venerdì 24 agosto 2018

Terremoto del Centro Italia: la situazione dopo due anni

Terremoto centro Italia 2016 - Amatrice - corso Umberto I (29242968591)

Articolo da NewsTown

24 agosto 2016, ore 3:36; una scossa di magnitudo 6 scuote il centro Italia investendo quattro regioni: Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. 299 i morti, decine e decine i feriti, alcuni Comuni vengono rasi al suolo: Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto sono l’epicentro di una immane tragedia.

Passano due mesi, il 26 e il 30 di ottobre altre scosse di terremoto, una di magnitudo 6.5 – la più forte degli ultimi trent’anni in Italia – devasta ciò che resta al confine tra Marche e Umbria; Castelluccio, frazione di Norcia, viene distrutta.

Cresce il numero degli sfollati.

Dunque, il 18 gennaio 2017 altre quattro scosse oltre la magnitudo 5 - una dietro l’altro - scuotono il Lazio e l’Abruzzo, già falcidiato dal maltempo: è il giorno della terribile tragedia di Rigopiano; i morti saranno 34, 29 sotto le macerie del resort travolto dalla slavina sul versante pescarese del Gran Sasso.

Nel complesso, i danni causati dai terremoti che si susseguono tra la metà del 2016 e l’inizio del 2017 ammontano a quasi 24 miliardi di euro: così certifica la Protezione Civile in un fascicolo inviato all’Unione Europea. Sono 340 mila gli edifici danneggiati ‘sparsi’ su una vasta area di 8mila km quadrati, 140 i Comuni investiti, più di 70 montani, oltre i 900 metri di altitudine, la quasi totalità con meno di 10mila abitanti, addirittura 56 con meno di 1000 residenti, 600mila le persone coinvolte, per un quarto anziani con più di 65 anni.

Leggiamo dal rapporto pubblicato dall’allora Commissario Vasco Errani: “Gli eventi sismici colpiscono un territorio più complesso ed eterogeneo rispetto a quelli coinvolti negli eventi passati. Inoltre, si tratta di un territorio già fortemente provato dalla crisi economica e dal conseguente spopolamento, con istituzioni locali di piccole dimensioni che difficilmente possono sostenere, senza i necessari supporti, l’impatto, non soltanto economico ma anche procedurale, di una ricostruzione così vasta e significativa”.

Sono passati 2 anni esatti dalla prima scossa di terremoto, 730 lunghissimi giorni segnati da sofferenze e disagi nei territori martoriati dalle migliaia di eventi sismici che hanno accompagnato l’alternarsi delle stagioni. E la ricostruzione è ancora un miraggio. Errani aveva promesso “meno burocrazia possibile”, ed invece è proprio la confusione normativa che ha finito per ingessare drammaticamente i processi, tra decreti legge aggiornati e decine di ordinanze della struttura commissariale.

Più del 50% delle macerie prodotte – parliamo di un totale di 2milioni e 600mila tonnellate di materiale circa - è ancora per strada, alcuni borghi lungo la Salaria sono sospesi, congelati, come ci ritrovassimo all’indomani di quel terribile 24 agosto; le casette provvisorie sono state consegnate con notevoli ritardi, alcune presentano importanti problemi strutturali – ci sono alloggi che sono stati danneggiati dalla scossa del 10 aprile scorso, con epicentro a Muccia (Macerata) - e, comunque, le assegnazioni non sono concluse, ci sono famiglie che aspettano ancora.

Gli sfollati sono più di 50mila.

Per intendersi: ad un anno dal primo evento sismico, nei comuni investiti dagli eventi sismici erano state smaltite meno del 10% delle macerie ed erano state consegnate 400 casette sulle oltre 3600 richieste. Stesso ritardo si riscontrava anche nella distribuzione delle stalle agli allevatori che, a seguito del sisma, non potevano più utilizzare le proprie.

