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L'incidente si verificò in seguito allo scoppio della colonna di lavaggio dell'impianto di sintesi dell'ammoniaca, alle 9.50 del 26 settembre 1976 nello stabilimento Anic. Lo stabilimento petrolchimico Eni[1] (Anic, EniChem, poi EniChem Agricoltura SpA) era sito in località Macchia, frazione del Comune di Monte Sant'Angelo. La posizione dello stabilimento era appena fuori (poche centinaia di metri) il quartiere Monticchio della città di Manfredonia. L'incidente ha investito completamente questo quartiere e la zona circostante con diverse decine di tonnellate di arsenico.
Il 26 settembre 1976, alle 10.00 circa del mattino, all'interno del polo petrolchimico dell'Enichem, avvenne l'esplosione della colonna di lavaggio dell’impianto di sintesi dell’ammoniaca nell’Isola 5 dello stabilimento.[2] L'impianto esploso era una torre di lavaggio dell’anidride carbonica utilizzato per la produzione dell’ammoniaca. In seguito all'esplosione, si ebbe la dispersione sulla città di almeno dieci tonnellate di arsenico.[3] Gli abitanti di Manfredonia udirono l'enorme boato il quale provocò preoccupazione fra i cittadini. L'azienda tuttavia nascose l'accaduto per quattro giorni prima che la catastrofe fu dichiarata [1]; inizialmente non comunicò nulla, salvo poi dichiarare che la nube fuoriuscita era semplice vapore acqueo.[4][5]
Nel 1997 viene pubblicata la prima indagine dell'OMS, che rileva per il periodo 1980-'87 un eccesso di mortalità per tumore dello stomaco, della prostata e della vescica tra i maschi e della laringe, della pleura e di mieloma multiplo tra le donne: "eccesso di mortalità per tumore allo stomaco nei maschi e un aumento dei tumori alla laringe, alla pleura e mielomi multipli nelle donne, nonché aumenti generali di leucemie e malattie non tumorali all'apparato genito-urinario. Gli eccessi riscontrati possono essere indicativi di effetti dalle esposizioni da arsenico, e in particolare all'emergere dei primi effetti a lunga latenza che potrebbero aggravarsi negli anni successivi." Nel rapporto successivo del 2002, si legge: “.. visti i tempi di latenza necessari all'identificazione di effetti riconducibili all'incidente del 1976 è auspicabile una sorveglianza epidemiologica”[6]
Danni ambientali
Bonifiche
La soluzione approvata nel 2003 per la bonifica della falda del SIN di Manfredonia consiste nel lavaggio in continuo delle acque sotterranee. Questo avviene attraverso la diluizione idrica dei vari inquinanti e il recupero dai pozzi di emungimento, dei reflui, verso un depuratore dove vengono trattati, con un sistema di ripompaggio e una “barriera idraulica” costituita da sessantina di pozzi, per evitare l’inquinamento marino.
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