venerdì 13 novembre 2020

L'era della post-verità, tra bufale e fake news




Articolo da Pausa Caffé

La più grande bufala di tutti i tempi accadde il 30 ottobre, alla vigilia di Halloween, nel 1938. Quella sera la CBS decise di mandare in onda alla radio “La guerra dei mondi“, romanzo di fantascienza di Herbert George Wells, adattato e interpretato da Orson Welles per la trasmissione Mercury Theatre on the Air, programma settimanale in cui venivano proposte letture di romanzi celebri. La storia narrata in forma di cronaca e interpretata in modo realistico gettò nel terrore una gran parte del popolo statunitense che credette realmente che stesse avvenendo un’invasione di extraterrestri.

    “Signore e signori, è la cosa più terribile alla quale abbia mai assistito… Aspettate un momento! Qualcuno sta cercando di affacciarsi alla sommità… Qualcuno… o qualcosa. Nell’oscurità vedo scintillare due dischi luminosi… sono occhi? Potrebbe essere un volto. Potrebbe essere (…)

    Signore e signori, devo riferirvi qualcosa di molto grave. Sembra incredibile, ma le osservazioni scientifiche e l’evidenza stessa dei fatti inducono a credere che gli strani esseri atterrati stanotte nella fattoria del New Jersey non siano che l’avanguardia di un’armata di invasione proveniente da Marte. La battaglia che ha avuto luogo stanotte a Grovers Mill si è conclusa con una delle più strabilianti disfatte subite da un esercito nei tempi moderni (…) “

Sembra che oggi viviamo nell’era della post-verità, l’espressione fa riferimento a quei contesti in cui fatti oggettivi e verificabili hanno meno importanza rispetto all’interpretazione emotiva e personale riuscendo anche a influenzare l’opinione pubblica. Credo che questo fenomeno non sia frutto esclusivo dei nostri tempi, ci sono molti casi nella storia che ne danno conferma, però è indiscutibile che la sua diffusione determinata dal progresso tecnicologico, dalla globalizzazione ha rivelato, negli ultimi anni, tutta la sua nocività. Con internet si accede con più facilità a fonti sbagliate e si sta assistendo al proliferare di fake news su qualsiasi argomento: dalla politica alla cucina, dalla scienza al fai da te.

E’ anche l’era del giornalismo partecipativo, ma che velocemente si sta trasformando in giornalismo personale, molto più soddisfacente per l’ego narcisista, che una volta si accontentava delle chiacchiere da bar che fortunatamente al massimo potevano influenzare il quartiere. Mentre oggi la rete fa da megafono a informazioni non verificate, imprecise o spesso inventate di sana pianta.
Quello che noto e che trovo di una gravità assoluta è l’adeguarsi del giornalismo professionale a questa situazione invece di combatterla. Infatti sempre più spesso giornali e Tg raccontano fatti appresi dai social senza controllare la veridicità e solo in rari casi ammettono l’errore.
Da che mondo è mondo la speranza di guadagno supera la professionalità e anche il giornalismo non è da meno diventando complice del fenomeno degli “articoli acchiappaclick” o “Click Bait”, sono articoli spesso inutili e inconcludenti con titoli accattivanti e sensazionalistici che fanno leva sull’aspetto emozionale e portano l’utente ad aprire il link o peggio a condividere da chi solitamente legge solo il titolo. Un comportamento che posso aspettarmi da un blog/sito qualunque, ma trovo inaccettabile da chi fa giornalismo professionale.

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Fonte: Pausa Caffé

Autore: Ketty Vasi

Licenza: pubblicato e concesso su richiesta dell'autore

Articolo tratto interamente da Pausa Caffé

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12 commenti:

  1. Tanti fattori hanno permesso alle fake - news di questi tempi di crescere esponenzialmente quasi e forse anche di più di quanto cresca il coronavirus. Una ragione è la superficialità di chi legge affidandosi appunto solo al titolo del post, oppure prendendo l'articolo da una fonte sconosciuta magari anche vera ed attenta ma che cmq per sicurezza dovresti con qualche click in più provare a verificare dato che ho visto. bufale pubblicate on line perfino da quotidiani a tiratura nazionale! E poi ancora la voglia di credere a quello che pensiamo noi. Insomma direi che c'è sufficiente terreno fertile per le fake - news in questo periodo storico, purtroppo.

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  2. Non conoscevo la storia della prima bufala colossale, ma le fake news mi fanno da sempre arrabbiare e cerco, nel mio piccolo, di combatterle.
    E' davvero assurdo che nell'era dei social network bastino due righe sgrammaticate e decine di click per divulgare notizie false.
    E la cosa peggiore è che il fenomeno è del tutto incontrollabile.

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  3. Sembra che oggi viviamo nell’era della post-verità, l’espressione fa riferimento a quei contesti in cui fatti oggettivi e verificabili hanno meno importanza rispetto all’interpretazione emotiva e personale riuscendo anche a influenzare l’opinione pubblica.

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  4. L'articolo mette in un luce un pericoloso modus operandi della rete. Nel mio piccolo, prima di pubblicare qualunque notizia appresa in rete, mi riservo di verificare più e più volte. Purtroppo è vero: la superficialità dei "pennivendoli" del web sta inficiando tutto il sistema della notizia. A discapito delle veridicità e della conoscenza.

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  5. Troppi sparano balle per acchiappare audience: gioornali, siti, blog.. ma anche semplici utenti di facebook e animatori di uozzap.. più la spari grossa, più ti ascoltano...

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  6. Mai essere superficiali e prendere per oro colato tutto quel che ci viene proposto. Buona domenica a te.

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