Articolo da Valori
26 ultramiliardari possiedono la stessa ricchezza della metà più indigente della popolazione (3,8 miliardi). In Italia il 5% più ricco ha lo stesso capitale del 90% più povero
I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Sembra un disco rotto che si ripete ormai da troppi anni, il contenuto del Rapporto sulla distribuzione della ricchezza nel mondo della Ong Oxfam. Pubblicato, come sempre, alla vigilia del meeting dei super-ricchi organizzato dal World Economic Forum (WEF) a Davos, in Svizzera. Titolo di quest’anno: “Bene pubblico o ricchezza privata”. Quello che cambia sono i numeri: con i capitali in mano ai ricchi che continuano a crescere e quelli in mano ai poveri sempre più bassi.
I numeri della ricchezza..e della povertà
Di pari passo è diminuita la quota in mano ai poveri. La metà più povera del Pianeta (3,8 miliardi di persone), oggi ha l’11% di denaro in meno di un anno fa.
26 ultramiliardari (contro i 43 del 2017) possiedono oggi la stessa ricchezza della metà più indigente della popolazione mondiale.Mentre la ricchezza dei ricchi è in continuo aumento, emerge un forte rallentamento della riduzione della povertà: secondo la Banca mondiale tra il 2013 e il 2015 il tasso annuale di riduzione si è contratto del 40% rispetto alla media annua 1990-2015 e 3,4 miliardi di persone vivono ancora con meno di 5,50 dollari al giorno.
E in Italia?
A metà 2018 il 20% dei più facoltosi possedeva circa il 72% dell’intera ricchezza nazionale.
È dal 2000 che il meccanismo s’è inceppato. Da allora in Italia, mentre il 50% dei più poveri ha continuato a veder scendere la propria ricchezza, il 10% più ricco a cominciare dal 2007 (anno della prima crisi) l’ha sempre vista aumentare, a parte alcuni anni di calo.
Colpa delle tasse
Un’ingiustizia che si perpetua di anno in anno, che in gran parte è
colpa dei sistemi fiscali, che non portano affatto a una redistribuzione
della ricchezza (compreso quello italiano).
Le tasse a livello globale sono scese, ma non per il comune cittadino: la contribuzione fiscale delle grandi aziende e dei super ricchi è drasticamente diminuita.
Nei paesi ricchi in media l’aliquota massima dell’imposta sui redditi è passata dal 62% nel 1970 al 38% nel 2013. Nei Paesi in via di sviluppo è in media al 28%. E l’aliquota effettiva versata sui redditi d’impresa è drasticamente diminuita: per le 90 più grandi corporation è scesa dal 34% del 2000 al 24%
Senza contare i movimenti di denaro illecito, che si aggiungono a evasione e elusione fiscale e vengono così sottratti al finanziamento del welfare.
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Fonte: Valori
Autore: Elisabetta Tramonto
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Articolo tratto interamente da Valori
Non sono sicura di conoscere la reale causa ma una cosa è sicura, il divario tra ricchi e poveri aumenta e mano mano che passano gli anni aumenta in maniera esponenziali. Quelli che erano classe media vengono mandati verso la povertà e quelli ricchi diventano sempre più ricchi a discapito di tutti e di tutti, senza badare a nulla. Una vera tristezza.
RispondiEliminaUn saluto Vincenzo. Buon pomeriggio e migliore continuazione di settimana
Giusta analisi della situazione, le cause sono molteplici.
Eliminala cosa pazzesca è che ci raccontano che le classi non esistono
RispondiEliminaPurtroppo di questo passo sarà sempre peggio.
EliminaAnch'io ho ascoltato queste cifre e ne sono stata profondamente colpita. Non è giusta questa disparità.
RispondiEliminaLa povertà è in aumento, ma molti preferiscono affidarsi alle chiacchiere dei tanti pifferai magici.
EliminaNon abbiamo bisogno di pifferai magici , abbiamo bisogno di seri
RispondiEliminaeconomisti e seri politici . La confindustria piange....
Laura
Purtroppo si penalizzano sempre i più deboli.
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