lunedì 15 ottobre 2018

Ascesa dei Verdi in Baviera

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Articolo da Sinistra in Europa

Con le elezioni statali in Baviera ci sono stati importanti cambiamenti negli equilibri politici tra le parti in campo: la CSU (partito “gemello” della CDU di Angela Merkel) ha perso la sua maggioranza assoluta, i Verdi sono oggi di gran lunga la seconda più potente forza in parlamento, la SPD è caduto e l’AFD supera lo scoglio del 5% per entrare in parlamento.

di Lorenzo Carchini


Per i Verdi il 14 ottobre può essere considerata una data storica, nella quale il partito è sbarcato al secondo posto nelle elezioni statali bavaresi, riuscendo ad imporsi su Liberi Elettori, AfD, SPD, liberali di FDP ed il resto della sinistra. La partecipazione al governo ora non è solo una possibilità teorica, ma persino una richiesta esplicita dei Verdi e dei principali candidati Katharina Schulze e Ludwig Hartmann. I Verdi bavaresi sono euforici, anche perché non c’era mai stato un risultato a due cifre nelle elezioni locali. Quando il giovane eco-partito nacque nel 1982, già nel Baden-Wuerttemberg, Assia, Bassa Sassonia, Brema e Amburgo riuscì ad entrare in parlamento, ma non c’era ancora riuscito in Baviera, restando sotto il muro del 5%.

Secondo le analisi di Infratest Dimap, decisiva è stata la migrazione di voti tra i vari partiti in gioco. La CSU ha perso un totale di 260.000 elettori, nonostante la conquista di 200.000 voti da precedenti non votanti, 100.000 di ex elettori SPD e 10.000 voti da elettori che aveva votato per altri partiti. I voti persi si sono diretti perlopiù ai Verdi (si stima circa 180mila voti) e ad AfD (almeno altri 180mila), altri 170mila si sono diretti verso elettori liberi (Freie Wähler associazioni di partiti sviluppati nelle zone rurali della Germania), appena 40mila ai liberali di FDP.

I Verdi hanno conquistato un totale di 530.000 elettori, soprattutto attirando voti da SPD (circa 210mila) oltre ai delusi CSU. Altri 120mila sarebbero stati reclutati dai non votanti alle precedenti elezioni, solo 10mila da FDP.

SPD dal canto suo non ha mai avuto vita facile nel Sud, eppure questo è il suo peggior risultato di sempre, nonostante la debacle di CSU. Il partito aveva abbandonato la sede Willy Bradt in anticipo, risparmiandosi le immagini di sostenitori frustrati o inorriditi dal risultato. Il precedente minimo era stato raggiunto nel 2008 con il 18,6%. Dopotutto, era ancora il 20,6 percento nel 2013, ancora leader dell’opposizione.

Tutti stavolta erano preparati, ma una percentuale così misera era difficile da prevedere. Il leader della SPD Andrea Nahles ha riconosciuto la “sconfitta amara” senza ulteriori indugi. La dirigenza del partito ora vuole prendere tempo per “analizzare attentamente le ragioni” e “a tutti i livelli”.

Tuttavia è chiaro che una delle ragioni del disastro politico è da ricercarsi nella famosa Groko, la Grande Coalizione al governo confermatasi dopo i mesi di stallo nel corso di quest’anno. “E’ chiaro che qualcosa deve cambiare” ha detto Nahles, che d’altra parte difficilmente lascerà cadere il governo.

La performance storicamente mediocre in Baviera può essere spiegata anche qui con la migrazione di elettori. I socialdemocratici non potevano vincere da nessuna parte, ma cifre alla mano si tratta di un vero salasso con la perdita di almeno 480mila voti. La più grande perdita sono i 210.000 elettori che sono emigrati ai Verdi. 100.000 ex votanti dell’SPD hanno votato per la CSU, 70.000 per gli elettori liberi, 50.000 per gli altri partiti (inclusa la sinistra della Linke) e 30.000 per l’AfD.

Ad aumentare notevolmente è stata anche l’estrema destra di AfD, entrata per la prima volta nel parlamento bavarese conquistando 680mila voti. Il loro incremento proviene dai 220.000 elettori che hanno votato nel 2013 per le altre parti (inclusa la sinistra). Inoltre, ha avuto successo anche tra chi precedentemente aveva votato CSU (180.000) ed i non votanti (170.000). Tra gli elettori liberi hanno vinto 60.000 voti, dall’SPD 30.000 e dai verdi e FDP 10.000 ciascuno.

Interessante l’analisi del voto su base demografica, per spiegare i movimenti sotterranei dietro l’elezione bavarese. Gli anziani sono storicamente il pilastro centrale della CSU ed anche stavolta il dato è stato confermato, ottenendo per il 45% la fiducia degli ultrasessantenni, laddove i Verdi sono stati scelti solo dal 13%, la SPD dal 14%, 11% ai Liberi Elettori, 9% ad AfD, 4% a FDP.

Tra gli elettori sotto i sessant’anni, però, CSU è arrivata solo al 31%, mentre i Verdi hanno ottenuto un bacino del 22%. Tra le donne sotto i trent’anni, i Verdi sono addirittura davanti al 27% di CSU. Le forti perdite del centrodestra emergono anche tra li elettori giovani (18-29 anni), dove solo il 26% ha scelto i cristianosociali, di pochissimo davanti ai Verdi. I Liberi Elettori sono riusciti ad oltrepassare il 10% in tutte le fasce d’età. FDP in particolare ha convinto gli elettori più giovani fino a 44 anni.
L’AfD è più forte tra i 45 ed i 59 anni, quindi tra gli uomini di mezza età. Complessivamente ottiene solo l’8% delle donne, ma il 14% dei maschi. Qualcosa di completamente diverso rispetto ai Verdi, che hanno goduto soprattutto di un elettorato femminile. Più equilibrato il confronto nella CSU.


Un’analisi in base ai gruppi occupazionali, mostra come i cristianosociali abbiano ottenuto il punteggio più alto tra i funzionari (39%), con oscillazioni tra 34% e 36% tra impiegati e lavoratori autonomi. L’SDP ha ottenuto soprattutto voti dai funzionari, fallendo completamente il target classico dei lavoratori (appena l’8%). I Verdi si sono affermati soprattutto tra funzionari (24%) e lavoratori autonomi (22%). L’AfD ha ottenuto consensi soprattutto tra lavoratori e lavoratori autonomi (circa 18%).

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Fonte: Sinistra in Europa

Autore: 
Lorenzo Carchini

Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da Sinistra in Europa


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