Ogni anno al mondo 100 milioni di persone sono costrette a vivere in
condizione di povertà a causa delle spese sanitarie private. Servono più
investimenti da parte dei governi, fondamentali la lotta alle epidemie e
l’innovazione finanziaria.
Nonostante gli enormi passi avanti compiuti negli ultimi decenni, c’è
ancora molto da fare in materia di assistenza sanitaria. Secondo la
recente ricerca “Tracking Universal Health Coverage: 2017 Global Monitoring Report”,
condotta in sinergia tra l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e
la Banca mondiale, metà della popolazione globale non può ancora
accedere a servizi sanitari indispensabili, e ogni anno circa 100
milioni di persone vivono in condizione di povertà a causa delle alte
spese sanitarie “out-of-pocket” (ovvero quelle private, direttamente a
carico dalle famiglie) che sono costrette a sostenere. Un fattore,
quest’ultimo, determinante, perché non si può garantire un’assistenza
sanitaria “universale” fin quando i costi da sostenere rappresentano un
notevole onere finanziario per le famiglie.
Ogni anno sono circa 800milioni le persone (potrebbero formare la terza
nazione del mondo per popolazione) che spendono almeno il 10% del
proprio reddito in cure. Una quota non banale, che spesso costringe a
scegliere tra salute e altri beni e servizi necessari come il cibo e la
retta da pagare per mandare i propri figli all’università.
Di questi, nel 2010 circa 281 milioni vivevano nell’Est asiatico (quota
che rappresenta il 12,9% della popolazione locale), 220,6 milioni nel
Sud asiatico (13,5% della popolazione locale), 89 milioni nell’Africa
sub-sahariana (10,3% della popolazione locale), 88,3 milioni in America
latina (14,8% popolazione locale), 61,8 milioni in Europa e Asia
centrale (7% popolazione locale) e 52,2 milioni in Medio-oriente e
Africa del Nord (13,4 % popolazione locale).
La ricerca si focalizza anche sugli effetti indiretti generati dalla
precarietà del comparto sanitario. Uno su tutti: la perdita di capitale
umano. La salute costituisce infatti la base della attività svolte
quotidianamente dalle persone. Senza una buona condizione di salute, ad
esempio, calano le prestazioni sul posto di lavoro delle persone e i
bambini sono costretti a rinunciare alla formazione scolastica, un danno
sia sotto il profilo culturale che economico. “L’unico modo per
garantire universalmente l’assistenza sanitaria è chiedere ai governi
uno sforzo maggiore negli investimenti da indirizzare al settore”,
sostiene Jim Yong Kim, presidente della Banca mondiale. Importanti sono
quelli da destinare alle cure dei bambini: i primi anni di vita
determinano le buone condizioni future.
Continua la lettura su Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
Fonte: Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
Autore: Ivan Manzo
Licenza:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Articolo tratto interamente da Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
Fonte: Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
Autore: Ivan Manzo
Licenza:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Articolo tratto interamente da Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.