Due anni dopo

Ad oggi, due anni dopo, le opere pubbliche si contano sulle dita di una mano. Nonostante in questi anni con tre ordinanze (14 e 33 del 2017 e la 56 del 2018) siano stati previsti interventi di riqualificazione o nuove edificazioni per ben 235 edifici scolastici, sembrano tuttavia ancora lontani i tempi di realizzazione visto che la maggior parte dei cantieri sono ancora in fase di progettazione o di attuazione. In particolare, delle 21 scuole individuate con la prima ordinanza (n.14) e da realizzare entro l’anno scolastico 2017-2018, ne sono state ricostruite solo quattro: la nuova scuola di Leonessa, inagurata poche ore fa, la scuola per l’infanzia di Via Don Petruio a Fabriano, la scuola Romolo Capranica ad Amatrice e la scuola di Crognaleto; avviati i lavori di edificazione delle scuole di Giano e Foligno in Umbria, dei Poli scolastici di Macerata e San Ginesio nelle Marche e della scuola di Accumuli nel Lazio.


La ricostruzione privata conta poco più di 600 cantieri nel cratere diffuso. Una inerzia.

Eppure, i soldi ci sono: nel bilancio dello Stato sono appostati 7.5 miliardi di euro, ne arrivati altri 1.2 dall’Unione Europea. In gennaio, l’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha dichiarato che la ricostruzione “durerà anni”. E ci sono borghi che non verranno ricostruiti affatto; “No foto, no selfie: rispetto per le vittime” è scritto in rosso su grandi teli bianchi a Pescara del Tronto, comune di Arquata, piccolo scrigno sulla Salaria dove hanno trovato la morte 47 persone: “Riunirò l’assemblea dei residenti – ha spiegato il sindaco Aleandro Petrucci – e metteremo ai voti le soluzioni alternative che ci proporranno gli esperti. Sceglieremo a maggioranza dove ricostruire il paese. La vecchia Pescara del Tronto, invece, potrebbe diventare un museo della nostra memoria, è un’idea su cui stanno lavorando 70 architetti”.

Stessa situazione nel Lazio, nelle frazioni di Libertino, Tino e San Giovanni del comune di Accumoli che andranno abbandonate perché si trovano su terreni non sicuri; lo scorso anno, per decidere come e dove ricostruire, è stato incaricato un gruppo di lavoro, il Centro di micro-zonazione sismica, composto da 25 enti e centri di ricerca, geologi e ingegneri, con il compito di effettuare una radiografia della zona del cratere.


Sul fronte del recupero delle macerie pubbliche, sono 1.077.037 (40%) le macerie pubbliche che, al 31 luglio 2018, risultano essere state rimosse nelle quattro regioni (Abruzzo 12% macerie raccolte, Marche 43%, Lazio 39% e Umbria 72%) su un totale stimato di 2.667.000 tonnellate. I ritardi sono dovuti al tempo occorso per far partire la macchina. Ha pesato la mancanza di pianificazione preventiva, visto che ci sono voluti mesi per individuare e autorizzare siti temporanei idonei a conferire le macerie. In Abruzzo il sito presso la Cava di Mozzano a Capitignano, che riceve le macerie di Campotosto, Capitignano e Montereale, è stato reso operativo solo ad aprile 2018.

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Fonte: NewsTown


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Articolo tratto interamente da NewsTown




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8 commenti:

  1. Caro Vincenzo, quei poveretti dopo due anni stanno ancora aspettando!!!
    Ciao e buon fine settimana, con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  2. Siamo messi male, abbiamo una classe dirigente incapace, forse perché messa lì, spesso e volentieri, solo per conoscenza, amicizie, non per vere professionalità. Pensavo questa mattina, mentre sentivo la radio che parlava della tragedia di Genova, con una città non ancora messa in sicurezza, tanto che si temono le previste alluvioni di queste ore. Mi chiedevo: cosa ci vuole? Possibile che per un mega-evento, un concerto da papa, una partita di pallone, si riesca a smuovere lavoratori al di fuori di qualsiasi regola, e per tragedie come queste si vada a rilento?

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    1. Infatti, bisogna muoversi in fretta si rischia veramente l'alluvione.

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  3. Prima con il terremoto de L'aquila poi con quest'ultimo ho perso molte speranze sull'Italia. Dopo il terremoto irpino pensavo che certe cose sarebbero fortemente cambiate e le non ricostruzioni dopo questi ultimi eventi mi hanno dimostrato che sbagliavo alla grande.

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