sabato 18 agosto 2018

Addio a Claudio Lolli




Articolo da Popoffquotidiano

Ecco tutto, è la prima notte senza Claudio Lolli, uno schifo di articolo e l’eco delle sue canzoni. Per dirla con Nick Hornby, «sapeva come ti sentivi e lo cantava». Morire oggi non è difficile, è mille volte più difficile vivere, vivere, vivere male…

Claudio Lolli è morto. Cantautore, scrittore, professore di liceo. Aveva 68 anni ed è sempre vissuto a Bologna. Una lunga malattia, dicono i lanci di agenzia. Era nato il 28 marzo del ’50. Non è stato solo il biografo di una generazione, quella degli anni ’70, anzi ha sempre cercato di smarcarsi dall’etichetta di cantautore militante senza abiurare nulla, senza rinnegare, pentirsi, senza ancheggiare all’industria dell’intrattenimento di cui s’è fatto beffe fino all’ultimo, cantando e scrivendo quello che gli pareva in una ricerca continua di senso, interagendo con compagni di strada come Paolo Capodacqua, Roberto Soldati, Danilo Tomassetta, Nicola Alesini, Giampiero Alloisio (con cui partecipò all’invenzione del “teatro-canzone”), Giancarlo Cesaroni del Folkstudio, i Gang, il Parto delle Nuvole Pesanti, Flavio Carretta, Gianni D’Elia, Stefano Tassinari, Claudio Piersanti, Roberto Roversi, Erik Toccaceli (e Guccini, gli Stadio ecc… non me ne vogliano gli altri ma non sono un giornalista musicale), sottraendosi alla tentazione di celebrare se stesso, di lasciarsi consumare come un simbolo, o un mito. Eppure proprio per questo è stato un simbolo e un mito, suo malgrado. E poi se è vero che “il poeta sei tu che leggi”, per ciascuno di quelli che lo hanno amato è la colonna sonora della propria vita nonostante Lolli.

Questo mi pare di poter dire (di questo ne avrei volentieri parlato con lui) dopo quarantadue anni di ascolto ininterrotto delle sue canzoni, con il dolore che si prova per la morte del poeta prediletto e di un uomo di cui conoscevo l’incedere, le parole, i gesti, l’odore. Chi scrive ha seguito Lolli durante l’esperienza delle Intermittenze del cuore, disco del ’96, preceduto da vinili famosissimi (il disco delle cinquemila lire, Aspettando Godot, o la suite degli Zingari felici) e lavori meno noti ma amatissimi da chi non lo ha perso di vista durante il riflusso (lo scrivente ha consumato con gli occhi e le orecchie il disco con il lupo e l’agnello in copertina del 1988 e Antipatici Antipodi, copertina disegnata da Andrea Pazienza). Alle Intermittenze fecero seguito altri lavori fino a Il Grande Freddo, il disco di commiato che gli ha fatto vincere il Premio Tenco nel ’17 nella categoria «Miglior disco dell’anno in assoluto».


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Fonte: Popoffquotidiano



Autore: 
Checchino Antonini

Licenza: Creative Commons (non specificata la versione


Articolo tratto interamente da Popoffquotidiano


15 commenti:

  1. Un'altra grave perdita per il cantautorato italiano, caro Cav..ho appreso proprio dal tuo blog questa triste notizia

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  2. Mi dispiace tantissimo, un grande cantautore di quei mitici anni settanta, sapessi quante volte ho cantato, accompagnandomi con la chitarre, le sue meravigliose canzoni.
    sinforosa

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  3. L'ho amato come pochi altri (De Gregori e De André). Pensa che "Ho visto anche degli zingari felici" è stato il primo vinile che ho comprato e il mio primo live.

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  4. Una morte è sempre una cosa dolorosa, a prescindere. Lo conoscevo pochissimo lo ammetto e mi spiace non poter dire di più, ma credo sia meglio o rischierei di usare parole fuorvianti.

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  5. Bello anche questo articolo che dice cose giuste, alle quali aggiungo un pezzo del post di Lucien, che mi pare definirlo in modo mirabile: poeta senza compromessi; questo è stato Lolli.

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  6. Grazie per questo post! L'ho letto con gratitudine e commozione. Ho sempre sentito Lolli molto vicino al mio modo di sentire e continuo ad amarlo con la stessa passione. Spero che un giorno possa ottenere il riconoscimento che gli spetta.
    Un caro saluto,
    Pia

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    1. Benvenuta nel mio blog. Speriamo che avvenga presto questo riconoscimento.

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