editori in forma di ebook senza aver ottenuto la relativa autorizzazione. Sebbene non ne tragga un profitto monetario, IA ottiene comunque “un vantaggio o un beneficio dalla distribuzione e dall’uso” delle opere “senza doverne rendere conto ai titolari dei diritti d’autore”, gli Editori.


Continua la lettura su Wikimedia Italia 

Fonte: Wikimedia Italia 

 
Autore: Wikimedia Italia

         

Licenza: Licenza Creative Commons
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported.

Articolo tratto interamente da Wikimedia Italia



Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.