Articolo da Lettera22
di Gianna Pontecorboli da New York
Gli ultimi avvenimenti a Haiti e l’impotenza dell’Onu e delle organizzazioni umanitarie nell’aiutare concretamente la sua popolazione raccontano una storia allarmante per tutti e che non merita di essere ignorata. Di fronte alla violenza crescente delle gang che stanno terrorizzando i civili dopo l’uccisione oltre tre anni fa del suo ultimo presidente Jovenel Moise, infatti, perfino gli operatori umanitari sembrano essersi rassegnati a una bruciante sconfitta.
Dall’inizio dell’anno, la situazione si è progressivamente aggravata e le bande criminali, sostenute anche da alcuni politici e da alcuni gruppi imprenditoriali, hanno alzato il tiro nel tentativo di destabilizzare il paese. A poco a poco, i principali quartieri della capitale Port-au-Prince sono caduti sotto il loro controllo, impedendo agli aiuti umanitari di giungere a destinazione. All’inizio del 2024, le bande hanno attaccato con successo le carceri e alcune istituzioni pubbliche e gli scontri con la popolazione si sono intensificati. All’inizio di novembre, l’aeroporto e’ stato chiuso al traffico commerciale dopo che le gang hanno attaccato alcuni aerei americani e pochi giorni dopo i gruppi armati hanno preso di mira anche Petion-ville, uno dei quartieri periferici della capitale considerati ancora sicuri e in cui si erano installate diverse istituzioni umanitarie private e e parecchi uffici diplomatici e delle Nazioni Unite. Le cifre, nell’ultimo anno, hanno parlato da sole. Secondo i calcoli oltre 4500 persone sono morte a causa degli scontri e più di 700.000 hanno dovuto abbandonare la propria casa. Solo durante l’ultima settimana, le vittime sono state 150 e circa 20.000 persone hanno dovuto lasciare la propria abitazione.
”La violenza senza fine delle gang e la diffusa insicurezza approfondiscono la dura crisi umanitaria, compreso l’impatto di una severa scarsità di cibo e acqua e la diffusione delle malattie infettive in un momento in cui il sistema umanitario è sull’orlo del collasso” ha spiegato Volker Turk, alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, "Si stima che quattro milioni di abitanti di Port-au-prince siano praticamente tenuti in ostaggio poiché le bande controllano ora tutte le strade principali dentro e fuori la capitale ”. Tra le vittime più colpite, soprattutto le donne che subiscono violenza e i bambini costretti sempre più spesso ad arruolarsi nelle bande criminali.
Di fronte a una situazione fuori controllo, sia l’Onu che le organizzazioni umanitarie sono state costrette a rivedere con amarezza le loro posizioni per non mettere a rischio il proprio personale. ”Noi non ce ne andiamo” ha assicurato pochi giorni fa il vice portavoce delle Nazioni Unite Farhan Haq,”Continuiamo a sostenere il popolo e le autorità haitiane, con un’assistenza umanitaria fondamentale e sostegno politico per assistere gli sforzi guidati da Haiti per portare a termine con successo la transizione politica”. “Vogliamo accelerare e intensificare l’aiuto umanitario a Haiti. E richiederà accortezza e creatività ” gli ha fatto eco Ulrika Richardson, coordinatore umanitario dell’Onu. I fatti, però, raccontano una storia molto diversa.
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Fonte: Lettera22
Autore: Gianna Pontecorboli
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