Articolo da Greenpeace Italia
Gli allevamenti intensivi di suini, bovini e pollame stanno mettendo a rischio il suolo e l’acqua di 165 Comuni lombardi. La ragione? Il rilascio di livelli di azoto tripli e quadrupli rispetto a quelli consentiti dalla legge, come svela la nuova edizione della nostra indagine “Fondi pubblici in pasto ai maiali”.
A causa degli alti livelli di contaminazione da azoto, l’Italia sta violando la Direttiva Nitrati e rischia di doverne rispondere davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Le conseguenze dell’inquinamento legato ai composti dell’azoto, come i nitriti e i nitrati sono infatti molto serie, sia per gli ecosistemi sia per la salute umana. Ora il nostro Paese rischia multe salatissime per non aver protetto le persone e l’ambiente come prevede la Direttiva.
Livelli di azoto fuori controllo in oltre 165 Comuni lombardi: a rischio acqua e suolo
Secondo i Bollettini nitrati rilasciati dalla stessa regione Lombardia, il 40% dei Comuni lombardi che si trova in zone vulnerabili ai nitrati continua a superare i livelli di azoto di origine zootecnica consentiti, con gravi rischi per suolo, acqua e salute pubblica. Le zone più colpite sono le aree agricole di pianura delle province di Brescia (36%), Cremona (26%), Bergamo (17%) e Mantova (12%).
Non sorprende che la Lombardia si trovi a fare i conti con questo grave inquinamento da azoto: la Regione infatti è il territorio italiano con il maggior numero di allevamenti intensivi e di capi di bestiame allevati. Numeri alla mano, qui si concentra il 48% del totale dei suini allevati in Italia (3,9 milioni), il 26% dei bovini (1,5 milioni) e il 17% degli avicoli (26 milioni).
Ma da dove arriva l’azoto responsabile dell’inquinamento?
L’azoto di cui stiamo parlando è quello contenuto in grandi quantità nelle deiezioni animali prodotte negli allevamenti intensivi. Questi liquami vengono usati come fertilizzante; ma quando il loro accumulo nei suoli diventa eccessivo, i composti azotati più solubili (i nitrati) si diffondono rapidamente al suolo, alle falde acquifere e agli ecosistemi.
L’azoto in eccesso compromette la qualità e la potabilità dell’acqua e stimola l’eutrofizzazione di laghi e fiumi, un processo degenerativo che si innesca quando nell’acqua – di un lago, di uno stagno, di un fiume o addirittura di una costa – si accumulano troppi nutrienti di tipo fertilizzante, come ad esempio azoto e fosforo. In breve tempo, queste sostanze stimolano una crescita incontrollata di alcuni organismi vegetali: alghe microscopiche crescono così fino a invadere lo specchio d’acqua, rubando ossigeno e luce a molte specie e intaccando tutti gli usi che facciamo delle riserve idriche.
Malgrado la contaminazione da azoto, i fondi UE hanno erogato quasi 113 milioni di euro nei Comuni fuorilegge
Sembra incredibile, ma in questo scenario così compromesso i fondi dell’Unione Europea erogati tramite la Politica Agricola Comune (PAC) hanno continuato a finanziare ampiamente anche gli allevamenti che si trovano nei Comuni con livelli di azoto oltre i limiti di legge.
Nel 2023 in Lombardia, le aziende legate alla zootecnia hanno ricevuto 284 milioni di euro, ossia il 44% del totale dei fondi PAC destinati alla Regione: circa il 40% di questi fondi (112,9 milioni di euro), sono stati assegnati a imprese zootecniche situate in Comuni che superano i valori di azoto consentiti. Denaro, questo, che continua ad alimentare un modello produttivo insostenibile, che mette a rischio la salute degli ambienti naturali e delle persone.
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Fonte: Greenpeace Italia
Autore: Greenpeace Italy
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Articolo tratto interamente da Greenpeace Italia
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