giovedì 17 gennaio 2019

Quando lo sport è anche politica


Articolo da Il lavoro culturale


“Storie di sport e politica”, il libro di Alberto Molinari e Gioacchino Toni, accompagna il lettore in quella stagione di conflitti che dalle Olimpiadi messicane del 1968 arriva fino ai Mondiali di calcio in Argentina del 1978.


«Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio»: questa frase di José Mourinho posta in epigrafe all’introduzione dell’interessante saggio di Alberto Molinari e Gioacchino Toni, Storie di sport e politica. Una stagione di conflitti 1968-1978, uscito recentemente per Mimesis, potrebbe fungere da epigrafe all’intero libro. Quest’ultimo, infatti, affronta le delicate relazioni fra sport e politica nell’arco di un decennio, dal 1968 al 1978: un periodo che si può, a ben diritto, definire «una stagione di conflitti» (come suona il sottotitolo del saggio).

Tutto il libro è percorso da una costante contrapposizione tra due diversi modi di vedere e di sentire lo sport: tra chi pensa che esso sia una sorta di “isola felice”, separata e lontana dalle problematiche sociali e politiche della quotidianità e chi, invece, pensa che sia proprio uno specchio delle contraddizioni di natura sociale che quotidianamente investono l’esistenza e che, perciò, esso sia inseparabile da una dimensione politica. Come scrive Gian Paolo Ormezzano nella prefazione, «Dire che lo sport è anche politica mi pare dire di una situazione chiara ed anzi elementare, di un rapporto imprescindibile»: alla luce di questa affermazione acquista senso e significato la frase di Mourinho sopra citata. Chi sa solo di calcio – qui assunto quasi a simbolo dello sport in generale – non sa niente di calcio perché esso, in quanto sport praticato da una comunità, biologicamente e naturalmente si intreccia e si confonde con tematiche di natura politica.

Il viaggio nel quale ci accompagnano gli autori, nei più profondi interstizi di quella «stagione di conflitti», è costellato di testimonianze vive dell’epoca, tanti articoli di giornali  relativi alle principali vicende sportive affrontate. Si parte dalle grandi contestazioni globali legate al Sessantotto – contro il razzismo e l’apartheid, contro il sistema e l’organizzazione dei grandi eventi sportivi, in primis le Olimpiadi – per approdare alla situazione “calda” degli anni Settanta, in una accurata disamina dei conflitti generati da importanti manifestazioni sportive organizzate dalle dittature di destra in America Latina e, successivamente, a problematiche più peculiarmente italiane. Fra queste due estremità, la parte seconda del volume si concentra invece sulle «teorie critiche sullo sport», soprattutto «sull’onda del maggio francese», in un contesto culturale caratterizzato dal pensiero di Marx e Adorno.


In vista delle Olimpiadi messicane del 1968 avviene per la prima volta una importante frattura nel mondo dello sport: molti stati minacciano di boicottare le Olimpiadi a causa della partecipazione del Sudafrica, nazione in cui vige l’apartheid nei confronti della popolazione di colore. E quelle di Città del Messico sono veramente delle Olimpiadi “infuocate”: si svolgono infatti fra proteste in piazza di studenti e cittadini e dure repressioni da parte del Governo che vedranno il culmine il 3 ottobre in Plazas de las Tres Culturas quando i militari spareranno su una folla di manifestanti provocando centinaia di vittime e migliaia di feriti. È all’interno di esse, poi, che si situa la significativa protesta degli atleti afroamericani Tommie Smith e John Carlos: una foto che ha fatto storia li ritrae infatti sul podio dei 200 metri con i pugni alzati in guanti neri, simbolo del Black Power, per protestare contro la segregazione razziale negli Stati Uniti.

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Fonte: Il lavoro culturale  


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Articolo tratto interamente da Il lavoro culturale 



8 commenti:

  1. Cari Vincenzo, ricordo chiaramente questo episodio che fece scandalo.
    Ciao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso.
    Tomaso

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  2. Cavaliere, da me c’è un premio anche per te, sebbene non nominato, perché ho voluto dare risalto a blog per me nuovi, sempre se ti va.
    sinforosa

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  3. Nel tuo estratto si parla delle olimpiadi del '68.
    Ma io sposto il mirino sul connubio tra calcio e politica.
    Da tifoso del Milan, so bene cosa significhi, senza dover scomodare i mondiali giocati durante periodi di regime.
    C'è un libro molto interessante sul Milan berlusconiano, te ne parlerò :)

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